Il giorno che la donna di cuori, tornando dal deserto, omaggiò una rosa

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La rosa del deserto è una formazione minerale comune nei paesi desertici. Di colore che sfuma dall’arancione al giallo-ocra è un aggregato di cristalli di gesso che si forma in ben determinate condizioni ambientali e climatiche.
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Per la sua formazione è necessaria una falda freatica poco profonda, uno strato di gesso relativamente superficiale ricoperto di sabbia e un clima arido. Il gesso a contatto con l’acqua di falda o con la pioggia viene parzialmente solubilizzato e risale per capillarità con l’acqua. Le temperature desertiche evaporano l’acqua e provocano la precipitazione del gesso in cristalli dalla tipica disposizione. La colorazione dipende dall’inclusione di sabbia all’interno del cristallo. Le dimensioni di questi aggregati cristallini variano da pochi centimetri ad alcuni metri.
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La ricerca e la raccolta delle rose del deserto è un business legato al turismo. Sono i nomadi del deserto che si dedicano a questo lavoro ricavandone un misero guadagno. In alcuni casi le rose si possono trovare direttamente in superficie, quando il vento le libera dalla sabbia, ma se non vengono raccolte le piogge provvedono a riportare il gesso in soluzione e quindi a sfaldare il cristallo. Normalmente gli aggregati sono sepolti sotto alcuni metri di sabbia e vengono individuati con sonde metalliche. Una volta individuati si scava un tunnel orizzontale e si estraggono gli agglomerati intatti.
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Grosse quantità di rose del deserto provengono dal Sahara, in particolare dalla Tunisia e dal Marocco. Altre provengono dai deserti del Messico e Stati Uniti.
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Sogni d’autore: brancolando nel buio per antiche contrade me ne vò, incontrando Lucia Volpi, Claudio Calzana, Guido Farneti

Brancolando nel buio per antiche contrade me ne vò. Nel senso, poco di nuovo all’ombra degli ulivi: i sogni (d’autore) continuano pigramente a sonnecchiare nel cassetto mentre l’autore poeta scrittore si dedica ad altre vicende affaccendanti. Blog e rapporti correlati, lavoro all’Asl, qualche puntata nel politico sociale e, come tutti, l’arabbattarsi per tirare fine mese  lamentando che pagar le tasse sarà pure bello ma quel rubinetto di soldi in uscita senza limiti nè soluzione di continuità comincia a creare qualche disagio e non poche preoccupazioni.

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Così è che quasi quasi passa in secondo piano la copia di “E’ severamente proibito…” richiesta da Lucia Volpi alias Lucy57 e subitaneamente spedita in quel di Castelnuovo di Como mentre lei a sua volta spediva 10 € in busta chiusa, ovvero “la paga del poeta“. Spese postali? Scambio alla pari, si fa alla romana, a ciascuno le sue. Perché il prezzo, sia chiaro, specie quando lo paga un’amica preziosa come Lucy, è un simbolo, la garanzia che il libro pagato verrà letto e non depositato in un angolo e dimenticato come spesso succede alle opere ricevute per pura cortesia.  Grazie dunque, Lucia, e buona lettura per le tue sere d’estate.

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Ferma restando una considerazione: a quasi tre anni dalla stampa riuscire ancora a piazzare copie del libro poetico pargol del cor è soddisfazione non da poco e intanto credo ormai superata quota 150 copie vendute, traguardo interessante, per un libro di poesia e soprattutto il libro di un esordiente, peraltro a diffusione sostanzialmente limitata all’area territoriale di una modesta provincia padana. Ed ora? Molta carne al fuoco.

Sono entrato in contatto con Claudio Calzana, scrittore a sua volta esordiente autore de “il sorriso del Conte”: presto Arzyncampo ospiterà una sua intervista. Non male. Un colpo da Maestro grazie alla disponibilità di un emergente che, possiamo starne certi, ha la classe e i numeri per diventare un Maestro.

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Il suo stile, oggi, può ricordare i racconti di Andrea Vitali in un rapporto tra Maestro e Allievo. Ma domani? Gli allievi, ricordiamolo, nascono e quindi crescono per iniziare quel percorso lento ma inesorabile che li porterà a surclassare il Maestro. Diciamola allora così: a Claudio Calzana la diamo a tre romanzi, appunto “il conte“, poi a seguire il prossimo (al quale sta lavorando) ed infine un altro ancora dopodiché qualcuno forse ricorderà ancora di un certo Andrea Vitali. Chi? Mah, un buon medico rivierasco del lago di Como. <Forse>, si dirà, <ha curato Calzana durante un breve soggiorno e, per questo, é diventato famoso>.

Di palla in frasca. C’era stato, tanto tempo fa, mesi e mesi fa, un approccio con una ragazza, Cinzia, che vantava conoscenze a non finire e la disponibilità ad organizzare una rap-presentazione musical poetica al castello di San Pietro in Cerro (sarebbe, se non erro, la tredicesima). In cambio di 200,00 € all’insegna che chi lavora spesso ne vuole adeguato conseguente compenso e per il poeta di belle speranze si mette male. L’avevo persa di vista: lavorava in un bar che ha cambiato gestione. Pochi giorni fa l’ho ritrovata. Lavora al bar interno del mio supermercato. Buono a sapersi. Il castello è sempre al suo posto. Da secoli. Forse aspetta il momento giusto per ospitare la “Doctor Arzy poetical folk band“, se mai quel momento verrà (finché c’è vita, quel castello resta sempre là).

Morto il presidente della cooperativa editrice Vicolo del Pavone, Oreste Franchi detto Toti, se ne fa un altro. Nome? Per ora conosco il cognome, Veneziani. Di lui non so altro ma so che la cooperativa prosegue i lavori, le rotative must go on. Non è stato facile superare la porta d’ingresso entrando nei locali dove ero abituato a trovare Toti fino a tarda ora. Ma vita e morte si sovrappongono, cambiano fatti e volti, restano le attività. In questo caso resta la casa editrice con le sue attività: mancato il Presidente e fondatore, sono comunque in preparazione tre libri. Breve colloquio ed ecco subito, massima disponibilità a stampare un secondo libro poetico pargol del cor. 90 pagine circa. 300 copie, 1.750 € a mio carico e per il resto tutto come in occasione del primo libro, tre anni orsono (presentazione nel salone della casa editrice, presenza nel sito internet, stampa inviti per tre rappresentazioni, distribuzione nelle librerie locali) quando però il prezzo era stabilito a 1.200 €.

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Differenza non da poco. D’obbligo la cautela e la riflessione. In ogni caso ora la piccola cooperativa editrice chiude i battenti, se ne riparla a settembre. Nell’attesa ho spedito una mail con allegato il dattiloscritto di “Vietato attraversare i binari. Servirsi del sottopassaggio” a Guido Farneti, giovane editore in Roma (Azimut Srl). In onore ad una vecchia amicizia e a reciproca stima maturata via web. Poche speranze. Guido ha scritto e pubblicato di suo poesia con vari editori per alfine cambiare ruolo trasformandosi in editore indipendente. Con una scelta editoriale precisa: poesia praticamente esclusa. Ma la proposta era dovuta, oltreché … interessante.

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In concreto, Vicolo del Pavone può offrire una notevole entratura in sede locale che nessuna casa editrice (tranne le grandi) può sognare. Di converso Azimut, come altri editori specializzati, possono offrire un respiro territorialmente più ampio che la piccola casa editrice in forma cooperativa di insediamento padano, Vicolo del Pavone, nemmeno si sogna.

Dunque, che fare? Se ne parlerà a settembre. Intanto Fabrizio, col suo cortometraggio “Prosit“, è stato ammesso al Pesaro horror film festival, sezione il ritorno dei corti viventi“, un bel riconoscimento di valore. Contemporaneamente, visto che le buone notizie non arrivano mai sole, il mio figliolo aspirante cineasta è stato ammesso al corso che terrà ad agosto a Bobbio il Maestro Marco Bellocchio. Mentre Edoardo riposa in attesa riprendano le lezioni di montaggio e tecniche di ripresa dell’Accademia del Cinema di Bologna. Piccoli artisti crescono e s’apprestano a mandare in soffitta l’ormai vecchio scrittorucolo di belle speranze ma finché potrò procurarmi penna, calamaio e bianco foglio la lotta sarà dura.

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Insomma, molta carne al fuoco: visto che tra due settimane partiremo per passar vacanza nella dacia in riva al buon vecchio fiume nella verde appenninica Val Trebbia, sarà barbecue ad oltranza. Soprattutto, in questo caso, molto fumo, ottimo arrosto.

