19 giugno, Carpaneto piacentino, terra di lavoro nei campi, quando la poesia di un amico diventa ricordi, emozioni, valori condivisi: presentazione di “Comu crusta a la muddica”, liriche in siciliano di Francesco Saverio Bascio

19 giugno 2024, Carpaneto: un intervento per la poesia di Francesco Saverio Bascio dalla parte della sua Sicilia, dei lavoratori della terra, del sogno di giustizia, onestà, equità, contro la criminalità e contro tutte le guerre, dalla parte della pace

Emozione alle stelle, mercoledì 19 giugno nella sala BOT del castello di Carpaneto con gli affreschi futuristi realizzati nel ventennio da Osvaldo Barbieri in arte BOT, salone monumentale dove nell’occasione si presentava il libro di poesie in lingua siciliana dell’amico Francesco Saverio Bascio. Poeta degli umili, dei lavoratori della terra, dei braccianti che per pochi soldi e senza diritti si spaccavano la schiena sotto il sole della Trinacria. Francesco e la moglie, Emilia, novelli sposini, gestivano un negozio di frutta e verdura a Campobello di Mazara (TP) che di punto in bianco hanno abbandonato per non piegarsi alla “bussatina”, per non piegarsi di fronte al sistema malavitoso che dominava la vita nella loro Sicilia al prezzo della rinuncia all’onesta’ e alla dignità di un uomo libero. Così, per loro, è iniziata una vita da migranti che li ha portati in Olanda prima, Svizzera poi per arrivare infine nella nostra Carpaneto, paese della ricca pianura padana a vocazione agricola. Essere al tavolo degli oratori, su invito di Francesco, insieme ad Alberto Brenni (della redazione di TeleLibertà) e Arturo Croci, poeta e giornalista, per me una vera carezza al cuore. Innanzitutto per il piacere di sostenere l’amico Francesco lungo il suo percorso con il racconto in versi della bellezza del suo mare, del suo caldo sole, del sudore della sua gente, della povertà di chi non aveva altro che le braccia per lavorare al servizio dei latifondisti grandi proprietari raccogliendone al massimo di ché vivere, di ché mangiare almeno un misero pasto al giorno.

Nell’ordine: Francesco Saverio Bascio, poeta, Arturo Croci, poeta scrittore e giornalista, Alberto Brenni, giornalista

Il mondo del lavoro nei campi, a ben guardare il mondo di Carpaneto e soprattutto di quella Val Chero che proprio qui inizia nel suo cammino verso l’Appennino e dove, al chilometro 10, girando a. destra, si attraversava il torrente sul ponte di legno, salendo quindi sulla collina a mezza costa e si arrivava alla “Bora”, un gruppetto di cinque case, tre portici, tre stalle, una pianta di fichi, dove mio nonno e mia nonna a loro volta lavoravano la vigna, un campo di grano, un pascolo a monte, un bosco oltre torrente per la raccolta di legna per il camino. Erano gli anni ’60, quando papà comprò una Vespa 150 e mi portava con mamma appunto a trovare i nonni, a “respirare l’aria buona”, quella della campagna, quella dei cani che di notte s’abbaiavano da una fattoria all’altra lungo la valle. E lo zio Giovanni che faceva il muratore e ogni mattina partiva in moto verso la pianura. In valle però girava in macchina, con una Topolino a due posti e un piccolo spazio dietro il sedile dove mi mettevo con uno sgabello di legno, quello della stalla utile per mungere la vacca (che buono raccogliere col mestolo dal secchio il latte appena munto). Girava solo in valle perché non aveva patente: costava troppo o forse l’avevano bocciato più volte e comunque per far colpo sulle ragazze la moto faceva già la sua utile figura, soprattutto se andava al mercato di Carpaneto dove c’erano i Carabinieri e farsi vedere in macchina senza patente non gli conveniva per nulla. Insomma, ricordi della mia gioventù, delle notti a dormire con mio cugino stesi sulla paglia sotto le stelle, della pesca di frodo con la polvere da sparo nella ‘buca’ dove l’acqua era profonda, della mia mamma e i suoi ricordi dei giorni da contadinella, dei giorni, tanti anni dopo, in quella casa con Dalila in attesa del primo figlio, tanti ricordi, motivi in più di gratitudine e di emozione per l’invito di Francesco. Che in modo molto personale ho voluto onorare presentandomi per una volta non solo come scrittore e poeta ma soprattutto come giornalista (pubblicista), un titolo guadagnato anni fa grazie alla corrispondenza con l’Avanti!, giornale del socialismo italiano, dalla parte dei lavoratori e della giustizia sociale: anche se alla fine le vicende e i bisogni economici della vita mi hanno portato a svolgere in via prevalente altra attività, lo considero una medaglia da esibire pubblicamente nelle occasioni speciali, quando ne vale la pena e la serata a Carpaneto dedicata alla poesia di Francesco si presentava proprio come una di quelle occasioni.

