Il mio “Fate in Blu, Fate Infermiere – Covid, post Covid, long Covid” recensito su BancaFlash, il periodico voluto da Corrado Sforza Fogliani

La recensione del giugno 2024 del mio libro pubblicato nel 2022, “Diario di giorni resistenti”, disponibile presso Libreria Romagnosi oppure negli store on line

Quando il mondo ti strappa un sorriso sorpreso. Un paio di settimane fa, Alessandro Bersani, fotografo, autore di “Vedo” suo primo libro autobiografico che mercoledì 19 ho poi presentato ai “mercoledì coi grilli per la testa”, rassegna letteraria di Fabbrica&Nuvole in via Roma al 163, mi ha mandato via WhatsApp copia della pagina 20 di Banca Flash.
Periodico della Banca di Piacenza voluto anni fa dall’allora Presidente della Banca Corrado Sforza Fogliani, esponente della destra liberista piacentina, all’epoca in polemica col quotidiano Libertà eccessivamente orientato a sinistra (a suo dire in realtà potremmo parlare di sìmpatie per il centrosinistra moderato da parte della proprietà cambiata in quei lontani anni di fine ‘900).
Beh, che dire? Buon per lui, ovvero – preciso – bene per Alessandro e per il suo libro recensito nella colonna destra della pagina del periodico.
Così ho chiuso il WhatsApp passando ad altro.

Fino a quando poco dopo Claudia Gobbi, delle edizioni LIR, mi ha scritto che sulla stessa rivista si recensiva, proprio nella colonna a fianco del libro di Bersani, il mio “Fate in Blu, Fate Infermiere”, 180 pagine di cronaca tra Covid, post Covid, Long Covid pubblicato nel 2022 con il racconto dei terribili giorni del 2020.
Una bella sorpresa! Di libri ne ho scritti e pubblicati 9, quello era il numero 8: nessuno dei 9 mai aveva avuto l’onore di una recensione sul periodico dell’avvocato Sforza, esponente liberale, il partito della destra borghese liberista, per molti aspetti dominus economico e culturale della città storicamente soffocata da un clima di conservatorismo economico basato sul potere di pochi.

Con lui, con l’avvocato Sforza, consigliere comunale per il PLI e dominus della città, ho avuto occasione di polemizzare negli anni ottanta al tempo della mia collaborazione giornastica col settimanale “Corriere Padano” all’epoca spina nel fianco della cappa di conservatorismo laico-clerical-padronale che soffocava Piacenza. Lo definivo il Nobil Homo contrapponendolo al Cavalier che viene dalla campagna, il socialista Franco Benaglia che alla fine fu eletto Sindaco della città grazia all’appoggio della Piacenza Popolaresca.
Dunque, cos’è successo? Come mai ad oltre 35 anni da quei giorni il Suo periodico mi dedica un commento addirittura positivo? Beh, inutile indagare. Sforza Fogliani da oltre un anno non è più tra noi e addirittura nelle ultime elezioni amministrative ha avuto momenti di critica verso la precedente amministrazione di centrodestra.
Diciamo allora che semplicemente ho preso atto del (presumibile, possibile) cambiamento dei tempi, cambiamento che ha appunto reso possibile quel che 30 anni fa era semplicemente impensabile: la recensione del mio libro che, innegabilmente, mi ha riempito di piacevole soddisfazione strappandomi un sorriso.
Anche perché nel libro non si parla solo di quei miei terribili 88 giorni del 2020 passati tra la vita e la morte ma si procede poi raccontando della successiva reazione, del recupero nonostante tutto della voglia e della determinazione di vivere passando attraverso il recupero e la riaffermazione del mio essere, del mio impegno sociale dalla parte di chi lavora, per una gestione controllata e concordata dello sviluppo della logistica, per il rispetto dell’ambiente, contro i fascisti che a Roma oggi come ieri picchiano studenti inermi, per la trattativa contro l’invio in Ucraina e la vendita a Israele delle armi che provocano solo morte e distruzione, per una politica innanzitutto di rispetto nei confronti degli immigrati legalmente nel nostro BelPaese, insomma oggi come ieri io, socialista libertario e di sinistra, dalla parte delle mie bandiere.
Bandiere diverse, oggi come ieri, dalle bandiere che aveva esposte Corrado Sforza Fogliani in via Cittadella, all’esterno della sede del PLI, e naturalmente diverse da quelle della città dominata dalla gente della “razza padrona”, quei pochi ma porenti comunque diversi dalle genti della “mia” città, la Piacenza Popolaresca.
Dunque, un sorriso d’orgoglio e un ringraziamento di cuore a Claudia Gobbi per aver sostenuto, due anni fa, la pubblicazione del mio libro numero 8 (quando altre due case editrici in quel 2022 l’avevano rifiutato perché “la gente non ne può più di aver paura, la gente vuole vivere e dimenticare”). Senza tacere, ovviamente, della soddisfazione personale anche per la pubblicazione da parte della LIR edizioni del mio libro numero 9 (“70 anni di sogni, speranze, illusioni”, raccolta di 70 miei racconti in versi pubblicata in occasione del mio 70° compleanno). In attesa che, si sa mai (ma non credo succederà), anche quello venga recensito su Banca Flash magari evidenziando anche il motto in 4^ di copertina: BASTA ARMI, BASTA GENOCIDIO, sempre in antitesi con quel pensiero unico prevalente del consevatorismo belligerante, da FdI allo stesso PD, che in nome di un concetto distorto di pace osserva dichiarando non coinvolto, il sacrificio di migliaia di civili, donne, anziani, bambini mentre si gonfia all’inverosimile il conto corrente dei fabbricati e dei mercanti d’armi.
Nell’attesa intanto, ricordando che quattro anni fa, il 17 giugno, dopo 88 giorni di ricovero ospedaliero per polmonite interstiziale da Covid 19, tornavo finalmente a casa ed iniziava un lungo percorso di recupero, ricadute, ripresa, che ancora mi coinvolge, si chiude così questa ennesima pagina di cronaca di vita… letteraria, sanitaria e reale contemporaneamente.

Ringraziando Alessandro Bersani per avermi inviato la pagina di Banca Flash e per avermi fatto omaggio del suo libro, dei suoi giorni di impegno per conquistare una vita degna di essere vissuta e lui che sognava di fare il fotografo, si è impegnato, non ha mollato mai, c’è riuscito nonostante tutto, nonostante la cecità dalla nascita. Così come faccio io, del resto. Mai demordere, crederci e sorridere sempre al risveglio di ogni nuova alba.
Detto questo, buona giornata e buona vita a tutti e tutte, ancora grazie a Claudia Gobbi, a LIR edizioni, alla Libreria Romagnosi, alla redazione di Banca Flash, a quanti in mille modi hanno seguito e sostenuto i miei percorsi letterari quelli miei personali e quelli a sostegno di altri e di altre che penna alla mano si impegnano per raccontare e per costruire un mondo di giustizia, equità, un mondo di pace.. ☺️☮️☺️

L’intera pagina 20 di Banca Flash con l’interclvista s Alessandro Bersani nella colonna destra e la recensione a sinistra del mio “Fate in Blu, Fate Infermiere – Covid, post Covid, Long Covid”

Già nell’ombra si prepara una nuova rap-presentazione poetica e il compagno Federico chiede: “quanto ti costa?” Oggi conta solo ricordare, ho risposto, “che occorre fermare l’industria degli armamenti, unica via per la pace”