Sogni dautore: quelle case editrici, a pagamento, dal canto suadente ed avvolgente come l’incanto delle sirene

Interessante da un noto sito letterario che frequento già da qualche anno. In troppi hanno lamentato d’essere rimasti intrappolati nelle reti dell’editoria a pagamento: molte promesse, costi non da poco, almeno 2mila euro a carico dell’autore per un libro di 100 pagine ma con possibilità di arrivare anche a 4mila, distribuzioni in libreria e sostegno pubblicitario o di iniziative pressoché solo virtuale, delusione tanta e tante anche le copie che restano in magazzino in attesa di essere avviate direttamente al macero.

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Situazioni regolarmente descritte e lamentate da molti ingenui ex aspiranti autori, finiti nella rete come raccontano con tanto di nome e cognome delle case editrici più specializzate in questi metodi da illusionisti imbonitori a caccia di quattrini. Case editrici che magari ben si presentano acquistando spazi pubblicitari sui grandi quotidiani nazionali invitando a spedire dattiloscritti per concorsi che, alla fine, in realtà producono proposte di contratto naturalmente con contributo alle spese dove non si capiscono quali siano i costi residuali dei quali l’editore si fa carico.

Grandi enfatizzazioni ad iniziative di sostegno quali la presenza del libro una volta stampato in grandi fiere internazionali, a Copenaghen, a Francoforte e magari perché no a Parigi o addirittura a Toronto e, naturalmente, c’è sempre qualche illuso che cade nella rete e mette mano al portafoglio. Provare per credere: visitare la prossima fiera del libro di Torino e ciascuno misuri sulla propria pelle l’effettiva visibilità dei romanzi di qualche emerito sconosciuto ovvero se, con i costi odierni dei libri, sia davvero credibile la rinuncia all’acquisto dell’ultima fatica dell’autore famoso rispetto al libercolo dello sconosciuto di cui sopra.

Sia ben chiaro: non sono in assoluto contrario ad una partecipazione alle spese da parte dell’autore, dipende dal reale servizio offerto e dalla trasparenza garantita. Se un editore ad esempio garantisce la presenza nelle librerie virtuali del web (Internetbookshop, tanto per citarne una), sento già puzza di bruciato perché chi mai potrebbe acquistare il romanzo di un signor nessuno scorrendo una libreria virtuale? Un’ipotesi ancora più irreale rispetto al libro che occhieggia da uno dei centinaia di banchi in fila al Lingotto di Torino (dove almeno puoi sfogliarlo, il libro, godere dell’impareggiabile profumo della carta).

Bene, tutte queste segnalazioni alla fine hanno colpito nel segno e le case editrici quelle delle trappole per ingenui si sono mosse.

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Affinando e migliorando i servizi di supporto offerti? Certo che no: minacciando querele ed azioni legali, naturalmente.

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Risultato: il webmaster del sito letterario ha stabilito che, da oggi in poi, vige la regola del silenzio, chiunque venga illuso prima e gabbato poi comunque non potrà più scrivere nome, cognome e ragione sociale della casa editrice che lo ha sedotto e avvolto nella rete. No comment. Canti avvolgenti di dolci sirene con lunghi denti da squalo.

Sognidautore: 2007, bilancio di un anno di transizione

Due gennaio 2007

Spedite via mail le 12 poesie che da tempo Eugenio Gazzola mi chiedeva. Già editor nella piccola casa editrice in forma cooperativa che aveva pubblicato il mio libro poetico rimase stupito la sera della prima presentazione nel salone messo a disposizione dall’editore (ottobre 2005). Cinquanta presenti, 30 copie vendute, numeri sorprendenti, per della poesia, a parere di Eugenio. Forse per questo, quando mesi dopo decise di spezzare le catene con la proprietà per mettersi in proprio, tra le iniziative in cantiere pensò di inserire una raccolta di poesie che unisse quattro o cinque autori piacentini. I poeti si sa, son tiratardi così dal progetto di uscire a Natale 2006 si passò alla Pasqua poi sul tutto è calato il silenzio. Amen, de profundis.

Fine luglio 2007

Spedite due poesie al quotidiano Libertà per la “consueta
pubblicazione in agosto, un appuntamento che si rinnova immancabilmente dal
2003. Anche in questo caso passano i mesi e tutto tace. Mi piace ricordare
la sorpresa, nel 2006, di veder pubblicato un trittico di poesie inviato
due anni prima e già dato per disperso. Nel limbo anche un racconto inviato a settembre 2006 anche se, in questo caso, devo confessare di aver abbondantemente superato le battute massime imposte (oltre 10mila in luogo delle massime 5mila) per cui le speranze restano davvero poche. Ri-Amen.

Ottobre 2007

 Finalmente, dopo un anno di stand-by, concludo il paratesto di quello che dovrebbe essere
il mio secondo libro poetico pargol del cor. Lo consegno a Fausto per l’introduzione
e, da quel momento, ne perdo le tracce. Io lo strozzerei, quel critico.

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[ “Il quartier generale dei piemontesi in Crimea”, di Gerolamo Induno,

commons.wikimedia.org/wiki/Category:Crimean_W… ]

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Dice l’oroscopo

Che noi acquariotti nel 2007 abbiamo avuto Saturno menasfiga
in transito dalle nostre parti. Probabilmente mentre arrivava io mi trovavo
al centro della carreggiata e l’urto è stato inevitabile. Naturalmente ho
avuto la peggio: un frontale con un pianeta è cosa non certo di poco conto,
speranze zero. Mi sono lasciato travolgere.
Sì, l’anno è stato improntato alla resistenza passiva, un pò come il giunco
che si piega ma così facendo non si spezza. Ed ora è finita! Saturno se n’é
andato verso il territorio dei Pesci (sventurelli!) e il 2008 si prospetta
come un anno di grandi novità. Sperem.

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[ “Gioie materne”, di Gerolamo Induno, http://www.antiquars.com/Pittura800/Romanticismo/IndunoG.htm ]

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A tutto blog

Senza dimenticare che il 2007 è stato l’anno dell’intenso impegno col blog.
Risultati? Soddisfazioni morali numerose e chi s’accontenta è a metà dell’opera.

Amici, amiche (solo virtuali, mannaggia), link fino a quota 30 circa, l’invito a partecipare ad altri blog, la candidatura all’ibis award che poteva essere l’occasione (sfumata) per un viaggio a Salerno. Un numero di contatti che passa dai 30 ai 50 al giorno con punte arrivate a 100. Certo la partecipazione attiva è scarsa, diciamo che ho la soddisfazione di gestire un blog di lettura e che qualche volta è capace di fare opinione. Praticamente la radice all’ennesima potenza inferiore di Beppe Grillo. Meno di un insetto?

[ “Sciancato che suona il mandolino”, di Gerolamo Induno ]

I siti in internet

Praticamente azzerata la mia presenza in ozoz, sito letterario dove ho incontrato e conosciuto tra il 2004 e il 2006 persone fondamentali nel mio percorso d’autore ma, come tutte le favole, anche quel gruppo si è ormai disciolto come neve al sole tra chi ha messo in soffitta le aspirazioni e chi invece ha fatto il salto di qualità e non ha più tempo per quel tipo di approccio.

Cambio dunque io, ma cambiano anche i siti.

Come scrivi.com, radicalmente ridimensionato nella partecipazione rispetto ai tempi del mio ingresso (2004). Ma comunque sempre utilissimo per rilanciare pezzi già apparsi nel blog e che su scrivi hanno comunque un pubblico più numeroso: una ventina circa gli accessi nella giornata di pubblicazione per poi in qualche caso volare col tempo oltre le diverse centinaia, in base a logiche e criteri che mi sfuggono ma restano indicatori per misurare il gradimento e l’interesse per quanto scrivo.

I resoconti (fotografie incluse) dei miei viaggi? 218 gli accessi alla 2^ puntata della visita alla Cascata delle Marmore.

I reportage dalle mostre d’arte?Andarperarte: gli impressionisti, i simbolisti e le avanguardie”, resoconto della mostra visitata a Como, ha raggiunto i 530 lettori.

Los italianos, antifascisti italiani nella guerra civile spagnola”, la recensione del libro dell’amico Ivano Tagliaferri (peraltro ripresa e riprodotta nel sito della casa editrice romana) ha avuto 469 visite mentre il racconto del cuore “viaggio a Milano tra sogni e realtà con mamma e papà” pubblicato il 29 maggio ha toccato quota 966. Da vertigini.

La situazione che più mi sorprende? Ogni tanto capita che qualcuno mi lasci un commento nel blog debuttando con un

caro Claudio, da tempo ti leggo su scrivi …”.