Dalila ha letto la traduzione in italiano delle poesie di Francesco scritte in siciliano

Ma non basta. Già superato l’androne dell’ingresso, entrato nel cortile del castello che oggi ospita il municipio, l’emozione del ricordo: era l’anno 2006, l’assessore alla cultura mi aveva inserito nel calendario degli eventi estivi per una nuova rap-presentazione delle mie poesie. Seguita a quella precedente d’inizio anno quando la responsabile della biblioteca mi aveva invitato per una rap-presentazione anche allora in Sala BOT sempre con i dipinti di Osvaldo Barbieri all’epoca da poco restaurati (dipinti d’epoca fascista che comunque rappresentano una fase vissuta della nostra Storia, un passato che va comunque conosciuto per evitare di ripeterne gli errori che tanto dolore e tante morti hanno causato). Tra l’altro quella sera del 2006 mi aveva seguito Francesco Bonomini, ha ascoltato le prime poesie, si è sentito in linea con il mio linguaggio (lui che poi, come ha confessato, “del linguaggio poetico di regola non capisco niente”, forse riferendosi ai versi che bisogna studiare in una scuola ferma all’Ottocento), le ha accompagnate suonando l’organetto diatonico (così inaugurando un sodalizio che continua ancora oggi) e lo stesso ha fatto ancora qui a Carpaneto su invito di Francesco Saverio.

Francesco Bonomini ha accompagnato la lettura delle poesie di Francesco Saverio con musica eseguita all’organetto diatonico

Tutto questo è entrato come base del mio intervento di illustrazione delle liriche di Francesco Saverio Bascio che cantano della cultura contadina, di povertà, la povertà che spesso ha spinto all’emigrazione. Poesia infine di giustizia, equità, pace. In altre parole, perfetta analogia con la mia poesia. Dunque, una volta che Francesco mi ha passato il microfono ho colto l’occasione per ringraziare lui, Carpaneto, il Sindaco Andrea Arfani e soprattutto per rivolgere, di fronte alla parete esaltante la Grande Guerra del 15-18, un omaggio alle migliaia di giovani contadini che volevano solo lavorare la loro terra e amare le loro ragazze e che invece furono chiamati e obbligati a combattere pur senza avere nemici da odiare e ammazzare mentre le donne che restavano a casa rischiavano la fame, i campi andavano in rovina, tutto per una guerra utile solo alle mira di potere e agli interessi di un Re che, mentre i soldati stavano nel fango sotto il fuoco delle mitraglie e le bombe dei cannoni, se ne stava nella sua reggia al sicuro. Così, ho concluso il mio intervento certo della comunanza di messaggio con la poesia di Francesco Saverio, oggi come ieri “BASTA GUERRA, BASTA INVIO ARMI, BASTA GENOCIDIO”.

L’affresco realizzato da Osvaldo Barbieri in arte BOT nel salone del castello di Carpaneto piacentino

