Claudio Arzani (arzy) scendincampo e racconta e scrive, e scrive poesie, e scrive racconti, e scrive di sogni, sempre e ancora sogni d'Utopia
Da sabato scorso, con la piazza di Torre Argentina, è stata lanciata la campagna social “Stop Bombs on Children”
Il massacro indiscriminato dei civili e dei bambini deve finire. Mobilitiamoci per svegliare le coscienze e porre fine alle sofferenze inumane di persone innocenti
#stopbombsonchildren
“Circa ventimila bambini morti, quasi quarantamila malnutriti, cinquemila bimbi mutilati. Sono i numeri di una delle più grandi tragedie dell’umanità. E’ il tempo di avviare una grande mobilitazione per fermare questo scempio”. Così Enzo Maraio, segretario nazionale del Psi, in piazza di Torre Argentina a Roma.
“Simo scesi in piazza – dice Maraio – con palloncini colorati perché parta una campagna ‘stop bombs on children’. La lanciamo per svegliare l’opinione pubblica, per indurre la politica e le Istituzioni a fare di più. Non intendiamo avviare un dibattito sulle ragioni, e noi socialisti siamo da sempre su ‘due popoli due Stati’, non vogliamo scatenare le tifoserie, l’obiettivo è difendere i bambini. Sono morti, da innocenti, il 7 ottobre, ne sono morti migliaia e migliaia nei mesi successivi. Il silenzio è ignobile, l’indifferenza uccide come le bombe”.
“Abbiamo- spiega Maraio- senza bandiere di partito, senza simboli, l’ambizione di avviare una fase nuova. Si deve scatenare, in Italia, una grande mobilitazione. E l’auspicio è che questa spinga il governo a farsi promotore di una vera azione di pace, l’Europa ad intervenire con più determinazione”.
“Nelle prossime settimane- conclude- coinvolgeremo la nostra comunità, il mondo della informazione e dello spettacolo.
Una foto con un palloncino e l’hashtag #stopbombsonchildren sia il più grande gesto di ribellione e di attivazione delle coscienze”.
Sabato 17 maggio alle ore 11 in via XX Settembre e Venerdì 23 maggio alle ore 17 in Piazzetta S. Francesco a Piacenza il Laboratorio Popolare della Cultura e dell’Arte presenta l’installazione di Public Art /Arte di Strada “FATTORI DI PACE”.
Nei giorni scorsi nei manifesti cartacei che pubblicizzano la grande mostra di Giuseppe Fattori in corso a Piacenza sul muro del quadro “Muri bianchi” in molte parti della città,sono apparse, come fossero parte integrante del quadro stesso le scritte “No War”, “Si alla Pace” “Palestina Libera” e il simbolo storico della pace “Love & Peace”.
Il Laboratorio Popolare della Cultura e dell’Arte riprendendo questi interventi anonimi ma significanti ha realizzato il grande manifesto “Fattori di pace” come parte integrante della installazione presentata.
L’evento si pone nel quadro della campagna contro la guerra con gli strumenti dell’Arte che il Laboratorio sta conducendo. Campagna contro le guerre in corso che ha visto la realizzazione dal primo Maggio dell’installazione “Una finestra contro la guerra” sul pubblico Passeggio e che sarà seguita dagli interventi di Public Art “ Campo Minato” e “ Gaza qui”.
Papa Leone XIV nel suo primo Regina Coeli ha dedicato un primo messaggio alla Striscia di Gaza. “Mi addolora profondamente quanto accade nella Striscia di Gaza. Cessi immediatamente il fuoco, arrivino gli aiuti umanitari per la popolazione stremata e siano liberati tutti gli ostaggi“.
Il Pontefice, appena eletto, nel suo breve discorso, ha ripreso le parole del suo predecessore Francesco in merito alla guerra mondiale a pezzetti: “l’immane tragedia della Seconda della seconda guerra mondiale, terminata 80 anni fa, l’8 maggio“. “Nell’odierno scenario drammatico di una terza guerra mondiale a pezzi, mi rivolgo anche io ai grandi della terra: Mai più la guerra“, ha detto il Pontefice.