[ “La lettera”, di Gerolamo Induno http://www.antiquars.com/Pittura800/Romanticismo/IndunoG.htm ]

Il libro poetico pargol del cor
Una copia qui e una copia là il libro poetico pargol del cor ha continuato
nel suo percorso di vita navigando abbondantemente oltre le 100 copie vendute
da ottobre 2005 ad oggi ( in realtà siamo forse prossimi alle 150 copie, cifra più che ragguardevole per una raccolta di poesie). Per tacer delle esperienze, dei rapporti umani che sono legati al libro e vanno ben oltre alla semplice esperienza editoriale.

Senza dimenticare, in ottobre, la serata di rap-presentazione
sulla festa per l’Unità della Sinistra
, alias Cosa Rossa, di cui racconterò
presto o tardi.

[ “Il ritorno dei soldati”, di Gerolamo Induno, http://www.antiquars.com/Pittura800/Romanticismo/IndunoG.htm ]

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Los italianos – antifascisti nella guerra civile spagnola

Doppia citazione per il libro di Ivano Tagliaferri e Franco Sprega, Infinito edizioni. Questo piccolo scrittorucolo di provincia ha avuto l’onore di presentarlo sulla citata festa dell’Unità della Sinistra alias Cosa Rossa in ottobre 2007, promuovendo e realizzando una targa in memoria di Dante Galli, combattente antifascista immortalato nella foto di copertina di Robert Capa. Tornato in Italia Dante rifiutò sempre ogni tipo di riconoscimento, vivendo serenamente il suo destino di lavoratore. Una vita semplice, un impegno senza contropartite se non l’ideale. Per la libertà, la giustizia, la pace contro tutte le violenze, contro tutte le guerre. Una serata che ha reso grande tutto un anno.

[ “La partenza  ddel coscritto”, di Gerolamo Induno, www.riccioddi.it/biografia_artisti/00234 ]

Que serà, serà

Concludendo: un anno se n’è andato, un anno è arrivato, chi
vivrà vedrà quel che domani succederà.

[ “La lettera dal campo”. di Gerolamo Induno, http://www.antiquars.com/Pittura800/Romanticismo/IndunoG.htm ]

Sogni dautore: per una che va cento finiscono in fumo, questa è la vita di ogni autore, sperando in un anno migliore

Due gennaio 2007, ho spedito via mail le 12 poesie che da tempo Eugenio mi chiedeva. Già editor nella piccola casa editrice in forma cooperativa che aveva pubblicato il mio libro poetico rimase stupito la sera della prima presentazione nel salone messo a disposizione dall’editore.

Cinquanta presenti, 30 copie vendute, numeri sorprendenti, per della poesia, a parere di Eugenio. Forse per questo, quando mesi dopo decise di spezzare le catene con la proprietà per mettersi in proprio, tra le iniziative in cantiere pensò di inserire una raccolta di poesie che unisse quattro o cinque autori piacentini.

I poeti si sa, son tiratardi così dal progetto di uscire a Natale 2006 si passò alla Pasqua poi sul tutto è calato il silenzio.

Anno indubbiamente particolare, il 2007. In agosto, come di consueto ad ogni estate, ho inviato le solite due poesie al quotidiano locale, Libertà. Anche in questo caso, per la prima volta dal 2002, come per Eugenio, unica risposta il silenzio.

Da mesi ho consegnato le bozze del mio secondo libro poetico pargol del cor a Fausto, ormai mio critico letterario ufficiale, affinchè scriva l’introduzione. Anche da lì, tutto tace.

Ieri, per concludere l’anno, ho inviato via mail un racconto ad un amico di area adriatica, Massimo, per una raccolta che dovrebbe uscire in ottobre. Sono molto legato a quel racconto col quale avevo partecipato ad una specie di gara tra amici di un sito letterario piazzandomi nei primi posti. I primi dieci racconti dovevano finire in una pubblicazione ma, trovato l’editore, praticamente ad un passo dalle rotative non se ne fece più nulla.

Così è la vita di ogni autore: per una che va cento finiscono in fumo. L’importante è non demordere mai, non lasciarsi prendere dallo scoramento.

Nel caso del racconto spedito ieri non resta che incrociare le dita sperando sia tramontata la cattiva stella che ha caratterizzato il 2007. Anno nuovo, pensaci tu.

Sogni dautore: il libro fa il poeta o il poeta fa il libro? Di Luigi, di Enrica e Chiara, di Guido, del lancio della sveglia

La vicenda di un sogno, quello d’essere poeta, di vivere da poeta, non conosce fine. Finalmente qualche giorno prima di Natale ho incontrato Luigi Pallavicini. Costantemente invitato a quelle che erano le prime presentazioni del libro poetico pargol del cor, costantemente brillante nella sua pervicace assenza. Impegni di lavoro, sosteneva.

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Era l’epoca delle presentazioni con inviti sostanzialmente riservati ad amici stretti e conoscenti da ambiente di lavoro. A Piacenza, nel salone della casa editrice, 50 presenti circa. A Castel San Giovanni, con l’appoggio di un circolo culturale, 15 presenti. Castell’Arquato, il borgo medioevale ospiti della Casa del popolo, altri 20 presenti. Pavia, in libreria d’arte, 4 presenti. Ancora Piacenza, auditorium Sant’Ilario, “poesia per musica e pace”, 60 presenti nonostante il tempo inclemente.

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Costantemente invitato con tanto di biglietto di stampa regolarmente spedito e a casa e al lavoro. Di Luigi nessuna traccia, salvo una richiesta: “tieni copia in ufficio con firma autografa, appena passo me la consegni”.

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Correva l’anno 2005, il libro poetico pargol del cor era in libreria dagli ultimi giorni di settembre.

Venne poi l’epoca delle rap-presentazioni quando alle mie poesie, alla critica letteraria di Fausto, alla recitazione di Tiziana, si unì Francesco con le sue musiche tradizionali europee eseguite all’organetto diatonico. Venne gente nuova, arrivò gente sconosciuta, s’affacciarono coloro che del poeta avevano sentito solo parlare senza conoscerlo mai, coloro che del poeta e delle sue rap-presentazioni avevano letto sul giornale, visto fugaci riprese alle televisioni locali, sentito vociferare nelle sere invernali accanto al fuoco del camino.

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Anno di grazia 2006 la primavera ci portò a Milano, galleria d’arte Sciorùm da Andros, 4 presenti, quindi Carpaneto assoldati dalla biblioteca comunale, 20 presenti. Gropparello, chiamati dalla società operaia di mutuo soccorso, 15 presenti, Pontenure per la prima esibizione en plein air, 40 ad ascoltar poesia con ad apparir la bandiera libertaria e anarchica nera e rossa contro tutte le guerre, ancora Carpaneto, ancora en plein air nel cortile del Castello dell’estate culturale 2006, altri 18 presenti.

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Nessun invito più per Luigi che invero un paio di volte in ufficio passò ma il libro non l’avevo no.

Dopo un lungo silenzio a settembre la band è ritornata, a Mortizza in zona golenale a pochi passi dal grande placido fiume che la pianura attraversò, prima festa provinciale per la Sinistra Unita, altra gente, gente sconosciuta e Luigi uno dei tanti attesi, dati per certi ed invece sempre inesorabilmente assenti.

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Ma ecco, poco prima di Natale, ecco capitare a tiro Luigi e finalmente libro pargol del cor e lettore designato, dopo 27 mesi d’attesa, si sono incontrati: come dire, mai dire mai, quanto dura la vita di un libro, quanto dura la fama di un poeta? Finché vive un Luigi e il poeta non molla, vive la poesia anche se suda più d’un parto trigemellare.

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Il libro fa il poeta o il poeta fa il libro? Beh, certo il libro aiuta, il libro ti consacra verso orizzonti numericamente più ampi ma la poesia è di chi la sa vivere e magari interpretare, poesia è il vivere giorno per giorno.

Sono stato di nuovo a pranzo, nella pausa dal lavoro, in una trattoria in piazza Borgo, con Enrica: anche Enrica, regolarmente invitata, ha mancato tutte le rap-presentazioni e non ha mai acquistato il libro poetico pargol del cor. Peraltro anche il pranzo non è andato gran ché bene: ha incontrato un’ex collega sua, Chiara Ferrari, e il tempo se n’è volato via tra le chiacchiere loro. Per scoprire che Chiara ha appena pubblicato con altri 17 in una raccolta di racconti, “1995 Km da Santiago”, finanziata da un’editore locale. Enrica non ha perso l’occasione per allora presentarmi: “questo è Claudio, lui ha pubblicato tre, quattro libri di poesie”.

