“Quasi trent’anni di attività per Edizioni Pontegobbo”, l’intervista a Daniela Gentili di Paola Torretta dal suo blog (con in premessa i miei due libri editi con la Pontegobbo e il rapporto con Bruna Boccaccia, fondatrice della casa editrice)

Daniela Gentili, titolare delle edizioni Pontegobbo dal 2011

LA PREMESSA DI ARZYNCAMPO (CLAUDIO ARZANI)

(ndr) Con edizioni Pontegobbo ho pubblicato due libri, uno sul problema nucleare (“Il soffio del vento” dedicato in primo luogo all’incidente nella centrale di Chernobyl nel 1986), il secondo sul tema del lavoro (“Nelle fauci degl’Agnelli”, esperienza di formazione prima e lavoro poi con l’Impero Fiat negli anni ’80, gli anni della sconfitta sindacale e dei licenziamenti). Per quanto al primo ho avuto il piacere di confrontarmi con l’allora fondatrice delle edizioni Pontegobbo, Bruna Boccaccia (che purtroppo ci ha lasciati poco più di un anno fa). Aveva dichiarato interesse per il testo ricevuto a titolo di proposta di pubblicazione, testo che, dopo alcuni buoni riconoscimenti in premi letterari aveva però già ottenuto tre dinieghi da casa editrici nazionali. Bruna dunque proponeva un incontro in un bar a Bobbio dove sono andato col cuore in gola. Avevo già pubblicato tre libri, un saggio sulle droghe e due raccolte poetiche, sempre pagandone la stampa all’editore-tipografo (La Nazionale editrice e Vicolo del Pavone di Piacenza, in tutti i casi con stampa di 300 copie). La signora che dunque incontrai nella Bobbio di San Colombano e del ponte gobbo, aveva i capelli bianchi e un sorriso dolce. Dichiarò l’interesse alla pubblicazione salvo darmi indicazioni sulle modifiche correttive e sulle integrazioni che riteneva opportune. Il racconto in realtà si limitava a quel 1° maggio 1986 quando la nube radioattiva da Chernobyl è arrivata nel cielo della nostra pianura padana ed io, ignaro del fatto, casualmente mi trovavo a due passi dalla centrale nucleare di Caorso. Bruna suggerì di integrarlo con un confronto appunto con le vicende della centrale caorsana, in pratica da brava ex insegnante mi ha “preso per mano” e così lentamente grazie a lei il libro è cresciuto diventando riferimento per un momento storico della nostra vita e della nostra civiltà sia pure con prevalenza di una ridotta ottica limitata al mio ambito territoriale. Pubblicare l’intervista con protagonista la figlia Daniela (con la quale ho poi avuto il confronto che portò alla pubblicazione del secondo libro) mi sembra pertanto un dovuto omaggio alla professoressa Bruna Boccaccia che, esaurita l’esperienza scolastica, ha saputo inventarsi editrice realizzando la “Pontegobbo edizioni”, una realtà indipendente a dimensione locale che tuttavia nel tempo ha saputo crearsi una credibilità ed uno spazio ultra regionale e di fatto nazionale. Dunque, buona lettura dell’incontro da parte di Paola Torretta (clicca qui per collegarti col suo blog) con Daniela Gentili ricordando comunque che i miei libri e in particolare appunto “Il soffio del vento – Da Chernobyl a Caorso trent’anni dopo” sono sempre disponibili o comunque possono essere richiesti presso le librerie Fahrenheit di via Legnano e Internazionale Romagnosi oltreché nei siti letterari di vendita online.

Quasi trent’anni di attività per Edizioni Pontegobbo. L’intervista a Daniela Gentili a cura di Paola Torretta

A volte erroneamente penso di dover andare lontano per scoprire delle cose belle che riguardano i libri e non mi rendo conto che vicino a me esistono delle realtà interessanti a tal punto da definire eroiche. Nel mese di agosto sono stata invitata a “La settimana della Letteratura” a Bobbio per presentare il libro di Elena Salem Storia segreta di Angelica Li edito da Delos Digital. L’evento, che si tiene dal 2010, è organizzato dalla Casa Editrice Pontegobbo in collaborazione con il comune di Bobbio ed è sostenuto da partenrs importanti come la Nordmeccanica Group e la Fondazione di Piacenza e Vigevano. Grazie a questo incontro ho conosciuto Daniela Gentili che è oggi la titolare delle Edizioni Pontegobbo. Le Edizioni Pontegobbo portano il nome del ponte che si trova a Bobbio, un bellissimo borgo della provincia di Piacenza, diventato felicemente famoso per il festival del cinema fondato da Marco Bellocchio, festival  che ogni anno in agosto attira registi e attori nazionali e internazionali.

Bobbio, Ponte Vecchio o Ponte Gobbo anche detto Ponte del Diavolo

Chiedo subito a Daniela di tracciarmi un profilo di Bruna Boccaccia, la fondatrice delle Edizioni Pontegobbo, evidenziando quali siano stati i motivi che l’hanno spinta a realizzare questa impresa.

Mia mamma Bruna è l’ideatrice e fondatrice delle Edizioni Pontegobbo, piccola ma avviata casa editrice in attività da quasi tre decenni. Nel 2024, infatti, festeggeremo un importante traguardo: 30 anni di attività! Mia mamma, che purtroppo è mancata prematuramente un anno fa, era insegnante di lettere, giornalista pubblicista e curava l’apparato didattico per testi della Bruno Mondadori. Il mondo dell’editoria l’ha da sempre affascinata e così, potendo andare in pensione ancora giovane e archiviata la carriera scolastica, ha deciso coraggiosamente di avviare una casa editrice tutta sua. Il nome e il logo che ha scelto sono identificativi del luogo dove è nata. Bobbio, città d’arte, è uno dei Borghi più belli d’Italia perché ha sempre sentito molto forte il legame con il territorio. La prima collana editoriale è stata infatti “Itinerari di Natura e d’Arte”, dedicata alle bellezze delle vallate piacentine e non solo. Si tratta di guide, complete dal punto divista geologico, architettonico e storico, corredate da numerose foto a colori,mappe e cartine e dagli itinerari escursionistici. L’intento è quello di valorizzare e far conoscere la geografia del vicino, perché spesso siamo spinti a visitare luoghi lontani e invece conosciamo poco le realtà locali, altrettanto ricche di bellezze e fascino. Io all’epoca, nel 1994, studiavo ancora (ho fatto studi classici), ma essendo fin da piccola amante della lettura e dei libri  l’ho seguita con entusiasmo in questa sua attività imprenditoriale, affiancandola spesso, ad esempio alle mostre librarie, leggendo e valutando insieme le proposte che man mano arrivavano. Infatti, nel giro di poco tempo, hanno cominciato ad arrivare proposte di narrativa e saggistica e da lì sono nate le altre collane. Inizialmente mi sono occupata della grafica delle nostre pubblicazioni e delle pubbliche relazioni (contatti con gli autori, distributori e presentazioni di libri). Poi ho ampliato la mia attività sempre di più fino ad arrivare ad assumerne la titolarità nel 2001, ben ventidue anni fa.

Daniela Gentili e la mamma, Bruna Boccaccia, fondatrice delle edizioni Pontegobbo

La scelta di avere uno staff completamente femminile è una scelta precisa o una casualità?

Forse inizialmente è stata una casualità, ma poi è diventata una scelta vera e propria. Avere uno staff al femminile è un valore aggiunto. Oltre a me e mia mamma negli anni abbiamo avuto preziose collaboratrici: Elisabetta, Chiara e Valeria; queste ultime due sono ancora oggi con noi.

Quali sono le collane che le Edizioni Pontegobbo pubblicano?

La produzione è varia. Come dicevamo, la prima collana nata èstata “Itinerari di Natura e d’Arte”, cui hanno fatto seguito gli “Itinerari narrativi”. Poi è nata la collana “I girasoli” sulla storia del Novecento, “Tinte forti” raccoglie gialli e noir, “Sport e dintorni”, “Vite celebri… e non” che raccoglie biografie e l’ultima nata “I viaggiatori”, in cui rientrano reportages di viaggi.

Oggi possiamo affermare che le Edizioni Pontegobbo sono cresciute e sono diventate una realtà nazionale. Come è avvenuto questo processo e quali difficoltà hai dovuto e devi affrontare?

Ad oggi, con oltre 200 titoli pubblicati, la nostra casa editrice è l’unica casa editrice piacentina che ha la distribuzione nazionale e all’estero. E’ questo che ci ha reso una realtà non soltanto locale; avere un distributore su tutto il territorio (prima avevamo quelli regionali, ma non coprivamo tutte le regioni) è un traguardo e un passaggio fondamentale per uscire dalla provincia. Il distributore ti cerca quando i libri pubblicati sono di qualità e vengono richiesti, sono vendibili. Purtroppo devo anche dire che le percentuali richieste (e qui mi allaccio alle difficoltà alle quali fai riferimento) sono davvero altissime e se si considerano le spedizioni e i diritti da versare agli autori poco o niente resta all’editore. Però, come ho detto, avere una distribuzione nazionale e internazionale è un traguardo importante. Per avere margini di guadagno dobbiamo puntare su altro, come le vendite dei libri alle presentazioni e quindi è indispensabile organizzarne tante, anche per rendere il titolo pubblicato più conosciuto, oppure vendere on line direttamente sul nostro sito che ha l’ecommerce. Voglio sottolineare che noi siamo editori puri, non tipografi o librai che pubblicano anche libri e, cosa molto importante, noi investiamo sulle opere in cui crediamo in termini di lavoro e risorse economiche, non chiediamo infatti alcun contributo agli autori per la pubblicazione e non obblighiamo all’acquisto di copie, come invece molti fanno. Questo però richiede un investimento notevole con anche un margine di rischio.  Altre difficoltà non mancano: non c’è ad esempio una politica di sostegno all’editoria da parte del governo o delle regioni in molti sensi, come ad esempio fornire incentivi alla partecipazione alle fiere librarie (da sempre molto costose). Inoltre non c’è una tariffa agevolata sulle spedizioni (c’era circa quindici anni fa, poi inspiegabilmente è stata tolta). Inoltre le grandi catene di librerie sono poco attente alle realtà minori, un’attenzione che invece riservano le librerie indipendenti, che però ormai stanno diventando una rarità, perché schiacciate dalla massificazione e spesso chiudono. Invece sono presidi culturali indispensabili. Voglio aggiungere, con una punta di orgoglio, che grazie al nostro distributore per l’estero, Casalini libri di Fiesole, che ci segue da tanti anni, alcune nostre pubblicazioni sono presenti nelle biblioteche e negli atenei più prestigiosi: New York University, Columbia, Harvard, Berkeley, solo per citarne alcuni.