Qualche giorno fa, dopo anni dall’ultimo incontro, all’angolo di una via del centro ho visto un compagno di parecchio tempo addietro: Federico, socialista di vecchio corso, mille battaglie comuni contro la deriva liberista e craxiana del Partito che (di conseguenza?) non c’è più. Ovvio fermarsi, chiacchiere di qua, chiacchiere di là, ad un certo punto lui osserva d’aver notato che, una volta pensionato, scrivo e pubblico libri. Prescindendo dal fatto che di libri ne ho scritti nove e che il primo addirittura risale agli anni ’80 (ma lui, il Federico, probabilmente era distratto), curioso mi ha chiesto “ma ne ricavi qualcosa?“. Una domanda che può suscitare molte, diverse, reazioni. Ma come, reagisco indignato, che domande fai, vergognati: prima di tutto la cultura, la diffusione dell’idea, del pensiero!!! Poi in realtà i conti con la pecunia, col vil denaro in effetti si devono fare. Così impongono le bollette, il supermercato per la spesa, la benzina, il bollo della macchina, l’assicurazione, l’amico meccanico per la riparazione dell’immancabile guasto, il giornale quotidiano, i libri degli altri che acquisti, il caffè al bar. Così confesso: anch’io i conti della spesa con i miei libri li devo pur fare. L’eventuale contributo di compartecipazione alle spese di stampa, eventuale affitto delle sale per le rap-presentazioni, eventuali rinfreschi offerti, percentuali di spettanza alle librerie e all’editore, insomma la gloria minima o grande che sia, s’ha da pagà. No, caro curioso Federico, non vivo certo con gli incassi derivanti dalla vendita dei miei libri però alla fine mi ritengo fortunato, a conti fatti, rispetto ai nove libri stampati, i conti più o meno tornano. Cosa detta con orgoglio e gratificazione, ringraziando mentalmente quanti, pochi o tanti, chi acquistandone uno, chi diversi, chi semplicemente parlandone, fanno sì che io possa ritenermi scrittore e poeta come spesso vengo pubblicamente definito e riconosciuto nel mio piccolo e limitato mondo antico. Certo va riconosciuto che ogni libro fa storia a sé. Qualcuno ha incontrato più interesse e coinvolgimento da parte del pubblico, qualcun altro meno ma visti i risultati posso ritenermi soddisfatto perché, evitata la tragedia economica, ho potuto e posso bearmi delle soddisfazioni morali, culturali, ideali, dei tanti rapporti personali avuti, consolidati, rinnovati. Gli incontri con i potenziali lettori, le idee diffuse attraverso i racconti in prosa e i racconti in versi, l’interscambio e la condivisione di valori, di sensazioni, di pensieri. Naturalmente gli applausi o comunque i sorrisi durante le rap-presentazioni, l’espressione di pareri, la richiesta di firma copia, ovviamente “per favore, con dedica“. Sono piccoli numeri, certo, ma questa del resto è la mia dimensione, adeguata alla mia realtà, piccolo scrittore in una piccola provincia, appunto il mondo piccolo nel quale vivo. Perché, caro Federico, compagno di tempi ormai lontani, non di sola pecunia si vive, il soldo, i beni materiali contano ma certo non sono tutto, anzi. Per dirne un’altra, come risaputo non si mangia (e non si vende) con la poesia. Bene, per quanto mi riguarda posso dire che la mia poesia (espressa nei “racconti in versi”), con l’ultimo mio libro, ha ancora incontrato il favore di un buon pubblico per cui, ti rivelo, mentre s’avvicina la fine del ciclo di vita dell’ultimo “70 anni di sogni, illusioni, speranze, poesie” edito in occasione del mio 70esimo compleanno in un mondo nel quale soffiano venti di guerra e di follia di chi comanda, sono già a buon punto con il prossimo libro che già vedo in libreria entro il prossimo anno e che agli orrori della guerra sarà ancora dedicato, stavolta in prosa, ricordando che chi decide e vuole le guerre, manda poi gli altri a morire combattendole o subendo i massacri conseguenti ai bombardamenti. E, a proposito di gratificazioni che scaldano l’anima, per esempio il curiosare un giorno in internet e scoprire la disponibilità del mio libro nel sito della Feltrinelli: ci dici poco? Ma non solo come generica indicazione ma con tanto di descrizione: “Anni ’70, 70 anni e… 70 poesie. Il racconto in prosa e in versi di un lungo percorso poetico all’insegna dell’aspirazione ad un mondo di pace, giustizia, equità, solidarietà, senza nucleare (“no nuke”) militare o civile che sia, ricordando che si vive d’amore e d’amicizia, che l’Italia ripudia la guerra ed è antifascista. Così vi propongo un percorso a partire da quel 1983 quando ho partecipato con le mie poesie scritte negli anni ’70 all’invito rivolto ai giovani aspiranti poeti piacentini dal Consorzio di pubblica lettura di Piacenza: eravamo 26 giovani di belle speranze, 24 vennero selezionati e le loro poesie inserite nell’antologia “I poeti dell’invito”. Due, io e un altro compagno di sventura, di fatto invitati a darsi ad altra attività. Per quanto mi riguarda, così non è stato e così eccomi qui a ripercorrere un’esperienza che mi auguro possa essere utile a qualche aspirante giovane poetante“. Detto tutto questo, tanti fraterni saluti proprio come un tempo lontano, vecchio compagno Federico, augurandomi di incontrarti, una prossima volta, alla prima rap-presentazione con le ballate proposte da Francesco, le letture di Dalila e naturalmente il mio nuovo libro che sarà per ancora ribadire insieme BASTA ARMI, NO AI GENOCIDI, #sempredallapartedellapace.

Il libro a Piacenza è disponibile nelle librerie Romagnosi, Postumia e Fahrenheit

Claudio? Un combattente! Lo afferma Daniele Camia (Antoine Daniel Lion) dopo aver letto “70 anni di sogni, illusioni, speranze, poesia”

20 aprile 2024, saletta Libreria Internazionale Romagnosi: Daniele Camia legge sue poesie durante l’iniziativa “Ogni guerra è inutile, insensata e oscura – BASTA ARMI, BASTA GENOCIDIO

Il Claudio che emerge da questo libro è un Claudio combattente, altro che calo della virtù da combattente! Un combattente che esordisce come indiano contro i cowboy oltre il vallo, un combattente per i diritti dei lavoratori e degli uomini, un combattente contro il nucleare, un combattente contro l’editoria agonizzante della poesia, un combattente contro il covid. Un combattente come Davide contro Golia, ma al di fuori della bibbia, di solito è Davide a soccombere.
Lo spirito di Claudio però non si spezza negli anni, nonostante rifiuti e sconfitte sociali drammatiche, ma si fortifica nella speranza di toccare lo spirito degli altri.
Ed ha toccato il mio di scrittore e di poeta da troppi anni immobile! Meraviglioso è il ritorno ciclico del limbo azzurrognolo, una visione eterea, di sogno; visioni di tempi lontani, visioni oltre palpebre quasi chiuse che accarezzano il mondo filtrando il bello e ciò che è stato, che forse tanto bello non era. Meraviglioso e forte è il ritorno costante del treno e di quella scaletta scesa dai deportati e poi dai lavoratori…siam tutti Schiavi? Il libro è una corsa a perdifiato dagli anni settanta ad oggi, una rincorsa tra un forte credo, l’impegno del lavoro, la dolcezza della famiglia. Una corsa a perdifiato per fuggire dall’anonimato poetico, ma non per il successo, non per la soddisfazione del proprio ego, bensì per una spesa sociale del proprio pensiero

Grazie Claudio

Daniele Camia
Antoine Daniel Lion

20 aprile 2024, saletta Libreria Internazionale Romagnosi: “Ogni guerra è inutile, insensata e oscura – BASTA ARMI, BASTA GENOCIDIO. Poesia e Pace, iniziativa ispirata dal libro “70 anni di sogni, illusioni, speranze, poesia”.

“70”, ovvero quando un incontro per l’autore di belle speranze e il suo libro diventa leggenda: lei si chiama Kella Tribi, Selva invece è la sua gatta

30 marzo 2024, libreria Romagnosi: Kella con il mio libro, semplicemente per lei “70” che “c’est plus facile”. Post con didascalia, “Io ce l’ho”. Acquistato il mio “70”, come appunto lo chiama lei.