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Peccato non me ne sia accorto, ho pensato, ma il pensiero del poeta poco importa, son gli altri che definiscono il peso del poeta e se Enrica dice 4, di certo 4 ha da essere.

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Sono comunque certo che Chiara non ha intenzione alcuna di acquistare il libro poetico pargol del cor ma io, gratificato dai suoi commenti ai miei successi esposti da Enrica, il suo l’ho già in libreria e magari potrebbe anche succedere che un giorno lo legga pure, mai por limiti alla divina provvidenza letteraria.

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L’arte è un percorso a due corsie, do ut des.

Chiudo con Guido Pedrazzini: “farai anche per questo Natale una serata per la città, contro le guerre, per la pace?”.  Beh, son rimasto senza parole, se questa è la fama che le mie poesie m’han dato, cammino su una nuvola a tre metri da terra.

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No, dopo la serata a Mortizza è tempo di silenzio, di riflessione, si prepara il prossimo libro” [ per tacer del fatto che quel tiratardi di Fausto non si decide a consegnare l’introduzione e certo la band non può continuare a proporre la stessa rap-presentazione, lo stesso libro, le stesse poesie: a Capodanno regalerò al Fausto una sonora sveglia previo addestramento nei prossimi giorni naturalmente al lancio della sveglia mirando alla testa vuota del critico della poetical band e se la testa per il colpo rimbomberà, di nuovo Natale sembrerà ].

 

Tutte le foto sono scattate nella splendida Siracusa,

 isolandando (2) all’Ortigia addì 4 ottobre anno del Signore 2007

 

Sogni dautore: incontro con Cinzia, neri corvini capelli e per una sera anche le rose si fan nere

Sul far della sera, nel bel mezzo del freddo dicembre, i nostri occhi si sono incontrati. Oh, Cinzia dai neri capelli corvini, sono tortuose le strade della poesia. Al bar Sole e Luna, dove da tempo talvolta dal lavor tornando mi fermo a sorseggiare ora un italico chinotto, ora più raramente un Monterosso Val d’Arda, buon calice di bianco vin fermo, la giovane proprietaria barista da qualche giorno mancava al servizio e dietro al banco serviva Cinzia, forse trentanni, dai neri capelli corvini.

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Penso sia successo al secondo giorno di mio passaggio, quando per caso i miei occhi hanno incrociato i suoi e non ho potuto evitare di esprimere ammirazione per i suoi neri corvini capelli, così, con una parola che tira l’altra, scoprire che sostituiva la giovane titolare barista che, da pochi giorni, aveva visto morire per infarto il giovane convivente, 34 anni e una sorte che poteva essere legittimamente sperata migliore.

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Son dono della mia mamma sarda”, mi ha confidato Cinzia magari chissà con una punta di femminile civetteria; “forse proprio per loro son tanti che mi chiedono d’uscire”. Buon per chi arrapato ci prova, io no, mi sentirei nella parte abusata e in fondo banale del maturo cinquantenne che si fila la ragazzina. Pensiero fuggente, accompagnato da un sorriso indulgente per le mie ormai quasi senili tentazioni.

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Il mio fidanzato è di grande gelosia eppoi io lavoro, dalle 16 alle 20 a quell’altro bar poco più avanti passata la piazza, e poi spesso organizzo serate e incontri di festa dove arriva tanta bella gente”.

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Altolà, ferma lì. Io ho a disposizione, per le mie poetiche rap-presentazioni, il castello di San Pietro in Cerro verso Cremona ma mi manca il pubblico, avendo ormai abusato ed esaurito il mio pubblico abituale con il primo libro poetico pargol del cor, E’ severamente proibito servirsi della toilette durante le fermate in stazione.

Tu, Cinzia bella, neri corvini capelli, il pubblico nuovo che allarga gli orizzonti miei forse ce l’hai: non saremo certo (per mia sventura) amanti, potremmo diventare collaboranti dell’ennesima poetica impresa.

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Così, dopo qualche giorno, ovvero giovedì scorso, quando al bar Sole e Luna era tornata la titolare, alle 19 sono passato nell’altro bar, quello vicino a dove prima, quattranni fa,  abitavo, quello ormai da allora ignorato anche per la difficoltà di parcheggiare. Un paio d’amici ritrovati, ma nessuna traccia dietro al bancone della giovane e bella Cinzia. Poi, di nuovo, a tentar l’impatto venerdi ed eccola in procinto d’abbassar la serranda con ampio anticipo per carenza di clientela.

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Dobbiamo conoscerci. Artisticamente parlando, sia chiaro. Ma si potrebbe tentare, ci potrei provare. “Provaci ancora, Claudio“, aveva dichiarato pubblicamente Stefania ad una rap-presentazione. Provaci ancora. A poetar, sia chiaro e tener ferme le mani, anzi in tasca. Certo il suo lavoro bisogna remunerare, fanno 200 sacchi a prescindere dal risultato ed eppur tentar non nuoce. Musica di Francesco, recita di Tiziana, poesie che sono poi le mie, la consueta critica letteraria di Fausto e, aggiunta nuova, i quadri d’una amica sua.

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Chi vivrà vedrà e intanto le ho lasciato il libro pargol del cor. Naturalmente, siccome nessuna collaborazione per essere seria può essere senza aggravio di spese, anche Cinzia ha pagato. Con quel che aveva nel portafoglio, 5 euro, il costo di stampa puro rispetto al prezzo consueto di 10.

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Ma non è la cifra che conta, quel che conta è l’incontro ed è il valor simbolico dello scambio d’arte e collaborazione d’affari. Così, dopo la serata a Mortizza, alla festa della “Cosa rossa“, una nuova rap-presentazione si profila all’orizzonte. Quando meno te l’aspetti, una nuova opportunità si profila all’orizzonte. Quando meno te l’aspetti, un angelo fa capolino e appare nella vita del poeta. Sarà Cinzia neri corvini capelli quell’angelo? Chi vivrà vedrà, se sarà sera e se son rose, con buona pace di Gigliola Cinguetti,  magari per una volta diventeran nere.

Un anno di Arzyncampo, un anno di lavoro duro. Come nella vita, solo l’impegno e la fatica “pagano”

Un anno, dicevo, di blog, di Arzyncampo.

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Dal 30 settembre 2006.

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Con qualche “vuoto di presenza” (qualche giorno, meno di una settimana, ferie estive in Val Trebbia ed ultimo periodo in Sicilia a parte), ma senza mai “morire”.

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In tanti casi, invece, ho visto amici ed amiche di web cimentarsi con entusiasmo nell’avvio di presenze nel mondo virtuale. Salvo, finito l’entusiasmo, magari nel breve volgere di pochi giorni, svanire nel nulla o dedicare il proprio tempo ad altro. Oppure ancora limitare la presenza ad apparizioni saltuarie e occasionali.

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Che fine hai fatto, alexia bella come il sole nonostante l’evidente difetto psichico, lo sconfinato amore per l’azzurro del Berlusconi?

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Costa un grande impegno, alimentare un blog. Quotidianamente o quasi pensare e trovare uno spunto da dire, da proporre, da commentare che non sia già detto, proposto, commentato in un quotidiano, una rivista patinata, una radio privata, un tubo catatonico, un video al plasma da parte di qualcuno ora autorevole ora anche più “semplicemente” famoso per un paio di stupidaggine detto al “Grande fratello”.

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Catturare l’attenzione di chi non ti conosce.

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Costa fatica, impegno e, qui, molti dopo poco “buttano dentro”, lasciano lentamente deperire il blog fino alla consunzione finale, quando il counter segnala lettori zero.

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Invero buona parte degli accessi ad Arzyncampo (mediamente 46 al giorno con punte oltre i 100) non solo sono “silenti” ma addirittura neanche hanno mai letto una riga (qualcuno me l’ha candidamente confessato).

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Alcuni visitano il blog “semplicemente” per ammirare l’arte degli artisti che seleziono per accompagnare i testi ma attenzione, tutto fa, un dipinto o una citazione sono sempre un messaggio, qualcosa che si trasmette, che richiede impegno, ricerca, che diventa espressione del mio essere. Un post? Difficilmente, tra testo ed immagini selezionate, mi impegna per meno di un’0ra almeno.

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Come del resto, nella vita. Non per fare morale o psicologia da quattro soldi. Un blog è fatica, impegno, lavoro duro. Solo l’impegno e la fatica producono l’effetto voluto.