Il logo della casa editrice attualmente con sede a Modena

Quali sono le sfide del prossimo futuro?

Le sfide sono puntare, come sempre, sulla qualità più che sulla quantità delle pubblicazioni e seguirle poi nel loro percorso, perché il viaggio di un libro non termina una volta che è stato pubblicato, quello è solo l’inizio. Come dicevo occorre organizzare varie presentazioni, reading, partecipare con le nostre novità alle mostre librarie. Ad esempio, sono contenta di partecipare quest’anno alla prima edizione del festival “Alta Voce” Teaser Edition Piacenza, il 21 e 22 ottobre organizzato dalla Cooperativa Infrangibile, festival che vuole dare voce e spazio all’editoria indipendente. Un’altra sfida, in cui credo molto, è continuare a organizzare “La Settimana della Letteratura” in estate a Bobbio, un festival letterario che nel 2024 giungerà alla IV edizione, aggiungendo ogni anno qualcosa, creando eventi e proposte di qualità che richiamino un pubblico sempre più numeroso.

Ringrazio Daniela per la sua cortese disponibilità. Continuerò a seguire il lavoro delle Edizioni Pontegobbo con grande interesse.

Alla prossima lettura

Paola

La prossima occasione di incontro con la Pontegobbo edizioni, 21 e 22 ottobre alla Cooperativa Popolare Infrangibile 1946, in via Alessandria 16 a Piacenza

“Il bar del Gianni”: il prossimo libro con i racconti della Mara Depini da preordinare senza se e senza ma

Ci sono persone che non possiamo dimenticare, che non invecchiano, che continuano a vivere anche se non ci sono più, tali e quali a come le ricordiamo.
Ci sono luoghi che non sono mai cambiati, nel nostro cuore, nella nostra mente, nei nostri sentimenti.
E ci sono momenti della nostra vita che sono passati in un soffio, ma sono ancora vividi e reali, seppure in un’altra dimensione.
C’è un paese, il mio paese.
Vi sono nata, vi sono cresciuta, me ne sono andata quando mi sono sposata.
Oggi è irriconoscibile, ma nella mia mente è sempre uguale.
Il bar del Gianni, la merceria, i giardini pubblici, la farmacia.
Le persone sono inventate, ma è come se fossero quelle che ho conosciuto.
Le storie sono inventate, ma avrebbero potuto essere vere.
Gli anni Sessanta, ero bambina, ne ho nostalgia.
Racconto del mio paese, quello di una volta, che in me non è mai cambiato.
Vi strapperò un sorriso e forse anche un sospiro di rimpianto.

Carpaneto piacentino, il paese del bar del Gianni

Perché ho scritto questo libro?

Il paese in cui sono nata, Carpaneto, da cui manco da trent’anni, a cinquanta chilometri da dove abito ora. Il bar del Gianni, dove la nostalgia trasporta i miei pensieri.
Perché non scrivere qualcosa che appartiene al mio passato, ma che a volte è più vivo e presente che mai? Erano i mitici anni Sessanta, c’era voglia di fare, di creare un futuro, di lavorare. C’era cameratismo, forse ci si voleva più bene. Forse ammantiamo i ricordi di buoni sentimenti, travisando la realtà. Mi sono raccontata una storia.

Il bar del Gianni. Esiste veramente. A Carpaneto. Erano i mitici anni 60. Riviviamoli con Mara. Giovedì 11 ottobre, ore 17.30 è partita la campagna di crowdfinding. Potrete averlo sia in cartaceo che digitale.

Il libro di Mara può essere prenotato in pre-ordine (con uscita a luglio 2019) collegandosi al link https://bookabook.it/libri/bar-del-gianni/ al costo di € 10,00. Obiettivo minimo 250 pre-ordini entro i prossimi 99 giorni (diciamo entro il 20 gennaio prossimo, una ottima occasione per sè e per magari un bel regalo natalizio ad amici e parenti che possono conoscere le storie e le atmosfere di ‘quel’ paese della bassa contadina d’anni fa).

A dodici anni mi chiesi quanto fosse difficile scrivere un libro. Pensai che non lo avrei mai saputo fino a che io stessa non lo avessi fatto. Così nacque il mio primo “libro”. Da lì in poi non ho più smesso di scrivere. Felicemente sposata con Lorenzo da trent’anni, madre orgogliosa di Luca da 21, mi divido tra la scrittura, la lettura, i viaggi, l’arte e tanto altro. Premiata da Garinei nel 1996, da Sgarbi nel 1999, ho vinto altri premi, di cui sono orgogliosa. Nel tempo libero dal lavoro cerco di vivere appieno la vita, dalla quale poi traggo gli spunti per le mie storie.

“Oltre il buio il destino”: romanzo di Emanuela Arlotta, recensione a cura di Patrizia Palese

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Il primo contatto con un libro lo si ha dalla copertina, ma se poi leggendo la storia l’intreccio ti delude o anche ti lascia un sapore asprigno, allora quella copertina ti sembra quasi uno sberleffo.
Non così per il nuovo libro OLTRE IL BUIO IL DESTINO di Emanuela Arlotta.
Quella ragazza racchiusa in se stessa, senza colori, senza uno sguardo da ragazza che vediamo, racchiude tutto ciò che si leggerà, perché Sophie è una ragazza apparentemente normale, anzi per dire meglio, una ragazza di oggi, una giovane donna che non vuole dare soluzioni epocali ai problemi del mondo, ma solo vivere in una realtà fatta di piccole cose, in un mondo che sembra non avere troppi colori, un mondo che però è fatto di persone che non sembrano rendersi conto di quanto lei, in quel piccolo monolocale con le sue poesie, i suoi ricordi, i suoi sogni infranti, convive senza troppe illusioni.
Una donna che ancora non sa di esserlo, che accetta gli schiaffi che la vita le ha dato sentendosi responsabile di quasi tutto…ho scritto quasi, perché quel tutto, ciò che credeva migliore di lei, a cominciare da Marina, la titolare del negozio dove lavora come commessa, improvvisamente, per un banale incidente stradale mostra un altro aspetto…quel tutto cambia, quel tutto diventa speculare rispetto a quello che Sophie credeva immutabile e quel tutto diventa possibile e reversibile.
Non è una passeggiata in una pianura soleggiata ingentilita da papaveri ed erbe odorose quella che farà la ragazza, tutt’altro, ma Sophie non tentenna…a volte si ferma, ma solo per riprendere fiato…ha paura Sophie, ha paura di tutto, ma lo scoprire che anche altri hanno le sue stesse paure e non cercano di vincerle come fa lei, la rende più forte e questo indipendentemente se al suo fianco ci sarà un amore, un genitore o un’amica.
La donna che è dentro Sophie viene alla luce dopo un buio che temporalmente potrebbe essere durato anche poco, ma quel buio dove lei era sprofondata non l’ha schiacciata…lei è fuori, in un futuro che è cresciuto perché sia lei che chi l’ha riconosciuta come una persona, vivranno insieme.
Non è un lieto fine, perché nulla finisce, ma da questo momento inizia la nuova vita di Sophie…non sarà sempre facile, non avrà sempre delle fantastiche soluzioni, ma sarà una vita da vivere.
Lo stile di Emanuela in questa storia, diventa più attento alle sfumature, si sofferma nel trasmettere anche solo un respiro affannoso e perché esso avviene, diventa più descrittivo senza però mai essere stucchevole.
Un nuovo modo di raccontare che per Emanuela non credo si fermerà a questo racconto lungo, o libro breve a secondo di come lo si vuole intendere; probabilmente ci saranno altre Sophie, Ivano, Marina e, perché no, anche Matteo…mai mettere limiti alla voglia di emozionare di una scrittrice come Emanuela Arlotta.
Patrizia Palese

“È già successo … di fare un enorme balzo all’indietro”, di Vittorio Melandri

Nel mezzo del libro di Bruno Arpaia che propongo in immagine, si legge la pagina che faccio seguire.

Se mai qualcuno pensi ancora che la “letteratura” non serva, e che per capire il mondo occorra andare alla Leopolda, o accaparrarsi i kit rimasti del “giovane forzista” quelli con il consiglio di non mangiare aglio, o leggere le felpe di Salvini, o il blog di Grillo, o magari abbeverarsi alla prosa di Bertinotti, alla narrazione di Vendola, e da ultimo alla saggezza pragmatica di Pisapia, si prenda la briga di leggere questa paginetta e provi a riflettere.

«E no, non mi convince, Dexter. Forse non lo ricordi, ma al mondo è già successo di tornare indietro…»

«Ah, sì? E quando?»

Le labbra di Andrea si incresparono impercettibilmente all’insù.

«Alessandria d’Egitto» disse alla fine, ancora sorridente. «Terzo secolo avanti Cristo: Archimede ed Euclide fondano la fisica e la matematica, Eratostene calcola esattamente la circonferenza della Terra e le distanze relative tra Sole, Terra e Luna, Apollonio di Perga studia le sezioni coniche, Erofilo di Calcedonia descrive l’anatomia del cervello e capisce che è al centro del sistema nervoso e della coscienza, Aristarco di Samo sa che la Terra ruota intorno al Sole, Ipparco di Nicea studia le maree dell’oceano Indiano e dell’oceano Atlantico e ne deduce che c’è un continente a dividerli: questo che calpestiamo, l’America.»

Fino a quel momento, aveva sciorinato la sua lista portando il conto sulle dita; poi, all’improvviso, allargò le braccia e cominciò a gesticolare.

«Invece arrivano i Romani, che della scienza se ne fregano. Guarda caso, la Biblioteca di Alessandria brucia per due volte, con i settecentomila libri che contiene.