L’anteprima: qualche commento general generico ai post dell’una e dell’altro in facebook poi, in quel 4 febbraio del 2023 nella vetrina della libreria Fahrenheit 451 di via Legnano il primo – e finora unico – incontro di persona. L’occasione “malandrina”? L’autore in vetrina per l’appunto con il libro d’allora, “Fate in Blu, Fate Infermiere”. A lei, Kella, la mia scrittura è piaciuta tantoché in seguito ha acquistato anche altri libri miei precedenti – ma questa è un’altra storia -. Il tempo, inclemente e tutto sommato indifferente alle vicende dell’umane genti, da quel dì è passato e l’autore di libro n’ha fatto n’artro, “70 anni di sogni, illusioni, speranze, poesia“, sostanzialmente un’autobiografia del mio percorso poetico, 70 poesie a partire dai lontani anni ’70, in occasione del giorno delle mie 70 candeline – virtuali -. No, Kella non c’era quando timidamente ci si scambiava il primo bacio con A.M., non c’era quando G. mi giurava eterno amore e nemmeno quando, rivedendola vent’anni dopo, si pavoneggiava con quell’anello d’oro giallo al dito (frutto di altre storie, di altre strade, non più mie). No, no, Kella non c’era nemmeno quando con M. si occupava la mensa dell’Università di Parma e per un mese s’andava in autogestione per contestare l’aumento prospettato del costo pasto. Credo non fosse nemmeno a Caorso, alla marcia contro la centrale nucleare dove un ragazzo a sorpresa leggeva una mia poesia e tantomeno era a Napoli Secondigliano dove ero con Dalila per la premiazione della mia lirica contro l’inutilità del morire combattendo nel nome di una bandiera di parte dichiarata più giusta di tutte le altre quando in realtà tutte le bandiere sono uguali e anzi le bandiere non contano, conta la vita, contano le ragazze bionde, more, rosse – a ciascuno la sua -, conta vivere per mietere il grano. No, Kella non c’era quando prima vivevo poi scrivevo infine pubblicavo tutto questo eppure tutto questo, leggendo i miei libri lo ha vissuto. Così ecco i giorni dell’ennesimo, nuovo libro. No, niente da fare, Kella non è venuta a nessuna delle tre rap-presentazioni proposte finora (in via Roma, al bar Tobruk di Borgo Trebbia, a Sant’Antonio) però un bel giorno ha scritto su facebook (a Dalila) che il libro l’avrebbe comprato approfittando anzi per correggerne il titolo: poche parole, semplifichiamo, “70”, “c’est plus facile”! E, come attesta la fotografia che mi ha mandato pubblicata in facebook, parola data non si rimangia, lei, Kella, “70” ora ce l’ha (come ha scritto nel post in didascalia: “Io ce l’ho”). Peccato. La prossima rap-presentazione tra musica, poesia e no alla guerra, sarà sabato in centro città, appunto alla Romagnosi da Claudia Gobbi e la speranza era appunto di un secondo incontro per stringerle la mano ed avere un sorriso. Rien a faire ma la strada – della vita – è lunga, ci saranno altre occasioni. Intanto “70” sta sul suo comodino sotto il controllo della gatta che chissà, forse pensa “e adesso che te ne fai?“. Beh, lei, Kella penso proprio anzi sono certo sappia bene cosa farsene: lo legge.

Ed ecco Selva, incuriosita all’ennesimo, nuovo, libro sul comodino.

Ed ecco, i miei “70 racconti in versi” ora giunti anche alla libreria Fahrenheit di via Legnano da Sonia Galli. Così continua il sogno di giustizia, equità, pace, poesia

Sonia Galli della libreria Fahrenheit

E il viaggio continua: “70 anni di sogni, illusioni, speranze, poesia” ora si trova anche alla libreria Fahrenheit di via Legnano, da Sonia Galli con i miei ricordi di quegli anni ’70 quando scrivevo le mie prime liriche, con la celebrazione del raggiunto traguardo dei 70 anni all’anagrafe, con 70 ‘racconti in versi’ (o poesie che dir si voglia) a celebrare amori passati, amori vissuti, amori di ieri e l’amor dell’oggi, a ricordare i giorni della ribellione, quelli dell’ironia necessaria per contrastare la prepotenza del potere, delle stazioni senza più il bigliettario perché questi sono i tempi dell’automazione.

I ricordi di una città in espansione negli anni ’60, quando “vivevo oltre il Vallo“, a Sant’Antonio prima, tra i tanti campi oggi cementati e il bar cooperativa, e poi in via IV Novembre tra bande di ragazzini col moccio al naso e niente calzini, mentre sembravano spegnersi i raggi del Sol dell’Avvenire sotto i ponti gementi di Praga.

Ed eccolo, “70 anni di sogni, illusioni, speranze, poesia” in esposizione nella sezione “Piacenza e le sue valli”

I giorni del Congresso del Partito a Firenze, 2007, dove il ‘nostro‘ rosso sbiancava in tonaca nera tra la tristezza delle donne di sinistra e i compagni con le lunghe barbe a nascondere di pancia abbondanza. Tanti versi per ribadire che ogni guerra è inutile, insensata e oscura, che mai le armi fanno pace, solo morti e distruzione eppure “C’è chi dice della guerra giusta” chiuso in una stanza dorata lontana dal fronte. I camion, le ruspe, i signori della morte giunti ai cancelli per abbattere la più bella pianta della foresta per costruire un’autostrada.

Le lacrime di Lorena perché il gentile ingegnere della grande fabbrica per l’assunzione “voleva il tuo sedere“, la gente con accento calabrese di via Artom a Torino, caseggiato di edilizia popolare, dal terzo piano una contessa con i suoi gatti ormai decaduta con molto rimmel e troppi ricordi da conservare. Accenno di rivoluzione, via via la nuova polizia, passamontagna sciarpa sul viso, erano gli anni settanta, erano grandi, grandi illusioni.

L’autore … alla vetrina in inevitabile ammirazione

E vennero gli anni della terapia intensiva, quando gli spiriti cantavano la canzone della paura, la morte sudata s’aggirava in canottiera nella stanza ventitré e quell’anima iniziava il cammino sull’arcobaleno mentre nella città delle vie deserte, chiusi i portoni, chiuse le finestre, “un gatto, pelo grigio, attraversava la piazza, si stendeva tranquillo sull’asfalto”.

Era il tempo della pandemia, del virus, del contagio, dell’ultimo saluto ma ora basta, anno 2024, “quest’anno ho deciso che voglio essere felice“, anno nuovo, ammesso sognare, “tutti i poveri saran sfamati, tutti i ricchi a mani vuote“.

Tutto questo è il mio libro che, come ha sentenziato l’amica Kella Tribi, come da copertina può titolarsi semplicemente “70”: effettivamente, c’est plus facile. Ora dopo le librerie Postumia di Sant’Antonio e Romagnosi dell’omonima via anche alla Fahrenheit di via Legnano e, non dimentichiamolo, disponibile anche in internet nel sito Libreria Universitaria/Unilibro per cui… buona lettura.

Kella legge il titolo, “70 anni di sogni, illusioni, speranze, poesia”, parola dopo parola che insieme rap-presentano un mondo, il mio mondo. Forse scuote la testa e scrive “comprerò il libro di Claudio” ma … così non va: “70”, c’est plus facile.