“Affido alla Regina della pace un accorato appello affinché lo presenti al Signore Gesù per ottenere il miracolo della pace“: parole pronunciate da papa Leone XIV, dopo la preghiera del Regina Caeli, dalla loggia centrale della basilica di San Pietro.
La tragedia del genocidio a Gaza è una tragedia annunciata, e rischia di espandersi ad altri palestinesi sotto il controllo israeliano. Fin dalla sua creazione, Israele ha trattato il popolo occupato come un odiato ingombro e una minaccia da eliminare, sottoponendo milioni di palestinesi, per generazioni, a umiliazioni quotidiane, uccisioni di massa, incarcerazioni di massa, spostamenti forzati, segregazione razziale e apartheid. Portare avanti il suo obiettivo di “Grande Israele” minaccia di cancellare la popolazione palestinese indigena.
Oscurata da false narrazioni israeliane di una guerra condotta in “autodifesa”, la condotta genocida di Israele deve essere vista in un contesto più ampio, come una serie di azioni (totalità della condotta) che prendono di mira i palestinesi in quanto tali (totalità di un popolo) in tutto il territorio in cui risiedono (totalità della terra), a sostegno delle ambizioni politiche di Israele per la sovranità su tutta l’ex Palestina mandataria. Oggi, il genocidio dei palestinesi appare come un mezzo per un fine: la completa rimozione o eradicazione dei palestinesi dalla terra, così integrata alla loro identità e illegalmente e apertamente ambita da Israele.
Le dichiarazioni e azioni dei leader israeliani riflettono un intento e una condotta genocida; spesso hanno utilizzato la storia biblica di Amalek per giustificare lo sterminio degli “abitanti di Gaza”, cancellando Gaza e spostando violentemente i palestinesi, rappresentando così come obiettivi legittimi i palestinesi nel loro complesso.
Gli individui chiaramente identificabili come mandatari [di tutto questo] dovrebbero essere perseguiti. Tuttavia, è l’intero apparato statale che ha progettato, articolato ed eseguito violenze genocidiarie, attraverso atti che nella loro totalità possono portare alla distruzione del popolo palestinese. Questo deve fermarsi; sono necessarie azioni urgenti per garantire la piena applicazione della Convenzione sul Genocidio e la completa protezione dei palestinesi.
Questo genocidio in corso è senza dubbio la conseguenza dello status eccezionale e dell’impunità prolungata di cui ha beneficiato Israele. Israele ha violato sistematicamente e palesemente il diritto internazionale, comprese le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e le ordinanze della Corte Internazionale di Giustizia. Ciò ha incoraggiato l’arroganza di Israele e la sua sfida al diritto internazionale. Come ha avvertito il Procuratore della Corte Penale Internazionale, “se non dimostriamo la nostra volontà di applicare la legge in modo equo, se viene vista come applicata selettivamente, creeremo le condizioni per il suo completo collasso. Questo è il vero rischio che affrontiamo in questo momento pericoloso”.
Mentre il mondo assiste al primo genocidio coloniale trasmesso in diretta, solo la giustizia può guarire le ferite che l’opportunismo politico ha lasciato incancrenire. La devastazione di così tante vite è un oltraggio all’umanità e a tutto ciò per cui il diritto internazionale si batte.
Continua su: https://www.geopop.it/il-comitato-speciale-dellonu-i-metodi-di-israele-a-gaza-sono-compatibili-col-genocidio/
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Papa Francesco ha suggerito all’Ucraina «il coraggio della bandiera bianca», ossia il negoziato come via d’uscita alla guerra della Russia nel paese. Quanto a Hamas e Israele, «gli irresponsabili sono questi due che fanno la guerra»
Papa Francesco pensava che si debba arrivare a un cessate il fuoco al più presto e aprire un negoziato con Mosca per arrivare a una soluzione diplomatica.
