Claudio Arzani (arzy) scendincampo e racconta e scrive, e scrive poesie, e scrive racconti, e scrive di sogni, sempre e ancora sogni d'Utopia
Referendari in forcing nella partita dei referendum. La scommessa è sui 5 sì ma anche sulla possibilità di far saltare il silenzio del governo. Ci prova Elly Schlein che chiama a gran voce la premier. «Noi invitiamo tutte e tutti ad andare a votare e vorremmo sapere se lo farà anche la presidente del consiglio Meloni che continua a ignorare e a tacere su questi referendum. Si è rifugiata dietro la posizione del suo partito che è quella dell’astensione ».
L’attivismo della segretaria dem rappresenta la punta dell’iceberg di un movimento che coinvolge una parte consistente delle opposizioni. «Molti ragazzi nati in Italia dopo anni non si vedono riconosciuta la cittadinanza, per questo si deve votare sì su questo quesito come si deve votare sì ai quesiti sul lavoro per cambiare leggi che tra l’altro non consentono di essere reintegrato a chi viene licenziato illegalmente e lavora in una piccola impresa» spiega Schlein.
Il segretario della Cgil Maurizio Landini dice: «È un voto per la libertà nel lavoro, per non essere precari, per non avere stipendi da fame, per non morire sul lavoro. 5 sì per cambiare questa situazione e abrogare leggi sbagliate che hanno ridotto il lavoro a merce e i giovani a scappare dal nostro Paese e a essere precari. Vogliamo dare un futuro a questo Paese e per farlo bisogna investire sul lavoro, sui diritti e sulla qualità, quindi basta appalti, subappalti, basta precarietà, basta licenziamenti ingiusti».
Fonte: https://digital.liberta.it/
C’erano un francese, un tedesco, un inglese e un polacco… Come se non bastassero l’odio fra i capi russi e quelli ucraini e le enormi difficoltà del negoziato appena partito a Istanbul, ci sono pure i Volenterosi (simpatico eufemismo che sta per sabotatori guerrafondai): un mini-club di mitomani con enormi problemi in patria che, per darsi una ragione di esistere, scorrazzano da Londra a Parigi, da Kiev a Tirana, per parlare di cose che non li riguardano e progettare piani che resteranno lettera morta. Intanto il formato “Volenterosi” esiste solo nelle loro teste malate, non nel diritto internazionale. E poi la fregola bellicista di inviare truppe in Ucraina – il fondamento della loro esistenza, dopo il rifiuto a inviare soldati dal resto dell’Ue – è incompatibile con la prima condizione irrinunciabile per la Russia al tavolo di Istanbul, tre anni fa come oggi: Ucraina fuori dalla Nato e Nato fuori dall’Ucraina. Quindi niente truppe di Paesi Nato, tantomeno di due potenze nucleari come Francia e Regno Unito, a fare il peacekeeping.
La Meloni, spaventata dal forte movimento pacifista, dalle resistenze della Lega e dalla volubilità di Trump, ha detto fin da subito che l’Italia non invierà truppe. Infatti non si capiva cosa ci facesse ai primi due raduni del club, con la faccetta malmostosa di chi avrebbe voluto essere altrove. Invece si capisce perché abbia disertato l’inutile treno per Kiev e l’inutilissima adunata albanese. Infatti i giornaloni atlantisti la attaccano proprio per la sua assenza e prendono per oro colato le balle di Macron, che nega la ragione fondante dei Volenterosi – inviare truppe in Ucraina – e smentisce persino i suoi reiterati appelli fin dal 26 febbraio ’24 (“La Russia non deve vincere, non è escluso in futuro l’invio di truppe di terra”). La Meloni fa benissimo a tenersi a debita distanza e a ricordare cosa vogliono Macron, Starmer, Merz e Tusk. Ma fa malissimo a trincerarsi dietro l’“unità occidentale”, che non esiste (nell’Ue e nella Nato ciascuno va per conto proprio); e a non tentare di costruire un fronte alternativo, non solo con i governi di destra a lei più affini, ma anche con Paesi ragionevoli come la Spagna (Sànchez ha già smontato le fesserie sul riarmo contro l’imminente invasione russa: “Non vedo truppe di Mosca alle porte”). Von der Leyen, Kallas e i Volenterosi boicottano i negoziati col riarmo tedesco, polacco e baltico; con nuove sanzioni a Mosca e nuove armi a Kiev in piena trattativa; con la minaccia francese di schierare testate nucleari in Germania e Polonia; e con l’idea di un tribunale speciale tipo Norimberga per processare Putin &C. con cui si dovrebbe cercare un’intesa. Perché il governo italiano, dopo averci detto da che parte non sta, non ci dice da che parte sta?
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