4 febbraio 2023, lo scrittore era in vetrina alla Libreria Fahrenheit e Kella di persona si presentò

Un libro? Va pensato, va scritto, eventualmente illustrato (direttamente oppure, per quanto mi riguarda, attraverso la collaborazione dei miei figli artisti, Edoardo e Fabrizio). Iniziano poi i contatti con la casa editrice selezionata, le trattative del caso, dal numero copie, alla grafica, eventuali oneri, programmazione eventi promozionali, ecc. e alla fine data l’ultima correzione alle bozze, finalmente arriva la fase della stampa, l’editore manda il lavoro in tipografia e arriva il giorno che te lo ritrovi in mano, ammiri la copertina, lo scorri e quasi sicuramente trovi un errore occultato nelle 182 pagine che ti è sfuggito, ti morderesti le mani ma tranquillo, un secondo errore è sicuramente in ulteriore agguato. Leggi anzi rileggi il titolo studiato con l’editore e ribadisci la tua soddisfazione: “70 anni di sogni, illusioni, speranze, poesia” é il titolo che inizi a propagandare e lo rap-presenti con le ballate di Francesco d’accompagno e le letture da parte di Dalila dei racconti in versi che escono dal libro. Mandi messaggi, segnalazioni, contatti giornali, fai di tutto un pò a sostegno del libro, del suo contenuto, con il titolo in grande evidenza, parola per parola. Anzi, con tanto di sottotitolo integrativo: “Gli anni ’70, ed ora i miei 70 anni con 70 racconti in versi nel nome della giustizia, dell’equità, della pace e della poesia“. Senza peraltro sottacere della 4^ di copertina dove si chiarisce l’indirizzo: “BASTA ARMI, NO AI GENOCIDI DI ANZIANI, DONNE, BAMBINI”. Insomma parola dietro parola che segue ad altra parola perché un titolo deve rappresentare un mondo intero, il mondo dell’autore e di chi si mobilita con lui. Dalila, Francesco, Edoardo, Fabrizio, i 30 presenti alla prima rap-presentazione, in via Roma al 163 da Fabbrica&Nuvole, i dieci invitati ‘a porte chiuse’ al Bar Tobruk, i 15 alla libreria Postumia, quanti ancora verranno, chi spontaneamente si presenterà in qualche libreria, tutti a seguire un percorso, trascinati sull’onda del titolo scelto. Così come da parte dei diversi siti che nel web inseriscono nelle loro vetrine virtuali il libro proponendone l’acquisto ovviamente con tutto il titolo compreso.

Poi ecco un giorno, per la precisione il 24 marzo, ecco un’amica, Kella Tribi. in un istante cambia le carte in tavola, scrive e lascia il segno, un segno profondo. Kella: c’eravamo conosciuti nel mondo virtuale del web poi, il 4 febbraio 2023 in occasione di quell’iniziativa di promozione letteraria alla libreria Fahrenheit 451 che la Sonia volle titolare “L’autore in vetrina” e in concreto ero sempre io protagonista, seduto su una poltrona collocata appunto in vetrina con di fronte un tavolinetto con una caraffa di the, un pò di bicchieri, biscottini, bottiglia di vino bianco e uno scranno a disposizione di chiunque fosse disponibile a scambiar quattro chiacchere. Ebbene in quell’occasione quella donna si presentò certa d’esser riconosciuta al primo colpo d’occhio, ma virtuale e realtà spesso son mondi avvolti da un più o meno sottile velo di nebbia. Così, un pò stupita, forse un pò delusa, alfin sbottò di fronte all’imprevisto disconoscimento “ma sono io, son Kella!“. E, perDiana, sveglia, quell’autore, esci dal Nirvana del tuo spirito intrippato nel tuo libro, quello d’allora, quella allora portato in vetrina, “Fate in Blu, Fate Infermiere – Covid, post Covid, long Covid diario di giorni resistenti“. Insomma, così quella che era conoscenza nel mondo virtuale, diventava conoscenza nel mondo del reale e Kella non esitò a comprare copia del libro dello scrittore. Ma non solo: in seguito, apprezzato il mio lessico, passò di nuovo in una libreria, la Romagnosi, dalla Claudia, cercò, chiese, acquistò copie di precedenti pubblicazioni. Fatto che, inutile nasconderlo, gratificò non poco tantoché da un lato colsi l’occasione per organizzare iniziative di riproposizione di quei libri e in seguito dall’esperienza presi stimolo per scrivere “70 anni di sogni, illusioni, speranze, poesia“, infine maturando la speranza di rivedere Kella magari in una nuova occasione di presenza in vetrina tra gli sguardi curiosi dei passanti, tra quella ragazza che mi sorrise, quel tizio che guardava accigliato, i due fidanzatini passati veloci guardando oltre, lo sguardo e la mente già nel futuro. Ma l’iniziativa in vetrina ancora ha da venì e intanto il 24 marzo ecco che Kella scrive un messaggio in facebook a commento di un post di Dalila e che dice, anzi, che scrive, la Kella? Rispetta l’attesa e la speranza di acquisto ma attenzione, che scrive? Kella dunque scrive: “Dalila, oggi inizio a leggere “La quiche letale” poi proseguo con “Come d’aria”. Poi appena esco prendo l’ultimo libro di Claudio 😍 “70”……“. Capite? Parole che seguono parole, parole che precedono, parole che vanno, parole che vengono, titolo, sottotitolo, 4^ di copertina, alette ai lati, parole su parole, parole tante che spiegano un mondo vissuto, che racchiudono “70 anni di sogni, illusioni, speranze, poesia” che poi non bastano perché serve il sottotitolo, serve la 4^ di copertina e sono indispensabili le due alette laterali. Ma Kella prende il tutto e rap-presenta tutto quel mondo semplicemente così. Comprerà il mio nuovo libro, titolo in una parola sola, “70“. Punto e basta. Proprio come da disegno di copertina. E tutto il resto? Niente altro che sottotitolo oltreché ulteriore sottotitolo del sottotitolo! Concretezza, capacità di sintesi tipicamente femminili. Alla français: 70, c’est plus facile.

Come dici tu, cara amica, “70”, c’est plus facile

Il commento dell’amico e compagno Giuseppe D’Orazio al mio “70 anni di sogni, illusioni, speranze, poesia”. Anni ’70, 70 anni, 70 racconti in versi nel nome della giustizia, dell’equità, dell’amore e del rispetto per e tra le genti cantando ‘Bella Ciao’, #sempredallapartedellapace

La copertina del libro per ora disponibile ancora solo presso la libreria Romagnosi in centro città e la libreria Postumia in periferia a Sant’Antonio a Trebbia

