Kella legge il titolo, “70 anni di sogni, illusioni, speranze, poesia”, parola dopo parola che insieme rap-presentano un mondo, il mio mondo. Forse scuote la testa e scrive “comprerò il libro di Claudio” ma … così non va: “70”, c’est plus facile.

4 febbraio 2023, lo scrittore era in vetrina alla Libreria Fahrenheit e Kella di persona si presentò

Un libro? Va pensato, va scritto, eventualmente illustrato (direttamente oppure, per quanto mi riguarda, attraverso la collaborazione dei miei figli artisti, Edoardo e Fabrizio). Iniziano poi i contatti con la casa editrice selezionata, le trattative del caso, dal numero copie, alla grafica, eventuali oneri, programmazione eventi promozionali, ecc. e alla fine data l’ultima correzione alle bozze, finalmente arriva la fase della stampa, l’editore manda il lavoro in tipografia e arriva il giorno che te lo ritrovi in mano, ammiri la copertina, lo scorri e quasi sicuramente trovi un errore occultato nelle 182 pagine che ti è sfuggito, ti morderesti le mani ma tranquillo, un secondo errore è sicuramente in ulteriore agguato. Leggi anzi rileggi il titolo studiato con l’editore e ribadisci la tua soddisfazione: “70 anni di sogni, illusioni, speranze, poesia” é il titolo che inizi a propagandare e lo rap-presenti con le ballate di Francesco d’accompagno e le letture da parte di Dalila dei racconti in versi che escono dal libro. Mandi messaggi, segnalazioni, contatti giornali, fai di tutto un pò a sostegno del libro, del suo contenuto, con il titolo in grande evidenza, parola per parola. Anzi, con tanto di sottotitolo integrativo: “Gli anni ’70, ed ora i miei 70 anni con 70 racconti in versi nel nome della giustizia, dell’equità, della pace e della poesia“. Senza peraltro sottacere della 4^ di copertina dove si chiarisce l’indirizzo: “BASTA ARMI, NO AI GENOCIDI DI ANZIANI, DONNE, BAMBINI”. Insomma parola dietro parola che segue ad altra parola perché un titolo deve rappresentare un mondo intero, il mondo dell’autore e di chi si mobilita con lui. Dalila, Francesco, Edoardo, Fabrizio, i 30 presenti alla prima rap-presentazione, in via Roma al 163 da Fabbrica&Nuvole, i dieci invitati ‘a porte chiuse’ al Bar Tobruk, i 15 alla libreria Postumia, quanti ancora verranno, chi spontaneamente si presenterà in qualche libreria, tutti a seguire un percorso, trascinati sull’onda del titolo scelto. Così come da parte dei diversi siti che nel web inseriscono nelle loro vetrine virtuali il libro proponendone l’acquisto ovviamente con tutto il titolo compreso.

Poi ecco un giorno, per la precisione il 24 marzo, ecco un’amica, Kella Tribi. in un istante cambia le carte in tavola, scrive e lascia il segno, un segno profondo. Kella: c’eravamo conosciuti nel mondo virtuale del web poi, il 4 febbraio 2023 in occasione di quell’iniziativa di promozione letteraria alla libreria Fahrenheit 451 che la Sonia volle titolare “L’autore in vetrina” e in concreto ero sempre io protagonista, seduto su una poltrona collocata appunto in vetrina con di fronte un tavolinetto con una caraffa di the, un pò di bicchieri, biscottini, bottiglia di vino bianco e uno scranno a disposizione di chiunque fosse disponibile a scambiar quattro chiacchere. Ebbene in quell’occasione quella donna si presentò certa d’esser riconosciuta al primo colpo d’occhio, ma virtuale e realtà spesso son mondi avvolti da un più o meno sottile velo di nebbia. Così, un pò stupita, forse un pò delusa, alfin sbottò di fronte all’imprevisto disconoscimento “ma sono io, son Kella!“. E, perDiana, sveglia, quell’autore, esci dal Nirvana del tuo spirito intrippato nel tuo libro, quello d’allora, quella allora portato in vetrina, “Fate in Blu, Fate Infermiere – Covid, post Covid, long Covid diario di giorni resistenti“. Insomma, così quella che era conoscenza nel mondo virtuale, diventava conoscenza nel mondo del reale e Kella non esitò a comprare copia del libro dello scrittore. Ma non solo: in seguito, apprezzato il mio lessico, passò di nuovo in una libreria, la Romagnosi, dalla Claudia, cercò, chiese, acquistò copie di precedenti pubblicazioni. Fatto che, inutile nasconderlo, gratificò non poco tantoché da un lato colsi l’occasione per organizzare iniziative di riproposizione di quei libri e in seguito dall’esperienza presi stimolo per scrivere “70 anni di sogni, illusioni, speranze, poesia“, infine maturando la speranza di rivedere Kella magari in una nuova occasione di presenza in vetrina tra gli sguardi curiosi dei passanti, tra quella ragazza che mi sorrise, quel tizio che guardava accigliato, i due fidanzatini passati veloci guardando oltre, lo sguardo e la mente già nel futuro. Ma l’iniziativa in vetrina ancora ha da venì e intanto il 24 marzo ecco che Kella scrive un messaggio in facebook a commento di un post di Dalila e che dice, anzi, che scrive, la Kella? Rispetta l’attesa e la speranza di acquisto ma attenzione, che scrive? Kella dunque scrive: “Dalila, oggi inizio a leggere “La quiche letale” poi proseguo con “Come d’aria”. Poi appena esco prendo l’ultimo libro di Claudio 😍 “70”……“. Capite? Parole che seguono parole, parole che precedono, parole che vanno, parole che vengono, titolo, sottotitolo, 4^ di copertina, alette ai lati, parole su parole, parole tante che spiegano un mondo vissuto, che racchiudono “70 anni di sogni, illusioni, speranze, poesia” che poi non bastano perché serve il sottotitolo, serve la 4^ di copertina e sono indispensabili le due alette laterali. Ma Kella prende il tutto e rap-presenta tutto quel mondo semplicemente così. Comprerà il mio nuovo libro, titolo in una parola sola, “70“. Punto e basta. Proprio come da disegno di copertina. E tutto il resto? Niente altro che sottotitolo oltreché ulteriore sottotitolo del sottotitolo! Concretezza, capacità di sintesi tipicamente femminili. Alla français: 70, c’est plus facile.

Come dici tu, cara amica, “70”, c’est plus facile

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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