E quel sapere accumulato in soli due secoli si perde del tutto, almeno in Occidente. Per dieci secoli l’Europa conta con i numeri romani e gli abachi, crede che la Terra sia piatta e che il Sole le giri intorno, non ha la minima idea della funzione del cervello… Bisognerà aspettare mille anni perché, attraverso gli arabi, quelle conoscenze vengano recuperate a poco a poco. Mille anni di buio, ci pensate? Se questo non è tornare indietro… »

“Lei”, una lirica di Fernanda Romagnoli, poeta nata il 25 febbraio 1916 a Roma

Lei non ha colpa se è bella,
se la luce accorre al suo volto,
se il suo passo è disciolto
come una riva estiva,
se ride come si sgrana una collana.
Lo so. Lei non ha colpa
del suo miele pungente di fanciulla,
della sua grazia assorta
che in sè non chiude nulla.
Se tu l’ami, lei non ha colpa.
Ma io – la vorrei morta.
Fernanda Romagnoli nasce a Roma nel 1916. Diplomata in pianoforte dal Conservatorio di S. Cecilia a diciotto anni, a venti conclude, da privatista, gli studi magistrali. Nel 1943 pubblica la sua prima raccolta di versi, Capriccio, con la prefazione di Giuseppe Lipparini. Rifugiatasi con la famiglia a Erba nel 1944, ritorna a Roma nel 1946. Il matrimonio con l’ufficiale di cavalleria Vittorio Raganella, la porterà dal 1948 a vivere in diverse città, da Firenze a Roma a Pinerolo, infine a Caserta, dove resterà dal 1961 al 1965. In questo periodo prende un impiego di maestra elementare. Nel 1965 esce il suo secondo libro di versi, Berretto rosso. A partire dai primi anni Settanta il suo isolamento letterario sarà confortato dall’amicizia di Carlo Betocchi e Nicola Lisi e quindi di Attilio Bertolucci che, nel 1973, farà uscire presso Guanda la sua terza raccolta, Confiteor. Intanto, dopo il definitivo rientro a Roma, ha iniziato a collaborare ad alcune riviste come «La Fiera Letteraria» e «Forum Italicum» e, per la radio, a «L’Approdo». D’altra parte, gli esiti di una epatite contratta durante la guerra hanno minato gravemente la sua salute, al punto di dover subire nel 1977 un serio intervento chirurgico al fegato, una temporanea salvezza che non le eviterà anni di dolorosa infermità. Quando il male lo consente continua a scrivere e raccoglie, con il consiglio di Bertolucci e Betocchi, le poesie che confluiranno nel volume, Il tredicesimo invitato, pubblicato da Garzanti nel 1980. Le verrà da quel libro, che comprendeva anche una scelta di poesie dalle opere precedenti, una breve gloria. Gli anni seguenti sono segnati da una sempre maggiore difficoltà a lavorare e da ripetuti ricoveri. Alcune sue poesie inedite furono tuttavia pubblicate, per interessamento di Ginevra Bompiani e Gianfranco Palmery, dal quotidiano «Reporter» nell’inserto «Fine Secolo» e dalla rivista «Arsenale», pochi mesi prima della sua morte, avvenuta a Roma, presso l’Ospedale Sant’Eugenio, il 9 giugno 1986.

“Non c’è gusto”, recensione del libro di Gianni Mura a cura di Vittorio Melandri

IN UN MONDO DI SERVI CHE AMANO AVERE UN PADRONE, COME ETIENNE DE LA BOÉTIE DENUNCIAVA NEL SUO “DISCORSO SULLA SERVITÙ VOLONTARIA”, GIÀ NEL XVI SECOLO, INDICARE CHE ESISTE ANCHE IL PIACERE DELLA LIBERTÀ E LA LIBERTÀ DEL PIACERE, PUÒ RISULTARE INUTILE, E PROBABILMENTE LO È.

In un libro che sin dal titolo, “Non c’è gusto”, dichiara la sua vocazione autoironica, ovvero seria e responsabile, Gianni Mura riassume la sua pluridecennale esperienza di Cr (Critico responsabile) del vasto mondo della ristorazione, e arrivando a parlare dell’amico (Luigi) Gino Veronelli, detto da lui anche “sua Nasità” e pure anagrammato in, “le lion ivrogne” (il leone ubriacone), che a Veronelli piacque tanto da farne uno pseudonino, Mura ci regala un piccolo cameo su cui riflettere.

In questi tempi grami, in cui anche la piacevole sensazione che il “No” del Popolo greco possa segnalare che un mondo diverso è possibile, mi si spegne nel cuore e nella mente come capita in breve ad un moccolo di candela ormai consunto, lo offro alla lettura di chi passa di qua, insieme ad una canzone di un altro Luigi da tempo scomparso.

Gino Veronelli, scrive Mura …..

“Si dichiarava anarchico dal 1946, dopo aver ascoltato Benedetto Croce a Milano. Era stato tra i fondatori del movimento Terra e Libertà. Giorno dopo giorno era diventato quasi cieco, ma non è per questo che suonano profetiche alcune righe che scrisse nel 1998. Eccole:
«Solo oggi, più che settantenne, vedo con chiarezza: il potere ha utilizzato – con un vero e proprio capovolgimento dei propositi -ciò che era nei nostri sogni, anziché far l’uomo più libero con il progresso, la scienza, la macchina, la cultura ecc., renderne più rapido e sicuro l’asservimento. Ogni scoperta e ogni invenzione – nate tutte (oso credere) dal proposito di essere vantaggiose all’uomo – sono state deviate e utilizzate contro l’uomo. Basta guardarsi attorno, con un minimo di senso critico e morale e ci si accorge che tutto, ma proprio tutto, viene attuato per renderci servi. Un tentativo che – pur essendo tutt’altro che escluse le violenze e le atrocità dei vari fondamentalismi (sotto le tante maschere, religione ed etnia in primis) – aggredisce l’uomo, con i mezzi suadenti della comunicazione di massa. Chiaro e orrifico il fine: non più individui, non più cittadini, ma milioni di uomini e donne, senza volto né storia, servi».”

E per lasciare almeno uno spiraglio aperto alla speranza ricordo anche queste parole di Mura:

“Sui muri della prima Casa del popolo fondata in Italia, nel 1893 a Massenzatico, nel Reggiano, nell’ottobre 2010 è stata scoperta una lapide in marmo bianco di Carrara per ricordare Veronelli. Sopra c’è scritto:
«Insegnò al mondo il piacere della libertà e la libertà del piacere».”

“Il testamento del greco”, recensione di Alberto Zanini del romanzo di Bruno Morchio

L’uomo era davanti al Pc e batteva veloce sui tasti, quando improvvisamente il cellulare, appoggiato sulla scrivania, incominciò a vibrare. Numero sconosciuto. L’indecisione durò un attimo, quindi decise di rispondere. <<Pronto?>> <<Bruno ti disturbo?>> <<Kos…>> <<No, niente nomi, il tuo cellulare potrebbe essere intercettato>> <<Ok, dimmi tutto>> <<Stamani un uomo è stato fermato in città dai Gis mentre trascinava un trolley sospetto. All’interno, oltre agli effetti personali è stato trovato un plico con dentro un foglio che ti riguarda e indirettamente anche me. Te lo mando via fax. A presto Bruno>> <<Ciao a presto>>
Chiusa la comunicazione, lo strano interlocutore abbandonò il cellulare in un cestino dopo aver tolto e distrutto la Sim. La ragazza che era con lui, a bassa voce, disse: <<E’ il 18esimo cellulare che elimini negli ultimi 2 mesi>> <<Lo so, cara, ma piace al pubblico tutto questo mistero>> disse ammiccando l’uomo misterioso.
Nel frattempo Bruno ricevette il fax, ed incuriosito si mise a leggere …
Considerazioni su “Il testamento del greco”
Morchio ha un pregio raro, che purtroppo non è così scontato trovare in altri autori. Le sue storie si dipanano chiaramente e alle sue trame coinvolgenti e accattivanti abbina una scrittura semplice e di facile apprendimento. Il lettore ne guadagna notevolmente in godibilità. I tratteggi psicologici sono particolarmente curati. Nel romanzo c’è il passato che ritorna e condiziona il presente, e la storia è tessuta su una trama attuale e reale. Io, come nelle storie di Bacci, ci vedo un pretesto per parlare di Genova e della conservazione della storia della città. Non a caso Morchio non nasconde l’avversione per l’oblio che “corrompe il senso della vita stessa”.
Un bel romanzo con un finale scoppiettante di colpi di scena che fino all’ultimo disorientano il lettore. E adesso aspetto Bacci. Il mitico Bacci.

Piacenza: per una lastra a mammà 40 giorni in clinica e 50 in ospedale.

La zona di Bobbio già abitata nell’Età della pietra e viene successivamente popolata da insediamenti liguri. Ai liguri subentrarono i Galli e poco dopo Bobbio entra definitivamente nell’orbita Romana. La sua storia si identifica con quella dell’Abbazia fondata nel 614 da San Colombano, che nell’Alto Medioevo diviene una delle principali sedi della cultura religiosa medioevale in Italia, con un famoso scriptorium ed una celebre biblioteca.

