Terzo Millennio (Earth, 2085 d.C.)

Colori soffusi bui ed opachi,
contorni incerti visti a malapena.

Esplosione di luce, abbaglio improvviso

Colori soffusi bui ed opachi,
aria pesante, caldo e sudore,
avanzare ciechi nel buio
urtando, scavalcando, urlando, gemendo, tacendo.


Oggetti nascosti trovati per caso,
vecchi cimeli coperti di polvere.
Voci sommesse sull’onda dell’etere,
muti testimoni di grandi vestigia:
tombe vecchie di mille anni,
spettrale silenzio secolare.


Lunghe lingue di fuoco vermiglie,
esplosione di luce, abbaglio improvviso,
polvere leggera che scende a terra
e ancora silenzio
e ancora desolazione
e ancora solitudine

Colori soffusi bui ed opachi,
silenzi immortali, immobilità secolare,
tempo senza fine.

Lirica pubblicata in “E’ severamente proibito servirsi della toilette durante le fermate in stazione – Canti di lotta, di esistenza, di resistenza – Raccolta di canzoni, ballate, poesie” (cap. 4 ‘Peace e Love‘) di Claudio Arzani, Vicolo del Pavone editore, 2005

é quella, tra le tue, che più mi è piaciuta, sono tanti flash scattati a ripetizione, mi sembra di cogliere, a questo punto, una tua ossessione per una distruzione planetaria“, commento in ozoz.it di Fabrizio Bianchini, scrittore di Tolentino (Mc) che mi definisce “poeta dell’Apocalisse” o, in alternativa, “Mick Jagger della poesia“, cose per le quali non posso che umilmente e sentitamente ringraziare.

Con Terzo Millennio finiva, nel 2005, la mia prima pubblicazione poetica, 23 composizioni raccolte in 4 capitoli che ora ho riproposto nel blog esattamente 20 anni dopo. Certo, erano altri tempi. Nel senso che ad esempio Ivano Tagliaferri, autore della prefazione titolata “L’assalto al cielo“, già esponente del Movimento Studentesco, del Movimento Lavoratori per il Socialismo e in quei giorni Segretario provinciale della Federazione del Partito Socialista (che all’epoca proponeva L’Alternativa di Sinistra), oggi vive credo nel milanese e i nostri rapporti ormai da anni sono sostanzialmente azzerati. Ci siamo però incontrati qualche mese fa all’Ipercoop e non è mancato un abbraccio fraterno, come usava allora tra compagni socialisti. In secondo luogo fondamentale il supporto di Fausto Chiesa, autore della seconda prefazione (“Ironico, irriverente, libertario“), cultore di storia, che oggi non è più tra noi e perdere un amico lascia sempre un solco profondo. Come del resto è successo conTiziana Mezzadri, attrice che per anni ha accompagnato le mie performances pubbliche leggendo alcune delle poesie. Proporre oggi quel libro rappresenta un pò l’abbraccio per loro e per tutti quanti avevano commentato le liriche pubblicate nel sito ozoz.it (che da anni a sua volta ha cessato di esistere). Un profondo ricordo di giorni all’insegna dell’impegno sociale e della poesia.

Capitolo I “Tanto per inquadrare

“E’ severamente proibito servirsi della toilette durante le fermate in stazione”

“Poeta”

“Viaggio 1974 (Santa Monica festival rock, Misano mare)”

“Nebbia”

“Seduto, ad aspettare, all’incrocio strada statale 45, frazione di Quarto”

Tra le colline dell’Appennino, media Val Trebbia 450 metri s.l.m.

“Pomeriggio tardo, Pianello Val Tidone, monti dell’appennino piacentino”

Capitolo II – “Parentesi amorose”

“Castoro, castoro, aiutami oggi, eppoi aiutami l’indomani e posdomani ancora”

“Luci nel fondo valle” (dedicata alla tristezza interiore per ogni amore che finisce)

“Emozioni amorevoli in fase temporale iniziale di terzo millennio”

“Incontenibile presenza, tua”

“Al banco del pesce sul mercato ho incontrato quella donna che avevo perdutamente amato”

Capitolo III – “Il sociale”

“Le donne di Mortizza (lungo il grande fiume, zona golenale)”

“Una ballata per via Artom. Torino (, addio)”

“Zingaro, nomade, handicappato, solo slavo”

“Terza età”

“Laggiù ci stava un mare verde (l’erba viveva lieta)”

Capitolo IV – “Peace e Love”

“Cronache dal fronte 2003”

“C’è chi dice della guerra giusta”

“Sigfrido assurge al Paradiso”

“Nei viali del mio paese, poserò mille e mille fiori”

“Concludendo, le donne”

“Muriel della polvere”

“Terzo Millennio (Earth, 2085 d.C.)”

“Muriel della polvere”

Muriel, arcangelo d’amore e di pace
Muriel
entità del cielo
scintilla d'argento
tra schiere angeliche
multiforme, uniforme,
sospeso, dischiuso,
levò dalla terra
al silente richiamo divino
che l'universo impazzito empiva.

