“Fate in Blu, Fate Infermiere”, una storia ricca di pathos e, per fortuna, di ethos. Così commentava Alessandro Pavese

In realtà sono passati alcuni mesi, da quando Alessandro (che oggi vive a Fiorenzuola) mi scriveva questa nota a seguito dell’acquisto e della lettura di “Fate in Blu, Fate Infermiere – Covid, post Covid, long Covid, Diario di giorni resistenti”. Per poi ripromettersi di leggere il precedente “Nelle fauci degl’Agnelli” che poi non so se abbia letto ma è bastata l’intenzione espressa per spingermi a un dovuto ringraziamento. Fermo restando, caro Alessandro, che ti consiglierei di leggere anche “Il soffio del vento – Da Chernobyl a Caorso trent’anni dopo”, ulteriore fondamentale passaggio del mio ‘vivere politica e partecipazione’. Ciao, a presto, alla prossima presentazione, a ottobre alla Romagnosi.

Caro Claudio, Mi chiamo Alessandro Pavese e ci siamo incontrati alla tua presentazione di Fate blu, alla Postumia, avevo appena conosciuto Francesco Bonomini. Ho letto il tuo libro quasi d’un fiato (diciamo in 3 sessioni) , devo dire che mi ha sorpreso positivamente: scrivere di un’esperienza così dura (all’incontro in libreria era difficile per me immaginare un calvario simile, il tuo, (seppur le poesie, nella loro essenzialità, raccontarono bene il terrore per l’Altr-ove) senza indugiare su dolore, sofferenza e paura in senso classico, un esercizio complesso il tuo, su te stesso: la tua attitudine di consumato cronista, nel raccontare questo “problema” ha centrato il taglio da dare a questa storia e l’ha resa, dal punto di vista narrativo, scorrevole ma densa di pathos, e anche di ethos, per fortuna. Ho ritrovato nel testo i 3 riferimenti a Francesco Bonomini ed ho altresì capito il perché del numero da circo di Bonzo sulla sedia anche alla Postumia!

Cercherò di leggere le altre tue cose, forse partirò da quello sulla Fiat … mi piace il tuo modo di narrare: essendo io torinese, questo è un tema che mi sta a cuore, non sono ortodosso come te nel giudicare gli Agnelli, sicuramente sono stati dei “reali”, antesignani e posatori in opera del capitalismo de facto. Pensa che nell’80 facevo prima superiore a Torino e il 2 e 4^ giorno eravamo in sciopero contro i licenziamenti fiat, la marcia dei 40mila …

Provengo da una famiglia langarola, i miei emigrarono a TO nel ’59, erano contadini con poche opportunità e senza una cascina di proprietà … mai l’avrebbero detto che le Langhe e il cuneese in generale avrebbero soppiantato la Brianza nel ranking del reddito medio pro-capite nazionale. Famiglia, ti dicevo, con 2 partigiani, profondamente intrisa di ateismo e anticlericalismo, sono stato naturalmente influenzato da questo ambiente, poi la città era proletaria per antonomasia. Credo di avere una decina di anni in meno di te, sono un ’66, mio fratello maggiore, un ’58, è stato in Lotta Continua fino ai 18 anni per poi passare a Lotta Comunista, ove “opera” ancora adesso che è in pensione, è tutta la vita che passa al circolo di Via Bardonecchia e non so quanti giornali abbia venduto door-to-door …

Sono sempre stato critico con lui, sugli obiettivi dei loro studi, … devo dirti che forse alla fine aveva ragione mio fratello, prima o poi una nuova rivoluzione violenta ci sarà… Mi sono sentito di raccontarti queste ultime cose perché il tuo libro mi ha indotto riflessioni anche su questa parte della tua vita/professione. Rinnovo i miei complimenti per il tuo libro, non sono in grado di scrivere decenti recensioni (solo di dischi !!!) e Francesco aveva ragione, la tua esperienza è importante e questo libro è da leggere, covid a parte, perché è paradigmatico di un qualsiasi evento come quello e di quello che l’uomo vive in quel frangente. Ti saluto calorosamente, un saluto a tua moglie Dalila, a presto

Alessandro Pavese

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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