40 giorni di attesa in clinica, 50 in ospedale. Per una pur “banale” lastra radiologica al torace per verificare lo stato dei polmoni della mamma, ottantasette primavere, una vera ‘roccia’, per fortuna sua e soprattutto mia. Tuttavia, mi ha informato l’operatrice, l’attesa potrebbe limitarsi a soli 7 giorni scegliendo come sede d’esecuzione l’ospedale di Bobbio, 45 km dal capoluogo, 250 metri s.l.m., prime pendici dell’Appennino tra Liguria ed Emilia. Diciamolo subito: la diagnosi alla fine è risultata positiva, la salute della mamma non è in discussione e questo consente di valutare la situazione con molta serenità. Perché il viaggio fino al paese del Ponte Gobbo (o del Diavolo che dir si voglia) è stato emozionalmente e sentimentalmente una grande opportunità. Nel logorio dei frenetici tempi moderni, una giornata passata insieme con la mamma, un’occasione più unica che rara, quasi un  ritornar bambini. Appuntamento fissato alle 11.30, partenza dal capoluogo in macchina un’ora prima, guida senza fretta chiacchierando con tranquillità di tutto e di niente, arrivo con qualche minuto d’anticipo, nessuna coda, personale gentilissimo, grande attenzione, anche sul piano umano per la mamma. Poi c’era da aspettare che il Primario, da Piacenza, dall’ospedale provinciale, quello dei 50 giorni d’attesa per eseguire lo stesso esame, refertasse la proiezione eseguita con le immagini trasmesse in via telematica. Così s’è approfittato per una passeggiata nella centrale Contrada di Porta Nuova, visitando un paio di negozi, acquistando olio al tartufo e un paio di confezioni di funghi. E il miele? Per quello niente da fare, tutto esaurito, se non vuoi accontentarti di quello industriale bisogna aspettare la nuova produzione, non prima di metà giugno. Naturalmente non ci siamo negati, io e mammà, anche un buon pasto al ristorante, all’Hotel Giardino, quello sulla curva che porta al Penice, cucina tradizionale, porzioni abbondanti, costo contenuto. Ecco, potrei chiamarla un’occasione di “turismo sanitario”, un modo a misura d’uomo di vivere l’esperienza della prestazione, dell’esame clinico diagnostico. Certo mi è costato un giorno di ferie ma dipende dal punto di vista. Se lo vedessimo come l’opportunità di passare qualche ora con la mamma, quasi vivendo una giornata ritornando bambino laddove si scopre che ora è la mamma ad essere bambina, lei che s’appoggia al figlio divenuto adulto? Certo non è giusto, non è normale pensare a quell’attesa di 40 o 50 giorni. Mettiamo il caso che l’esito evidenziasse qualche problema: l’attesa sarebbe decisamente fuori luogo e per questo è giusto l’impegno di chi governa la sanità per migliorare i tempi di prestazione ma nel caso capitato io allargo la riflessione sulla volontà più volte dichiarata da parte del Ministro della Salute di chiudere i piccoli ospedali laddove costi e benefici valutati sui grandi numeri non coincidono esattamente. Bene. Talvolta però la prestazione sanitaria proprio nei piccoli ospedali risulta un’esperienza ancora ‘a misura d’uomo’ e come tale non da sottovalutare. Non si vive insomma di soli numeri, di grandi numeri: economia e salute può essere un binomio in termini di razionalizzazione (‘spendere meglio, sprecare meno’) ma sicuramente però l’aspetto meramente economico non può mai essere quello prevalente, anzi. E comunque, costi o non costi, per una anziana mammà 87 primavere, pur ringraziando per la bella opportunità offerta d’una stupenda giornata insieme in quel di Bobbio, per una ‘banale’ lastra al torace 40 giorni d’attesa in clinica e 50 giorni nell’ospedale provinciale non è una bella risposta da sentirsi dare.

A Poetry Break, rubrica di Radio Sound Piacenza, Ottavio Torresendi e la Spoon River Piacentina

Piacenza (articolo a cura di Giusy Cafari Panico, resoconto della trasmissione di Radio Sound Piacenza del 1° febbraio) – Lo scrittore e poeta piacentino Ottavio Torresendi, ospite a Poetry Break domenica primo febbraio, ci ha portato nel mondo evocativo di una Piacenza antica e misteriosa della raccolta di scritti che lo vedono tra gli autori. Si tratta del volume “L’Antologia del Fiume Po. Una Spoon River piacentina”, a cura di Gabriele Dadati e Giovanni Battista Menzani, Edizioni Gutemberg.

Esplicitamente riferito all’opera di Edgar Lee Master, il volume, che annovera diciassette autori nati all’ombra del Gotico, è una raccolta di brevi scritti, anche poetici, ispirati a un cimitero clandestino sorto in riva al Po nei primi anni dell’Ottocento in seguito all’editto napoleonico di Saint Cloud, nascosto ai vivi e dimenticato dalle generazioni successive. Nel volume, scritto con la stessa struttura di Spoon River, vive ( anzi…dorme in pace) un mondo di personaggi di tutti i tipi: mercanti, truffatori, pescatori di frodo, bracconieri, guardie e soldati, ladri e matrone del periodo, ognuno tratteggiato in modo fantastico e evocativo dagli autori piacentini. Il tutto corredato da foto dell’epoca e da “falsi” digitali d’autore che ne rendono piacevolissima la lettura.

Nato da una scommessa tra amici in riva al fiume è un’opera originalissima che coniuga cultura e piacentinità.

A presentarlo per primo (ma contiamo di avere presto ospiti i curatori e altri autori) Ottavio Torresendi, membro come me del gruppo di scrittori “Volatori Rapidi” che negi anni si è distinto per la partecipazione, spesso con ottimi risultati, a concorsi letterari di qualità. Suoi componimenti sono presenti nelle raccolte “365” di Delos Book e ha vinto concorsi letterari nazionali. Come poeta scrive liriche d’amore ed è particolarmente specializzato nell’invenzione di Haiku, le brevi poesie giapponesi dedicate alla natura anche se la sua specializzazione sono le storie e le poesie che parlano di problemi concreti della società di oggi, della disoccupazione, delle problematiche italiane e non solo, tanto che tra gli amici è soprannominato “social writer”

In questa antologia propone una lirica ispirata a un mestiere antichissimo e dimenticato, il calafatore di barche. Da internet ho cercato il significato “ Il calafataggio è una tecnica di impermeabilizzazione dello scafo in legno, eseguita dal mastrocalafatore. Essa crea una giunzione tra le tavole del fasciame in grado di reggere il mare e resistere nel tempo”

Un mestiere che forse ricordavano i nostri nonni, descritto in questa bella poesia, dedicata alla tomba di un ignoto artigiano delle barche del Po.

Ecco la poesia, letta dallo stesso Ottavio.

Il Calafatore di Barche

Calafatare le barche non è un lavoro dignitoso.
Costruire le barche, farle navigare, ti da dignità.
Condurle nelle anse che il Po disegna verso il delta, a caccia di anatre, ti da dignità.
Gettare dalla prua le reti, sperando in una pesca fortunata , ti da dignità.
Calafatarle no!
E’ tutta colpa della pece, puzzolente, bollente , appiccicosa che usi.
Un odore immondo, penetrante, che assomiglia all’inferno.
Alla fine la barca è impermeabile, ma un po’ lo diventi anche tu, alla vita.
La gente ti evita.
Le donne ti evitano.
Ti additano e dicono –E’ quello che usa la malabestia-.
Con quella spingi la canapa, impregnata e  sudicia di pece, in mezzo ad ogni tavola.
Riempi ogni fessura nella barca, ma si aprono crepe nella tua solitudine.
Bevi, alla fine bevi, con la scusa del sudore, della fatica, del sole cocente o del freddo penetrante.
Bevi anche quando non hai scuse.
Nel vuoto della tua vita il vino è meglio della pece.
Nel calderone fumante e bollente, ubriaco e svenuto, alla fine ci sono entrato anch’io, insieme agli stracci di canapa.
Mi hanno seppellito così, nel mio bozzolo nero e solido.
Il mio destino : impermeabile alla vita, impermeabile alla morte.
 
(Artemio Barbieri 10 Agosto 1808 -12 Novembre 1848
Seppellito a San Nazaro –PC-
Calafatore di barche)

Ottavio Torresendi alla lettura della curiosa ed interessante Antologia

A questa lirica non ho potuto fare a meno di abbinare un brano del grande Fabrizio De André che, lesse Spoon River a diciotto anni, scelse nove poesie dall’intera raccolta e, con la collaborazione del Premio Oscar Nicola Piovani scrisse nove canzoni nell’album “Non al denaro non all’amore né al cielo”, liberamente tratto dall’Antologia di Spoon River”.  

Complimenti agli ideatori e agli autori: Emanuela Albanese, Gabriella Brunini, Brunello Buonocore, Paola Cerri, Gabriele Dadati, Melania Dadati, Chiara Ferrari, Marco Ferrari, Domenico Ferrari Cesena, Patricia Ferro, Paolo Garetti, Piera Marchioni, Giovanni Battista Menzani, Manuela Merli, Marco Murgia, Claudio Sesenna, Barbara Tagliaferri, Ottavio Torresendi, Fabrizio Tummolillo.

Un’altra bella prova poetica della nostra bella città!

Alla prossima!
Giusy Cafari Panico comelalunadigiorno.blogspot.com
© Radio Sound Piacenza

Piacenza, Museo della Poesia: presentazione dei libri della collana “Le Hasard”

Fernanda Fedi e Gino Gini: oggi a Piacenza al Piccolo Museo della Poesia di via Pace, 5 come annunciato nell’articolo di Libertà quotidiano di Piacenza a firma Betty Paraboschi che riportiamo

Continuano gli appuntamenti proposti ai piacentini dal Piccolo Museo della Poesia “Incolmabili fenditure” di via Pace 5 (guardando la Cattedrale di piazza Duomo, sulla destra dopo pochi passi, ndr). Infatti oggi alle 17 nella sede museale saranno presentati sei numeri della collana Le Hasard edita dall’Archivio Libri d’Artista: per l’occasione saranno presenti Gino Gini e Fernanda Fedi che sono gli autori dei libri, i poeti Amedeo Anelli, Guido Oldani, Alain Freixe che invece sono gli autori dei testi. L’iniziativa si inserisce nell’ambito di una suggestiva mostra di Fedi e di Gini, curata appunto da Anelli, che è stata inaugurata recentemente al Piccolo Museo della Poesia con il titolo Un cammino tra sacralità e poesia, opere e libri d’artista.
Artisti di fama internazionale, Gino Gini e Fernanda Fedi dagli anni Settanta del Novecento hanno dato origine ad una serie di esperienze sul sociale e sulla verbo-visualità, che li ha portati, fra l’altro, negli anni Ottanta alla fondazione dell’Archivio Internazionale del Libro d’Artista di Milano: la mostra che i piacentini hanno occasione di visitare in queste settimane intende ripercorrere alcune fasi recenti di questo itinerario attraverso la presentazione di vere e proprie opere d’arte di rara bellezza e di straordinaria fattura. Per chi volesse visitare l’esposizione si ricorda che gli orari di apertura della mostra sono dal mercoledì al sabato dalle 11 alle 19, mentre la domenica, il lunedì e il martedì su prenotazione dalle 17 alle 22.

