“La roccia nera (The black rock), lirica di Francesco Saverio Bascio, poeta in Carpaneto

Negli ochi dei bambini a Gaza …
Se te lo dico
allora sono un populista
se te lo dico
che usi i miei sforzi
la nostra vecchiaia
i nostri risparmi
se te lo dico che ci compri le armi
e che uccidi i bambini
allora sono un antisemita.
Se te lo dico invece
che tutta la Palestina
è da sempre Semita
allora sono uno che offende
uno che bestemmia.
Se te lo dico
dei nuovi campi di concentramento
degli sfollati che tu non sai
se te lo chiedo
dove vanno i miei soldi
le accise che pago
e che trasformi in proiettili.
Se te lo dico
che uccidi le donne
che offri la fame a vecchi e bambini
che rubi la terra
e che invadi i confini
se te lo dico che sei un razzista
e che usi modi da vero fascista.
Se te lo dico invece
che sei tu il vero schiavo
e sei tu che vendi la morte
per la grande roccia nera a stelle e strisce
allora ti dico
che sei tu che non vali
e che sei meno di un verme.
E l’esercito israeliano iniseme a Netanyahu prosegue la strage di bimbi a Gaza

“Le armi contro”, lirica di pace di Francesco Saverio Bascio, poeta in Carpaneto

Carro armato sullo sfondo di una città distrutta
Crescete e moltiplicatevi disse
poi siamo diventati troppi
troppe bocche
non solo da sfamare
troppe bocche da chiudere
a volte da zittire.


Il contrasto
quel contrasto
non soddisfa i potenti
e perciò
il gioco della guerra risorge spesso.


I santi non bastano
e il grande uomo
dalla veste bianca
e le vecchie scarpe nere
ha provato
a tener lontano le lacrime
ma non è bastato
ha provato a dirlo ai potenti
ma nulla è bastato
e si nutre soltanto la morte.
La guerra che verrà

“ANATEMI (ESECRAZIONE)”, lirica di Alberto Fiorino poeta in San Giorgio Ionico (TA) con recensione di Gian Carlo Lisi da Controverso (BuonaSera24.it)

L’ombra del massacro
fa scaturire gocce di pece
che si parano agli occhi
di stregoni della discordia
che ignavi della carne truce
spalmano le cicatrici
con urla mute di anime contorte.
Il simulacro di Dei obsoleti
raggiunge le odi inutili
di mercanti della iniquità
e cosparge di false ceneri
il capo di bugiardi farisei.
La lingua biforcuta vince
la strada del sospetto
e non quieta ormai violata
l’umanità smarrita.

♦◊♦ ♦◊♦ ♦◊♦ ♦◊♦

Recensione

Questa poesia è un grido cupo e solenne che attraversa le ombre della storia e della coscienza collettiva. Con una voce tagliente e densa di significati, il poeta denuncia la violenza insensata, la falsità dei poteri corrotti, l’ipocrisia che si traveste da verità. Le immagini sono forti, spesso crude, e rimandano a una dimensione quasi sacrale della condanna, dove ogni parola assume il peso di un’accusa e ogni verso diventa un anatema contro l’ingiustizia. La scrittura di Alberto Fiorino, volutamente aspra e ritmica, rievoca un rituale di espiazione che non concede pace né assoluzioni. Gli “stregoni della discordia”, i “bugiardi farisei”, i “mercanti della iniquità” sono figure emblematiche che incarnano la degenerazione del potere e della fede, ridotti a simulacri vuoti e ingannevoli. Le “urla mute di anime contorte” evocano un dolore che non riesce più a trovare voce né ascolto. Centrale è anche l’immagine del linguaggio che tradisce: “la lingua biforcuta” diventa simbolo del sospetto e della menzogna, strumenti attraverso cui si perpetua il disorientamento di un’umanità “ormai violata”. Il tono oracolare e apocalittico del testo trova la sua forza espressiva nella densità lessicale e nella struttura compatta, quasi epigrafica. È poesia civile, senza compromessi, che chiama in causa la responsabilità di ognuno di fronte al decadimento morale.

“Le armi contro”, lirica di Francesco Saverio Bascio, poeta in Carpaneto (PC)

Dio benedisse Noè e i suoi figli, e disse loro: “Crescete, moltiplicatevi e riempite la terra.”
Crescete e moltiplicatevi disse
poi siamo diventati troppi
troppe bocche
non solo da sfamare
troppe bocche da chiudere
a volte da zittire.


