“70”, ovvero quando un incontro per l’autore di belle speranze e il suo libro diventa leggenda: lei si chiama Kella Tribi, Selva invece è la sua gatta

30 marzo 2024, libreria Romagnosi: Kella con il mio libro, semplicemente per lei “70” che “c’est plus facile”. Post con didascalia, “Io ce l’ho”. Acquistato il mio “70”, come appunto lo chiama lei.

L’anteprima: qualche commento general generico ai post dell’una e dell’altro in facebook poi, in quel 4 febbraio del 2023 nella vetrina della libreria Fahrenheit 451 di via Legnano il primo – e finora unico – incontro di persona. L’occasione “malandrina”? L’autore in vetrina per l’appunto con il libro d’allora, “Fate in Blu, Fate Infermiere”. A lei, Kella, la mia scrittura è piaciuta tantoché in seguito ha acquistato anche altri libri miei precedenti – ma questa è un’altra storia -. Il tempo, inclemente e tutto sommato indifferente alle vicende dell’umane genti, da quel dì è passato e l’autore di libro n’ha fatto n’artro, “70 anni di sogni, illusioni, speranze, poesia“, sostanzialmente un’autobiografia del mio percorso poetico, 70 poesie a partire dai lontani anni ’70, in occasione del giorno delle mie 70 candeline – virtuali -. No, Kella non c’era quando timidamente ci si scambiava il primo bacio con A.M., non c’era quando G. mi giurava eterno amore e nemmeno quando, rivedendola vent’anni dopo, si pavoneggiava con quell’anello d’oro giallo al dito (frutto di altre storie, di altre strade, non più mie). No, no, Kella non c’era nemmeno quando con M. si occupava la mensa dell’Università di Parma e per un mese s’andava in autogestione per contestare l’aumento prospettato del costo pasto. Credo non fosse nemmeno a Caorso, alla marcia contro la centrale nucleare dove un ragazzo a sorpresa leggeva una mia poesia e tantomeno era a Napoli Secondigliano dove ero con Dalila per la premiazione della mia lirica contro l’inutilità del morire combattendo nel nome di una bandiera di parte dichiarata più giusta di tutte le altre quando in realtà tutte le bandiere sono uguali e anzi le bandiere non contano, conta la vita, contano le ragazze bionde, more, rosse – a ciascuno la sua -, conta vivere per mietere il grano. No, Kella non c’era quando prima vivevo poi scrivevo infine pubblicavo tutto questo eppure tutto questo, leggendo i miei libri lo ha vissuto. Così ecco i giorni dell’ennesimo, nuovo libro. No, niente da fare, Kella non è venuta a nessuna delle tre rap-presentazioni proposte finora (in via Roma, al bar Tobruk di Borgo Trebbia, a Sant’Antonio) però un bel giorno ha scritto su facebook (a Dalila) che il libro l’avrebbe comprato approfittando anzi per correggerne il titolo: poche parole, semplifichiamo, “70”, “c’est plus facile”! E, come attesta la fotografia che mi ha mandato pubblicata in facebook, parola data non si rimangia, lei, Kella, “70” ora ce l’ha (come ha scritto nel post in didascalia: “Io ce l’ho”). Peccato. La prossima rap-presentazione tra musica, poesia e no alla guerra, sarà sabato in centro città, appunto alla Romagnosi da Claudia Gobbi e la speranza era appunto di un secondo incontro per stringerle la mano ed avere un sorriso. Rien a faire ma la strada – della vita – è lunga, ci saranno altre occasioni. Intanto “70” sta sul suo comodino sotto il controllo della gatta che chissà, forse pensa “e adesso che te ne fai?“. Beh, lei, Kella penso proprio anzi sono certo sappia bene cosa farsene: lo legge.

Ed ecco Selva, incuriosita all’ennesimo, nuovo, libro sul comodino.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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