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Essere letti, essere ascoltati. Perché mente sapendo di mentire chi afferma di scrivere per sé stesso. Si scrive per placare la voglia di vedere il nero sommergere il bianco del foglio e si scrive per gli altri, per essere letti, per il sottile fascino della consapevolezza di aver colpito nel segno, di aver suscitato interesse o, addirittura, emozioni.

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Arzyncampo per un anno c’è riuscito. Lunga vita ad amiche e conoscenti, lunga vita a chi accende il p.c. e si accinge alla lettura.

Un anno d’acqua del Grande Placido Fiume in cammino verso il mare, un anno di Arzyncampo

Era il 30 settembre, di sabato. Qualcosa già più di un anno fa: finalmente dopo qualche tentativo abbandonato, “producevo” il mio blog e mi lanciavo in rete.

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Il giorno dopo, quando già era domenica  e s’affacciava ottobre, pubblicavo la prima poesia, “Eresia, nonna di Utopia (nel limbo azzurrognolo ove pace, Follia, Filosofia, amore e ribellione si fan sogno uno e uno solo), praticamente un “Manifesto” dei miei valori e nello stesso tempo l’omaggio ad una storia antica veramente vissuta con la quale anni fa ero giunto a contatto.

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Ad aiutarmi tecnicamente in quei primi giorni bunkr, carissimo amico di Firenze, conosciuto frequentando ozblogoz.it, sito letterario che mi ha aperto le vie del web. Proprio gli amici e le amiche del mondo di Ozoz sono stati tra i primi a frequentare le mie pagine. Da loro sono arrivati i primi “link” che hanno permesso ad Arzyncampo una discreta visibilità sui motori di ricerca.

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Lentamente il blog si è evoluto, modificato, cambiato, caratterizzato in parte per come l’avevo pensato, in parte modellandosi in parallelo con il modificarsi della quotidianità della mia vita.

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Poesia e racconti, come da iniziali promesse ma poi via via recensioni letterarie, l’arte, le poesie di altri, i fatti della vita, le fotografie come nuova forma di espressione (dopo l’acquisto di una fotocamera digitale), la cronaca e la politica.

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Oggi, qualcosa più di un anno dopo, su technorati.com leggo di poter contare su 31 blogger che hanno “linkato” Arzyncampo mentre il counter installato segnala l’ormai prossima vetta delle 18mila visite, circa 1400 al mese, molte delle quali dai più imprevedibili paesi del globo terracqueo.

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Certo, non è un blog “amicale” stile forum o addirittura simil chat. I commenti sono rari e, quando si instaurano rapporti, spesso si sviluppano fuori dal blog, via mail o addirittura per via diretta, con incontri o contatti a contenuto letterario via cellulare. Nulla a che vedere con gli accesi confronti e con la partecipazione diretta che caratterizzano il blog di Beppe Grillo o quello dell’amico Remo Bassini, blogger, giornalista e scrittore. Eppure la presenza, l’attenzione sono quotidianamente garantite concretizzandosi spesso nell’invito alla partecipazione ad altri blog (e qui, purtroppo, il tempo mi è in genere tiranno).

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Un impegno oneroso, che spesso ha limitato altre espressioni artistiche e non: la presenza su altri siti come ozoz, scrivi.com o poetika.it, ormai ridotta al lumicino, la stessa produzione di racconti e poesie e la cura di quello che dovrebbe essere il mio prossimo libro poetico vengono costantemente posticipate rispetto alla creazione del post quotidiano da inserire in quello che ormai potrei legittimamente definire “un prodotto di comunicazione” a periodicità costante.

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Del resto, non posso certo negare che la vostra presenza, dei vecchi e dei nuovi, ancorché “silenti”, diventa estremamente gratificante ripagando per l’impegno di un lungo anno passato. Invero potrei dire che, essendo altra la mia attività lavorativa principale, Arzyncampo e i suoi lettori soddisfano in buona misura le mie aspirazioni “pennaiole” di scrivano del pensiero espresso in forma letteraria.

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Grazie dunque e, con questo grazie, seguendo lo scorrere lento dell’acque del Grande Placido Fiume, si dia avvio al secondo anno d’avventura.

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Un abbraccio a tutti e tutte.

Sogni dautore: Poesia? In linea ed in rima con Giustizia e Libertà

Corrado, non ancora sui cinquanta ma con i quaranta ormai alle spalle, operaio, sindacalista impegnato nel Consiglio di Fabbrica, una grande passione, la musica, il saxofono. “Non sei nato in casa Agnelli”, sono state le lapidarie parole, mi ha raccontato col magone in gola, con le quali il padre contadino in quei lontani anni settanta tarpò le ali ai sogni di studiare al conservatorio. Così, via a lavorare. Certo, da autodidatta Corrado le sue soddisfazioni se le è tolte, per qualche anno si è esibito con un gruppo di amici nei locali dell’Emilia ma alla fine o diventi professionista o qualcuno del gruppo finisce col mollare, gli impegni del vivere quotidiano prevalgono sulle passioni.

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Mano al portafogli, Corrado ha acquistato copia di “E’ severamente proibito servirsi della toilette”, il libro poetico pargol del cor. Naturalmente pagando. Perché i libri gli amici li devono pagare, altrimenti rischiano di finire a far polvere su qualche scaffale senza mai essere sfogliati.

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Tutto questo un mese fa. L’altro giorno ho rivisto Corrado: “sto prendendo appunti, mano a mano che leggo segno a fianco le mie osservazioni alle tue poesie”. S.Q.L.M., sono questi i lettori migliori.

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Intanto l’estate e le ferie hanno portato buone nuove nella dacia in riva all’azzurre acque del fiume Trebbia: ripreso (dopo quasi un anno) e finito il file di “Vietato attraversare i binari. Servirsi del sottopassaggio”, il secondo libro poetico pargol del cor che potrebbe vedere la luce entro Natale, editore permettendo. Per ora sono 85 facciate tra poesie, alcuni racconti in prosa poetica, paratesto d’accompagno, il tutto col filo conduttore del viaggio (tra spettri ed anime perse, in Garfagnana e comunque là dove porta il treno).

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Consegnato il tutto a Fausto Chiesa, per l’analisi critica e l’introduzione anche a questo secondo volume. Dopo il contributo critico al primo libro e la presenza garantita in tutte le dieci rap-presentazioni condotte tra 2005 e 2006 esponendo un’analisi poetica sempre più approfondita, Fausto se l’è meritato.

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Defilato, invece, Ivano Tagliaferri che, in effetti, con la poesia ha poco a che vedere: l’introduzione a “E’ severamente proibito …” aveva un significato più amicale e di condivisione di storie e vicende politiche che non letterarie. Eppoi Ivano ormai è diventato importante: col suo ultimo volume, a mezzo tra narrativa e ricerca storica, “Los Italianos”, dedicato alla guerra civile spagnola, ha meritato due pagine sul Venerdi della Repubblica, una consacrazione che lo eleva nell’Olimpo nazionale della scrittura.

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Non è più in linea, lui autore di successo, dotto professore conclamato, con la mia poetica dalla parte della gente comune, con le mie rime allineate al piccolo che è bello, con le mie strofe da petit chansonnier di umile sconosciuta periferia. In compenso a fine settembre, presenterà il suo libro sulla festa di Sinistra Unita a Piacenza e, a condurre la serata, naturalmente sarò io. Claudio (poeta) e Ivano (narratore di Storia). Un binomio di ferro.

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Poesia che fa rima con Giustizia e Libertà.

Sogni dautore: scomparsa l’Ispirazione? In aiuto al poeta l’Indagatore dell’incubo, Dylan Dog con Giovanni Freghieri

[ La malefica strega che ha rapito mademoiselle l’Ispirazione

tenta di impedirne il ritrovamento ]

[ Il Dylan Dog di Giovanni Freghieri, http://www.comicsworld.it/freghieri/gallery.php ]

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Il risultato di maturità liceale, artistico sperimentale, di Edoardo? Sicuramente inferiore alle aspettative. Per non parlare di Sara, compagna di classe e sogno d’un futuro insieme. Difficile del resto correttamente valutare e quantificare la predisposizione all’arte per due che hanno intrapreso la difficile strada della creatività: non fu tal Verdi Giuseppe ad essere testato come negato alla musica dai dotti professori del Conservatorio ufficiale? I voti sono quello che sono, l’importante è l’iniziativa creativa magari accompagnata ad un cuore senza fine.