Apro il giornale e leggo che di giusti al mondo non ce n’è… ogni atomica una boccia e i birilli son l’umanità / il capriccio di un capoccia e il mondo in aria salterà…“, cantava Adriano Celentano negli anni ’70 mentre le bombe americane al Napalm bruciavano le genti nei villaggi vietnamiti. Beh, io nel mio piccolo non apro i giornaloni tutti dalla parte dei signori delle armi, mi sono limitato ad aprire il pc leggendo un post in facebook. Dell’amico (e compagno) Giuseppe D’Orazio che il 14 febbraio, giorno del mio 70°, aveva partecipato alla ‘prima’ del mio nuovissimo “70 anni di sogni, illusioni, speranze, poesie” e, quando in conclusione di serata, Francesco ha iniziato a suonare con l’organetto diatonico “Bella Ciao“, Giuseppe come gli altri nella sala di via Roma al 163 ha iniziato a cantare (se guardate il video in fondo al post nell’ultimo fotogramma di fianco all’unica sedia vuota a destra canta il compagno Giuseppe). Che c’entrava la canzone che rappresenta la Resistenza? C’entrava, c’entrava. Intanto perché le gocce di cioccolata che in copertina colano sul bordo torta formano proprio le note della canzone eppoi perché oggi come ieri vale sempre il nostro vecchio slogan di tanti anni fa, “la Resistenza è ancora viva, Sinistra unita per l’Alternativa“. Ma non solo: perché poi l’ultima delle 70 poesie o racconti in versi che dir si voglia, raccontando che il “Tram linea 2, attraversa Milano, dal centro ai Navigi” con “Chi legge il giornale, chi lo sguardo perso / chi non vede la fine mese, / chi suda nell’afa, chi teme lo sfratto, / incombe il mutuo, é la crisi del Paese …” e all’ultima strofa racconta “Continua la corsa sulla linea 2 / certa la direzione segnata dai binari, / vecchio tram che attraversa Milano, / s’alza un grido VIVA L’ITALIA ANTIFASCISTA“. Così quella sera in via Roma tutti a cantare, certi della parte da cui stare, dalla parte degli ultimi, di chi lavora, di chi a fatica tira la fine del mese, con l’assessore alla cultura Christian Fiazza in prima fila ed ora ecco Giuseppe che scrive “Il compagno ed amico (nel senso autentico e non solo tecnologico del termine) Claudio Arzani , ha voluto regalarsi e regalarci, per questo importante compleanno “70 anni di sogni, illusioni, speranze, poesia” (Lir), una bella raccolta di ricordi e poesie, passando anche per i giorni nel “casco” a causa del Covid da quale s’è salvato con una sperimentazione clinica (w la sanità pubblica, ndr) ma sempre con quella espressione meravigliata di un ragazzino ancora pieno di entusiasmo e speranze. E siccome edita un libro all’ anno…cento di questi libri caro Compagno!“. Inutile tacerlo: son momenti emozionanti, gratificazioni, preziosi riconoscimenti di un percorso di vita iniziato negli anni ’70, arrivato agli odierni 70 anni, con 70 racconti in versi nel nome della giustizia, dell’equità, della pace, della poesia (con qualche inevitabile puntata nel mondo degli amori, quelli sognati, quelli voluti, quelli vissuti, quelli passati). Grazie dunque compagno Giuseppe, i tempi sono cambiati e per me è difficile fisicamente (long Covid tuttora imperando) tornare a girare di notte per affiggere manifesti sui cartelloni elettorali o per volantinare ai banchetti sotto i portici della piazza ma, come dici bene tu, lo spirito e gli ideali son sempre quelli: a pugno chiuso, sempre dalla parte del socialismo e della libertà.

E tutti cantammo “Bella Ciao”: 14.02.24, dagli anni ’70, ai 70 racconti in versi, ai miei 70 anni, in via Roma al 163 s’alzò un grido, “VIVA L’ITALIA ANTIFASCISTA”

“70 anni (di poesia) al modo dei Trovatori”, il commento di Stefano Ghigna al mio nuovo libro

Anni ’70, 70 anni, 70 “racconti in versi” al momento disponibile presso Libreria Romagnosi a Piacenza e Libreria Postumia a Sant’Antonio

14 febbraio 1954/2024, dopo la presentazione del libro alla rassegna letteraria dei mercoledì coi grilli per la testa alla Scuola Azzurra dell’associazione di volontariato e inclusione sociale Fabbrica&Nuvole in via Roma al 163 di Piacenza, così scrive Stefano Ghigna, scrittore, poeta che mi piace definire “l’uomo dei boschi” che vive nelle case del Mulino Mazza in Val Perino:

Claudio Arzani onora il compleanno con un’autobiografia densa di vita, di pensiero, di poesia, trasmette con sincerità e con passione le esperienze e i sentimenti provati, i problemi vissuti, le gioie raccolte. Contenuti vivi, penetranti che trascinano fino all’ultima pagina di slancio con il nuovo che ha qualcosa di antico, da moderno trovatore“.

L’intera copertina del libro, con il Basta all’invio di armi e al genocidio di Israele in Palestina, contro tutte le guerre, #sempredallapartedellapace

Una sorpresa in libreria alla Farhenheit 451 con i miei libri in attesa dell’iniziativa di “Pace, Musica, Colori, Poesia” il 15 dicembre alla libreria Postumia per dire BASTA ARMI, #sempredallapartedellapace

Lo scaffale con alcuni miei libri esposti alla libreria Farhenheit 451 di Sonia Galli

Scrivere. Era il mio sogno fin da ragazzo, dai tempi delle superiori. Tutto era iniziato a 7 anni, quando la mamma di un amico vicino di casa, la signora Putzu appunto madre di Filiberto, mi regalò un libro illustrato sulla vita di San Francesco. Da allora per anni ho letto tutto quel che potevo. Poi, ai tempi delle superiori, i primi racconti, un diario tenuto insieme alla ragazzina del cuore di allora, Giuliana. Il resoconto delle vicende con gli amici e, conclusa la storia con Giuliana, le prime poesie. Insomma, molta confusione apparente ma di fatto era esercizio, definizione di uno stile, ricerca di un metodo. Non ancora scrittore ma grande lettore per appunto arrivare a crescere narratore. E infatti eccomi, nei primi anni ottanta al primo libro, un saggio sulla diffusione delle droghe nel mio territorio di appartenenza. Per stamparlo l’editore (di fatto un tipografo) chiese un contributo di 1 milione e 200mila lire ma grazie al mio impegno in politica ero abbastanza conosciuto, le vendite furono positive e la cifra (anticipata da mamma e papà) fu recuperata. Seguirono alcuni anni di impegno come giornalista free lance poi, dagli anni ’90, il silenzio, la penna chiusa in un cassetto, causa il (momentaneo) allontanamento dalla politica attiva per la tragedia di un Partito che stava tradendo i suoi ideali storici e che di lì a breve sarebbe infatti stato sciolto. Ma il silenzio non faceva parte del mio orizzonte.

Semplicemente occorreva definire una nuova dimensione e, grazie alla scoperta di internet, quella fu la poesia. Grazie alla quale ribadivo gli ideali storici e sociali nei quali mi riconoscevo traditi da certa politica degenerata.

Grazie alla poesia quelle che erano state le mie battaglie sociali hanno trovato nuova espressione formale. Sono arrivati riconoscimenti in diversi concorsi letterari e nel 2004 il secondo libro con le poesie che riassumevano 50 anni di storia, la mia storia, i miei primi 50 anni che racchiudevano e ricordavano ideali, amori, delusioni, impegno sociale. Anche quel secondo libro pagato all’editore/stampatore ma come dicevo nella mia realtà territoriale ero conosciuto, avevo ripreso la militanza politica, alla prima presentazione erano presenti 80 persone per 50 copie vendute. A seguire i tour nei paesi della provincia, ospite di biblioteche, Comuni, associazioni. Insomma, un buon risultato, un invito a riprovarci come dal palco di Sant’Ilario invitò Stefania Pisaroni, amica, collega, sindacalista CGIL oggi nella segreteria camerale.

Alla poesia seguirono racconti inseriti in antologie collettive di editori minori ma nazionali, poi i racconti in versi e in prosa sul nucleare, il lavoro, la Resistenza, il fantasy, contro la guerra. Il rapporto con un nuovo editore che ha pubblicato senza chiedermi contributi, una conferma dell’attenzione da parte dei lettori (ogni editore è un’investitore, impegna un capitale, chiaro che qualcuno deve pagare, che ogni impresa deve avere un adeguato ritorno).

Oggi posso vantare 8 libri miei oltre ad almeno 5 inserimenti in antologie anche se per quanto alla mia “sfera d’influenza” la dimensione resta territoriale, provinciale, legata alla mia terra e ai suoi problemi. Salvo, riconoscimenti e premi nazionali sia con poesie (a Napoli Secondigliano in particolare) sia con racconti (da ultimo a Racalmuto col premio ispirato all’opera di Leonardo Sciascia).

Bene, tutto questo come premessa per arrivare ad una inattesa sorpresa di questi giorni.

Un’ulteriore precisazione: ad ogni pubblicazione sono seguite presentazioni pubbliche, anzi rap-presentazioni con poesia, musica, letture, racconti, dibattiti, sempre nell’ambito della mia provincia ovvero nella dimensione territoriale di mio riferimento. Comprese le principali librerie cittadine locali.