“IL PARADISO ALL’IMPROVVISO”, racconto di Alessandro Casalini, scrittore

Illustrazione di Romano Buratti
Mi piaceva che mi guardasse sotto alla gonna, ma non potevo (e non volevo) darlo a vedere.
E lui, cioè mio marito, dal quel punto di vista era ancora un ragazzino, sempre pronto a sbirciare tra le mie gambe.
Come se non l'avesse vista almeno un milione di volte, quella "roba lì"!
La vita in un paesello di campagna è legata a sottili equilibri che fanno della normalità i propri pilastri
.
Normale è ok.
Anormale è... insomma... meglio non approfondire.
Ci si alza all'alba e si va a lavorare nei campi.
Sole, pioggia o neve non cambia nulla.
Se vuoi mangiare, devi lavorare, e quello dei contadini è l'unico lavoro che sappiamo fare.
Mio marito si vanta di essere bravo anche a fare di conto, ma non è mica vero.
E' uno zuccone, e spesso, prima di andare a letto, finito di scrivere sul suo quadernetto i numeri della giornata, io lo rubo e lo faccio vedere a mio figlio.
Perché lui sì che è bravo a fare di conto!
Un ragazzo che ama studiare, il mio piccoletto, e che ci ha già fatto capire che lui, tra i campi, non ci vuole stare.
In banca, dietro a una scrivania, con la giacca e la cravatta, a tenere i conti di tutti quanti.
Ecco ciò che vuole il mio ragazzo.
Un bancario.
Mio marito non l'ha presa affatto bene.
Lui lo vorrebbe vedere tra i campi, a spargere il letame, a innaffiare i peschi e gli albicocchi, a piantare e raccogliere il grano.
Io invece sono felice.
A me l'idea di un figlio istruito piace.
E poi, soprattutto, un figlio contento della sua vita, non può che rendere contenti anche i suoi genitori.
- Smettila di guardare! - urlo dietro a quel maniaco di mio marito.
In piedi sulla scala, stando attenta a non finire col sedere per terra, mi giro verso l'uomo che mi ha reso madre.
Lui continua fissare "il punto" che mi appartiene, con un sorrisetto scolpito sulla faccia.
Sembra in pace col mondo.
Probabilmente lo è davvero.
- Allora? - sbraito ai quattro venti.
E finalmente mio marito sembra svegliarsi.
- Che c'è? - mi fa.
- Come, che c'è? Mi stavi guardando!
- Certo che ti stavo guardando... sei mia moglie.
Scuoto la testa.
- Preferisci che guardi le altre? - continua mio marito.
- Devi solo azzardarti a farlo - ribatto io a muso duro.
- Allora vedi di non fare la preziosa e lasciami guardare, che tra mezz'ora devo andare a "dare il letame".
Vita di campagna.
Il paesello, i campi, una gonna a mezz'aria capace di mettere tutti quanti d'accordo.

“In una originale tela Gesù cammina sulle acque del Po”, un intervento di Umberto Battini pubblicato in IlPiacenza.it

Gesù che cammina sul Po, olio su tela, opera di Carmelo Sciascia

E’ innegabile che anche il Grande Fiume abbia il suo particolare fascino, distintivo e unico, che ispira e conquista. Basta pensare a quello che ad esempio ha trasmesso ormai a generazioni, l’opera letteraria e cinematografica di Giovannino Guareschi. Certo che spingersi sulle rive del Po dalle parti di Mortizza e fare una sosta nella chiesa di fiume, a Bosco dei Santi, qualcosa può sorprendere e anche tanto.

Infatti al suo interno, in questa chiesa parrocchiale che è a poco più di un tiro di sasso dall’argine maestro, si ammira una tela dipinta da Carmelo Sciascia e donata nel 2003. Si tratta di “Gesù che cammina sul Po”, con in primo piano le battelline alla corda sulla sponda, dove sono anche alcuni seguaci, gli apostoli forse, seduti di spalle che contemplano il fatto. E il Cristo sull’alveo, riflesso e solido, che cammina sul Grande Fiume, sicuramente un soggetto particolare, che ci porta al fatto religioso ma anche al mito che “fluttua” sul Po qual è Fetonte. Carmelo Sciascia è un uomo di cultura, scrittore. Vedere appunto il Gesù compiere questo miracolo sul Po, dipinto da un uomo che si divide a vivere tra Piacenza e la Sicilia che appare in questi colori forti, belli e vivaci, è qualcosa di unico e raro. Sulle sponde piacentine, il Po conquista e ispira.

“Storie di Pesci”: Etheostoma caeruleum, colori ad olio e matite su carta 62x35cm, opera di Marco Vaccari