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Ora Edoardo si è iscritto all’Università per apprendere le lingue straniere moderne: gli serviranno per dedicarsi al montaggio. Di film, di video, dove ormai si ragiona in termini di globalizzazione per cui l’italiano vale ben poco. Addetto al montaggio, lavorando e creando di suo, oppure con Fabrizio, suo fratello, sempre più convinto di poter lasciare il segno sceneggiando, realizzando indimenticabili film d’autore. Sara invece ha già iniziato a frequentare lo studio di un famosissimo fumettaro. Primi esercizi: riprodurre personaggi del “Drago nero”, recentissimo fumetto della Sergio Bonelli editore. Risultati? Eccellenti. Verrà il giorno che acquisteremo un fumetto suo, in edicola.

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Così, mentre uscivano i voti sui tabelloni, Edoardo e Sara hanno ben pensato di tirar la giacca proprio a lui, fumettaro d’eccellenza, lui Giovanni Freghieri, conclamato disegnatore di Dylan Dog per ricordargli la promessa di una tavola originale per il babbo poeta.

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Così, l’altra sera, al ritorno dalle vacanze all’isola di Vahr, la consegna, assolutamente inattesa. Regalo per il compleanno, quello festeggiato a febbraio. Oppure, regalo per il non compleanno. Comunque regalo. Alla poesia. Tavola originale di Dylan placidamente assiso sulla poltrona, l’immancabile tazza di thè sul tavolino, Groucho alle spalle, il libro di poesie in mano in attenta lettura. “A Claudio”, firmato nientemenoche Giovanni Freghieri.

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E per il poeta inevitabilmente emotivamente scosso, praticamente senza fiato, non basta.

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Squilla il telefono, “ciao, sono Rita, mi ha contattato l’assessore del Comune di Pontenure, vuole organizzare una grande giornata contro la guerra e per la pace a settembre, vorrebbe invitarti a dar lettura di tue poesie, magari accompagnato da qualcuno che suona”.

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Poeta non è colui che scrive, addirittura poco importa come tecnicamente scrive, poeta è chi ha qualcosa da dire e per questo viene riconosciuto, viene chiamato, viene coinvolto. Viene letto. Ora addirittura da Dylan Dog. Del quale, per inciso, credo di aver letto tutto, visto che ho tutti gli album pubblicati, dal numero uno e tutti della serie originale.

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Invece, quanto al secondo libro poetico pargol del cor, dopo la fiammata di ritorno d’impegno dello scorso fine settimana, tutto è ritornato mestamente in cartella. Dov’è finita madamoiselle l’Ispirazione? Non mi resta che ingaggiare l’Indagatore dell’incubo.

[ L’Indagatore dell’incubo salva mademoiselle l’Ispirazione e il poeta rinasce a nuova vita ]

Dal limbo azzurrognolo delle nebbie del tempo uno spirito di fata prende per mano il poeta perso in un altro Altrove

Una collega, Cristina, che ben presto cambierà settore e non avrò più occasione di sentire spesso, mi ha rivelato che finalmente, arrivando le vacanze, partirà verso non so quale spiaggia. Con il libro poetico pargol del cor sotto l’ombrellone: oltre un anno dopo l’acquisto finalmente lo leggerà. Con calma, piano, piano, perché le mie poesie sono belle, “ma non sempre facili da capire”. Oh, parbleu!

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Finalmente ho rimesso mano al secondo libro poetico pargol del cor. Piano, piano, con andamento lento, praticamente fermo. La verità è che, fatto un uovo, non è facile fare il secondo restando all’altezza di quanto raggiunto. Tutto sarebbe quasi pronto già da settembre scorso, quasi un anno fa. Qualcosa non mi convince e il cerchio non si chiude.

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Dovrei semplicemente scrivere il contro-testo, quelle piccole note che accompagnano ogni singola poesia come caratteristica e filo conduttore anche del primo libro. Probabilmente è proprio questo, l’anello debole dell’impresa: non mi convince il filo conduttore, quell’elemento che trasforma l’opera da semplice raccolta di singole poesie in un romanzo in versi, in un libro vero e proprio.

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Il tema conduttore invero c’è: il viaggio.

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Nel limbo azzurrognolo ove albergano spettri ed anime perse, cioè viaggio tra le storie della vita e della gente. Con un’avvertenza come dirà il titolo: “Vietato attraversare i binari, servirsi del sottopassaggio”.

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Non sembra però del tutto chiaro quale sia il percorso da seguire, forse qualche cambio in linea non è correttamente posizionato e la stazione d’arrivo, a questo punto, non del tutto definita.

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Altra novità: se n’è andata un’altra copia di “E’ severamente proibito servirsi della toilette durante le fermate in stazione”. Pochi giorni fa ho intravisto, dopo almeno 15 anni, Eddy Orlandi, biondissima come sempre, ancora splendida nonostante veleggi abbondantemente oltre i sessanta. Gestiva un’agenzia teatrale e negli anni ottanta abbiamo organizzato insieme molti concerti, compresi alcuni di rilievo (Enzo Jannacci allo stadio, Tony Esposito, Marina Fiordaliso) e tanto liscio. La ricordo per i suoi seni africani (tanto erano scuri sotto le magliette a rete che allora fuororeggiavano, per chi poteva permettersele) e per un’amicizia che é stata importante: quando nasceva Fabrizio, il mio primogenito oggi 23enne, stavamo organizzando una Festa dell’Avanti. Quel giorno, verso sera, quando dal reparto dell’ospedale di Codogno mi invitarono a lasciare riposare Dalila, prima di valutare quale complesso scritturare, con Eddy abbiamo brindato alle future fortune dell’allora mio bambino.

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Ho gettato la spugna prima del duemila, quando mi sono accorta che il mondo stava cambiando, che non ero più al passo coi tempi. Ho venduto l’appartamento, chiuso l’attività, sono andata in Francia. Sono tornata a novembre, dopo otto anni,  perché oltre confine non avevo assistenza sanitaria e questo l’età non me lo permette più. Sono tornata ed ora voglio pubblicare il libro sui miei 25 anni nel mondo dello spettacolo, io donna con la pretesa di lavorare senza darla via”.

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Un libro tira l’altro, tu lo scriverai, io l’ho già pubblicato, inevitabile la consegna all’ombra dei ricordi di una profonda amicizia lontana, di tempi sui quali il tempo ha steso un sottile velo di nebbia: spettri ed anime perse, fantasmi che emergono dal limbo del passato.

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Inviti a non perdere il filo, il passato emerge nel presente per riavviare e indirizzare il cammino verso il futuro.

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Il viaggio riprende e prosegue: ho inviato due poesie al quotidiano locale, Libertà, che, come ad ogni estate, dedica una pagina a poesie e racconti dei lettori. Stavo perdendo l’appuntamento (dal 2002 ogni anno ho pubblicato almeno due poesie e due racconti). Eddy in realtà non esiste, non è mai rientrata dalla lontana terra di Francia, forse ho incontrato il suo spirito di fata, riemersa dalle nebbie del tempo per prendermi per mano e riportarmi sui sentieri della poesia esternata al mondo, riportarmi sui binari della linea lanciata verso un futuro di realtà concreta, sottraendomi dal Nirvana delle terre di un altro Altrove nelle quali il poeta vive poesia senza bisogno di scrivere o pubblicare poesia, terre di sogno verso le quali l’ultimo cambio stava deviando il convoglio del mio essere artistico.

Rien a faire, così sentenzia lo spirito di Eddy, riprendendomi per mano (o forse per l’orecchio) riportandomi a compiti e doveri lungo il tracciato predefinito: vedremo dunque se l’estate darà forma al  secondo libro poetico pargol del cor, chi vivrà vedrà.

I cinque libri che hanno seguito e segnato la mia vita [ gioco proposto da Lonewolf, amico romano ]

Quali sono i cinque libri che hanno fatto la mia storia? Un gioco che, tempo fa, mi proponeva l’amico Lonewolf, “il lupo cattivo”, da Roma. Un gioco al quale attendo con grave ritardo ma la domanda non è facile.

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Mi vien da ricordare che, nei lontani primi anni sessanta, quando cominciavo ad imparare a leggere e scrivere, non è che fossero tanti i soldi in casa e certo soldi per i libri non ce n’erano. Papà con lo stipendio da capotreno, mamma casalinga: il desiderio di un fumetto dei classici della Disney con Paperino in copertina, un fumetto da 200 vecchie lire, in quell’Italia del primo boom economico con papà che dalla bicicletta passava alla Vespa, restava un sogno tanto da diventare un preziosissimo regalo per i miei sette anni di vita.