Muriel
alzò al cielo
raccolse polvere
porgendola al divino
osservando creare plasmare modellare

Muriel
nel suo spazio avvenne
fluttuando nell'aria atomica
assunse autonoma definita forma

Muriel
divenne nulla
per il compito affidato
pago dell'evento divino
svanì
al movimento di commiato
svanì

lasciando spazio, pianeti, novae, galassie

svanì
lasciando spazio
alla storia e ai secoli
in secula seculorum
Muriel
nell'ombra asettica del sepolcro di sabbia
in immobile eterna attesa della profezia
quando un ospedale affollato di innocenti
bambini dal colore sbagliato
esploderà
in nome della pace di morte
di dolore che ribatte al dolore
di ragioni unilaterali sacrosante
di sante alleanze
di vessilli
crociati
di vessilli stellati

allora Muriel dalla sabbia eleverà
proteso all'amore nuovo
proteso al cielo
proteso a raccogliere

proteso a riprendere
invertendone il senso
la storia tornata polvere
in secula seculorum


"UOMO ERI POLVERE / CHE MURIEL / A DIO PORTò /

E A MEZZO DI MURIEL / POLVERE /
TORNERAI"

Profezia di Dio.

Lirica pubblicata in “E’ severamente proibito servirsi della toilette durante le fermate in stazione – Canti di lotta, di esistenza, di resistenza – Raccolta di canzoni, ballate, poesie” (cap. 4 ‘Peace e Love‘) di Claudio Arzani, Vicolo del Pavone editore, 2005

Il tono roboante, forte e apocalittico mi leva il respiro! Versi intensi, incalzanti in un ritmo che non ammette distrazioni … e ti sollecita a riflessioni forse scontate, ma magistralmente gestite! La “pochezza” dell’uomo (una manciata di polvere) che amministra valori immutabili (amore, pace, solidarietà …) per il tempo a lui affidato e poi … ritornare polvere”, commento in ozoz.it di fiorderica (Luciana, provincia di Piacenza) ad una poesia scritta e rivista con Shelly (Roberta da Ancona), selezionata ed inserita nella raccolta in cd “Biblioteca dell’Inedito”.

“poesia che non si uniforma alle regole e alla metrica tradizionale. E’ uno stile post-Novecento. Personalissima la scelta dei vocaboli e l’esplicazione del tema. Chiari i concetti anche se disposti in una nuova forma e caratterizzati da una tendenza a rendere meno drammatico il tutto ed i personaggi assumono carattere di farsa. Bello il passo in cui evochi l’esplosione degli ospedali affollati di bambini, il tuo cuore in quel momento, parla e piange. Il desiderio di pace é il più bello che un uomo, su questo pianeta, può avere e tu l’hai messo in poesia”, parola di riana in ozoz.it

tra il 20 marzo e il 1º maggio 2003 Stati Uniti, Gran Bretagna e Australia iniziarono l’invasione dell’Iraq ufficialmente perché Saddam Hussain era accusato di possedere armi di distruzione di massa, accusa poi rivelatasi infondata tantoché l’invasione non fu mai sotto egida ONU e i veri motivi erano legati al evitare ingerenze russe nello sfruttamento dei giacimenti petroliferi. Durante i bombardamenti su Bagdad venne colpito un ospedale pediatrico.

“Concludendo, le donne”

Le donne pensano ai fidanzati,
le donne sognano l’amore
così quando le bombe non fischiano più
quando scende il buio e finalmente
tacciono i cannoni, si raffreddano i mortai,
le donne scendono nel campo,
curano i feriti, seppelliscono i cadaveri.

Lirica pubblicata in “E’ severamente proibito servirsi della toilette durante le fermate in stazione – Canti di lotta, di esistenza, di resistenza – Raccolta di canzoni, ballate, poesie” (cap. 4 ‘Peace e Love‘) di Claudio Arzani, Vicolo del Pavone editore, 2005

Io ho colto il ruolo della donna che non crolla nella banalità della leggerezza, che é capace di sognare, di avere forza e di valere anche quando sembra impossibile per ciò che accade attorno a loro. Percepisco un inno al loro essere, nella semplicità e nella difficoltà che qui si fondono l’una nell’altra e che comunque non le mutano. Percepisco tenerezza ed un omaggio e un antitesi voluta con il mondo che ci circonda“, osservazioni di xamav (Massimo, da Pescara) in ozoz.it

Le donne non fanno la guerra, le donne sognano l’amore

“Nei viali del mio paese, poserò mille e mille fiori”

Ci son due viali, alberati / nel paese dove son nato

(Fiorenzuola d’Arda, 12 marzo 2004, attonito risveglio dopo un lungo giorno di mesta incredulità)

Ci son due viali, alberati
nel paese dove son nato

Il primo accompagna all'ultima dimora
e s'usa ancora a piedi seguire
con mesta compostezza
l'ultimo tratto terreno
degli amici che non tornano
eppur restano vivi nei ricordi
e negli stessi gesti della
nostra umana quotidianità