Il contrasto
quel contrasto
non soddisfa i potenti
e perciò
il gioco della guerra risorge spesso.


I santi non bastano
e il grande uomo
dalla veste bianca
e le vecchie scarpe nere
ha provato
a tener lontano le lacrime
ma non è bastato
ha provato a dirlo ai potenti
ma nulla è bastato
e si nutre soltanto la morte.
Perché il Papa ha scelto di chiamarsi Francesco (artwork by rosecrossart)

“Gli esempi”, lirica di Michele Prenna, poeta in Varese

Non mi piacciono gli esempi
imperversanti dei tempi!
La Scuola fatta a pezzetti
e chi può all'estero cerchi.
Il Lavoro da mendicarsi
e sindacati malconci.
La Salute giocata ai dadi
della fortuna e dei soldi.
E' infinita la Crisi
in tutti i campi possibili.
Questi modelli ai giovani
potranno dare ideali?
Così l'hanno vinta i violenti
che spingono ad altri disastri
pronti ad usare le armi.

“Accadde oggi”, lirica di Stefano Ghigna, il poeta della Val Perino

È scoppiato il grande  amore 
tra il Trampone e la Putina.
Fanno sesso a tutte l'ore
oltre a letto anche in cucina.
E l'Europa, cameriera,
un po' guardona, un po' cretina,
le resta solo la candela
se lo fanno anche in cantina.


In cortile, c'è Zelanka,
cantastorie e saltimbanco,
che già suona, che già canta,
che il latte torna bianco.
A lui in giro, a non finire,
torme mute, d'occhi smorti
che non intendono applaudire
perché sul serio sono morti!

“Nei campi delle Fiandre”, lirica di John McCrae, soldato canadese composta il 3 maggio 1915 in memoria dell’amico Alexis Helmer: che possa essere poesia di pace tra le genti sopravvissute di Palestina e di Israele

Ahmet Demir
Nei campi delle Fiandre spuntano i papaveri
tra le croci, fila dopo fila,
che ci segnano il posto; e nel cielo
le allodole, cantando ancora con coraggio,
volano appena udite tra i cannoni, sotto.

Noi siamo i Morti. Pochi giorni fa
eravamo vivi, sentivamo l'alba, vedevamo
risplendere il tramonto, amavamo ed eravamo amati.
Ma ora giacciamo nei campi delle Fiandre.

Riprendete voi la lotta col nemico:
a voi passiamo la torcia, con le nostre
mani cadenti, e sian le vostre a tenerla alta.
e se non ci ricorderete, noi che moriamo,
non dormiremo anche se i papaveri
cresceranno sui campi delle Fiandre

In memoria di tutti i morti, israeliani, palestinesi, donne, bambini, per la follia dei comandanti nascosti nei bunker delle loro regge dorate

“Fedi partigiane”, lirica di Stefano Ghigna [ poesia letta alla giornata della Pace il 2 ottobre ai ‘mercoledì coi grilli per la testa’ in via Roma al 163 da Fabbrica e Nuvole (4) ]

La devastazione della guerra
Gloria di un tempo dal patire acuto
col ferro ardente ficcato nella carne:
i tuoi occhi esplodevano disprezzo,
la bocca si mordeva senza un urlo.

Sì, avevi perso la casa,
confusi gli amici dispersi.
A stento, guadagnavi un rifugio
lontano dal torbido dei fiumi,
ai tuoi piedi, solo il cane.

Ma dopo un tempo interminabile,
tenera come l’acqua, sentivi
rifluire la speranza: avresti atteso!
I giorni potevano serrarsi,
poteva la barba imbiancarsi
ed il sigaro riaccendere
il vuoto di gesti ripetuti:
ti eri dato un destino!


E il sole intanto era apparso
sulle croste delle ferite.
Placavi gli interrogativi
senza lasciare pause nel lavoro
e, già prossima la sera,
correvi le pietre del fiume
con l’argento di un pesce.

Sei riuscito alla riva, stremato Ulisse,
cammini le sponde amate, i noti luoghi.
Non sono le mani corrose,
né i capelli muschiati di grigio,
è il senso d’essere tradito
questo dolore senza riposo.
Ah, la giustizia dell’odio!
L’impeto di un grido di fede:
domani sarà giorno di riscatto!