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Nello stesso periodo un caro amico, Filiberto Putzu, oggi medico di base e chirurgo plastico di grido, un amico col quale si raccoglievano i soldatini di carta ritagliati dal Corriere dei Piccoli (e lui era il “ricco” del caso grazie a quel forte da avamposto del west costruito in legno dal padre), impegnato in politica come consigliere comunale di minoranza con Forza Italia (come finiscono male, a volte, gli amici), mi regalava quello che credo sia stato il primo libro della mia vita: un illustrato sulla vita di San Francesco che sicuramente ha condizionato la mia formazione culturale politica portandomi verso l’idealizzazione di valori di solidarietà, giustizia, equità (tutto l’opposto, permettimi Filiberto, di Forza Italia, per intenderci).

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Nella seconda metà degli anni sessanta papà trova un secondo lavoro, naturalmente in nero, come uomo di fiducia di un poliziotto ferroviario che, smessa la divisa, si era inventato impresario edile (ed io, ancora oggi, abito in un palazzo costruito dall’impresa Galvani con l’ulteriore particolarità che, di questo palazzo, da bambino ho avuto il modellino in legno compensato). Un’aumentata disponibilità economica che portò in casa diversi libri, specie quelli in edizione economica, i mitici Oscar Mondatori, tanto per cominciare. Non saprei sceglierne uno particolarmente incidente sulla mia crescita culturale. Devo citare un Oscar sul delitto Matteotti (non ricordo il titolo), l’intrigante “I peccati di Peyton Place” e seguiti annessi che mi avvicinò all’amore per l’amore rivelando la mia aspirazione al piacere del “peccato” (secondo i parametri di allora) negli anni nei quali subivo il martellamento sessofobico dei Gesuiti dai quali andavo a doposcuola. Ma devo citare anche i libri, ora Mondatori, ora Longanesi, sulle vicende dei battaglioni di punizione tedeschi, le truppe scelte mandate a combattere sui diversi fronti da Sven Hassel o altri romanzi spesso con riferimenti storici di rimando alla guerra ancora ben viva nella coscienza dell’Italia dell’epoca: libri che mi insegnarono di come, sotto una divisa, qualunque divisa, batte il cuore di un uomo col solo desiderio di sopravvivere anche se costretto a combattere guerre spesso volute da potenti che, loro, la vita non la mettono in gioco mai.

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Anni settanta: mamma lavora in un negozio di scarpe, i soldi sono parecchi e per me, ormai alle superiori, arriva “Metello” di Vasco Pratolini, le lotte operaie, la rivolta contro il potere, il sessantotto che in provincia arriva un paio d’anni dopo. I sogni e, con i sogni, le saghe di fantascienza (che spesso altro non erano che contestazione al sistema di sviluppo per nulla rispettoso dell’ambiente e dell’uomo stesso), con i mitici libri di Urania in prima fila e, tanto per citare, Ray Bradbury (“Fahrenheit 451”), Asimov e citerei Bram Stoker con il suo “Dracula”.

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Finito il business da commerciante, mamma ritorna casalinga, papà mantiene il doppio lavoro, per me arriva la divisa militare prima e l’Università poi, ovvero la scoperta di un approfondimento scientifico, la consapevolezza che non si può capire il presente e immaginare il futuro se non sapendo da dove arriviamo: la scoperta della Storia fermo restando che le idee (e la storia) non sono quelle che raccontano i libri scolastici ma invece camminano sulle gambe e sui difetti degli uomini. E’ la Storia d’Italia di Indro Montanelli dove tutto spesso si riconduce non solo a grandi ideali ma anche al piatto di spaghetti, al ratto delle femmine altrui che son sempre più bone delle nostre, al succulento gusto della detenzione del potere a fini esclusivamente personali. Il potere? Logora chi non ce l’ha.

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Così seguono gli anni dell’impegno politico, della speranza in parte illusoria di un mondo migliore, giusto, equo, solidale, fino alla inevitabile cocente delusione sul finire degli anni ottanta, la crisi dell’etica, il trionfo dell’arrivismo e delle mani nella marmellata di un sistema politico che privilegia l’individualismo sfrenato, il riflusso nel privato, nella vita con la compagna diventata moglie, i bambini da crescere e da portare al mare a Lavagna, dove scopro il “Regno di Landover” di Terry Brooks, la scoperta del fantasy, del rifugio in un mondo malauguratamente solo di carta, sicuramente migliore fatto di sogni e di illusioni forse un po’ fanciullesche.

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Per arrivare ad oggi, dopo aver passato un lungo periodo di crisi esistenziale, di negazione anche della lettura stessa. Da qualche anno divoro letteralmente dai trenta ai cinquanta libri nell’arco dei dodici mesi, da quelli pettegolai di Andrea Vitali, ai gialli, agli storici medioevaleggianti, dal mistery al noir, dall’horror al ghost, ai libri sull’emigrazione italiana della Mazzucco. La formazione, però, può ormai definirsi compiuta per cui direi che sono tanti i libri che gradisco ma nessuno più riesce ad incidere sulla mia vita come quei primi che ho citato. Potrei forse pensare che, alla fine, anch’io sono cresciuto e maturato. Ormai infatti, potrei dire, non mi limito a leggere ma libri e racconti (e poetici versi) li scrivo direttamente in prima persona, nella speranza di riuscire a lasciare segni in un momento della vita altrui, dei “miei” lettori.

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Con una su tutte: Monica (ma cherie Rannydoll) di Varese. Una vera emozione quando, incontrandola mesi fa, ho saputo che di mio ha letto tutto seguendomi attraverso i diversi siti che ospitano i frutti della mia fantasia esternata.

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Sentire parlare dei miei racconti e dei miei versi da una lettrice incallita? Un’emozione impareggiabile. Così da poter chiedere a Rannydoll, stupenda bambolina di un campo in fiore, ma tu, quali libri hai letto tu?

“Poeta, dove vai?” Lassù, nel cielo blu dipinto di blu

Giusto due piccole note mentre il panorama si tinge del nero più fosco: abbandonato alle ragnatele il dattiloscritto che dovrebbe diventare il secondo libro poetico, nemmeno a pensarci da settimane e settimane di scrivere un rigo, un verso  che sia uno, abbandonata la presenza nei siti letterari e poetici, la testa e il cuore vanno altrove ma che ci si può fare? Và dove ti porta il cuore e, indubbiamente, questa non è la fase in cui di poesia si scrive.

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Del resto tutta la vita non è altro che un continuo susseguirsi e alternarsi di fasi, di cicli per cui ora la poesia si vive, poi di poesia si scrive.

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Non so esattamente in quale fase io sia. Non in quella in cui si scrive.

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Eppur dunque di poesia si vive.

Qualche tempo fa andando per lavoro a Bobbio con una collega

(una collega speciale, anzi specialissima,

è stata tra le primissime acquirenti di E’ severamente proibito …”),

nel corridoio dell’ospedale dove ho lavorato per tre anni abbiamo incontrato un’infermiera, Lucia Piga, già incrociata varie volte ai laboratori poetici proposti in Bobbio da Alberto Belloccio.

Mi ha salutato.

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Non come dottore. Non come collega.

Nemmeno con un confidenziale Claudio.

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Buongiorno, poeta”.

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Così anche lei ha meritato l’appellativo di collega speciale. Invero una conferma, visto che già la sapevo a sua volta acquirente del libro poetico pargol del cor.

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Non solo.

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Qualche sera fa, uscendo per la consueta sgambata notturna con Topper, ho incontrato Lodovico Gaiuffi, quello che era venuto a Pavia, per ascoltare le poesie recitate da Tiziana. Quello che, alla fine, si era commosso.

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Ehilà, poeta, dove vai? Ricordati di avvisarmi, quando organizzi qualcosa

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Le chiamerei emozioni.

Poeta / filosofo, ragazzino, scemo / questo mondo non lo sa /

questo mondo sogna di te

Emozioni che ti danno le ali, ti portano a volare lassù, nel cielo blu dipinto di blu.

Copie del libro poetico pargol del cor ad Aldo Braibanti, autorevole poeta, e Annamaria Arlotta, impietosa censora

Chi trova un amico trova un tesoro. In onore a Ferruccio Braibanti che, pochi giorni fa, ha acquistato due copie del libro poetico pargol del cor, “E’ severamente proibito …“: di una per farne omaggio non so bene dove, in quale angolo del BelPaese, da quell’uomo (del quale, me ne perdoni, or mi sfuggon nome e cognome)  che ho conosciuto, anni fa, come Direttore Generale dell’Azienda Usl di Venosa, nella lontana Basilicata. Al ritorno invece ha lasciato la seconda copia a Roma allo zio, quell’Aldo Braibanti rinomato poeta e famoso per le traversie giudiziarie vissute per la dichiarata omosessualità negli ancora oscuri anni sessanta, con tanto di reclusione cui l’hanno condannato e costretto per la sua diversità. Un personaggio, dunque. Senza dimenticare il suo essere partigiano e comunista, oltreché persona di grande spessore culturale. Bene, Ferruccio mi ha riferito che lo zio, ormai ottantacinquenne, ha gradito. Pur evidenziando la differenza di genere (i miei versi sono canzonette rispetto al suo ben diverso spessore) ha percepito il “sapore ed il legame con la mia terra” che sono parte integrante della mia poetica.

