Contro il virus, cautela
La vita val bene una mascherina
“In quel marzo 2020 lavoravo nell’ospedale di Piacenza nel mio ruolo di Direttore della Direzione Amministrativa di Rete Ospedaliera. Il mio ufficio era in un lungo corridoio dove venivano visitati medici e infermieri che arrivavano dai reparti, chi tossendo, chi dichiarando febbre. Per noi amministrativi niente mascherine, un gruppo di esperti sanitari avevano dichiarato e attestato che eravamo a basso rischio. Ma in realtà quegli esperti erano solo presunti: nessun sanitario sapeva bene cosa fosse quel virus e come affrontarlo. Un giorno, dopo la visita, una collega entrò nel mio ufficio piangendo, senza mascherina e dopo poco tempo, a sera tardi, un’ambulanza a sirene spiegate arrivava sotto casa mia. Il 95% dei miei polmoni erano invasi dal Tigre ed iniziava la lotta per la vita. Oggi, a quasi tre anni di distanza sono ancora qui. Dicono grazie alla mia forza, al mio crederci sempre, non rassegnarmi mai. In effetti, avevo ancora cose da fare, in questo nostro mondo: per esempio scrivere un libro e giocare con nipotine e prossimi nipoti. La Nera Signora e l’Altr/Ove potevano aspettare”.
Era novembre 2019 e già pensavamo ai regali di Natale, a panettone, spongata, torrone ma …
Era novembre 2019 quando nell’ospedale di Piacenza cominciarono a diffondersi le voci di ricoverati per “strane polmoniti” e, a dicembre, nei social iniziammo a vedere scene di gente che letteralmente stramazzava al suolo in una città cinese. Ma noi eravamo impegnati con i regali di Natale e comunque la Cina era lontana, come poteva interessarci, coinvolgerci? Tutto bene insomma ma già a gennaio i primi bar gestiti da cinesi iniziarono ad abbassare le saracinesche fino a data da destinarsi e, a febbraio, si diffonde la notizia del primo italiano deceduto a causa di un virus misterioso e feroce, il Tigre. Nasceva così, a Piacenza, Codogno, Bergamo, una tragedia di fronte alla quale nessuno sapeva cosa fare e, a marzo, anche per me arriva uno stato febbrile. Bastano un paio di giorni e sotto casa arriva un’ambulanza a sirene spiegate. 88 giorni in Pronto Soccorso, Malattia Infettive, Rianimazione, Terapia Intensiva, Riabilitazione, sopravvissuto, miracolato. Questo racconto rappresenta una testimonianza e un avvertimento: il Tigre, ancora oggi come ieri, per quanto parzialmente apparentemente sedato, non va sottovalutato. Mai.