“Happiness (Il trucco delle nuvole)”, lirica da Diario Costante dei Giorni di Luca Isidori da Piacenza

“La poesia riesce ad arrivare dritta nell’animo delle persone, perché parla una lingua fatta di emozioni, di slanci, di riflessioni. Così, nel nostro percorrere la vita lungo i sentieri del sole, possiamo far in modo che, attraverso questa profonda indagine verso la conoscenza di sé e del mondo, tutto si elevi ad uno stato piu’ puro, piu’ intenso, piu’ vero.” Parole di Luca Isidori, nato a Piacenza il 16 novembre 1980.

Col mio incauto
sogno di leggerezza
ancora intatto.
Col mio impavido 
ideale di libertà
ancora dentro a scalciare.
Nel perfetto disegno di idee
pronte ad imbrattare
di necessità il mondo,
in cerca di equilibrio. 
 
Io resisto, non mollo,
perché esisto.
 
Perché qualcosa
dentro i miei passi
non vuole tacere né arrendersi.
Rifiutandosi sempre di annuire,
di patteggiare alcun compromesso.
Continuando a rivendicare
porzioni di regno di luce per sé:
happiness … felicità.
 
Ma allora cosa impedisce
di sbraitare frastuono,
di mordere sangue?
Di camminare sospeso
oltre gli spilli centrifughi del dolore,
unito al proprio centro,
leva del proprio fulcro … ?
 
Io resisto, non mollo,
perché esisto!
 
Generoso scalatore di esperienze,
altruista di occhi,
egocentrico di talento,
selvaggio mancato,
bandito,
stupratore di cervelli,
sicario del destino,
violinista di tendini
(nella smorfia condita di dolore,
abnegazione, estasi, liberazione,
annullamento di sé),
virtuoso a mezz’aria nel vuoto,
padrone della sfida
tra l’asfalto e il divino,
corda d’equilibrista.
 
Fossi farfalla,
petali danzanti nell’aria
tra lo zucchero filato del cielo,
nel lieve, lento fluire
del vento ballerino sulle ali,
la mia pelle …
 
Spavaldo
rimarrò in piedi
eroso dal vento
(still standing again and forever),
come l’ultima sentinella
dell’ultimo baluardo
dell’impero romano al collasso.
Ad impedire al medioevo di iniziare.
 
Nella propria esistestenza
molte cose se ne vanno,
alcune rimangono,
altre ritornano.
 
Happiness … felicità.
Di nuovo libera,
dentro di me.

Il libro di Luca Isidori é reperibile presso la libreria dell’Ipercoop Il Gotico di Piacenza oppure in internet presso il sito ilmiolibro.it

Novità letterarie da InfiniteStorie.it (44/13) con il west di Robert Hagan, pittore impressionista

Per gli amanti degli animali

* I miei animali e l’altra famiglia * di Clare Balding (Ed. Vallardi, trad. di Maddalena Togliani, pp. 334, euro 14.90, anche in eBook). Clare Balding è cresciuta in una famiglia non comune. Il padre, americano, era un famoso allenatore di cavalli da corsa, mentre la madre era un’aristocratica inglese. Clare ha imparato fin da piccola che, nella sua famiglia, lei veniva dopo molte altre priorità. Ha allora scelto come suoi maestri e compagni di vita i tanti animali che riempivano la grande tenuta di famiglia, in special modo i suoi preferiti: cavalli adulti, giumente e puledri, pony, cani di tutte le taglie e razze, cuccioli in crescita come lei. Nel libro ci racconta come sia stata proprio questa famiglia allargata a insegnarle tutto sulla vita: l’amore, la perdita, la tristezza, la gioia, l’aggressività, la dolcezza, la sconfitta, il recupero. 

* Ti amo così come sei * di Lisa Rogak (Ed. tre60, trad. di Nicoletta Russo Del Santo, pp. 160, euro 12.90). Una raccolta di storie delicate e commoventi che vedono protagonisti animali che hanno adottato cuccioli di altre specie e se ne prendono cura: l’orango e i leoncini, il labrador e l’anatroccolo, mamma coniglio e i gattini, il dalmata e l’agnellino, la gatta e lo scoiattolino, e molte altre “famiglie” tanto improbabili quanto irresistibili. Sono tutte storie vere, raccolte dall’autrice in giro per il mondo e documentate da una serie di scatti fotografici che fanno sorridere, suscitano tenerezza e soprattutto ci ricordano di quale amore disinteressato e incondizionato siano capaci gli animali.

Per gli amanti dei piaceri della vita

* Cucina smart con Jamie Oliver * di Jamie Oliver (Ed. Tea, trad. di Manuela Carozzi e Maddalena Togliani, pp. 288, euro 26.00). È ora della cucina intelligente! Questo libro vi insegnerà come cucinare cibi gustosi e nutrienti con poca spesa. Piatti saporiti, colorati e che danno allegria, per coccolarvi, stare bene ed essere felici. Ogni ricetta è di alta qualità e più economica di qualsiasi piatto pronto.

Novità letterarie da InfiniteStorie.it (43/13) con l’invito ai poliziotti a solidarizzare

Ecco la solidarietà che ci aspettiamo, alla faccia dei forconi alleati con Casa Pound, Grillo e Berlusconemascalzone

Per gli appassionati del genere “Viaggio”

* Il cammino immortale. La strada per Santiago * di Jean-Christophe Rufin (Ed. Ponte alle Grazie, trad. di Francesco Bruno, pp. 208, euro 13.60, anche in eBook). Con oltre un milione di visitatori dal 2005 ad oggi, Santiago di Compostela è senza ombra di dubbio una delle mete di pellegrinaggio più gettonate dei nostri tempi. Tra viandanti, mistici, coppiette in scarpe da ginnastica e turisti seduti sui sedili di comodi pullman, il medico-scrittore Jean-Christophe Rufin affronta il suo personale “apprendistato del vuoto”. Ottocento chilometri da Hendaye, all’estremo sud-ovest della Francia, fino alla maestosa Cattedrale di San Giacomo. Tra dettagli concreti, riflessioni storiche e religiose e il desiderio di smascherare gli impostori degli ultimi chilometri, l’autore restituisce al Cammino per antonomasia la sua verità. Si tratta di una verità fatta di organizzazione capillare ed esasperante improvvisazione; di fango, case sbilenche e meravigliose coste battute dalle onde; di pellegrini solitari ingabbiati in una lunga sequenza di mode e tic alla ricerca di se stessi. È un percorso che può cominciare ovunque, e finire nella piazza dell’Obradoiro o tra le pagine di un libro. Perché anche se la caratteristica del Cammino è far dimenticare in fretta le ragioni per cui si è partiti, la strada continua ad agire su chi l’ha percorsa. Un’alchimia dell’anima che non necessita di spiegazioni. Basta partire, lungo i sentieri o sulla carta poco importa. Come Rufin ben sa, il cammino immortale è fatto per chi va alla ricerca di niente. Tranne la voglia di continuare ad andare.

Per gli appassionati del genere “Attualità”

* In difesa delle cause perse * di Slavoj Zizek (Ed. Ponte alle Grazie, trad. di Cinzia Arruzza, pp. 638, euro 19.80, anche in eBook). La rivoluzione globale è una causa persa? I valori universali sono reliquie di un’età perduta o di un’epoca superata? Per paura dell’orrore totalitario che abbiamo alle spalle, siamo costretti a rassegnarci a una misera terza via fatta di liberismo in economia e di pura amministrazione dell’esistente in politica? Nella sua opera maggiore degli ultimi anni, che ha acceso feroci controversie nel mondo inglese e ne ha consacrato il successo presso un vasto pubblico, il cecchino filosofico Slavoj Zizek mira all’ideologia regnante, sostenendo che dobbiamo riappropriarci di numerose “cause perse” e cercare un nocciolo di verità nelle politiche totalitarie della modernità. Perché se è vero che i Terrori di Robespierre, di Mao e dei bolscevichi si sono rivelati catastrofici fallimenti, questo giudizio non racconta tuttavia l’intera storia: in ciascuno di essi è presente un’aspirazione di “redenzione”, che va del tutto persa nelle società liberaldemocratiche, con il loro (proclamato) rifiuto dell’autoritarismo e la loro (ipocrita) esaltazione di una politica soft, consensuale e decentralizzata. Le ricette? Zizek non lesina massimalismi e ripropone in declinazioni contemporanee ma senza attenuazioni le categorie di giustizia rivoluzionaria e uguaglianza universale. Il risultato è una salutare staffilata d’utopia, un balsamo di rara forza per i nostri giorni angusti e le nostre menti rese asfittiche dal pensiero unico, un libro capace di guardare con occhi nuovi ai più vari fenomeni culturali e politici del mondo d’oggi e di farci “pensare l’impensabile” con strumenti impensati. Un libro che rischia molto, certo, e che sfida la possibilità della disfatta, in nome di quanto scriveva Samuel Beckett in Worstward Ho: “Prova ancora. Fallisci ancora. Fallisci meglio”.

Per gli appassionati del genere “Fantasy e Fantascienza”

* Witch & Wizard. Il dono * di James Patterson e Ned Rust (Ed. Nord, trad. di Irene Annoni, pp. 330, euro 14.90, anche in eBook). L’arena è gremita di spettatori in trepidante attesa. Sono stati tutti convocati per assistere a un evento eccezionale: l’esecuzione di Wisty Allgood, condannata a morte per stregoneria. Anche suo fratello Whit, mimetizzato tra la folla, osserva impotente la scena, con gli occhi velati di lacrime. Ma ecco che, in lontananza, scorge una lingua di fuoco innalzarsi verso il cielo. Un segno inconfondibile: è la magia di Wisty. Allora non è lei la ragazza che sta salendo sul patibolo! Col cuore gonfio di speranza, Whit lascia quel luogo di morte e corre a riabbracciare la sorella. Finalmente insieme, i due scappano dalla Città del Progresso e trovano rifugio nel quartier generale della Resistenza, dove un gruppo di giovani combatte per rovesciare il Nuovo Ordine e riconquistare la libertà. Tuttavia Whit e Wisty non possono certo dirsi al sicuro: l’Unico tra gli Unici ha scoperto di aver giustiziato la strega sbagliata e ha sguinzagliato decine di agenti alla ricerca di Wisty Allgood. Perché lei è la ragazza col Dono, la sola che potrebbe spezzare le catene del Nuovo Ordine…

Per gli appassionati del genere “Ragazzi”

* Principessa del disordine * di Anne Tyler (Ed. Guanda, trad. di Cinzia Cappelli, ill. di Mitra Modarressi, pp. 32, euro 14.00). Nel castello della pricipessa Clementina Disordinatina è tutto perfetto e ordinato, tranne la sua stanza. Il re Livio il Lindo, la regina Renata l’Organizzata e il principe Martino Precisino cercano invano di trasmetterle il buon esempio, ma non c’è nulla da fare. A Clementina piace vivere nella confusione. E anche la sua amica Lilla e la gatta reale la pensano come lei. Ce la farà Clementina a convincere il resto della famiglia che il disordine non è poi così male? 

