“Quella cosa”, lirica tra autoironia e nostalgia di Stefano Ghigna, scrittore e poeta in Val Perino

Gatto delle molecole d’amore, opera di Raphael Vavasseur
Giovinezza che sorridi
dietro all'angolo, radiosa,
mi ricordi il tempo bello
dell'amore e della sposa,
quando senza acciacchi e lardo
somigliavo al leopardo 
e solo a balzi camminavo
con gran pelo e la fierezza
che mi donavi, giovinezza.

Come mai sono caduto
in un tunnel sconosciuto
dove viaggio a cento all'ora
verso un porto che mi accora?

Giovinezza malandrina
dietro all'angolo sogghigni
e in gran festa mi respingi
dai tuoi floridi confini,
mi lasci privo d'ogni scorta,
con il cuore esacerbato,
con i denti traballanti
e una punta nel costato,
non t'accorgi che ho bisogno
di trovarti almeno in sogno?

Come mai sono finito
in questi giorni così scuri
e cammino per le strade
a lenti passi malsicuri
col bastone ed il cappello
anche quando il tempo è bello?

Mi lamento dei tuoi modi,
dei consigli: "Mangia brodi,
con formaggi solo molli
e carni anemiche di polli..."
Cerco invece, di nascosto,
la salvezza nell'arrosto.
Ma, purtroppo, mi è interdetta
quella cosa benedetta,
per cui invidia accendo a tratti
per l'estroso miagolio dei gatti
e provo rabbia e sconforto
se m'imbatto nel Mar Morto
o una carota attorno ai piatti
o una zucchina, corpi compatti !!
se penso a te che accendevi la miccia
alla bieca triste salsiccia.
Bieca Salsiccia … triste

“Due destini”, lirica di Catherine Calcagni La Rose, poetessa in Roma

Oil by Fernand Toussaint
Forse...
sarà stata solo
una primavera
forse una chimera
dei giorni migliori miei
forse solo un viaggio di ritorno
d'un biglietto unico per due
senza mèta e senza conto

Ma almeno sei qui ora
come un vento di passione
in poltrona seduto
con la tua debolezza disarmante
a battere silenzioso
il cuore in petto
io regina di cuori
al tuo cospetto

Anche se, a casa forse
tornerò mani vuote
poche briciole di parole
Anche se questo vuoto
mi perseguita
ma imbottiti i seni
del tuo respiro avrò
la tua essenza ricorderò
mentre t'imprigiono maledettamente
nella mente

E mentre l'aria fuori lentamente
si spoglia del polline
danza di tiglio il profumo tra le foglie
e pace sia...
a ricordare di te e di me
che chissà
là dove ci eravamo tanto amati
Chissà che non sia stata solo di noi
un avvolgente inebrio
d'Amore a primavera
Donna triste, oil on canvas

“Ho danzato contro la tua voce”, lirica di Catherine Calcagni La Rose, poetessa in Roma

oil on canvas by Mark Arian
Vivere nel limbo
dell'Amore
come annegare pian piano il cuore
nel veleno della passione...

Non è incertezza
neanche eternità
È un pensiero fisso nell'abisso
che ti strugge la realtà...

E rimango così
spalle nude in volo appese
al tuo pensiero mai tradito
mai offeso anche solo per un battito

Ho danzato contro il tuo silenzio
Ho danzato contro la tua voce
la tua assenza
librando a fatica anche poesia

In stallo ora frullo solo
il suono confuso del vento
con parte del cuore qui
e l'altra parte
in incognita destinazione...

“Dolce soffio di poesia”, lirica di Catherine Calcagni La Rose

Opera di Valery Vetshteyn

Spiegarti la parola
per dirti
quanto sei dentro me…
La denudai selvaggiamente
per farlo
gettato in mare
passato remoto
per vestirmi di te…
Spartito arpeggi                                                
d’infinite carezze
per addolcirne le attese
Ho pronunciato baciando
piccoli frulli di petali
sulle tue labbra
per accertarmi che eri tu…
Con la delicatezza di un alito poi
ho copiato le tue arie                                 
a bere vertiginosi sorsi d’estasi…
Nell’inconfortabile
l’inchiostro maggiore ho intinto
per fare salti di gioia
illudermi nel riso
ogni volta che fugace
sei stato al limite del tempo
quando in nessun mai
ho fantasticato sui nostri corpi
suicidando la mente
nei momenti eterei d’eternita’…
Spiegarti la parola
per dirti…
quanto sei dentro me…
In vertiginosa poesia
ho affondato lentamente le dune
fino a coprirti di sabbia dorata
dove amarti fino in fondo
é resistere alla tentazione
fino a punirmi
fino affondare nel tuo soul
ed uccidermi dolcemente dentro te 