Marco Vaccari nasce a Piacenza nel 1972. Dopo il diploma Magistrale frequenta la Scuola di grafica e Illustrazione editoriale “Arte e Messaggio” a Milano e, dal 1996, numerosi corsi di specializzazione alla Scuola Internazionale di Sarmede con i maestri Linda Wolfsgruber, Arcadio Lobato, Josef Wilkon. Dal 1999 lavora sia come illustratore editoriale che come illustratore-visualizer per diversi progetti, anche multimediali. Partecipa e organizza diverse mostre collettive, tra le quali “Il Gigante e il Topolino” e “Uccello di Fuoco” che sono state portate in diverse città italiane. Alcune sue opere sono state selezionate in rassegne italiane e internazionali tra le quali “Il Battello a Vapore” (Verbania 1998) e “Le Immagini della Fantasia” sezione allievi (in diverse edizioni). Organizzatore di laboratori di comunicazione visiva e di introduzione al libro illustrato per le scuole dal 2002 al 2013 gestisce una piccola galleria d’arte a Lana d’Adige (BZ) e organizza mostre di illustrazione e arti visive di importanti artisti italiani ed esteri. Ha pubblicato alcuni libri illustrati tra cui “Brevi Storie” per la Castalia Edizioni di Torino. E’ titolare di un laboratorio artistico/corniceria “Pinguini in Volo” di Piacenza. Recentemente ha proposto una mostra di illustrazioni alla Scuola Azzurra di via Roma 163 nell’ambito delle attività culturali dell’associazione Fabbrica&Nuvole con protagonisti animali in veste antropomorfa in occasione della festa del quartiere ‘Matti da Galera’

“Donna sul divano blu”, “Paesaggio con alberi”, “Inizio Primavera”, “Paesaggio di Brasov”, “Chiamata”, “Nella miniera”, “L’ingeniere”, omaggio all’arte di Jànos Mattis-Teutsch (1884-1960), pittore gruppo fauve

Donna sul divano blu, olio su tela di Jànos Mattis-Teutsch

János Mattis-Teutsch è stato un pittore ungherese, scultore, artista grafico, critico d’arte e poeta. Ha garantito un importante contributo allo sviluppo dell’arte moderna e delle tendenze d’avanguardia in Romania (dove trascorse la maggior parte della sua vita).

Paesagglio con alberi e collina, olio su tela di Jànos Mattis-Teutsch

Nacque nella città transilvana di Brassó (Braşov), nel Regno d’Ungheria in Austria-Ungheria, oggi nel territorio della Romania. Era figlio di János Mátis, un ungherese, e della sassone Josefin Schneider. Dopo la morte del marito, Josefin sposò il sassone Friedrich Teutsch, che adottò János. Completò la scuola elementare in Ungheria e poi frequentò la scuola secondaria di Honterus in lingua tedesca; tra il 1901 e il 1903, studiò scultura presso la Scuola Reale Nazionale Ungherese per le Arti Applicate di Budapest, e poi partì per Monaco, dove frequentò la Royal Academy of Fine Arts, e Parigi dove s’avvicinò ai temi post-impressionisti e fauvisti.

Inizio di Primavera, olio su tela di Jànos Mattis-Teutsch

Sposò Gisella Borsos nel 1909 (il loro matrimonio causò uno scandalo, poiché aveva interrotto bruscamente il fidanzamento di Gisella con qualcun altro). Il suo successo artistico fu contrastato da una crisi emotiva causata dalla morte della moglie nel 1916; si risposò con Marie Conrad, una donna austriaca, nel 1919.

Paesaggio di Brasov, olio su tela di Jànos Mattis-Teutsch

Presente a Budapest al tempo della Rivoluzione degli Aster, Mattis-Teutsch probabilmente assistette in prima persona all’istituzione della Repubblica sovietica ungherese; nonostante i resoconti contrastanti e il suo credo socialista, sembra che non sia stato coinvolto nel movimento pro-bolscevico. Rimase un antifascista impegnato, e in seguito si dichiarò contrario all’influenza del nazismo nella comunità sassone della Transilvania. Fu presente in Transilvania a metà del 1919 e organizzò diverse mostre; quando la regione divenne parte del Regno di Romania e, per un certo periodo, la sua posizione di insegnante fu riconsiderata dalle nuove autorità, progettò di trasferirsi in Germania, prima di decidere di rimanere presente nella vita artistica rumena e di partecipare regolarmente a mostre d’arte a Bucarest e in tutta la Transilvania.

Chiamata, olio su tela di Jànos Mattis-Teutsch

Più tardi, è tornato all’arte figurativa, un interesse che ha fuso con le sue convinzioni socialiste nel tentativo di creare un’arte socialmente consapevole (come definito dalla sua Kunstideologie, “Ideologia della pittura”, una rivista da lui curata a Brasov). Dopo il momento di Contimporanul, si unì alla redazione di Integral e definì il suo nuovo stile, considerato vicino al Surrealismo, come “realismo costruttivo”.Benché fosse tra i pittori che trascorrevano le estati a Baia Mare Mattis-Teutsch non ha mai adattato i suoi temi all’arte del paesaggio incoraggiati dal gruppo, rimanendo principalmente interessato ai temi sociali.