* Scuola media. Fatemi uscire di qui! * di James Patterson e Chris Tebbetts (Ed. Salani, trad. di P.A. Livorati, pp. 272, euro 12.00, anche in eBook). Dopo la prima media (l’anno peggiore della sua vita), Rafe Khatchadorian è convinto di avercela fatta. È stato accettato a una scuola d’arte in città e si immagina un mondo finalmente pieno di divertimento e senza matematica e storia. Sbagliato! La scuola è molto più difficile di quello che Rafe si aspetta e, per avere un voto buono, gli serve un modo per tirar fuori dalla sua noiosa vita l’ispirazione per un’incredibile opera d’arte. Il suo metodo? L’operazione “Trovati una vita!”. Ora farà tutto quello che non ha mai fatto, dall’imparare a giocare a poker ad andare a un museo d’arte moderna. Ma quando la sua nuova missione svela segreti della sua famiglia che Rafe non ha mai saputo, dovrà decidere se è davvero pronto per buttare all’aria tutto il suo mondo. Attenzione! Se sei alle medie o stai per andarci, questo diario è la tua unica possibilità di uscirne vivo…. Dopo il primo anno di scuola media pensavi che il peggio fosse passato? Niente di più sbagliato: il nuovo libro di James Patterson sta a dimostrarlo!

* Ossidea. Il regno di Kahos * di Tim Bruno (Ed. Salani, pp. 288, euro 14.90). Sono trascorsi due anni da quando David Dream è tornato nel mondo degli uomini, ma i ricordi della guerra dei giganti non hanno mai smesso di tormentarlo; qual è il “regno di Kahos” di cui parla il libro incompiuto? Che cosa è successo nella Terra di Arcon dopo la sua partenza? Un giorno, uscito da scuola, si dirige verso i confini orientali della città, sperando di rintracciare l’unica persona che potrebbe aiutarlo; ma una figura misteriosa lo segue attraverso le strade deserte. Inizia così la terza avventura del principe degli uomini nella Terra di Arcon. Egli varcherà di nuovo il confine tra i due mondi e scoprirà che l’incubo peggiore è diventato realtà: il regno di Ossidea è precipitato nel buio e nel terrore. David Dream dovrà intraprendere un lungo viaggio, in una terra desolata e irriconoscibile, abitata da popoli ostili, per ritrovare un amico perduto e riportare la luce nella Terra di Arcon.

* Il grande libro di Simon’s cat * di Simon Tofield (Ed. Tea, pp. 416, euro 15.00). È ciccio, è matto, è sempre affamato, è Simon’s Cat! “Il grande libro di Simon’s Cat” raccoglie le avventure più belle ed esilaranti del famosissimo (e sempre affamato) eroe felino. Nel presente volume troverete inoltre nuovi disegni inediti e lo stesso Simon vi insegnerà a disegnare i suoi personaggi!

Novità letterarie da InfiniteStorie.it (42/13) con la presentazione del libro ‘Le eredità di Vittoria Giunti’

Piacenza, giovedi 12 dicembre 2013, ex Circoscrizione 3. Presentazione del libro-intervista di Gaetano Alessi ‘Le eredità di Vittoria Giunti’, staffetta partigiana, primo Sindaco donna in Sicilia, impegnata per l’emancipazione femminile e per la lotta contro la Mafia. Nella foto: Emanuela Schiaffonati, Gaetano Alessi, Giuseppe Mori coordinatore di Sinistra Ecologia Libertà

Per gli appassionati del genere “Thriller, Horror, Noir”

* Il richiamo del cuculo * di Robert Galbraith (Ed. Salani, trad. di Alessandra Casella e Angela Ragusa, pp. 550, euro 16.90, anche in eBook). Quando una top model, celebre e tormentata, precipita dal balcone del suo attico a Mayfair nessuno dubita che si tratti di un suicidio. L’unico a non crederci è suo fratello che decide di rivolgersi a Cormoran Strike per far luce sul caso. Strike è un reduce della guerra in Afghanistan, dove è stato ferito nel corpo e nello spirito, e la sua vita è nel caos. Il nuovo incarico gli dà un po’ di respiro, ma a caro prezzo: più si immerge nel mondo complesso e spietato della modella, più la vicenda diventa oscura e densa di pericoli. Un romanzo elegante e ad alta tensione, ambientato in una Londra ipnotica e ricca di seduzioni, dal chiasso di Soho, al lusso di Mayfair, ai gremiti pub dell’East End. “Il richiamo del cuculo” è il primo episodio di una nuova avvincente serie di gialli di Robert Galbraith, pseudonimo di J.K. Rowling, autrice della saga di Harry Potter.

* Il mio cuore cattivo * di Wulf Dorn (Ed. Corbaccio, trad. di Umberto Gandini, pp. 348, euro 14.90, anche in eBook). C’è un vuoto nella memoria di Dorothea. Quella sera voleva uscire a tutti i costi ma i suoi l’avevano costretta a fare la babysitter al fratello minore mentre loro erano a teatro. Ricorda che lui non ne voleva sapere di dormire e urlava come un pazzo. Ricorda una telefonata che l’aveva sconvolta, ricorda di aver perso la testa, e poi più niente. Più niente fino agli occhi sbarrati del fratellino, senza più vita. C’è un abisso in quel vuoto di memoria, un abisso che parole come “arresto cardiaco” non riescono a colmare. Perché la verità è che lei non sa cosa ha fatto in quel vuoto. Ma sa che sarebbe stata capace di tutto… Soltanto adesso, dopo mesi di ospedale psichiatrico, di terapie, di psicologi, ha raggiunto faticosamente un equilibrio precario. Ha cambiato casa, scuola, città: si aggrappa alla speranza di una vita normale. Ma una notte vede in giardino un ragazzo terrorizzato che le chiede aiuto e poi scompare senza lasciare traccia. E quando, dopo qualche giorno, Dorothea scopre l’identità del ragazzo e viene a sapere che in realtà lui si sarebbe suicidato prima del loro incontro, le sembra di impazzire di nuovo. I fantasmi del passato si uniscono a quelli del presente precipitandola in un incubo atroce in cui non capisce di chi si può fidare, e in cui la sua peggiore nemica potrebbe rivelarsi propri lei stessa.

* Il calice della vita * di Glenn Cooper (Ed. Nord, trad. di Roberta Zuppet, pp. 410, euro 19.60, anche in eBook). Inghilterra, XV secolo. Non è la prigione a gettare Thomas Malory nel più nero sconforto: è la consapevolezza di avere fallito, proprio come tutti coloro che lo hanno preceduto. Ormai ha una sola ragione di vita: proteggere la chiave che dà accesso a un segreto antichissimo. E ha un solo modo per farlo: scrivere un’opera sulle gesta di re Artù e dei cavalieri della Tavola Rotonda. Nell’Inghilterra di oggi Arthur Malory è sconvolto. Prima ha visto il suo migliore amico, Andrew, morire per mano di un assassino, poi è sfuggito per miracolo all’incendio che ha distrutto la sua casa. E tutto ha avuto inizio con una telefonata, quella in cui Andrew gli annunciava di avere novità sensazionali riguardo alla loro grande passione comune: il Graal. Da quel momento, Arthur è diventato il bersaglio di uomini senza scrupoli, determinati a completare una missione iniziata in Palestina, la notte in cui Gesù ha bevuto dal sacro calice, durante l’Ultima Cena. La sua unica possibilità di salvezza è trovare il Graal prima di loro. E, per riuscirci, dovrà rintracciare e seguire una catena d’indizi lasciata dal suo illustre antenato, Thomas Malory. Ma la sfida più grande che attende Arthur è la natura stessa del potere del Graal. Un potere che risale all’origine dell’universo, un potere che va oltre la Chiesa, oltre la morte di Cristo, oltre la vita…

Piacenza, giovedi 12 dicembre 2013, ex Circoscrizione 3. Presentazione del libro-intervista di Gaetano Alessi ‘Le eredità di Vittoria Giunti’. Nella foto: Emanuela Schiaffonati, ‘lettora’ di Le donne di Mortizza, poesia dedicata alle nostre donne, le donne di sinistr

Per gli appassionati del genere “Letteratura al femminile”

* Il mio disastro sei tu * di Jamie McGuire (Ed. Garzanti, trad. di Adria Tissoni, pp. 364, euro 16.40, anche in eBook). Travis ha vent’anni e non conosce l’amore. Conosce le donne e sa che in molte sarebbero disposte a tutto per un suo bacio. Eppure nessuna di loro ha mai conquistato il suo cuore. Provare dei sentimenti significa diventare vulnerabili. E Travis ha scelto di essere un guerriero. Finché un giorno i suoi occhi scuri non incontrano quelli grigi di Abby Abernathy. E l’armatura di ghiaccio che si è scolpito intorno al cuore si scioglie come neve al sole. Abby è diversa da tutte le ragazze con cui è sempre uscito. Cardigan abbottonato, occhi bassi, taciturna. E soprattutto apparentemente per niente interessata a lui. Ma Travis riesce a vedere dietro il suo sorriso e la sua aria innocente quello che nessuno sembra notare. Un’ombra, un segreto che Abby non riesce a rivelare a nessuno, ma che pesa come un macigno. Soltanto lui può aiutarla a liberarsene, soltanto lui possiede le armi per proteggerla. L’ultima battaglia di Travis Maddox sta per cominciare e la posta in palio è troppo importante per potervi rinunciare. Solamente combattendo insieme Abby e Travis potranno dare una casa al loro cuore sempre in fuga.