Bene, tra pochi giorni sarò ospite della libreria Postumia a Sant’Antonio accompagnato dalle letture di Dalila tratte da un volume edito nel 2009 (“Vietato attraversare i binari. Servirsi del sottopassaggio“) nel quale si parla di pace, si dichiara il NO ALLE Armi, insomma un’iniziativa che possiamo definire a contenuto politico che vedrà anche la partecipazione musicale di Francesco Bonomini. Perché poco importa se il libro è nuovo, quel che conta è se dice qualcosa e allora non è destinato al macero, anzi si cercano quelle poche copie rimaste nei magazzini della libreria e le si riporta a nuova vita. Un’idea della libraia, Claudia Gobbi della Libreria Internazionale Romagnosi.

Un’iniziativa che a tutt’oggi condividiamo in due, appunto Claudia ed io. Quindi potete immaginare la sorpresa quando Dalila, di ritorno dalla libreria Farhenheit 451 di Sonia Galli, mi ha raccontato di aver trovato uno scaffale appunto dedicato alle mie pubblicazioni presenti nel magazzino della sua libreria. Sostanzialmente un omaggio, un riconoscimento indubbiamente gratificante per la mia attività di narratore attraverso quelli che definisco “racconti ora in versi ora in prosa“.

Nel merito si notano: la raccolta di poesie pubblicata nel 2004 con l’editore VicolodelPavone, “E’ severamente proibito servirsi della toilette durante le fermate in stazione“. Sinceramente pensavo che l’intera tiratura fosse andata esaurita, ritrovare una copia superstite è motivo di soddisfazione e occasione per ricordare, con un groppo in gola, l’amico Fausto Chiesa che seguì le rap-presentazioni dell’epoca, a Piacenza, Castel San Giovanni, Pavia, Milano, Carpaneto, alla Camera del Lavoro di Castell’Arquato, ancora Piacenza in Sant’Ilario, proponendo un’analisi critica dei miei scritti.

Il secondo libro sullo scaffale, “Limite acque sicure” pubblicato nel 2009 per i tipi delle edizioni Noubs di Pescara è un’antologia di racconti tra i quali il mio “Particelle bianche, impalpabili, invisibili, provenienti dai cieli dell’est” ovvero il racconto dei giorni quando nei cieli della nostra BellItalia e in particolare nei campi e nelle strade della nostra Caorso arrivò la nube radioattiva causata dall’incidente alla centrale nucleare di Chernobyl. Racconto che, qualche anno dopo, nel 2014, avrebbe trovato sviluppo nel libro “Il soffio del vento, da Chernobyl a Caorso trent’anni dopo” (edizioni Pontegobbo).

Il terzo libro proposto nel piccolo scaffale predisposto da Sonia, “Nelle fauci degl’Agnelli“, pubblicato ancora con edizioni Pontegobbo nel 2016, racconta del contatto col gotha dell’imprenditoria italiana, la stimata Fabbrica Italiana Automobili Torino, quella che nel 1980 contava 135mila lavoratori e che, dopo la sconfitta sindacale di quell’anno, lentamente ha trasferito attività e sede fiscale all’estero riducendo, nel nome del massimo profitto per l’imprenditore, a meno di 50mila i dipendenti negli stabilimenti ormai pressoché residuali presenti nel nostro territorio.

Last but not least (ultimo ma non certo per importanza), “Fate in Blu, Fate Infermiere“, pubblicato con edizioni LIR nel 2022, rendiconto della terribile infezione da Covid-19 e dei conseguenti ‘giorni resistenti‘ tra Covid, post Covid, long Covid perché é importante ricordare per non ripiombare.

Certo, altre pubblicazioni mancano ma, questa, é una fortuna, significa semplicemente che non sono nel magazzino della libreria Farhenheit 451 di Sonia Galli. Insomma sono stati acquistati, hanno trovato consenso da parte del “mio pubblico“. Si può pensare siano esauriti per la soddisfazione del narratore.

15 dicembre 2023: il lato B della cartolina realizzata per l’iniziativa alla libreria Postumia per dire “BASTA ARMI”

Così, ad esempio, voglio ricordare “Scendea fischiando feroce sorella morte – Note e poesie di guerra e di storia 1937-1945“, opera a quattro mani prodotta con Fausto Chiesa, pubblicata con l’editore Scritture nel 2015 ma da questo mai inserito formalmente nel catalogo pubblico. Per noi, per me e per Fausto, un piccolo gioiello che attraverso le parole e le immagini d’accompagno di Edoardo – mio figlio – sapeva esprimere valori ed idee e per questo avevamo avuto il pieno sostegno dell’Associazione Nazionale Alpini e di un pubblico attento ma soprattutto numeroso che quei valori e quelle idee ha condiviso nelle diverse rap-presentazioni alla Fondazione della Cassa di Risparmio di Piacenza e Vigevano, alla biblioteca di Caorso, a Gropparello, nel ridotto del Teatro Verdi di Fiorenzuola d’Arda, nella sede del Dopolavoro Ferroviario di Piacenza.

Bene, e da questa pubblicazione il prossimo 15 di dicembre, in occasione della serata di “Pace, Musica, Colori, Poesia” annunciata presso la libreria Postumia a Sant’Antonio, nasce oggi una cartolina che verrà distribuita con un’immagine e una poesia per urlare BASTA ARMI!, hashtag #sempredallapartedellapace dove si spera di ritrovarci in tanti, ingresso sconsigliato filoputiniani, filobiden, filozelensky ovvero tutta quella gente che pensa di costruire pace con le armi che cantano al suon del piombo ma quando quelle armi cantano s’alza solo il silenzio e il dolore dei soldati e dei civili che muoiono e questo a prescindere dal colore delle loro bandiere.

15 dicembre 2023: la cartolina con l’immagine di Edoardo realizzata per l’iniziativa alla libreria Postumia per dire “BASTA ARMI”

“Fate in Blu, Fate Infermiere – Covid, post Covid, long covid: si lotta, si sogna, si vive” esposto all’edicola in viale Dante da Marco Foppiani

Sono 1190. I giorni passati da quel 17 giugno 2020. Quando un’ambulanza mi riportava a casa steso su una lettiga. 88 giorni dopo quella sera del 23 marzo 2020 quando un’altra ambulanza, a sirene spiegate anzi, ululanti, mi portava in ospedale. Diagnosi polmonite interstiziale. Covid-19. Anzi, Covid, post Covid, long Covid, giorni poi immortalati, raccontati nel mio “Fate in Blu, Fate Infermiere“, il libro che a fine 2022 ho pubblicato con Lir edizioni di Piacenza convinto che fosse e sia importante “ricordare per non ripiombare“. Anche se l’accoglienza è stata diciamo “con qualche resistenza”. Del resto già era stato rifiutato (nel 2022) da due case editrici perché “la gente vuole vivere, è stanca di paura” mentre una terza l’avrebbe pubblicato ma praticamente a spese mie, spese diciamo… “esorbitanti”, eccessive rispetto ai potenziali servizi di supporto e divulgazione resi. Ma i rifiuti non mi hanno spaventato e alla fine non sono mancate le soddisfazioni. La disponibilità di chi mi ha affiancato e seguito nelle presentazioni, da Cosimo Franco, primario di pneumologia, a Francesco Bonomini, musicista a sua volta ‘sopravvissuto Covid’, a PierSergio Serventi, già Direttore Generale Ausl, a Andrea Balestrieri e Lauretta Alberti rispettivamente Sindaco e assessore a Gossolengo. La disponibilità e l’interesse manifestato da chi è intervenuto alle presentazioni e a chi mi ha ospitato. Il sostegno di Claudia Gobbi della libreria Romagnosi e di Sonia Galli della libreria Fahrenheit. E ora, inattesa, di Marco Foppiani dell’edicola di viale Dante che mi ha sorpreso esponendolo in piena vista al centro della vetrina dell’edicola stessa e che quindi, inevitabilmente, ho immortalato. Ovviamente, perché no, anche a fine pubblicitario perché… nei miei libri io ci credo. Anche quando si parla di tragedie se se ne esce vivi sanno comunque essere positivi, pensare positivo. Comunque sia, dunque, postumi più o meno ‘incidenti’, evviva la vita. Anche a costo di qualche ‘disagio’. Come portare una mascherina o scegliere un vaccino pur tra qualche dubbio e qualche timore. Infatti una decina di giorni fa il vaccino l’ho rifatto. È stato il quarto (dal primo ero esonerato). Effetti? No febbre, no dolia al braccio, no emicrania, nada de nada. Non è il vaccino, il problema.