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Invero, lo confesso, non condivido molte delle scelte di vita di Aldo Braibanti ma una cosa la devo: il rispetto per i prezzi pagati per difendere le sue convinzioni, la sua diversità, la sua coerenza. Conosco molto bene, la questione. Diversità e coerenza, pensare e cantare fuori dal coro hanno sempre dei prezzi da pagare. Viviamo in un sistema organizzato a gruppi. Gruppi politici, gruppi etici, gruppi di potere, gruppi punto e basta. Il sostegno del gruppo e l’appartenenza al gruppo diventano il viatico per ottenere il raggiungimento di un obiettivo personale magari con la certezza di poter contare su qualche scorciatoia. Senza escludere che, per privilegiare l’appartenente al gruppo, sia necessario trovare un capro espiatorio, una vittima sacrificale, qualcuno da immolare per lasciar libero il posto da occupare. Chi meglio allora del diverso, dell’isolato, di chi rifiuta l’omologazione? Sì, le mie liriche sono solo canzonette rispetto all’approfondimento politico e culturale delle composizioni di Aldo Braibanti. Però cercano di essere libere, di non scendere a compromessi, di non vendersi al gruppo di potere in auge al momento. Come del resto cerco sia la mia vita. Pagandone, come ho pagato e continuo a pagare, i prezzi del caso. Per questo un commento sia pur moderatamente positivo da una persona che stimo per coraggio e coerenza mi ha portato a veleggiare a mezzo metro da terra, in quel dei Bersani, amena località persa tra le colline della Val Vezzeno, in bilico tra l’eremo e il cimitero degli elefanti dove Ferruccio da qualche anno si è ritirato e dove, appunto, mi ha raccontanto dei commenti dello zio.

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Insomma, autorevoli gratificazioni per il piccolo poetucolo della dimenticata bassa padana.

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Da parte mia inevitabile cogliere l’occasione del viaggio a Roma lo scorso 5 maggio per finalmente consegnare, sorseggiando caffè americano in via Veneto, ad Annamaria Arlotta la “sua” copia. Censora delle mie superficialità e del mio talvolta imboccare percorsi facilitati e semplificati mi chiede a quando la prossima fatica, quella dove, a suo dire, staranno le mie poesie le più belle, quelle dove cresco, quelle dove ironizzo, quelle dove, sempre a suo dire, finalmente m’impegno. Quelle appunto nate dopo l’agosto del 2004 tra le critiche e i viaggi di Annamaria discesa dalla lontana verde Scozia fino all’eremo tra i monti di Rieti, dedicate agli incontri all’ombra del faro di Ancona sognati e promessi con  Roberta, ispirate dalla magica laguna da un angelo di nome Senza. Chissà mai se quel giorno mai verrà.

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Per il momento una curiosità: la poesia che più mi ha colpito, scrive via e-mail Annamaria, quella di tutto il libro che più ti rappresenta, sarebbe “Incontenibile presenza, tua”. Stranezze: avevo inviato copia del libro ad un concorso a LaSpezia e, di tutte le 24 liriche, quella era stata prescelta per essere inserita nell’antologia delle migliori opere presentate. Il fatto però che mi si facesse obbligo di acquistare un certo numero di copie dell’antologia (dopo che già avevo pagato una quota di iscrizione solo per partecipare) mi aveva portato a sottovalutare il loro giudizio e quindi a non aderire alla proposta. Indubbiamente, devo invece ricredermi. Prendo atto.

“Fate nere, fate le streghe”, silloge poetica, si piazza ad un concorso per la pubblicazione. Non senza contributo. Parliamone.

Torni a casa e, nella buca delle lettere, trovi quel che non t’aspetti. Un concorso poetico a Pulsano (Taranto), nella lontana Puglia del quale avevo perso la memoria risalendo la partecipazione a parecchi mesi fa.

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Tante scuse da parte dell’organizzazione, il “Gruppo culturale letterario”, per il tempo passato ma i partecipanti (oltre 400), scrivono,  hanno fatto saltare tutti i conti. Risultato finale? Eccomi tra i 20 segnalati per la silloge inviata, “Fate nere, fate le streghe”, titolo tutto dedicato alla cara Senza, amica del web, giovanissima di Venezia. 30 poesie in buona parte pubblicate sul sito www.ozblogoz.it e selezionate in base ai giudizi e ai suggerimenti degli amici e delle amiche via web.
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Con annesso contratto di pubblicazione: per un libercolo pargol del cor di 56 pagine, tiratura 500 copie delle quali 150 per l’autore, bollino Siae, 50 copie gratuite per scopi promozionali distribuite dall’Editore, percentuali sulle vendite delle residue 300 copie variabili dal 50 al 25%, prezzo di copertina fissato a 7,50 euro, per tutto questo “Lisi editore” di Taranto propone un contratto di edizione con contributo per parziale copertura dei costi di 1.200,00 euro da versare in tre rate mensili.
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Credo si tratti di una buona offerta: altri editori (Ilfilo di Roma, ad esempio), “viaggiano” su cifre ben più alte e, curiosando nel sito della giovane casa editrice pugliese protagonista dell’offerta arrivata, scopro una distribuzione in libreria potenzialmente capillare tanto da garantire la presenza addirittura in diverse librerie della mia città, nonostante la ragguardevole distanza chilometrica (dovrei però verificare la presenza effettiva sugli scaffali, dei titoli pubblicati, ma non è il momento per cercare il pelo nell’uovo).
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Non accetto, naturalmente.

L’esperienza del mio primo libro poetico pargol del cor pubblicato con “Vicolo del Pavone”, la piccola casa editrice in forma cooperativa di zona emiliana, ovvero di casa mia, mi sembra possa garantirmi una distribuzione e un supporto finalizzati alle mie potenzialità concrete che sono locali, provinciali (salvo pochi “sprazzi” nel resto del BelPaese).
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Non vedo come lo stesso supporto potrei avere da chi si trova a centinaia di chilometri di distanza e, nello stesso tempo, non vedo (nel contratto) alcuna prospettiva di organizzazione di eventi in alcune grandi città tipo Roma, Bologna, Firenze, Milano, Torino, Genova (punto debole, questo, anche della piccola casa editrice in forma cooperativa di area emiliana).
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Dunque non vedo in concreto la possibilità di un rientro dal “contributo” e io, fermo restando che pubblicare poesia a spese dell’editore è pressoché impossibile o comunque rarissimo, se io investo, considerato che poi alle spese editoriali si aggiungono spese di promozione e organizzazione eventi, vorrei almeno recuperare appunto il “contributo” alla stampa, come è successo con il primo libro poetico pargol del cor.
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Ma questa è la mia esperienza e la mia situazione. Anzi, questa è la mia valutazione in base alla mia esperienza.
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Resta invece il fatto che le condizioni mi sembrano “oneste” per cui, per chi volesse partecipare al premio “la folle stagione” (l’edizione 2007 scadrà il 29 settembre) può scrivere per informazioni al Gruppo culturale letterario in via Piave, 49 a Pulsano di Taranto (cap 74026) tenendo peraltro conto del non secondario dettaglio che per i vincitori primi delle diverse sezioni, la pubblicazione avviene senza contributo alcuno.
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Per quanto mi riguarda non accetto, dicevo, ma mi considero gratificato per la segnalazione ottenuta, un momento di comunque buona soddisfazione artistica.

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Concludo infine con un’altra piccola novità di questi giorni: dopo dieci anni il fato ha voluto mi ritrovassi a pranzo con Stefania, 34 anni circa, assistente sociale al Comune di Gossolengo e, naturalmente, ho avuto il piacere di darle copia del libro poetico pargol del cor, quello stampato: dopo poche ore con un sms ha esternato il piacere di riscoprire, attraverso i miei versi, affinità che il tempo aveva portato a dimenticare.

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Niente da fare, la poesia supera e spazza via la polvere del tempo.
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Morale? Provarci sempre, mollare mai e presto o tardi vedrai ce la fai [naturalmente riferito all’idea di pubblicare, non di certo ad altri fatti e men che meno a Stefania, Dio me ne guardi, cara Dalila, vigilante moglie mia attenta sentinella che con lo schioppo puntato sta].