Ci son due viali, alberati
nel paese dove son nato

Il secondo ogni giorno accompagna
chi fatica, chi lavora, chi studia, chi spera, chi niente,
sulla banchina
dove l'altoparlante affretta
a salire in vettura
per un viaggio che di regola ha con seguito il ritorno

Ci son due viali, alberati
nel paese dove son nato

Il primo, sterrato, con la ghiaia scricchiolante
sotto i nostri pietosi passi ed il mesto vocio dei ricordi,
fin da bambino mi pareva d'ascoltare
quei sassi rotolare tra i cerchi delle ruote
del calesse che la cavallina storna
del poeta d'improvviso attonito e triste,
trainava, portando
la mesta notizia che chi se n'era andato
passava il testimone
per proseguire la cora

Ci son due viali, alberati
nel paese dove son nato

Il secondo, rimbombante dell'affrettarsi e dei richiami
dei sorrisi, degli abbracci di lacrimucce ora tristi ora festose,
dei mille suoni dell'alba del nuovo giorno,
oggi s'avvolge nel silenzio attonito
di mille cellulari
nel trillo ossessionante, insistente, agghiacciante,
di mille cellulari,
danza mesta di mille diverse note,
mille diverse letture di individuale originale diversa umanità,
trillo incessante che nessuno interrompe

Ci son due viali, alberati
nel paese dove son nato

In una terra lontana che pure è la mia terra
in un giorno infausto quei due viali
si son incrociati
da mani ignote insieme annodati

Domani tornerò nel paese dove son nato,
domani andrò in tutti i paesi del nostro mondo
per lasciare all'ombra dei viali
e all'ombra dei platani, e dei cipressi, delle querce, dei tigli,
dei pini, degli abeti, dei baobab, delle palme, di sequoie e di bonsai
per lasciare
e mimosa e ciclamini e rose e margherite e violette
e fior di campi, fior di prati, fior di giardini, fior di serre
e mille e mille e mille variopinti e sgargianti ed odorosi fiori
dove poseranno mille farfalle
prima di prendere il volo e portare
anche il mio abbraccio nel cielo e nei viali di Madrid.

Il più cupo ed oscuro terrore
volle seminare
quel grigio ignoto ghignante volto di pietra
emerso dal profondo delle tetre terre dei privi d'anima
ma quelle mani di inumana glaciale materia
non ieri non oggi, mai
non potranno fermare il volo
di mille farfalle
dipinte di mille splendenti 
colori di vita.
Ci son due viali / nel paese dove son nato

Lirica pubblicata in “E’ severamente proibito servirsi della toilette durante le fermate in stazione – Canti di lotta, di esistenza, di resistenza – Raccolta di canzoni, ballate, poesie” (cap. 4 ‘Peace e Love‘) di Claudio Arzani, Vicolo del Pavone editore, 2005

i tuoi viali sembrano trovarsi in tutte le città, sono percorsi di vita e di attimi, come quelli di Madrid. Hai creato un grande senso di abbraccio e condivisione, profondo e atavico, base di tutta la vita sociale e della appartenenza a città terrene e a mondi celesti. Shelly“, ovvero Roberta, da Ancona, in ozoz.it

Terrorismo. Atentado terrorista con paquetes bomba en trenes de la red de cercanías de Madrid, en las estaciones de Atocha, El Pozo del Tío Raimundo y Santa Eugenia. En la imagen, uno de los vagones, completamente destrozado, poco después de que se produjera el atentado en la estación de Atocha. (Autore: Manuel Cordon Moreno)

La mattina di giovedì 11 marzo 2004, tre giorni prima delle elezioni generali, dieci zaini riempiti con esplosivo furono fatti esplodere in quattro treni regionali di Madrid, in quattro stazioni differenti. Le esplosioni avvennero nell’ora di punta, fra le 7:36 e le 7:40 nelle stazioni madrilene di Atocha (3 bombe), El Pozo (2 bombe), Santa Eugenia (1 bomba) e in un quarto treno che si trovava nei pressi di via Téllez (4 bombe), sui binari che portano ad Atocha provenendo da sud. Il numero ufficiale delle vittime fu di 192 (alcuni alzano il numero a 193 perché una di esse era una donna incinta) e di 2.057 feriti, per cui l’attentato diventava il primo per numero di feriti e secondo per vittime mortali, nella lista dei peggior attacchi sofferti in Europa in tempi di pace. In quella stessa notte dell’11 marzo il quotidiano al-Quds al-ʿArabi ricevette presso la sua sede di Londra una lettera di rivendicazione. La lettera affermava che la Brigata Abu Hafs al-Masri, a nome di al-Qāʿida, la rete terroristica di Osama bin Laden, era responsabile degli attentati di Madrid, attuati come regolamento di conti con la Spagna, accusata di complicità con gli Stati Uniti e la Gran Bretagna in una crociata contro l’Islam.

Madrid, 11 marzo 2004, R.I.P.