Nella miniera, olio su tela di Jànos Mattis-Teutsch

La morte di sua figlia nel 1933 e fattori politici lo portarono a cessare il lavoro fino agli anni ’40. Alla fine della seconda guerra mondiale, con l’inizio dell’occupazione sovietica e, alla fine, l’instaurazione del regime comunista, i suoi precedenti lavori furono soggetti ad attacchi di propaganda mentre tentava di adattarsi ai temi del realismo socialista,creando ritratti di scene di Joseph Stalin e Stakhanovite con muratori e minatori.

L’ingeniere, olio su tela di Jànos Mattis-Teutsch

“Donna in riposo”, “Ragazze al tavolo”, “Calciatori”, “Guerra: l’attacco”, “Le due amiche”, “Veduta della città di Nevers”, omaggio all’arte di André Lhote (1885-1962), pittore gruppo fauve

Donna in riposo, litografia di André Lhote

André Lhote nel 1898 si iscrisse alla Scuola di Belle Arti di Bordeaux, dove studiò scultura decorativa fino al 1904. In questi anni dipinse nel tempo libero, finché nel 1905 lasciò definitivamente lo studio della scultura per dedicarsi esclusivamente alla pittura. Nel 1906 si trasferì a Parigi, dove cominciò ad esporre in importanti saloni e gallerie. Nelle opere di questo periodo si nota l’influenza che su di lui ebbero Paul Gauguin, Paul Cézanne e i Fauves.

Ragazze al tavolo, olio su tela di André Lhote

Tuttavia, ben presto Lhote si spostò verso il cubismo, esibendosi in mostre cubiste a partire dal 1912. Fu soprattutto il rigore costruttivo del movimento cubista ad attrarlo e a fargli sviluppare uno stile razionale e geometrico, cercando contemporaneamente di conservare un legame con la pittura tradizionale, mettendo su tela soggetti figurativi presi dalla vita di tutti i giorni, come ritratti, paesaggi e nature morte.

Calciatori, olio su tela di André Lhote

Lo scoppio della Prima guerra mondiale interruppe momentaneamente il suo lavoro, che riprese dopo il congedo dall’esercito nel 1917, quando tornò a produrre opere in stile cubista.

Guerra: l’attacco, olio su tela di André Lhote

Nel 1918 fu tra i fondatori della Nouvelle Revue Française, il giornale d’arte a cui contribuì scrivendo articoli fino al 1940. Lhote è infatti ricordato anche per essere autore di pregevoli scritti teorici sull’arte, come il Trattato della figura, edito nel 1950. In questi anni tenne molte conferenze e insegnò in diverse prestigiose accademie e scuole d’arte di Parigi, compresa la scuola da lui fondata a Montparnasse; tra i suoi allievi vi fu lo svedese Bengt Lindström.

Le due amiche, olio su tela di André Lhote

Negli ultimi anni della sua vita ricevette numerosi premi per la sua carriera, che continuò con decorazioni e murali, come quelli della facoltà di medicina di Bordeaux eseguiti nel 1957. André Lhote morì a Parigi il 25 gennaio 1962.

Veduta della città di Nevers, olio su tela di André Lhote

“Donna sdraiata”, “La bagnante”, “La danzatrice”, “Donna seduta con mazzo di foglie”, “Donna seduta in abito blu”, omaggio all’arte di Jean Metzinger (1883-1956), pittore gruppo fauve

Donna nuda sdraiataa, olio su tela di Jean Metzinger

Jean Dominique Antony Metzinger (24 giugno 1883 – 3 novembre 1956) è stato un grande pittore, teorico, scrittore, critico e poeta francese del XX secolo. Le sue prime opere, dal 1900 al 1904, furono influenzate dal neoimpressionismo di Georges Seurat e Henri-Edmond Cross . Tra il 1904 e il 1907 Metzinger ha lavorato negli stili divisionista e fauvista con una forte componente cézanniana , portando ad alcune delle prime opere proto-cubiste . Dal 1908 Metzinger sperimentò la sfaccettatura della forma, uno stile che presto sarebbe diventato noto come Cubismo.