“A ricordo di quanti non hanno avuto la nostra fortuna, buon tempo a venire, amico Rocco”

Dicevo (nell’articolo pubblicato il 9 agosto qui in arzyncampo) della copia del libro inviata a Roberto Atosi, compagno di sventura dei terribili giorni reciprocamente vissuti in un letto ospedaliero dopo aver incontrato il virus denominato Covid-19, l’infame. Da quelle corsie ospedaliere noi, al contrario di tanti altri, abbiamo avuto la fortuna di uscirne e il confrontarci, il raccontarci attraverso facebook ha rappresentato una medicina importante per la ripresa della vita quotidiana, della nostra vita. Restando in qualche modo amici pur senza mai incontrarci. Così come è stato con Rocco Devecchi, altro compagno di sventura e di lunghi confronti innanzitutto in quei mesi di lento riaffacciarsi alla nostra vita a partire dal 2020. Nel caso di Rocco ho dovuto ingegnarmi per trovare il suo recapito ma alla fine anche nella sua cassetta di posta è arrivata copia del libro. Ed ecco il suo commento, commosso.

Ciao Roberto anch’io oggi ho ricevuto questo meraviglioso regalo dal nostro amico Claudio, mi sono emozionato, riviviamo quei momenti. L’importante è esseri qui a parlarne e condividere quei ricordi. Ciao. Un abbraccio a voi.

Con la mia replica

Due…. colpi bassi! Mi hai commosso tu, Roberto. Mi hai commosso tu, Rocco. Oggi con Dalila e Edoardo, dopo una visita in ospedale (di Dalila) siamo andati al bar Tobruk, a Borgotrebbia, quartiere periferico tradizionalmente operaio. C’era una godevole brezza con la bandiera della pace affissa ad un’asta del bar che sventolava allegra e orgogliosa, vagamente guascona. C’erano quattro scalini da affrontare ma io non ero più con la carrozzina della quale nell’ultimo mese ho avuto necessità, avevo due stampelle e quegli scalini li ho letteralmente volati via. Ci siamo concessi tre buoni toast, due birre, una Coca, tre caffè uno macchiato. Quattro chiacchiere, due risate con Davide, il barista. Ma Lorenzo, ormai 7 mesi, tutto bene? Sai, da ierl’altro non ce lo fai vedere! E le due nipotine, emigrate a gennaio in Nuova Zelanda con papà Fabrizio e mamma Elettra, hai visto le ultime fotografie? Ah, che bella, la fortuna di vivere! Buona lettura, ragazzi ☺️☺️☺️

E, per una volta, la Nera Signora ha perso il treno, non era e non è il tempo del nostro incontro

“Caro Roberto, abbiamo avuto tempo in più, viviamolo profondamente”

Quando, in quel giugno 2020, dopo 88 lunghi di giorni di ricovero ospedaliero in Pronto Soccorso, Malattie Infettive, Rianimazione, Terapia Intensiva, Riabilitazione fisica e respiratoria, giorni vissuti tra la vita e la morte, un’ambulanza mi ha riportato a casa, la ripresa é passata anche attraverso il racconto via facebook, oltre ad interviste sui quotidiani e televisive, della mia esperienza. Dunque il confronto con altri che pure avevano vissuto drammatici giorni analoghi ai miei oppure erano terrorizzati dal possibile incontro con quel virus maledetto che sembrava implacabile. In particolare due ‘compagni di sventura’, Roberto Atosi e Rocco Devecchi entrambi di Lodi, entrambi non ancora incontrati di persona ma coi quali il dialogo a distanza è proseguito e continua ancora oggi. Qualche giorno fa dunque, a tre anni di distanza, ho inviato prima di tutto a Roberto (avevo il suo indirizzo) copia del mio libro con dedica. Ed ecco il suo commento, pubblicato e reso pubblico sempre attraverso facebook. Commento peraltro integrato da un breve video nel quale si evidenziava la voce strozzata dall’emozione e dalla commozione.

Caro Roberto, un abbraccio grande grande.

Oggi tornando dal lavoro ho ricevuto per posta questo dono speciale con questa commovente dedica. Anche senza conoscersi personalmente, in questi anni, Claudio è diventato un caro Amico ed una fonte di forte ispirazione! Nel 2020 Claudio era Direttore Amministrativo della Rete Ospedaliera dell’ASST di Piacenza ed era in servizio quando il Covid si avvento’ feroce su di lui costringendolo a mesi in ospedale ed in fin di vita. Però cio’ che voglio sottolineare è che, nonostante il tortuoso e devastante percorso di Claudio, tuttora alle prese con postumi importanti e Long Covid severo, mi ha sempre colpito il suo smisurato e viscerale amore per le sue passioni e per la vita! L’arte, la letteratura, la politica, il sociale, la passione granata e ovviamente l’amore per la sua famiglia hanno reso Claudio ai miei occhi un autentico esempio di resilienza e di coraggio! In cuor mio sono convinto che la forza delle parole nella dedica del suo libro sono rivolte non soltanto a coloro che, come noi, sono sopravvissuti al Covid dopo aver attraversato l’inferno, ma a tutti coloro che per qualsiasi triste motivo si sono trovati a guardare la morte negli occhi uscendone vivi seppur malconci nel corpo e nell’anima…e perché no, anche a tutti coloro che hanno avuto la fortuna di non fare simili orrende esperienze…

“ABBIAMO AVUTO TEMPO IN PIU’, VIVIAMOLO PROFONDAMENTE!” Non dimentichiamolo mai! Un abbraccio fortissimo Claudio! Ti voglio bene!

‘Anima’, illustrazione in 3D a ricordo di quanti il Covid ha portato via

“Fate in Blu, Fate Infermiere”, una storia ricca di pathos e, per fortuna, di ethos. Così commentava Alessandro Pavese

In realtà sono passati alcuni mesi, da quando Alessandro (che oggi vive a Fiorenzuola) mi scriveva questa nota a seguito dell’acquisto e della lettura di “Fate in Blu, Fate Infermiere – Covid, post Covid, long Covid, Diario di giorni resistenti”. Per poi ripromettersi di leggere il precedente “Nelle fauci degl’Agnelli” che poi non so se abbia letto ma è bastata l’intenzione espressa per spingermi a un dovuto ringraziamento. Fermo restando, caro Alessandro, che ti consiglierei di leggere anche “Il soffio del vento – Da Chernobyl a Caorso trent’anni dopo”, ulteriore fondamentale passaggio del mio ‘vivere politica e partecipazione’. Ciao, a presto, alla prossima presentazione, a ottobre alla Romagnosi.

Caro Claudio, Mi chiamo Alessandro Pavese e ci siamo incontrati alla tua presentazione di Fate blu, alla Postumia, avevo appena conosciuto Francesco Bonomini. Ho letto il tuo libro quasi d’un fiato (diciamo in 3 sessioni) , devo dire che mi ha sorpreso positivamente: scrivere di un’esperienza così dura (all’incontro in libreria era difficile per me immaginare un calvario simile, il tuo, (seppur le poesie, nella loro essenzialità, raccontarono bene il terrore per l’Altr-ove) senza indugiare su dolore, sofferenza e paura in senso classico, un esercizio complesso il tuo, su te stesso: la tua attitudine di consumato cronista, nel raccontare questo “problema” ha centrato il taglio da dare a questa storia e l’ha resa, dal punto di vista narrativo, scorrevole ma densa di pathos, e anche di ethos, per fortuna. Ho ritrovato nel testo i 3 riferimenti a Francesco Bonomini ed ho altresì capito il perché del numero da circo di Bonzo sulla sedia anche alla Postumia!

