“Sembrava che la sconfitta del padronato fosse nei fatti, nella logica della politica. Ma non era così: gli Agnelli erano lupi e gli operai… licenziati”, cronaca della presentazione di ‘Nelle fauci degl’Agnelli’ a Gragnano Trebbiense il 28 ottobre

Le presentazioni dei miei libri sono sempre un’incognita: quanti accetteranno l’invito? Quella ragazza compagna di studi alle superiori, ormai nonna, presente alla serata del 2016 dedicata al libro sul disastro nucleare di Chernobyl, sarà in sala anche stasera (come io spero)? Certo su almeno due presenti suppongo si possa far conto ma allora, posso sperare di vendere almeno una copia del libro? Alla serata del 2016 nella saletta della biblioteca comunale, quando si parlava del disastro di Chernobyl e dell’arrivo della nube radioattiva nei cieli della nostra pianura, erano presenti anche amici da Piacenza e da Borgonovo: saranno interessati al nuovo libro che innanzitutto parla dei licenziamenti di lavoratori della Fiat le cui maestranze dalle 130mila unità degli anni ’80 si sono ridotte a meno di 50mila? Queste le incognite mentre con Dalila ci siamo avviati con la sua Panda per raggiungere Gragnano Trebbiense, ospiti della biblioteca comunale ma, in questo caso, per una serata che per motivi di sicurezza anti epidemia doveva svolgersi nel più ampio salone del consiglio comunale dove le due persone presenti si sarebbero praticamente ‘perse‘ in un grande vuoto spaziale. Bene, siamo arrivati e abbiamo trovato 6 persone ad attenderci, Guglielmo Gobbi – già collega in Ausl – in primis. Inevitabile l’abbraccio, quattro chiacchiere, il ricordo di Fausto che non ce l’ha fatta e ci ha preceduti nell’Altr/Ove. Poi Guglielmo ha salutato, lo aspettavano le nipotine perché assolvesse al suo ruolo di nonno. Nessuna traccia invece di Cesarina, la ragazza compagna ai tempi della scuola oggi nonna a sua volta: una storia che si ripete, un incontro sfumato allora, un incontro anche oggi negato ancora. Come nessuna traccia degli amici di Piacenza e Borgonovo o degli invitati di Castel San Giovanni. Dunque, salutato Guglielmo, sono rimasti 5 i presenti, ma ecco arrivare Antonio Mosti (relatore compartecipe della serata) e con lui una coppia, due suoi amici addirittura da Ziano, trascorsi nel Movimento Studentesco prima e in Lotta Continua poi. E arriva il Sindaco, Patrizia Calza che, oltre al resto, ha caratterizzato i suoi ormai quasi dieci anni di mandato per la grande attenzione agli eventi culturali e letterari con lo sviluppo e il sostegno alla biblioteca.

Mi domando: ma quando si arriverà a nuove elezioni senza che lei possa essere rieletta, avrò ancora inviti per presentare i miei libri a Gragnano? Perché, da modesto scrittorucolo di provincia, contano moltissimo le conoscenze e la sensibilità e la conoscenza del Sindaco sono fondamentali (fermo restando nel caso di Gragnano il ruolo di Elisabetta Pallavicini, bibliotecaria). Non a caso la mancata conferma alla recentissima tornata elettorale del Sindaco di Gropparello, Claudio Ghittoni, ha vanificato le previsioni e le speranze di una serata ottobrina in Val Vezzeno. Come del resto sembra sfumata anche l’iniziativa ipotizzata prima delle elezioni amministrative a Fiorenzuola: la conferma del Sindaco di centrodestra – che in questo caso non conosco – ha fatto svanire i miei contatti tutti schierati col centrosinistra. Del resto inutile non evidenziare che i miei libri sono caratterizzati, fanno scelte e le scelte stanno ora da una parte ora dall’altra. Proprio come la politica. Mente chi sostiene che destra e sinistra non esistono più. Certo che esistono. Per esempio come racconta il mio libro, “gli Agnelli – i padroni – sono lupi e gli operai… licenziati”. Magari se si vuole si possono cambiare i termini, parlare di progressisti e di conservatori ma le differenze esistono eccome e chi grazie al voto degli elettori vince la temporanea gestione delle strutture, dei cartelloni, delle scelte della cosa pubblica, sceglie. Se, per esempio, sacrificare terreno agricolo a favore di capannoni per attività logistica con aumento del traffico pesante di camion e relativo inquinamento oppure privilegiare ambiente, verde, produzione agricola rischiando però di perdere opportunità di lavoro e benefici economici grazie agli oneri urbanistici a carico dell’eventuale impresa privata autorizzata. Ma non divaghiamo: saluto gli intervenuti – che nel frattempo sono saliti a 10, letteralmente un successo – e passo la parola a Dalila che, secondo uno schema tradizionale delle mie serate ma inconsueto per quanto a “Nelle fauci degl’Agnelli” (è la prima volta) legge una poesia dedicata agli anni del riflusso, ‘In fine di un mito – (bussavano alla porta gli anni Novanta)’ -. Una caratteristica tipica dei miei libri che appunto raccolgono racconti e ricordi poetici in versi e in prosa. Soprattutto, per quanto ai racconti in versi, capaci di stupire gli ascoltatori di regola abituati ad opere differenziate, appunto o in prosa oppure in versi e soprattutto per quanto alle poesie, difficilmente ispirate da e a temi sociali. “Una sera modenese / sul colle col vento in faccia / Rolling Stones a manetta / a sorridere di questo mondo // della tristezza e dell’ordine / dell’obbedienza e dei limiti / del buon senso e del quieto / prigionia del cartellino /…“.