Tutt’uno ora
è tutto più facile
senza doverti gridare finalmente
sempre solo in silenzio
quanto ti desidero
e quanto Ti Amo…

8 marzo: la donna è meraviglia e la mimosa la rappresenta

Mimosa, olio a spatola su tela di Paola Minissale

Perché si regala la mimosa alla festa della donna? Bisogna tornare al 1946, quando Teresa Mattei, Teresa Noce e Rita Montagnana ebbero l’idea di rendere la mimosa simbolo della festa. Una scelta che si deve ad alcune caratteristiche fisiche e simboliche del fiore. Le mimose sono economiche e quindi alla portata di tutti. Fioriscono già ad inizio di marzo e crescono anche su terreni difficili per cui ben rappresentano la capacità delle donne di affrontare e superare le difficoltà. Insomma questo fiore è perfetto per ricordare le battaglie sociali vinte e la forza che le donne hanno dimostrato e continuano a dimostrare nella battaglia per raggiungere finalmente la parità dei sessi. Dunque: la donna è meraviglia, le donne sono meravigliose e la mimosa è il fiore che le rappresenta.

Le più belle storie d’amore: Cyrano de Bergerac e Rossana (opera di Edmond Rostand)

Cyrano de Bergerac è un fenomenale spadaccino, uno spirito libero ed un poeta, ma porta nel bel mezzo della faccia un naso che lo “precede di un quarto d’ora ovunque vada” e gli impedisce “persino il sogno di essere amato da una donna brutta“. E’ innamorato, senza osare dirglielo, di Rossana, una ragazza di buona famiglia che ama l’intelligenza, lo spirito applicato alle schermaglie d’amore, i bei concetti e i versi. Rossana è insidiata dal Conte de Guiche che tenta in tutti i modi di convincerla a concedergli le sue grazie, ma è invece innamorata a sua volta del Barone Cristiano di Neuveillette bellissimo ma irrimediabilmente privo della raffinatezza che gli è indispensabile per conquistare la dama. Rossana convince Cyrano a diventare amico di Cristiano, anche se è l’ultima cosa che il nasuto spadaccino vorrebbe fare ma dopo una prima scaramuccia, Cyrano propone un patto: insieme, uno la bellezza, l’altro il genio, potranno conquistare Rossana.
L’affetto per la ragazza induce lo spadacino a dettare all’amico rivale le parole e le lettere che gli permettono di conquistare completamente il cuore di lei. Una sera, grazie ai versi teneri e vivaci che l’amico, nascosto al buio, fra gli alberi, gli suggerisce le parole che permettono a Cristiano di strappare finalmente un bacio alla ragazza:
Ma poi che cosa è un bacio? Un giuramento fatto
un poco più da presso, un più preciso patto,
una confessione che sigillar si vuole,
un apostrofo roseo messo tra le parole
t’amo; un segreto detto sulla bocca, un istante
d’infinito che ha il fruscio di un’ape tra le piante,
una comunione che ha gusto di fiore,
un mezzo per potersi respirare un po’ il cuore
e assaporarsi l’anima a fior di labbra!
 
Cyrano, rischiando a più riprese di tradirsi, convince Rossana che Cristiano è l’amore della sua vita, inducendola a sposare immediatamente il bel barone. Ma quella stessa sera il Conte de Guiche, per vendicarsi, spedisce entrambi al fronte, all’assedio di Arras.
Le lettere appassionate scritte da Cyrano per conto di Cristiano, ripagano Rossana dell’assenza del marito e redono il suo amore più profondo e spirituale; ora lei ama Cristiano  per la sua anima cioè ama Cyrano. Spinta dalla forza dei sentimenti che percepisce nei messaggi ricevuti, raggiunge il campo di Arras, ma proprio quel giorno Cristiano, che ha ormai capito che la donna è innamorata inconsapevolmente di Cyrano ed è deciso a confidarle la verità  viene colpito a morte. All’amico moribondo Cyrano sussurra che è il prescelto, e cerca a sua volta la morte nella battaglia finale mentre Rossana si dispera sull’ultima lettera macchiata del sangue di Cristiano e delle lacrime di Cyrano. Quest’ultimo, per rispetto verso l’amico mantiene il segreto e Rossana si ritira in convento. Per quindici anni Cyrano va a farle visita ogni sabato pomeriggio, portandole le notizie del mondo. Ma un sabato di settembre cade in un agguato in cui lo feriscono mortalmente; colto dal delirio dichiara involontariamente il suo lungo e inappagato amore a Rossana che, disperata, comprende di avere trovato e perduto l’uomo che amava che fra le sue braccia muore:
“L’anima mia mai non vi lasciò un secondo, colui che sopra tutti vi amò senza misura..”