La bagnante, olio su tela di Jean Metzinger

Jean Metzinger proveniva da una importante famiglia militare. Il suo bisnonno, Nicolas Metzinger (18 maggio 1769 – 1838), Capitano nel 1 ° Reggimento Artiglieria a Cavallo, e Cavaliere della Legione d’Onore , aveva prestato servizio sotto Napoleone Bonaparte. In seguito alla morte prematura di suo padre, Eugène François Metzinger, Jean sviluppò interessi in matematica, musica e pittura, sebbene sua madre, professoressa di musica, avesse per lui ambizioni di una carriera nel campo della medicina.

La danzatrice, olio su tela di Jean Metzinger

Nel 1904 Metzinger espose sei dipinti in stile divisionista al Salon des Indépendants e al Salon d’Automne (dove si sarebbe poi esibito regolarmente durante gli anni cruciali del cubismo). Nel 1905 espose otto dipinti sempre al Salon des Indépendants. In questa mostra Metzinger è direttamente associato agli artisti che presto saranno conosciuti come Fauves : Camoin, Delaunay, Derain, van Dongen, Dufy, Friesz, Manguin, Marquet, Matisse, Valtat, Vlaminck e altri. Matisse è responsabile del comitato di sospensione, assistito da Metzinger, Bonnard, Camoin, Laprade Luce, Manguin, Marquet, Puy e Vallotton.

Donna seduta con un mazzo di foglie, olio su tela di Jean Metzinger

Successivamente, seguendo la guida di Seurat e Cross, iniziò a incorporare una nuova geometria nelle sue opere. Ha così inizio la sua fase cubista nella quale diventerà maestro.

Donna seduta in abito blu, olio su tela di Jean Metzinger

 

 

 

“I bagnanti di Adelys”, “Porto”, “Ritratto del poeta Fernand Fleuret”, “Il lavoro in autunno”, “Il porto di Anversa”, omaggio all’arte di Othon Friesz (1879-1949), pittore gruppo fauve

I bagnanti di Andelys, olio su tela di Othon Friesz

Othon Friesz (Le Havre, 6 febbraio 1879 – Parigi, 10 gennaio 1949) è stato un pittore francese, uno dei più importanti esponenti del fauvismo.

Porto, olio su tela di Othon Friesz

Figlio di un capitano di mare, si formò con Leon Bonnat, ma anche visitando frequentemente il Louvre di Parigi. Inizialmente impressionista, subì poi l’influsso di Van Gogh e Gauguin. Nel 1905 espose per la prima volta alcune sue opere, al Salon d’Automne, dove erano di scena anche dipinti dei pittori fauves Matisse e Braque, che suscitarono subito in lui viva ammirazione.

Ritratto del poeta Fernand Fleuret, olio su tela di Othon Friesz

Un anno più tardi Othon Friesz era già a tutti gli effetti un artista fauve: si recò infatti con Braque in Belgio, dove entrambi lavorarono agli stessi soggetti. Freisz soggiornò poi nel Midi, eseguendovi alcune delle sue opere migliori. Di ritorno a Parigi, Freisz rimase fedele alla linea fauve, mentre Braque si apprestava a entrare nella fase cubista.

Il lavoro in autunno, olio su tela di Othon Friesz

Nel 1912 Freisz aprì un atelier in Normandia; sette anni dopo tornò a Parigi, che divenne da allora la sua sede stabile, anche se vi furono poi molti altri viaggi, che l’avrebbero portato diverse volte in Italia. Dipinse soprattutto paesaggi, scorci urbani e nature morte.

Il porto di Anversa, olio su tela di Othon Friesz

“Giovanna in blu”, “Odalische”, “Gerusalemme”, “Sassofonista”, “Port Fonchal”: omaggio all’arte di Marcel Mouly (1918-2008), pittore gruppo fauve

Giovanna in blu, opera di Marcel Mouly

Marcel Mouly (6 febbraio 1918 – 7 gennaio 2008) è stato un artista francese che ha dipinto in uno stile astratto. Nato a Parigi, in Francia, il suo interesse per l’arte si è sviluppato nella scuola elementare, quando per punizione venne costretto al disegno. All’età di 13 anni lasciò la scuola per lavorare, prima come venditore di spiaggia, poi come apprendista presso un dentista locale e in seguito come mercante di vino. Nel 1935, mentre era ancora impiegato dal commerciante di vini, Mouly iniziò a frequentare corsi serali nelle accademie francesi dove rimase fino a quando prestò servizio militare durante la seconda guerra mondiale. Dopo che l’invasione nazista, nel giugno del 1940, divenne di nuovo un civile. Fece amicizia con un artista di nome Bernard la Fourcade, e i due fondarono uno studio ad Auteuil.