Ed ecco la parola ad Antonio che parla di Rosa Luxemburg, dei suoi valori, del suo essere eretica – rispetto alle teorizzazioni leniniste di accentramento del potere in un Partito di pochi intellettuali oltreché rispetto alle logiche di dittatura del proletariato in realtà da lei identificata con la dittatura del predetto Partito – e rivoluzionaria in una Germania che conosceva la violenza delle prime bande armate naziste. Il mio libro non parla della Luxemburg ma, come sostiene Antonio, di fatto rimanda ai valori delle teorizzazioni di Rosa e, non a caso, in quei lontani anni settanta, quando insieme credevamo nell’alternativa di sinistra, nel governo dei lavoratori che doveva cambiare in senso progressista la società nella quale viviamo, non a caso – ha ricordato Antonio – ci organizzammo in un “Nucleo socialista Rosa Luxemburg” facendo riferimento ai valori del socialismo libertario. A seguire, proseguendo nella cronaca della serata, ecco poi il mio turno per raccontare le storie vissute dalla nostra generazione e delle speranze nel sorgere del Sol dell’Avvenire, speranze naufragate con l’omicidio di Aldo Moro, con il fallimento del lungo sciopero sindacale del 1980 contro la decisione della Fiat di procedere a migliaia di licenziamenti, con l’avvento del riflusso e del Berlusconismo fino alla cancellazione di parte dello Statuto dei Lavoratori e alla possibilità dell’imprenditore di licenziare dalla sera alla mattina anche solo mediante un whatsapp. Per arrivare alle valutazioni del presente, alle speranze per il futuro e qui i presenti si sono fatti protagonisti. Parlando, attraverso esperienze personali, dei sogni vissuti dalla nostra generazione e delle delusioni, con chi sosteneva di non capire i giovani estranei alla partecipazione chiusi in un mondo fatto di social e chi invece ha sostenuto che facebook è nelle mani degli anziani, dai cinquantenni in su (ipotesi che, in base alla mia esperienza e dei miei oltre 2600 contatti, ho confermato). Si è parlato dell’ambientalismo di Greta, del grido d’allarme per il cambiamento climatico ma poi della mancanza di concretizzazione nelle proteste dei giovani: sono stati tanti poche settimane fa ad aderire allo sciopero studentesco indetto a Piacenza da Friday for future ma quanti di quei ragazzi piacentini saranno presenti alla manifestazione del prossimo sabato 6 novembre contro il progetto di ampliamento della logistica a Gossolengo? Chi di loro sa del progetto approvato dal Comune di Monticelli di sacrificio di oltre 2milioni di mq di suolo attualmente destinato alla coltivazione? Ma non solo analisi critiche: si è parlato di crescita nella tutela della salute, dell’opportunità della vaccinazione contro l’epidemia contrapponendola all’egoismo individualista dei no vax che pone a rischio la loro salute e quella della collettività fermo restando che l’uomo é un animale solitario e quindi egoista: possiamo piantare tante piante in più ma se poi questo disturba il proprietario del terreno possiamo aspettarci venga tagliata nottetempo o che, più semplicemente, alla pianta venga negata l’acqua che è vita. Così una serata ricca di spunti, di riflessioni, di confronto, ha superato le 23 e, per tutti è giunta l’ora del ritorno a casa. Compreso lo scrittorucolo di provincia decisamente soddisfatto, compresa Dalila leggermente contrariata per una caduta di voce (della quale nessuno s’è accorto) alla seconda poesia sulle tre lette, compreso Antonio che si è definito (esagerato!) onorato dell’invito “da parte di Claudio che è un poeta“. A proposito: a parte l’emozione e la gratitudine per un simile apprezzamento, ricordo quando nel 2004 vinsi un importante premio di poesia a Napoli Secondigliano con una lirica contro le guerre (era il tempo di Nassyria e dei nostri soldati uccisi). Qualche mese dopo venne stampata un’antologia con le poesie partecipanti alla selezione ed io la presentai alla Libreria Fahrenheit dell’amica Sonia Galli, allora in piazza Duomo. Era una delle mie primissime presentazioni pubbliche e i presenti anche allora non superavano i 10 (però in città e per un modesto scrittorucolo poetante alle prime esperienze fu un successo). Tra questi c’era Antonio. Un amico e un compagno. Grazie al quale s’è vissuta una bellissima serata di presentazione del mio ultimo libro, l’ottavo della serie, “Nelle fauci degl’AgnelliCronache in versi e in prosa dell’incontro con un Re, Sua Maestà il ’68. A seguire le ballate del ’77, le storie dei Quadri Fiat al servizio del padrone, il far di conto con i miti che si rivelano di seconda mano“. Bye, bye, Gragnano, bye bye, my friends.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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