Se te lo dico allora sono un populista se te lo dico che usi i miei sforzi la nostra vecchiaia i nostri risparmi se te lo dico che ci compri le armi e che uccidi i bambini allora sono un antisemita. Se te lo dico invece che tutta la Palestina è da sempre Semita allora sono uno che offende uno che bestemmia. Se te lo dico dei nuovi campi di concentramento degli sfollati che tu non sai se te lo chiedo dove vanno i miei soldi le accise che pago e che trasformi in proiettili. Se te lo dico che uccidi le donne che offri la fame a vecchi e bambini che rubi la terra e che invadi i confini se te lo dico che sei un razzista e che usi modi da vero fascista. Se te lo dico invece che sei tu il vero schiavo e sei tu che vendi la morte per la grande roccia nera a stelle e strisce allora ti dico che sei tu che non vali e che sei meno di un verme.
E l’esercito israeliano iniseme a Netanyahu prosegue la strage di bimbi a Gaza
Crescete e moltiplicatevi disse poi siamo diventati troppi troppe bocche non solo da sfamare troppe bocche da chiudere a volte da zittire.
Il contrasto quel contrasto non soddisfa i potenti e perciò il gioco della guerra risorge spesso.
I santi non bastano e il grande uomo dalla veste bianca e le vecchie scarpe nere ha provato a tener lontano le lacrime ma non è bastato ha provato a dirlo ai potenti ma nulla è bastato e si nutre soltanto la morte.
I bimbi chiudono gli occhi Per non vedere Gli adulti aprono le bocche Per urlare I corpi cadono Come birilli Gli assassini ridono Al rispetto della vita
L’ombra del massacro fa scaturire gocce di pece che si parano agli occhi di stregoni della discordia che ignavi della carne truce spalmano le cicatrici con urla mute di anime contorte. Il simulacro di Dei obsoleti raggiunge le odi inutili di mercanti della iniquità e cosparge di false ceneri il capo di bugiardi farisei. La lingua biforcuta vince la strada del sospetto e non quieta ormai violata l’umanità smarrita.
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Recensione
Questa poesia è un grido cupo e solenne che attraversa le ombre della storia e della coscienza collettiva. Con una voce tagliente e densa di significati, il poeta denuncia la violenza insensata, la falsità dei poteri corrotti, l’ipocrisia che si traveste da verità. Le immagini sono forti, spesso crude, e rimandano a una dimensione quasi sacrale della condanna, dove ogni parola assume il peso di un’accusa e ogni verso diventa un anatema contro l’ingiustizia. La scrittura di Alberto Fiorino, volutamente aspra e ritmica, rievoca un rituale di espiazione che non concede pace né assoluzioni. Gli “stregoni della discordia”, i “bugiardi farisei”, i “mercanti della iniquità” sono figure emblematiche che incarnano la degenerazione del potere e della fede, ridotti a simulacri vuoti e ingannevoli. Le “urla mute di anime contorte” evocano un dolore che non riesce più a trovare voce né ascolto. Centrale è anche l’immagine del linguaggio che tradisce: “la lingua biforcuta” diventa simbolo del sospetto e della menzogna, strumenti attraverso cui si perpetua il disorientamento di un’umanità “ormai violata”. Il tono oracolare e apocalittico del testo trova la sua forza espressiva nella densità lessicale e nella struttura compatta, quasi epigrafica. È poesia civile, senza compromessi, che chiama in causa la responsabilità di ognuno di fronte al decadimento morale.
Ho sognato che avevi smesso di scappare, tornavi a casa e la casa era di nuovo intera. Senza le bombe l’acqua nel pozzo non tremava, era tranquilla, ferma. Come te. La tua famiglia sorrideva e tuo figlio ti correva incontro con tutte e due le gambe.
Dio benedisse Noè e i suoi figli, e disse loro: “Crescete, moltiplicatevi e riempite la terra.”
Crescete e moltiplicatevi disse poi siamo diventati troppi troppe bocche non solo da sfamare troppe bocche da chiudere a volte da zittire. Il contrasto quel contrasto non soddisfa i potenti e perciò il gioco della guerra risorge spesso. I santi non bastano e il grande uomo dalla veste bianca e le vecchie scarpe nere ha provato a tener lontano le lacrime ma non è bastato ha provato a dirlo ai potenti ma nulla è bastato e si nutre soltanto la morte.
Perché il Papa ha scelto di chiamarsi Francesco (artwork by rosecrossart)
Non mi piacciono gli esempi imperversanti dei tempi! La Scuola fatta a pezzetti e chi può all'estero cerchi. Il Lavoro da mendicarsi e sindacati malconci. La Salute giocata ai dadi della fortuna e dei soldi. E' infinita la Crisi in tutti i campi possibili. Questi modelli ai giovani potranno dare ideali? Così l'hanno vinta i violenti che spingono ad altri disastri pronti ad usare le armi.