Odalische, opera di Marcel Mouly

Durante un viaggio in Normandia nel 1942, furono fermati da funzionari tedeschi e interrogati per la loro mancanza di documentazione di viaggio, arrestati e imprigionati erroneamente come spie. Durante la sua reclusione solitaria, Mouly ha consolidato i suoi piani per diventare un artista.

Gerusalemme, opera di Marcel Mouly

Poco dopo essere stato rilasciato dalla prigione, Mouly, insieme al collega artista Édouard Pignon , affittò lo studio di Boulogne del famoso scultore modernista Jacques Lipchitz (1891-1973) dal quale ha appreso lo stile cubista. Nel 1945, i suoi dipinti furono esposti accanto ai dipinti di Matisse a Parigi e l’anno seguente si trasferì a La Ruche dove divenne amico di Picasso , Chagall e Klein. Il suo stile è sempre più influenzato dai colori profondi e audaci tipicamente usati nelle opere fauve di Matisse e dal cubismo di Picasso. A partire dalla metà degli anni ’50, Mouly creò molte litografie.

Sassofonista, opera di Marcel Mouly

Le opere di Marcel Mouly sono state esposte in tutto il mondo, incluse le collezioni permanenti di oltre 20 musei. È morto il 7 gennaio 2008, un mese prima del suo 90 ° compleanno.La sua arte è pura e diretta“, ha detto lo storico dell’arte e scrittore Joseph Jacobs. È un’arte di bellezza e vita con radici artistiche ben piantate nella Scuola di Parigi: Picasso , Braque , Matisse , Rouault , Vlaminck , Chagall , Vuillard e Dufy sono il suo patrimonio, e ha portato il loro mantello con instancabile dedizione“.

Port Fonchal, opera di Marcel Mouly

 

“Nudo”, “Il violinista triste”, “Pescatori”, “Sulla spiaggia”, “Artisti del circo baltico”: omaggio all’arte di Biruta Baumane (1922-2017), pittrice gruppo fauve

Nudo, olio su tela di Biruta Baumane

Biruta Baumane (6 giugno 1922 – 21 gennaio 2017) è stata una pittrice figurativa lettone che tra gli anni ’50 e ’60 ha sviluppato uno stile definito come una variante del realismo socialista. È parrticolarmente conosciuta per le sue scene figurative, nature morte, ritratti e nudi femminili.

Il violinista triste, olio su tela, di Biruta Baumane

Figlia degli insegnanti Fricis e Lūcija, è nata  a Kalnamuiža ,  in Lettonia . Ha avuto il suo primo incontro con l’arte nello studio di Romans Suta , dove ha studiato dal 1940 al 1941.  Nel 1942, parallelamente ai suoi studi all’Accademia, si iscrive prima alla Facoltà di Filosofia all’Università della Lettonia e successivamente a Filologia, ma non arriverà mai alla laurea. Solo nel 1948 si laurea presso il dipartimento di pittura dell’Accademia d’arte sotto la guida del professor Jānis Liepiņš.

Pescatori, olio su tela di Biruta Baumane

Nel 1951 sposò lo scultore lettone Kārlis Baumanis , con il quale ebbe una figlia Laine Kainaize, anch’essa pittrice. Insegnante di disegno di Riga dal 1949 al 1958, le è stato conferito il titolo onorifico di Artista popolare della Repubblica di Lettonia ed insignita dell’Ordine delle tre stelle nel 2008 per la sua creatività.

Sulla spiaggia, olio su tela di Biruta Baumane

Baumane ci ha lasciati il 21 gennaio 2017 all’età di 94 anni. Riposa nel cimitero della foresta di Riga .

Artisti del circo baltico, olio su tela di Biruta Baumane

“Nel negozio di cappelli”, “Ragazze alla finestra”, “La spiaggia dei pescatori”, “Case in Algarve”, omaggio all’arte di Mily Possoz (1888-1968), pittrice gruppo fauve

Nel negozio di cappelli, acquerello di Mily Possoz

Emília (Mily) Possoz, di origine belga, è stata un’artista modernista portoghese. Ha beneficiato di una minuziosa educazione artistica avendo frequentato l’atelier della pittrice Emília dos Santos Braga . All’età di 16 anni, ha continuato il suo apprendistato artistico all’estero, in particolare a Parigi ,quindi frequentando l’Académie de La Grand Chaumière in Germania , dove ha imparato l’incisione, e ancora in Belgio e in Olanda.