“Scorrendo”, lirica di Catherine La Rose, poeta in Roma

Opera di Watchara Klakhakhai

L’unica certezza che ho
Di frugarmi l’anima
Quando sola bramo
e sospiro d’Amore
Mi sento libera
Libera di morire
e poi rinascere
E poi di nuovo morire
fino a sprofondare i sensi
nel cratere del naufragio
E poi di nuovo rinascere 
a lumeggio del gusto
Fino al tramonto dei miei 
coscienti pensieri
Senza inganno
Senza tradire a me stessa
Senza falsi specchi o piumeggi
Mani nude
nelle acque del piacere
Ad impazzire capovolta
su di te
E tu imprigionato follemente
in me
Ad ali spiegate della mia libertà…

Opera di Watchara Klakhakhai

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“T’odio perché t’amo”, lirica di Catherine La Rose, poeta in Roma

Opera di Pierre Roger, artista belga residente in Francia

T’odio
Perché t’Amo
Non perché è ruvido Il volo
per le tue braccia
Nemmeno per l’atterraggio
Che non resta mai invano
Ma perché fuori dal tramonto
La risacca ormai del canto
sfuma beffando
i nostri tuffi d’ancoraggio
Appena navigati
Nel profondo mare del piacere
E t’odio
Perché t’Amo
Perché ogni volta rinasco
ed ogni volta muoio
E t’odio perchè t’Amo
perchè piango
piango
piango
e piango di gioia…

Nel boschetto della fantasia di Gianna Batistoni da Firenze: Biancaneve, fedifraga, in vacanza in Patagonia tradì i sette nani

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Biancaneve, di Gianna Batistoni (Brigatta) da Firenze
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Testimoni oculari raccontano delle lacrime di Cucciolo, fuggito disperato tra le colline di Toscana e correndo correndo senza fermarsi mai, incespicando nel saio, rialzandosi e ancora correndo salì tra i monti dell’appennino tosco-romagnolo, su su fino al Monte Falterona ove ancor oggi piange e versa le più calde lacrime d’amore perduto. Da tante lacrime, narra la leggenda, ne cantano l’istoria i menestrelli, nasce nel comun di Stia quel fiume d’acque chiare di sapor che par leggermente di sale, l’Arno che sinuoso lento corre verso valle. Bagnano l’acque dolenti le rive aretine, le sponde d’Empoli, salutano gli amanti di Pontedera e i pescatori in riposo all’ombra dei ponti di Pisa. Ma, si mormora nell’osterie e nelle piazzette alberate nelle sere toscane all’imbrunire, par che una goccia del cuor di Cucciolo, una lacrima d’amor che non dimentica,  arrivata a sfociare nel mar ligure sia salita sul bastimento dei migranti, la prua rivolta alle porte d’Ercole, all’immenso oceano, rotta per l’Argentina, terra di Patagonia, Terra del Fuoco, là ove vivono quei sette pinguini, i pinguini Re che per ora il cuor han fatto loro della dolce principessa, la bella Biancaneve, inafferrabile farfalla in volo dai mille splendenti colori che nessuno può pensar di possedere in via esclusiva. La lacrima, assicurano i cantastorie cullando l’anime sognanti di teneri ma contrastati amori negati, diverrà uno splendido azzurro gioiello ad adornare per l’eternità il collo della principessa mai dimenticata e la seguirà nei voli di fiore in fiore, laggiù nelle terre d’oltre il mar.
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Un saluto di cuor battente
ad una bellissima principessa lontana,
Maria Florencia de Buenos Aires,
tra i pinguini Re
nelle terre d’oltre il mar
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