È scoppiato il grande amore tra il Trampone e la Putina. Fanno sesso a tutte l'ore oltre a letto anche in cucina. E l'Europa, cameriera, un po' guardona, un po' cretina, le resta solo la candela se lo fanno anche in cantina.
In cortile, c'è Zelanka, cantastorie e saltimbanco, che già suona, che già canta, che il latte torna bianco. A lui in giro, a non finire, torme mute, d'occhi smorti che non intendono applaudire perché sul serio sono morti!
Nei campi delle Fiandre spuntano i papaveri tra le croci, fila dopo fila, che ci segnano il posto; e nel cielo le allodole, cantando ancora con coraggio, volano appena udite tra i cannoni, sotto.
Noi siamo i Morti. Pochi giorni fa eravamo vivi, sentivamo l'alba, vedevamo risplendere il tramonto, amavamo ed eravamo amati. Ma ora giacciamo nei campi delle Fiandre.
Riprendete voi la lotta col nemico: a voi passiamo la torcia, con le nostre mani cadenti, e sian le vostre a tenerla alta. e se non ci ricorderete, noi che moriamo, non dormiremo anche se i papaveri cresceranno sui campi delle Fiandre
In memoria di tutti i morti, israeliani, palestinesi, donne, bambini, per la follia dei comandanti nascosti nei bunker delle loro regge dorate
Gloria di un tempo dal patire acuto col ferro ardente ficcato nella carne: i tuoi occhi esplodevano disprezzo, la bocca si mordeva senza un urlo.
Sì, avevi perso la casa, confusi gli amici dispersi. A stento, guadagnavi un rifugio lontano dal torbido dei fiumi, ai tuoi piedi, solo il cane.
Ma dopo un tempo interminabile, tenera come l’acqua, sentivi rifluire la speranza: avresti atteso! I giorni potevano serrarsi, poteva la barba imbiancarsi ed il sigaro riaccendere il vuoto di gesti ripetuti: ti eri dato un destino!
E il sole intanto era apparso sulle croste delle ferite. Placavi gli interrogativi senza lasciare pause nel lavoro e, già prossima la sera, correvi le pietre del fiume con l’argento di un pesce.
Sei riuscito alla riva, stremato Ulisse, cammini le sponde amate, i noti luoghi. Non sono le mani corrose, né i capelli muschiati di grigio, è il senso d’essere tradito questo dolore senza riposo. Ah, la giustizia dell’odio! L’impeto di un grido di fede: domani sarà giorno di riscatto!
Pace in Terra, basta armi, basta genocidio #sempredallapartedellapace #sempredallapartedipapafrancesco
Mercoledì 2 ottobre 2024: Graziano Gessi in via Roma al 163, “Fate l’amore non la guerra, si sta meglio a letto che sottoterra”
Vi auguro che possiate fare all’amore, stare vicini, attaccati uno all’altra con le braccia aperte e non con le mani legate. Sdraiarvi a terra ad osservare il cielo per guardare le stelle e non, le scie dei razzi. Che vi spingano contro un muro e vi ci tengano a forza, per riempirvi di baci e non di piombo. Che possiate appoggiate la vostra guancia al seno di una donna, al petto di un uomo e non, al calcio di un fucile. Che possiate percorrete correndo ogni strada, ogni sentiero, per raggiungere la persona che amate e non, per sfuggire alla morte. Che possiate stare abbracciati, in silenzio, ad ascoltare il suono della pioggia e non quello delle armi. Che il vostro cuore vi batta forte nel petto, per amore e non per paura. Mi auguro che questa follia della guerra finisca e che si ritorni ad essere pazzi e folli solo per amore.
Leoni per la strada respirano riposano vigili Leoni per la strada attendono nel divenir parole Leoni per la strada impassibili all'intero genere umano Leoni per la strada avanzano imperversano oltre anni di silenzio in un solo delirio Leoni per la strada per i folli e per i poeti
Francesco Saverio Bascio, poeta in Carpaneto piacentino
E cerco ancora nell'oscura follia di nascondermi ai momenti la polvere è così fitta e le piccole ali ormai impastano soltanto il sangue con il fango si...soltanto con il fango senza stelo di paglia alcuno e mentre l'acqua delle lacrime scende e si attacca al cuore, le ultime rondini cadono giù e le cerco le cerco ancora tra le fitte tra le grondaie vuote tra i balconi rotti tra le case senza tetti e tutto ciò che tu...supremo! hai detto che era mio già non mi appartiene.
AOI – Corte internazionale di giustizia: Israele eviti il genocidio a Gaza [Richiesta ignorata]