* Acquanera * di Valentina D’Urbano (Ed. Longanesi, pp. 360, euro 14.90, anche in eBook). È un mattino di pioggia gelida quello in cui Fortuna torna a casa. Sono passati dieci anni dall’ultima volta, ma Roccachiara è rimasto uguale a un tempo: un paesino abbarbicato alle montagne e a precipizio su un lago, le cui acque sembrano inghiottire la luce del sole. Fortuna pensava di essere riuscita a scappare, di aver finalmente lasciato il passato alle spalle, spezzato i legami con ciò che resta della sua famiglia per rinascere a nuova vita, lontano. Ma nessun segreto può resistere all’erosione dell’acqua nera del lago. A richiamarla a Roccachiara è un ritrovamento, nel profondo del bosco, che potrebbe spiegare l’improvvisa scomparsa della sua migliore amica, Luce. O forse, a costringerla a quel ritorno è la forza invisibile che, nonostante tutto e tutti, ha sempre unito la sua famiglia: tre generazioni di donne tenaci e coraggiose, ognuna a suo modo. E forse, questa volta, è giunta l’ora che Fortuna dipani i segreti nascosti nella storia della sua famiglia. Forse è ora che capisca qual è la natura di quella forza invisibile, per riuscire a darle un nome. Sperando che si chiami amore.

* Come per magia * di Kirsty Greenwood (Ed. tre60, trad. di Anna Ricci, pp. 336, euro 14.00, anche in eBook). Pur di evitare qualsiasi conflitto, Natalie Butterworth è disposta a tutto: spesso preferisce dire una bugia “bianca” che esprimere ciò che pensa davvero, e pur di assecondare le pretese della sua bislacca famiglia ha rinunciato al sogno di diventare una chef. Ora sta per sposarsi, ma invece di organizzare il matrimonio secondo i propri desideri cerca come sempre di accontentare tutti: la madre nevrotica, la sorella viziata, il fidanzato egocentrico fissato con il fitness, perfino la parrucchiera che le ha fatto un’acconciatura terrificante. Una sera, però, Natalie accompagna la sua migliore amica Meg a uno spettacolo di magia e finisce per essere ipnotizzata: d’ora in poi potrà dire sempre e soltanto la verità, nient’altro che la verità. Dall’istante in cui pensieri e opinioni cominciano a uscirle di bocca senza più filtri, si mette in moto un’irresistibile reazione a catena che rischia di mandare completamente all’aria la sua vita, a partire dalle imminenti nozze. A Natalie non resta che mettersi alla ricerca del misterioso ipnotista per fargli annullare l’incantesimo, ed è seguendo le sue tracce che si ritrova nel paesino di Little Trooley, e nel pub dell’affascinante e ruvido Riley. Natalie non è a caccia di avventure, vuole solo tornare a casa, riprendere la tranquilla esistenza di sempre e sposarsi… ma è proprio questa la verità? Quando non puoi fare altro che essere completamente e spudoratamente sincera con tutti gli altri, puoi ancora mentire a te stessa? 

* Il diario di Mr. Darcy * di Amanda Grange (Ed. tre60, trad. di Gabriella Parisi, pp. 286, euro 12.90, anche in eBook). Fitzwilliam Darcy è l’eroe romantico che da duecento anni a questa parte continua a conquistare il cuore di milioni di lettrici in tutto il mondo. In questa coinvolgente e fedele rivisitazione di “Orgoglio e pregiudizio”, finalmente la storia di Darcy ed Elizabeth viene raccontata dal punto di vista di lui. Per la prima volta abbiamo accesso ai suoi pensieri e sentimenti più intimi, riversati nelle pagine del suo diario, e a tutti quei momenti e quelle situazioni a cui nell’originale si fa soltanto cenno. All’apparenza freddo e distaccato, Darcy in realtà ha un temperamento passionale: possiamo condividere la sua furia e la sua indignazione nello scoprire il proposito della sorella di fuggire con George Wickham, la sua buona fede nell’adoperarsi per separare l’amico Charles Bingley da Jane Bennet e il suo disgusto nel dover di nuovo aver a che fare con Wickham, che ora insidia proprio la famiglia Bennet. Ma, sopra ogni altra cosa, attraverso le parole di Darcy ripercorriamo la sua storia d’amore con Elizabeth in tutte le sue sfumature, dall’iniziale ostilità all’irresistibile attrazione, dal conflitto interiore fino all’indimenticabile lieto fine. “Il diario di Mr. Darcy” è un rispettoso omaggio al capolavoro di Jane Austen, e un’occasione imperdibile per rivivere ancora una volta le emozioni e le atmosfere che ha saputo creare.

Piacenza, giovedi 12 dicembre 2013, ex Circoscrizione 3. Presentazione del libro-intervista di Gaetano Alessi ‘Le eredità di Vittoria Giunti’ – Nell’immagine un’opera di Carmelo Sciascia, ‘piacentino di Sicilia’ ospite della sera

Per gli appassionati del genere “Sentimenti”

* Novemila giorni e una sola notte * di Jessica Brockmole (Ed. Nord, trad. di Irene Annoni, pp. 336, euro 16.00, anche in eBook). “Cara figlia mia, tu non hai segreti, ma io ti ho tenuto nascosta una parte di me. Quella parte si è messa a raschiare il muro della sua prigione. E, nel momento in cui tu sei corsa a incontrare il tuo Paul, ha cominciato a urlare di lasciarla uscire. Avrei dovuto insegnarti come indurire il cuore; avrei dovuto dirti che una lettera non è mai soltanto una lettera. Le parole scritte su una pagina possono segnare l’anima. Se tu solo sapessi…”. E invece Margaret non sa. Non sa perché Elspeth, sua madre, si sia sempre rifiutata di rispondere a qualsiasi domanda sul suo passato, limitandosi a mormorare: “Il primo volume della mia vita è esaurito”, mentre gli occhi le si velavano di malinconia. Eppure adesso quel passato ha preso la forma di una lettera ingiallita, l’unica che Elspeth ha lasciato alla figlia prima di andarsene da casa, così, improvvisamente, senza neppure una parola d’addio. Una lettera che è l’appassionata dichiarazione d’amore di uno studente americano, David, a una donna di nome Sue. Una lettera che diventa, per Margaret, una sfida e una speranza: attraverso di essa, riuscirà infine a svelare i segreti della vita di sua madre e a ritrovarla?

* L’amore ai tempi della neve * di Simon Montefiore (Ed. Corbaccio, trad. di Silvia Bogliolo, pp. 448, euro 16.60, anche in eBook). Mosca 1945: mentre Stalin si appresta a festeggiare la vittoria sui nazisti insieme ai suoi più stretti collaboratori, poco distante risuonano due spari. Un ragazzo e una ragazza vengono trovati morti su un ponte. Ma i due ragazzi non sono persone qualsiasi, bensì appartengono a due delle famiglie più influenti e più vicine a Stalin e frequentano entrambi il collegio più esclusivo dove studia tutta la nuova élite politica e intellettuale dell’Unione Sovietica. Si tratta di un omicidio? Di un doppio suicidio? Di una cospirazione contro lo Stato? Le indagini si svolgono sotto il diretto controllo di Stalin, che fa interrogare i ragazzi costringendoli a testimoniare contro i loro amici, i loro fratelli e i loro stessi genitori, in una terribile caccia alle streghe che porta alla luce amori illeciti e segreti famigliari e in cui il più piccolo sbaglio può significare una condanna a morte. Emozionante, avvincente, storicamente dettagliato, “L’amore ai tempi della neve” trasporta il lettore in un mondo e in un’epoca di grandi passioni, amori e tradimenti.

* Vogliamo la favola * di Simona Siri (Ed. Tea, pp. 198, euro 13.00, anche in eBook). Se anche voi siete cresciute a pane, favola e fantasia, se anche voi avete baciato un discreto numero di rospi con la segreta speranza che si trasformassero in principi, se anche voi siete rimaste tenacemente aggrappate a un ideale romantico che sembra regolarmente destinato a infrangersi contro la realtà, questo libro parla anche di voi. Perché magari non abbiamo tutte nel cuore la stessa favola, ma la nostra favola la vogliamo tutte. Con il suo stile inconfondibile, alternando una sana autoironia a una punta di inguaribile romanticismo, Simona Siri riesce a intrecciare le grandi storie d’amore con cui siamo cresciute e di cui ci siamo nutrite con le piccole e grandi storie d’amore che hanno segnato la sua vita. Dall’incontro-scontro tra favola e realtà scaturisce un’educazione sentimentale che è unica e personalissima, ma in cui potranno riconoscersi donne e ragazze di tutte le età. 

Piacenza, giovedi 12 dicembre 2013, ex Circoscrizione 3. Presentazione del libro-intervista di Gaetano Alessi ‘Le eredità di Vittoria Giunti’. Nella foto: Dalila Ciavattini, ‘lettora’ di Sigfrido assurge al Paradiso e Concludendo le donne, poesie contro tutte le guerre

Per gli appassionati del genere “Storie vere”

* Io sono Malala * di Malala Yousafzai e Christina Lamb (Ed. Garzanti, trad. di Stefania Cherchi, pp. 284, euro 12.90, anche in eBook). Swat, Pakistan, 9 ottobre 2012, ore dodici. La scuola è finita, e Malala insieme alle sue compagne è sul vecchio bus che la riporta a casa. All’improvviso un uomo sale a bordo e spara tre proiettili, colpendola in pieno volto e lasciandola in fin di vita. Malala ha appena quindici anni, ma per i talebani è colpevole di aver gridato al mondo sin da piccola il suo desiderio di leggere e studiare. Per questo deve morire. Ma Malala non muore: la sua guarigione miracolosa sarà l’inizio di un viaggio straordinario dalla remota valle in cui è nata fino all’assemblea generale delle Nazioni Unite. Oggi Malala è il simbolo universale delle donne che combattono per il diritto alla cultura e al sapere, ed è stata la più giovane candidata di sempre al Premio Nobel per la Pace. Questo libro è la storia vera e avvincente come un romanzo della sua vita coraggiosa, un inno alla tolleranza e al diritto all’educazione di tutti i bambini, il racconto appassionato di una voce capace di cambiare il mondo.