“Sigfrido assurge al Paradiso”

La città che brucia, olio su tela di Gianni Liotti
Bruciava tutto, lì

Un capannone industriale scheletro di sé stesso
voragini nel soffitto aperte al cielo
frammenti di vetro resistenti isolati superstiti sui finestroni
detriti crollati ovunque imbiancano macchine utensili
ormai inservibili all’attività qualunque fosse stata

Cautela, attenzione, mitigate dall’essere veterano,
veterano combattente, supremo esperto di scontri e agguati
ma che può mai l’esperienza quando in un istante
un sibilo piove dall’alto e inonda il mondo
e rimane solo polvere, null’altro,
nemmeno frammenti di carne per le lacrime di chi rimane

Così si muore,
così si muore da veterano e da appena arrivato,
da soldato e da rifugiato,
da volontario e da coscritto,
così si muore perché eri lì
nemmeno perché chiamato,
nemmeno perché mirato,
solo perché eri lì

Lirica pubblicata in “E’ severamente proibito servirsi della toilette durante le fermate in stazione – Canti di lotta, di esistenza, di resistenza – Raccolta di canzoni, ballate, poesie” (cap. 4 ‘Peace e Love‘) di Claudio Arzani, Vicolo del Pavone editore, 2005

Scritta durante il laboratorio poetico organizzato da Alberto Bellocchio in Bobbio nel settembre 2003,particolarmente ispirata dalla poetica di Vivian LaMarque, a novembre 2003 é stata proclamata vincitrice al concorso nazionale dedicato alla memoria del "Beato Gaetano Errico" sul tema "Caino, uno di noi" organizzato dall'Associazione Autunno al Casale e dalla Casa Madre dei missionari dei Sacri Cuori con il patrocinio dell'Amministrazione Comunale nel quartiere di Secondigliano a Napoli. La raccolta a stampa edita nell'occasione è stata presentata e distribuita in incontro poetico presso la Libreria Fahrenheit451 in Piacenza nel 2003. Nel successivo incontro poetico presso il Centro culturale polivalente di Bobbio ne ha dato pubblica lettura l'attore bobbiese Gianni Schicchi, al secolo Gianni Gabrieli, reso famoso sul grande schermo dalle opere del regista Marco Bellocchio.

Sei indefinito, olio su tela di Giuliano D’Elena

“C’è chi dice della guerra giusta”

Una pace ingiusta é meglio di una guerra giusta
Prigionieri di
intemperanze, intolleranze, verità senza errore,
integerrime convinzioni, ferme decisioni,
utopie massimaliste, tutto subito senza compromessi,
dico sempre quel che penso,
boia chi molla,
il bianco che più bianco non si può,
Artù che è Re puro lava l’onta,
spezza le reni all’unta Ginevra
e gli piace di più l’impuro Lancillotto
a testa in giù,


e allora?

Noi no,
noi pizza dura e senza paura,
rosso di sera aspettiamo la luna blu,
una rosa di sera forse diventa nera,
verde il rospo intenso rosa il bacio,
dopo marx viene aprilx,
vecchio scarpone dritto nel trombone,
la fanteria che è nostra sorella
senza la penna è buffa anche quella,
quando arriviamo in un campo di grano,
non è il mitra che prendiamo in mano
ma sono belli i tuoi gialli capelli,
là nel fondo valle non ci sono soldati,
c’è una biondina e anche un’osteria.

La guerra sarà giusta
ma sarà anche meglio
stenderci nell’erba,
pestarla piatta e fresca
e schivare la piatta mina
così esplode solo un pisello,
inonda il tuo cestello,


mi chiamano lo spazzacamino
e dopo nove mesi
fine della casa della finta libertà
ed evviva la vita che con te verrà.

Lirica pubblicata in “E’ severamente proibito servirsi della toilette durante le fermate in stazione – Canti di lotta, di esistenza, di resistenza – Raccolta di canzoni, ballate, poesie” (cap. 4 ‘Peace e Love‘) di Claudio Arzani, Vicolo del Pavone editore, 2005

C’è chi dice della guerra giusta – ironica risposta a quanti trovano non solo giustificazioni alla presunta inevitabilità della guerra ma addirittura teorizzano la guerra come giusta necessaria. Costituisce uno dei cardini dell’incontro poetico “I canti, le storie, l’impegno, le poesie, la pace” organizzato il 2 luglio 2004 nella Biblioteca Comunale di Castel San Giovanni all’interno della monumentale Villa Braghieri.

Un abbraccio che avvolge per la pace nel mondo (opera di Rossella Girardini)

“Cronache dal fronte 2003”

Scompiglio nell’Universo
s’è aperta una luce
di mille stelle
un disegno mirabolante
di colore abbagliante
lo sentiamo perfino in Nuova Zelanda
esulta il Signore degli Anelli
cadiamo come birilli
forse è esplosa Chernobyl
siamo tutti morti.

Gli aerei Usa hanno bombardato
Baghdad
gli aerei Usa han bombardato
un cimitero.

Tutti morti
annegati nell’oro nero.