Ragazze alla finestra, acquerello di Mily Possoz

Ritornata in Portogallo nel 1909, si unì al movimento modernista emergente, partecipando a diverse mostre fino a consacrarsi come uno dei più importanti artisti portoghesi della prima metà del secolo XX . Nel 1937, la sua partecipazione alla mostra di incisione francese, tenutasi a Cleveland , negli Stati Uniti , le garantì la medaglia d’oro e l’acquisizione delle sue opere per il Museo di Cleveland. Quello stesso anno torna in Portogallo.

La spiaggia dei pescatori – Cascais, acquerello di Mily Possoz

Mily deve la sua fortuna critica “alla gentilezza femminile del suo personaggio e dei suoi motivi: paesaggi, ritratti reali o immaginari, gatti e scene urbane , quasi sempre sfumato da valori fey, ingenui e dot matrix che le hanno permesso di invecchiare come una ragazza eterna “.

Case con figure e animali in Algarve, olio su tela di Mily Possoz

“Bagnanti”, “Ritratto di Miss L.”, “Ritratto di Guan”, “Veduta di Shangai”, “Donna sdraiata”, omaggio all’arte di Guan Zilan (1903-1986), pittrice gruppo Fauve

Bagnanti, acquerello, di Guan Zilan

Guan Zilan (gennaio 1903 – 30 giugno 1986), nota anche come Violet Kwan, è stata pittrice d’avanguardia cinese. Fu tra i primi artisti a introdurre il Fauvismo in Cina, ed era nota per aver applicato lo stile della pittura occidentale a soggetti tradizionali cinesi. La sua opera più famosa è Portrait of Miss L. (1929). Sebbene fosse una delle preferite del mondo dell’arte durante la fine degli anni ’20 e gli anni ’30, smise di dipingere dopo l’inizio della Rivoluzione Culturale e fu per lo più dimenticata nella Cina comunista.

Ritratto di Miss L., olio su tela di Guan Zilan

Guan è nata a Shanghai nel 1903, durante la tumultuosa dinastia Qing .  I suoi genitori, che erano commercianti tessili di successo coinvolti nel design tessile, l’hanno avviata ad una formazione artistica. Dopo la laurea nel 1927, seguì il consiglio del maestro Chen e andò in Giappone per approfondire i suoi studi dove il suo stile divenne fortemente influenzato dal Fauvismo di Henri Matisse. Negli anni ’20 e ’30, le donne cinesi che hanno avuto una carriera di successo in Giappone hanno attirato l’attenzione dei media giapponesi. Guan ha fatto notizia come rappresentante della ” ragazza moderna ” diventando un modello di bellezza.

Ritratto di Guan Zilan, olio su tela di Chen Baoyi

Guan tornò a Shanghai nel 1930, e divenne uno dei primi artisti a portare il fauvismo in Cina. Lei e la sua collega Pan Yuliang divennero i favoriti nel mondo artistico della giovane Repubblica di Cina (1912-49) . Le artiste formate in ‘stile occidentale’, come Guan e Pan, catturarono il fascino del pubblico e furono accettati come l’incarnazione della modernità.

Veduta di Shangai, olio su tela di Guan Zilan

Durante la seconda guerra sino-giapponese , quando la Cina orientale, inclusa Shanghai, fu occupata dall’impero del Giappone , l’ex insegnante di Guan Chen Baoyi rifiutò di lavorare per i giapponesi e cadde in miseria. Guan lo sostenne finanziariamente fino alla sua morte nel 1945. Guan rimase a Shanghai dopo che i comunisti presero il controllo della Cina nel 1949. Diventata membro della China Artists Association, cambiò il suo stile artistico per conformarsi al realismo socialista dominante nella Cina comunista. Smise di dipingere del tutto nel 1966, ai tempi della  Rivoluzione Culturale nel 1966 e fu gradualmente dimenticata dal pubblico cinese. Il 30 giugno 1986, Guan Zilan morì per un attacco di cuore a casa sua.

Donna sdraiata, olio su tela di Guan Zilan