Pace in Terra, basta armi, basta genocidio
#sempredallapartedellapace #sempredallapartedipapafrancesco

“Un augurio per tutti i popoli in guerra”, prosa poetica di Graziano Gessi [ poesia letta alla giornata per la Pace il 2 ottobre ai ‘mercoledì coi grilli per la testa’ in via Roma al 163 da Fabbrica&Nuvole (3) ]

Mercoledì 2 ottobre 2024: Graziano Gessi in via Roma al 163, “Fate l’amore non la guerra, si sta meglio a letto che sottoterra”

Vi auguro che possiate fare all’amore, stare vicini, attaccati uno all’altra con le braccia aperte e non con le mani legate. Sdraiarvi a terra ad osservare il cielo per guardare le stelle e non, le scie dei razzi. Che vi spingano contro un muro e vi ci tengano a forza, per riempirvi di baci e non di piombo. Che possiate appoggiate la vostra guancia al seno di una donna, al petto di un uomo e non, al calcio di un fucile. Che possiate percorrete correndo ogni strada, ogni sentiero, per raggiungere la persona che amate e non, per sfuggire alla morte. Che possiate stare abbracciati, in silenzio, ad ascoltare il suono della pioggia e non quello delle armi. Che il vostro cuore vi batta forte nel petto, per amore e non per paura. Mi auguro che questa follia della guerra finisca e che si ritorni ad essere pazzi e folli solo per amore.

Fai amore non guerra

Da ‘Confuso Sbatter d’Ali’, lirica di Daniele Camia [ poesia letta alla giornata per la Pace il 2 ottobre ai ‘mercoledì coi grilli per la testa’ in via Roma al 163 da Fabbrica&Nuvole (2) ]

Daniele Camia, poeta in Piacenza
Leoni per la strada
respirano
riposano vigili
Leoni per la strada
attendono
nel divenir parole
Leoni per la strada
impassibili
all'intero genere umano
Leoni per la strada
avanzano
imperversano
oltre anni di silenzio
in un solo delirio
Leoni per la strada
per i folli
e per i poeti
Gaza, Israele e media internazionali

“Soltanto cenere e basta”, lirica di Francesco Saverio Bascio [ poesia letta alla giornata per la Pace il 2 ottobre ai ‘mercoledì coi grilli per la testa’ in via Roma al 163 da Fabbrica&Nuvole (1) ]

Francesco Saverio Bascio, poeta in Carpaneto piacentino
E cerco ancora nell'oscura follia
di nascondermi ai momenti
la polvere è così fitta
e le piccole ali ormai
impastano soltanto il sangue con il fango
si...soltanto con il fango
senza stelo di paglia alcuno
e mentre l'acqua delle lacrime
scende
e si attacca al cuore,
le ultime rondini cadono giù
e le cerco
le cerco ancora tra le fitte
tra le grondaie vuote
tra i balconi rotti
tra le case senza tetti
e tutto ciò che tu...supremo!
hai detto che era mio
già non mi appartiene.
AOI – Corte internazionale di giustizia: Israele eviti il genocidio a Gaza [Richiesta ignorata]

“Partire partirò” di Anton Francesco Menghi esecuzione di Kamillo, Basta invio armi in Ucraina, Basta Genocidio a Gaza, #sempredallapartedellapace

Lacrime di guerra, olio su tela di Giovanni Battista Costantini
Partirò partirò, partir bisogna
dove comanderà nostro sovrano;
chi prenderà la strada di Bologna
e chi anderà a Parigi e chi a Milano.

Ahi, che partenza amara,
Gigina bella, mi convien fare;
vado alla guerra e spero di tornare.

Quando saremo giunti all'Abetone
riposeremo la nostra bandiera;
e quando si udirà forte il cannone,
addio Gigina cara, bona sera!

Ahi, che partenza amara,
Gigina bella, mi convien fare;
Sono coscritto e mi convien marciare.

Di Francia e di Germania son venuti
a prenderci per forza a militare;
però allorquando ci sarem battutti
tutti, mia cara, speran di tornare.

Ahi, che partenza amara,
Gigina bella, mi convien fare;
vado alla guerra e spero di tornare.

Se nostro Imperator ce lo comanda
combatteremo e finirem la vita;
al rullo de' tamburi, a suon di banda
dal mondo farem l'ultima partita.

Ah che partenza amara,
Gigina cara, Gigina bella!
Di me non udrai più forse novella.

Kamillo