Lirica pubblicata in “E’ severamente proibito servirsi della toilette durante le fermate in stazione – Canti di lotta, di esistenza, di resistenza – Raccolta di canzoni, ballate, poesie” (cap. 4 ‘Peace e Love‘) di Claudio Arzani, Vicolo del Pavone editore, 2005

vede la luce all’indomani dell’attacco all’Iraq da parte degli aerei della forza di (presunta) pace anglo-americana e, il 27 settembre 2004, viene pubblicata sul quotidiano Libertà nella rubrica “Le Poesie”.

Baghdad, 20 maggio 2003, Illustrazione digitale di Marta Punxo, 2023

“Laggiù ci stava un mare verde (l’erba viveva lieta)”

Chernobyl, disegno by Edoardo
L’erba viveva lieta
ballando sinuosa ora col ventre,
ora un valzer abbracciata al vento
ma sempre pronta ad ospitare
coccinelle, formiche esploratrici
rampicanti destinazione cima
per osservare l’orizzonte
alla ricerca del cibo.

L’erba viveva lieta
rendendo rigoglioso il mare della pianura
onda dopo onda, ola della natura,
a disposizione degli erbivori,
della greppia dell’uomo.

Come fu che arrivò quella pioggia
invisibile, impalpabile, impossibile,
invero a questo livello del pianeta
non si sa,
forse per difetto dei canali naturali
(interrotti) di comunicazione

ed è rimasta solo terra, arida per giunta,
nessuno dialoga, nessuno racconta
non c'è più nessun airone bianco che sale dal fiume
portando notizie da Chernobyl.

Lirica pubblicata in “E’ severamente proibito servirsi della toilette durante le fermate in stazione – Canti di lotta, di esistenza, di resistenza – Raccolta di canzoni, ballate, poesie” (cap. 3 ‘Il sociale‘) di Claudio Arzani, Vicolo del Pavone editore, 2005

Ispirata dall’airone bianco che nell’estate volava sul greto del Trebbia nei pressi dell’Orrido di Ponte Barberino , è stata presentata in quanto ‘Bobbina’ (piccola perla prodotta all’ombra dell’antico monastero di San Colombano) all’incontro poetico organizzato da Alberto Bellocchio presso il Centro culturale polivalente di Bobbio nel dicembre 2003.

non c’è più nessun airone bianco che sale dal fiume… (illustrazione di Edoardo)

“Terza età”

Com’è bello morire lentamente
nell’estate con la famiglia al mare
parcheggiato all’ospedale.

Grande festa quando la pensione è arrivata
tanti amici, conoscenti ed i parenti
a salutare.


Poi le ore a passeggiare
nei giardini a giocare
nei bar a ricordare
e ben presto assaporare
solitudine ed alienazione
terza età ed emarginazione.


La Lucia se n’è andata
scoperta al quarto giorno
non han sentito la sua assenza
ma la puzza che fuoriusciva
dalla stanza silenziosa.


Antonio vecchio amico
scivolato ai bordi della carreggiata
carne in agonia scambiata
per un mucchietto di stracci.


Com’è bello accarezzare
con le mani ormai rugose
l’unico alito di vento
che sollieva l’ospedale
chiudere gli occhi per negare
l’ultimo sguardo alla società industriale
mormorare và fa ‘n culo
e morire
ignorato.

Lirica pubblicata in “E’ severamente proibito servirsi della toilette durante le fermate in stazione – Canti di lotta, di esistenza, di resistenza – Raccolta di canzoni, ballate, poesie” (cap. 3 ‘Il sociale‘) di Claudio Arzani, Vicolo del Pavone editore, 2005

questa è certamente una realtà, ma fortunatamente non tutta la realtà. Seguo da anni la terza età qui in paese e una delle mie vecchiette mi era diventata madre, nonna, sorella, amica. Viveva ostinatamente s0ola per scelta, per libertà, ma sola non era mai. Se n’è andata lo scorso settembre 2003, a 84 anni, e fino ad un anno prima era assolutamente indipendente. Mentalmente lo è rimasta fino a due settimane prima. E’ un dolore che ancora non so accettare. Ed altre ne avevo dovute già salutare, ed altre ancora ne dovrò salutare. Gli anziani sono la nostra storia e i nostri insegnanti: vorrei poter tenere la mano ad ognuno di loro, fino alla fine! E per quelli che muoiono soli e abbandonati, saranno i figli che dovranno rispondere un giorno a qualcuno di molto più importante di una società in declino di cuore“, testimonianza d’amore di Danyela in scrivi.com

 … la donna, 82 anni, era morta e si trovava nel letto. Da almeno quattro giorni

“Zingaro, nomade, handicappato, solo slavo”