Piacenza, giovedi 12 dicembre 2013, ex Circoscrizione 3. Presentazione del libro-intervista di Gaetano Alessi ‘Le eredità di Vittoria Giunti’. Nella foto: uno scorcio del pubblico

Novità letterarie da InfiniteStorie.it (41/13) con un risveglio all’alba nella mia città, Piacenza

Piacenza, incrocio tra viale Patrioti e via IV Novembre, foto pubblicata in facebook da ‘Piaseinsa’

Per tutti

* Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza * di Luis Sepulveda (Ed. Guanda, trad. di Ilide Carmignani, ill. di Simona Mulazzani, pp. 100, euro 10.00, anche in eBook). Le lumache che vivono nel prato chiamato Paese del Dente di Leone, sotto la frondosa pianta del calicanto, sono abituate a condurre una vita lenta e silenziosa, a nascondersi dallo sguardo avido degli altri animali, e a chiamarsi tra loro semplicemente lumaca. Una di loro, però, trova ingiusto non avere un nome, e soprattutto è curiosa di scoprire le ragioni della lentezza. Per questo, nonostante la disapprovazione delle compagne, intraprende un viaggio che la porterà a conoscere un gufo malinconico e una saggia tartaruga, a comprendere il valore della memoria e la vera natura del coraggio, e a guidare le compagne in un’avventura ardita verso la libertà. Un nuovo indimenticabile personaggio entra nella galleria del grande scrittore cileno. Un’altra storia memorabile che insegna a riscoprire il senso perduto del tempo.

* Di Ilde ce n’è una sola * di Andrea Vitali (Ed. Garzanti, pp. 160, euro 14.90, anche in eBook). In luglio a Bellano fa un caldo della malora. L’aria è densa di umidità e il cielo una cappa di afa. Eppure l’acqua che scorre rombando tra le rocce dell’Orrido è capace di tagliare in due il respiro, perché è fredda gelata, certo, ma anche perché nelle viscere della roccia il fiume cattura da sempre i segreti, le passioni, gli imbrogli, le bugie e le verità che poi vorrebbe correre a disperdere nel lago, sempre che qualcuno non ne trovi prima gli indizi. Come per esempio una carta d’identità finita nell’acqua chissà come e chissà perché. Brutta faccenda. Questione da sbrigare negli uffici del comune o c’è sotto qualcosa che compete invece ai carabinieri? Alla fine, a sbrogliare la matassa ci pensa Oscar, operaio generico, capace cioè di fare tutto ma niente di preciso, che da sei mesi è in cassa integrazione e snocciola le giornate sul divano con addosso le scarpe da lavoro, con la punta grossa. In quel luglio del 1970, offuscato dal caldo e dalle ombre tetre della crisi economica, armato della sua curiosità ottusa Oscar fa luce sui movimenti un po’ sospetti di Ilde, la giovane moglie dal caratterino per niente facile, che forse sta soltanto cercando il modo di tirare la fine del mese come può.

* La regina scalza * di Ildefonso Falcones (Ed. Longanesi, trad. di Roberta Bovaia e Silvia Sichel, pp. 704, euro 19.90, anche in eBook). Siviglia, gennaio 1748. Una giovane donna con la pelle nera come l’ebano cammina lungo le strade della città andalusa. Il suo nome è Caridad; si è lasciata alle spalle un passato di schiavitù nella lontana colonia di Cuba, ma il paese sconosciuto in cui si ritrova inaspettatamente libera le appare persino più spaventoso delle catene. Il suo destino sembra ormai segnato quando incrocia i passi di Melchor, un gitano rude ma affascinante. Accolta nel borgo di Triana, dove il ritmo dei martelli nelle fucine dei fabbri fa da sottofondo al cante flamenco e alle sensuali movenze delle danze gitane, Caridad conosce Milagros, la bella nipote di Melchor e tra le due donne nasce un’amicizia profonda. Mentre la gitana, nelle cui vene scorre il sangue della ribellione, confessa il proprio amore per l’arrogante Pedro Garcia, dal quale la separano le antiche faide tra la famiglia del ragazzo e la sua, Caridad lotta per nascondere il sentimento che, ogni giorno più forte, la lega a Melchor. Ma una tempesta ben più devastante sta per abbattersi sui loro tormenti: nel luglio 1749 i gitani vengono deportati in massa e condannati ai lavori forzati e alla reclusione, in quella che passerà alla storia come la grande retata. La vita di Milagros, sfuggita alla cattura, imbocca una drammatica svolta, e poco dopo un’altra, più intima tragedia la obbliga a separarsi da Caridad. Le loro strade si allontanano, ma il destino porterà entrambe a Madrid, cuore pulsante di una Spagna in cui soffia il vento del cambiamento.

* La moglie * di Jhumpa Lahiri (Ed. Guanda, trad. di Maria Federica Oddera, pp. 426, euro 18.00). Nati a quindici mesi di distanza in un sobborgo di Calcutta negli anni tormentati dell’indipendenza indiana, i fratelli Subhash e Udayan si somigliano al punto che perfino i parenti li confondono tra loro, ma sono anche l’uno l’opposto dell’altro. Subhash, silenzioso e riflessivo, cerca di compiacere i genitori esaudendo ogni loro richiesta; Udayan, ribelle ed esuberante, non fa che mettere alla prova il loro affetto. Così, quando sul finire degli anni Sessanta nelle università bengalesi si diffonde la rivolta di un gruppo maoista contro le millenarie ingiustizie subite dai contadini, Udayan vi si getta anima e corpo, pur consapevole dei rischi; Subhash invece se ne tiene alla larga e preferisce partire per gli Stati Uniti. I loro percorsi sembrano divergere inesorabilmente: Subhash intraprende una tranquilla carriera di studioso in una cittadina sulle coste del Rhode Island, mentre Udayan, contravvenendo alle tradizioni, sceglie di sposarsi per amore con Gauri, una giovane studentessa di filosofia, affascinata dal suo carisma e dalla sua passione. Poi la tragedia irrompe, improvvisa e distruttiva. Quando Subhash scopre cosa è accaduto a Udayan nella spianata dove da bambini trascorrevano intere giornate a giocare, si sente in dovere di tornare a Calcutta per farsi carico della sua famiglia e curare le ferite causate dal fratello, a partire da quelle che segnano il cuore di Gauri. Questa donna indipendente e forte, insieme alla bambina che porta in grembo, diventa il simbolo del legame indissolubile tra i due fratelli e assume un ruolo centrale in una storia travolgente di sentimenti e di abbandoni, di fughe e ritorni.

* Intemperie * di Jesus Carrasco (Ed. Salani, trad. di Andrea Carlo Cappi, pp. 192, euro 13.50, anche in eBook). Rannicchiato sul fondo di un nascondiglio, un bambino ascolta le grida degli uomini che lo cercano. Quando se ne vanno, davanti a lui si apre una pianura sconfinata e arida, che dovrà attraversare se vorrà allontanarsi una volta per tutte da ciò che lo ha indotto a fuggire. Una notte il suo cammino incrocia quello di un vecchio capraio e da quel momento per entrambi nulla sarà più lo stesso. Un bambino, un capraio, un ufficiale di giustizia: è tutto così scarno e essenziale in questo romanzo da assumere una dimensione mitica; una storia commovente che è solamente la superficie di un oceano profondo, oscuro e carico di suggestioni, al cui centro si staglia la figura di un bambino in fuga. Un racconto senza tempo, ambientato in un luogo legato alle radici mediterranee e alla memoria di tutti noi, che fa tornare il lettore bambino. Un romanzo che parla all’essere umano con acume e profondità; un protagonista unico che riesce a mantenere la sua purezza. Una storia universale.

* Lo zio Oswald * di Roald Dahl (Ed. Longanesi, trad. di Silvia Piraccini, pp. 248, euro 14.90, anche in eBook). Discepolo di Don Giovanni, ma con un occhiuto senso degli affari e una robusta conoscenza dell’animo maschile, oltre che di un vastissimo catalogo di corpi femminili, Oswald Hendryks Cornelius è un raffinato viveur insaziabilmente devoto al culto del bello. La sua avventura inizia da una scoperta accidentale, che lo porta a conoscenza delle insospettabili virtù afrodisiache dello scarabeo vescicante sudanese. Complici il potente filtro d’amore e un’incantevole partner d’affari di nome Yasmin, Oswald tenta di rapire “con destrezza” il seme dei più grandi geni dell’epoca – da Picasso a Freud, da Proust a Puccini e molti altri ancora -, al fine di perpetuarne l’estro. Già apparso in due racconti, il personaggio dello zio Oswald diventa protagonista di un intero romanzo finora inedito in Italia, un piccolo gioiello che ancora una volta consacra Roald Dahl maestro dello humour raffinato.

* Questione di dettagli * di Ashley Edward Miller e Zack Stentz (Ed. Corbaccio, trad. di Giovanni Arduino, pp. 224, euro 14.90, anche in eBook). Colin Fischer ha quattordici anni e pesa cinquantacinque chili. Nella sua vita ci sono alcuni punti fermi: i genitori, il fratello minore, un blocco su cui appunta le sue riflessioni, un tappeto elastico su cui salta per sfogarsi quando gli sembra che niente vada per il verso giusto. Cioè quasi sempre. Perché Colin è diverso dagli altri, la sua percezione della realtà è più intensa. La sua sensibilità maggiore. Infatti i rumori forti gli provocano crisi di panico e non ama essere toccato. Ma è intelligente, curioso ed è un fine osservatore. Sherlock Holmes lo avrebbe voluto al suo fianco perché nessuno è attento ai dettagli quanto lui. E così, quando viene ritrovata una pistola nel bar della scuola, Colin è l’unico deciso a capire cosa è successo veramente. Starà a lui dimostrare che la pistola non è di Wayne Connelly, il bullo della scuola e tormento quotidiano di Colin. Wayne non si capacita del perché Colin abbia deciso di aiutarlo, ma tant’è: al mondo non siamo tutti uguali e capire cosa pensano gli altri resta il mistero più incredibile per tutti. “Questione di dettagli” è una storia di ragazzi e di amicizia, con un protagonista irresistibilmente simpatico che comunica con un linguaggio tutto suo e che fatica a adeguarsi al resto del mondo. La storia di un ragazzo adolescente in cui tutti, in un modo o nell’altro, ritroveremo tracce di noi stessi.