Cercherò di leggere le altre tue cose, forse partirò da quello sulla Fiat … mi piace il tuo modo di narrare: essendo io torinese, questo è un tema che mi sta a cuore, non sono ortodosso come te nel giudicare gli Agnelli, sicuramente sono stati dei “reali”, antesignani e posatori in opera del capitalismo de facto. Pensa che nell’80 facevo prima superiore a Torino e il 2 e 4^ giorno eravamo in sciopero contro i licenziamenti fiat, la marcia dei 40mila …

Provengo da una famiglia langarola, i miei emigrarono a TO nel ’59, erano contadini con poche opportunità e senza una cascina di proprietà … mai l’avrebbero detto che le Langhe e il cuneese in generale avrebbero soppiantato la Brianza nel ranking del reddito medio pro-capite nazionale. Famiglia, ti dicevo, con 2 partigiani, profondamente intrisa di ateismo e anticlericalismo, sono stato naturalmente influenzato da questo ambiente, poi la città era proletaria per antonomasia. Credo di avere una decina di anni in meno di te, sono un ’66, mio fratello maggiore, un ’58, è stato in Lotta Continua fino ai 18 anni per poi passare a Lotta Comunista, ove “opera” ancora adesso che è in pensione, è tutta la vita che passa al circolo di Via Bardonecchia e non so quanti giornali abbia venduto door-to-door …

Sono sempre stato critico con lui, sugli obiettivi dei loro studi, … devo dirti che forse alla fine aveva ragione mio fratello, prima o poi una nuova rivoluzione violenta ci sarà… Mi sono sentito di raccontarti queste ultime cose perché il tuo libro mi ha indotto riflessioni anche su questa parte della tua vita/professione. Rinnovo i miei complimenti per il tuo libro, non sono in grado di scrivere decenti recensioni (solo di dischi !!!) e Francesco aveva ragione, la tua esperienza è importante e questo libro è da leggere, covid a parte, perché è paradigmatico di un qualsiasi evento come quello e di quello che l’uomo vive in quel frangente. Ti saluto calorosamente, un saluto a tua moglie Dalila, a presto

Alessandro Pavese

Venerdì a Gossolengo, un unico filo unirà il ricordo dei giorni della Liberazione al diritto alla salute in tempo di pandemia

Le iiniziative legate ai miei libri organizzate negli ultimi 18 anni sono tante, abbondantemente oltre le 50, in tanti luoghi diversi prevalentemente della mia provincia di residenza. Ogni luogo con un suo fascino, un suo perché ma alcune con qualcosa in più, con un significato coinvolgente la mia storia, il mio essere.

Cosi la presentazione nel 2021 del mio “Nelle fauci degl’Agnelli” ospite della Camera del Lavoro piacentina, presente tra gli oratori il Segretario Generale, di fatto un momento rappresentazione e sintesi della mia storia politica dalla parte dei lavoratori.

Ma altrettanto emotivamente, personalmente coinvolgente l’essere ospite venerdì prossimo della municipalità di Gossolengo.

A Gossolengo il 26 aprile 1945, nelle sale comunali si riunirono i comandanti partigiani della Divisione Piacenza che avevano combattuto in Val Trebbia e Val Tidone per stabilire i piani operativi per la liberazione della città. Partirono poi l’indomani affrontando gli ultimi scontri con le truppe nazifascisti e il 28 aprile, a mezzogiorno, Piacenza era liberata!

Certo, venerdì 14 aprile, parleremo di tutt’altro, di Pandemia, di salute, di sanità pubblica, ma il fatto d’essere ospite sotto le insegne ufficiali dello stesso Comune che 78 anni prima ospitò i combattenti per la nostra libertà non può che emozionarmi e spingermi a ringraziare l’assessore alla cultura, Lauretta Alberti e il Sindaco Andrea Balestrieri oltre all’amica Graziella Tosto che ha fortemente promosso e sostenuto l’iniziativa.

Insomma, venerdì mi piace pensare che un unico filo unirà quei giorni lontani nei quali ha trovato genesi la nostra Costituzione, e il mio libro testimonianza di cura e assistenza che concretizza quel diritto alla salute affermato nella Costituzione stessa come diritto di tutti e non solo di pochi e come garantito da una sanità pubblica.

A Gossolengo in biblioteca, a tre anni dall’inizio della pandemia, con “Fate in Blu, Fate Infermiere”: l’invito di Lauretta Alberti, assessore alla cultura

Gli incontri con gli autori continuano…

Venerdì 14 aprile alle 18, presso la Biblioteca Comunale “Paolo Boiardi” – Gossolengo , Claudio Arzani ed il Primario di Pneumologia Prof. Cosimo Franco, ci parleranno dei giorni bui della pandemia e di quei meravigliosi angeli che portavano una luce di speranza…

Al termine un piccolo aperitivo con il contributo della Cantina Valtidone

“Fate in Blu, Fate Infermiere – Covid, post Covid, long Covid: si lotta, si sogna, si vive”, in Sala Colonne dell’Ospedale Civile piacentino oggi il diario di giorni resistenti, tre anni di una tragedia collettiva

Contro il virus, cautela
La vita val bene una mascherina

“In quel marzo 2020 lavoravo nell’ospedale di Piacenza nel mio ruolo di Direttore della Direzione Amministrativa di Rete Ospedaliera. Il mio ufficio era in un lungo corridoio dove venivano visitati medici e infermieri che arrivavano dai reparti, chi tossendo, chi dichiarando febbre. Per noi amministrativi niente mascherine, un gruppo di esperti sanitari avevano dichiarato e attestato che eravamo a basso rischio. Ma in realtà quegli esperti erano solo presunti: nessun sanitario sapeva bene cosa fosse quel virus e come affrontarlo. Un giorno, dopo la visita, una collega entrò nel mio ufficio piangendo, senza mascherina e dopo poco tempo, a sera tardi, un’ambulanza a sirene spiegate arrivava sotto casa mia. Il 95% dei miei polmoni erano invasi dal Tigre ed iniziava la lotta per la vita. Oggi, a quasi tre anni di distanza sono ancora qui. Dicono grazie alla mia forza, al mio crederci sempre, non rassegnarmi mai. In effetti, avevo ancora cose da fare, in questo nostro mondo: per esempio scrivere un libro e giocare con nipotine e prossimi nipoti. La Nera Signora e l’Altr/Ove potevano aspettare”.

Era novembre 2019 e già pensavamo ai regali di Natale, a panettone, spongata, torrone ma …

Era novembre 2019 quando nell’ospedale di Piacenza cominciarono a diffondersi le voci di ricoverati per “strane polmoniti” e, a dicembre, nei social iniziammo a vedere scene di gente che letteralmente stramazzava al suolo in una città cinese. Ma noi eravamo impegnati con i regali di Natale e comunque la Cina era lontana, come poteva interessarci, coinvolgerci? Tutto bene insomma ma già a gennaio i primi bar gestiti da cinesi iniziarono ad abbassare le saracinesche fino a data da destinarsi e, a febbraio, si diffonde la notizia del primo italiano deceduto a causa di un virus misterioso e feroce, il Tigre. Nasceva così, a Piacenza, Codogno, Bergamo, una tragedia di fronte alla quale nessuno sapeva cosa fare e, a marzo, anche per me arriva uno stato febbrile. Bastano un paio di giorni e sotto casa arriva un’ambulanza a sirene spiegate. 88 giorni in Pronto Soccorso, Malattia Infettive, Rianimazione, Terapia Intensiva, Riabilitazione, sopravvissuto, miracolato. Questo racconto rappresenta una testimonianza e un avvertimento: il Tigre, ancora oggi come ieri, per quanto parzialmente apparentemente sedato, non va sottovalutato. Mai.

Grazie, by Milo Manara