Ho lasciato, 
ho fatto in modo che il barista intervenisse
a difendere l’onore a difendere l’onore leso
della bella cliente e del bar
in sudaticcia attesa di mezzanotte
sera d’estate col plateatico versato
lento deambulare in fuga dall’afa
fino ai tavolini sul piazzale
ho lasciato che il barista
alzasse il bastone
tra sguardi in definitiva compiaciuti
del paese per bene
quel sorriso stampato sul viso da ragazzo
ho ascoltato la risata isterica
mentre il barista a terra con compiacenza ti prendeva
a calci non ho fatto nulla son rimasto a guardare
le gocce di sangue sul pavimento uscite dal naso
che in breve la moglie claudicante del barista
ha spalmato di segatura
ho tirato un sospiro un sospiro di sollievo,
dalla curva dell’oratorio di Torricella è arrivato
il suono lancinante della sirena dell’auto bianca e azzurra
lanciata nella sera soffocata e sudaticcia,
sulle strade cittadine col condizionatore
e il finestrino abbassato
sono rimasto a guardare
identificazione, catalogazione,
zingaro, macedone, niente più che slavo
apparente d’anni sedici col sorriso
stampato sul viso da ragazzo,
la parola persa ed una scheggia di pallottola
in testa
che ti rende strani e difficili i meccanismi
di associazione dei pensieri,
di valutazione di lecito e di inopportuno,
di dovuto e di ammesso
di voluto e di giusto
non bisogna toccare il sedere
d’una italiana
non dovevi
in mezzo agli avventori
sorridendo
con gli occhi persi
masturbarti davanti al banco
al bar
in una sera d’estate plateatico versato
infastiditi dalle mosche e dall’afa
abbiamo lasciato che ti portassero
via in manette
liberi,
onore sacrosanto
riaffermato e vendicato

eri solo slavo

Lirica pubblicata in “E’ severamente proibito servirsi della toilette durante le fermate in stazione – Canti di lotta, di esistenza, di resistenza – Raccolta di canzoni, ballate, poesie” (cap. 3 ‘Il sociale‘) di Claudio Arzani, Vicolo del Pavone editore, 2005

amara … quella segatura metaforica, poi, … purtroppo quanta se ne versa … più in alto si va, più segatura“, commento in scrivi.com di bri (Giuliana da Novi Liguri).

“Una ballata per via Artom. Torino (, addio)”

Via Artom, foto di Paola Agosti
I.
Un caseggiato di edilizia popolare
per la gente di via Artom
per la gente de Tùrin con accento calabrese
per la gente arrivata nei rumorosi
anni cinquanta con la terra
smossa dalle ruspe della
ricostruzione,
per la gente
scesa dalla scaletta del treno
della speranza, con la valigia
di cartone.

II.
Un caseggiato di edilizia popolare
con la facciata stinta ormai grigia
e i panni vistosamente colorati
con riflessi di ricordi marini,
se arrivi dal fondo del viale
se gli occhi strabuzzi
ti sembra d’entrare nella festa
in una calle al carnevale.

III.
Un caseggiato di edilizia popolare
se t’avvicini ai terrazzamenti comuni
puoi contare su camicie e pantaloni
i rattoppi dei troppi adattamenti
per mantenerli, per passarli
di fratello in fratello, prima a Riccardo
poi a Tolomeo e alla fine viene il turno di
Domitilla.

IV.
Alla finestra a guardare un punto lontano
dal terzo piano
c’è una contessa con i suoi gatti
ormai decaduta con molto rimmel
e troppi ricordi da conservare,
attraversa il tempo, attraverso le generazioni,
ancora per una formaggia e un etto di salame
ci sta ad aspettare
per una bottiglia di latte
per poche monete ci può ancora
ad occhi chiusi far sognare.

V.
C’è un insegnante nel vano ricavato
nel sottotetto con le vene varicose rigonfie,
che stancamente strascica l’anima sulle scale
custode d’una diversa sensibilità
i ragazzi del cortile lo stanno ad aspettare,
il centravanti ferma la palla
di stracci, sentendo lo stridio del ferro del cancelletto,
è tregua proclamata tra
già alcolizzati e tossici avanzati
per in gruppo ballare, canzonare
“sarai tu per sempre perduto
tu povero misero il diavolo,
tu derelitto frocio vergogna del quartiere”
parola di alcolizzati, parola di tossici avanzati.

VI.
C’è un bar tabaccheria abusivo
ricavato nel sottoscala
e due cartelli tracciati col gessetto colorato
a ricordar grandi imprese, l’uno
“qui tutti insieme Italia 4 germania in culo”,
l’altro, sbiadito, ingiallito,
“poliziotto se vuoi fumare
qui non ti fermare
la tua pantera ci può servire
in culo poliziotto in culo
la vibrazione rombante dell’acceleratore
della tua pantera
vale il riscatto d’una vita intera”.

VII.
Un caseggiato di edilizia popolare
con i muri impregnati del vapore
di infiniti bucati, della pasta a bollire,
dove viviamo in culotte e canottiera
col puzzo indelebile del sudore che bagna
i pavimenti dello stabilimento
della grande fabbrica, col puzzo del sudore
che non si stacca più
dalla nostra pelle, dalle nostre facce
dai sorrisi che la fatica
ha stravolto, in un ghigno
definitivo e permanente.

VIII.
Un caseggiato di edilizia popolare
stampato nella memoria collettiva
immagini confuse, immagini di dolore, polvere,
caschi, scudi, mazze, manganelli, scarponi,
richiami e pianti di bimbi, ululati di cani,
ululati di sirene,
l'hanno chiamata ristrutturazione,
ristrutturazione aziendale,
i caschi blu ci hanno messo
in fila ordinata,
fila sconfitta e disciplinata,
con le valigie,
ritorno al futuro retrodatato,
sono arrivate le prime ruspe
e gli altoparlanti hanno annunciato
la partenza del treno.

IX.
Tutti i finestrini sbarrati.
Un caseggiato di edilizia popolare.
Via Artom. Il sax accompagna
il ritmo dello scorrere del treno
sulle rotaie di ferro.
Torino, addio.

Lirica pubblicata in “E’ severamente proibito servirsi della toilette durante le fermate in stazione – Canti di lotta, di esistenza, di resistenza – Raccolta di canzoni, ballate, poesie” (cap. 3 ‘Il sociale‘) di Claudio Arzani, Vicolo del Pavone editore, 2005

quanti film, quanti libri, hanno descritto le periferie e mi hanno affascinato (…); i segni lasciati dalle scarpe di chi non ha percorso che quelle strade, gli odori sgradevoli del sottoscala e del piscio di cane, il vociare sgraziato di bambine già troppo donne (…), immagini che hanno trovato un posto nella mia memoria, e che altri film e altri libri non fanno che confermare. Eppure … la tua poesia dà una luce nuova, cruda ma tenera, a questo vivere“, commento di buba76 in ozoz.it.

Torino, Mirafiori sud, case popolari di via Artom

“Le donne di Mortizza (lungo il grande fiume, zona golenale)”

“una mattina mi son svegliato, o bella ciao … ed ho visto le donne di Mortizza con gli occhi della tua apprezzata poesia”, Alessandro Maria Jetti in scrivi.com
Le donne di Mortizza
paese ombra tra zanzare del Po
la bassa spoglia, la bassa povera,
la bassa contadina, la bassa pescaiola,
la bassa del treno che fa la punta
alla coda di anitre, galline
e siluri coi baffi.

Le donne di Mortizza
alla festa della mietitrebbia
omaggiano il potente
riveriscono il potente
applaudono il potente
ma la mano rossa
esce dal coro
lancia
l’ordigno esplosivo
consuma
il riscatto proletario.

Cade il potente
le donne di Mortizza nascondono
la mano
sotto la larga gonna
ricamata di fiori.

Lirica pubblicata in “E’ severamente proibito servirsi della toilette durante le fermate in stazione – Canti di lotta, di esistenza, di resistenza – Raccolta di canzoni, ballate, poesie” (cap. 3 ‘Il sociale‘) di Claudio Arzani, Vicolo del Pavone editore, 2005

l’aria di una ballata, di quelle che una volta si cantavano in coro nei cortei“, LunaBlues da Milano in scrivi.com

molto interessante questa tua opera. Mi piace moltissimo la prima strofa che descrive così bene il paesaggio, il mondo rurale dove si svolge la festa e dove, nella seconda strofa, accade il fattaccio. L’attentato rosso al potente di turno. Mi ricorda Guccini, la locomotiva, canzone da me molto amata“, Antonietta in scrivendo.it

“molto evocativa questa tua poesia, di un ambiente, di uno stato d’animo, di un disagio sociale che esplode nel mezzo del rito celebrativo. Il racconto di una rivolta che raggiunge il suo apice nella stupenda immagine finale”, Pietro1965 in scrivendo.it

“Al banco del pesce sul mercato ho incontrato quella donna che avevo perdutamente amato”

“é bello il linguaggio, bella l’ambientazione, a volte usi musicalità, a volte no e così non diventa una cantilena”, osserva da Carpi il_corvo in ozoz.it
Ieri per caso ho incontrato
al banco del pesce sul mercato
gli occhi di donna che in un passato
avevo profondamente
perdutamente amato.

Nell’ombra soffusa del sottoscala
in una notte di argentea luna
ci scambiammo eterno amore,
mentre il camino tiepido scaldava

“e semmai, semmai ci perderemo
(dichiarò del contado la madonna)
sposerò un vecchio pigro
e ricco Re
ma il mio cuore sarà sempre
per te”,

e mentre a quel tempo il Re attendeva
tra le musiche delle balalaike
d’incontrar la madonna degna del Rango,
io contadino i suoi baci assaporai.

Ieri ordunque per caso ho incontrato,
avvolti in regale superbo manto,
al banco del pesce sul mercato,
gli sguardi ammiccanti soffusi di lei

al banco del pesce sul mercato
gli occhi teneri della Regina
che in un lontano fremente passato
mi aveva intensamente profondamente amato

ma l’appassionata superba amante
del capanno laggiù fuoriporta
d’una notte di complice luna piena,
è ormai affettuosa consorte,

alla sua coorte non puol rinunciare
e la lontana ardente promessa
basta un lieve soffio di vento
per far risplendere l’oro del Re.

Vecchio, pigro ma ricco Re,
tenera, dolce e affettuosa Maestà,
ieri gli occhi che avevo amato
hanno incrociato i miei panni contadini,

parve invero nella complice penombra
tornasse la Regina madonna sinuosa
tenera sensuale suadente odalisca,
scivolando de’ spalle d’ermellino il manto

ma quella luce è durata un lampo:
ciò che un tempo irrefrenabile avvampò
consumando inarrestabile passione,
è null’altro che solo crusca.

“Suvvia, quel pescivendolo,
bando all’esitazione,
non v’è luogo d’inutili ciance,
la mi dia il miglior pescato

Il mio Re l’è là che ‘l m’aspetta”.

Lirica pubblicata in “E’ severamente proibito servirsi della toilette durante le fermate in stazione – Canti di lotta, di esistenza, di resistenza – Raccolta di canzoni, ballate, poesie” (cap. 2 ‘Parentesi amorose‘) di Claudio Arzani, Vicolo del Pavone editore, 2005

ho la sensazione di essere nella piazza dell’elefante a Catania. Lì abili burattinai narrano le gesta di Angelina e del feroce Aladino con un linguaggio dal forte accento locale ma affascinante e accattivante. Ecco, sì, trovo i tuoi versi affascinanti e accattivanti come la storia che narri: impalpabili emozioni, nate in un sottoscala e rinverdite al mercato del pesce“, parole di fiorderica (Luciana) in ozoz.it

“Al banco del pesce sul mercato” é stata tra i testi presentati a CastelSanGiovanni in un incontro poetico di tardo pomeriggio del luglio 2004 organizzato nella suggestiva cornice di Villa Braghieri sede della Biblioteca Comunale

“Incontenibile presenza, tua”

 E quando manchi io sono
io sono perso
nei sorrisi, in quell’allegria,
di facciata, di routine,
talvolta un po’ scomposta
ma con gli occhi spenti
– salvoché il ricordo della tua immagine
non attraversi un istante
lo spettro visivo della mia mente –
quell’allegria
di facciata, di routine,
stereotipata,
un po’ imbalsamata,
utile per passare il tempo
scandire le ore, i giorni
in attesa di sentire di nuovo
la luce, accendere gli occhi
di incontenibile
presenza,
tua.

Lirica pubblicata in “E’ severamente proibito servirsi della toilette durante le fermate in stazione – Canti di lotta, di esistenza, di resistenza – Raccolta di canzoni, ballate, poesie” (cap. 2 ‘Parentesi amorose‘) di Claudio Arzani, Vicolo del Pavone editore, 2005

molto interessante il tentativo di evocare un’immagine d’Amore nell’ambito d’una odiosa routine“, Massimo Guisso da Savona in scrivi.com

Davide Leocata

“Emozioni amorevoli in fase temporale iniziale di terzo millennio”

L’apice dell’amore, di John Everett Millais
Emozione é
la mano che trema
mentre la mente va dove dice il cuore,
il brivido che attraversa la pelle
materializzando la tua unghia
dell’indice, dipinta di fucsia
e i polpastrelli, di tutta la mano,
segnano in avvolgente balletto
solchi di suadenti carezze

emozione é
un istante di pausa mentale
ed un evanescente sorriso
sognante,
allentare il filo
lasciar scorrere il mondo
rileggere il tuo ultimo sms
mi manchi
rientrare nel mondo
riprendere il filo
per far scorrere il tempo

anche tu mi manchi.

Lirica pubblicata in “E’ severamente proibito servirsi della toilette durante le fermate in stazione – Canti di lotta, di esistenza, di resistenza – Raccolta di canzoni, ballate, poesie” (cap. 2 ‘Parentesi amorose‘) di Claudio Arzani, Vicolo del Pavone editore, 2005

Leggendo quest’emozione comprendo … gli altri diventano divino quando ci accolgono in un mondo d’amore“, parola di Marluna3001 in scrivi.com.

Passione, by MagicArtDiRamona

“Luci nel fondo valle” (dedicata alla tristezza interiore per ogni amore che finisce)

Luci nel fondo valle
fatui fuochi del tetro
sepolcro umano.


Laggiù è sepolto
un bagliore di luce
voluto per me
ma da altri afferrato.

Una tomba ai piedi della collina,
una tomba nel fondo valle,
ultima custode d'un amore
negato.


Oggi è primavera,
due farfalle variopinte si sono posate,
due farfalle variopinte sulla tomba
nel fondo valle
fanno l'amore.

Lirica pubblicata in “E’ severamente proibito servirsi della toilette durante le fermate in stazione – Canti di lotta, di esistenza, di resistenza – Raccolta di canzoni, ballate, poesie” (cap. 2 ‘Parentesi amorose‘) di Claudio Arzani, Vicolo del Pavone editore, 2005

In prima stesura nel 1979 da sponda destra della Val Trebbia, zona Castellaccio. Commento di Irene in scrivendo.it: “molto bella l’immagine dei fuochi fatui che aleggiano sulla pietra tombale di una speranza e un amore perduti“.

amanti