“E’più forte chi pensa al popolo, chi ha il coraggio della bandiera bianca”, e “quando vedi che sei sconfitto, che le cose non vanno, occorre avere il coraggio di negoziare. Hai vergogna, ma con quante morti finirà?”. Papa Francesco aveva abbandonato l’equilibrismo della diplomazia lancinado un appello accorato a fermare la conta degli uccisi in Ucraina, invitando apertamente Kiev ad accettare un compromesso per la fine delle ostilità. E anche a Gaza, c’è un conflitto che “fanno due, non uno. Gli irresponsabili sono questi due che fanno la guerra”, ha tuonato il Santo Padre prima di ricordare di “guardare la storia: le guerre che abbiamo vissuto, tutte finiscono con l’accordo”.
“Oggi si può negoziare con l’aiuto delle potenze internazionali. La parola negoziare è coraggiosa”
E sul ReArm UE, Papa Francesco ha ripetutamente definito la corsa al riarmo una “follia”, sottolineando come sia un’azione irresponsabile e dannosa per l’umanità. Le sue dichiarazioni esprimevano una forte condanna della spesa militare e dell’uso di armi, invitando invece al dialogo e alla ricerca di soluzioni pacifiche.
Papa Francesco ha affermato che investire denaro per uccidere è da pazzi, condannando l’industria degli armi, che preferisce invece la follia di realizzare guadagni investendo denaro per uccidere.
Livide ombre tingono
di cupo un cielo cinereo
che pare spezzarsi e crollare.
Astri ormai tramontati
oscurano i tuoi sentieri,
accrescono il desiderio
di una luce sempre
più lontana.
Il mio verso dolente
è un urlo agghiacciato
che sale da paesaggi
abissali e scrive sui muri
a lettere di sangue
una sola parola: Libertà.
Dal sopruso arrogante
Dalla barbarie svilente
Dalla violenza brutale
della follia.
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Recensione
I versi esprimono un’intensa denuncia contro l’oscurità e la violenza che offuscano l’esistenza umana. L’autrice dipinge un paesaggio intriso di angoscia, in cui “livide ombre” e un “cielo cinereo” suggeriscono l’imminente crollo di un mondo già segnato dalla sofferenza. Il verso si fa testimone di una lotta interiore, con l’immagine degli astri “ormai tramontati” che simbolizzano la speranza perduta e il desiderio di una “luce sempre più lontana“. In questi versi, la notte diventa metafora di un’esistenza oppressa, dove la luce sembra un miraggio irraggiungibile. Il dolore emerge nel “verso dolente” che si trasforma in un “urlo agghiacciato“, rappresentando l’intensità del grido di protesta che nasce da “paesaggi abissali“. La scrittura diventa un atto di ribellione, come se l’autrice facesse uscire il suo dolore sulle pareti della storia, tracciando “a lettere di sangue” una sola parola: “Libertà“. Il richiamo alla libertà, sfidata dalle forze del sopruso, della barbarie e della violenza, riassume la necessità di una resistenza contro l’oppressione.
Fonte: Buonasera24.it
Ho cercato il sole
e nel suo riverbero
ho rivisto i miei anni
dilemmi inconcepibili
paturnie infinite
Intolleranti sussurri
provocazioni e menzogne
camminavano nelle strade
e nelle piazze slogan
e bandiere insudiciate
da tracotanti indifferenti.
Adesso questo sole illumina sentieri di odio.
Morte e distruzione
sono il pane di tutti i giorni.
Parole senza sapore.
Idee assuefatte al potente di turno.
Macerie e violenza
graffiti perenni su muri ammuffiti
dove il calore del sole non arriva…
e la vita aspetta ancora una volta un risveglio.
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Recensione
Un intenso viaggio attraverso il tempo e la coscienza, in cui il passato e il presente si intrecciano in un confronto impietoso. L’immagine iniziale del sole, simbolo di speranza e vitalità, si scontra con una realtà che ha trasformato la luce in un riflesso freddo di disillusione.
Il testo si sviluppa in una serie di quadri di memoria, dove il vissuto personale si fonde con un contesto sociale più ampio: i “dilemmi inconcepibili” e le “paturnie infinite” dell’individuo si rispecchiano in una società corrosa da menzogne e provocazioni. Le strade e le piazze, un tempo luoghi di confronto e idealismo, sono oggi attraversate da slogan privi di significato e da un’indifferenza arrogante, capace di contaminare perfino i simboli della lotta.
L’atmosfera si fa sempre più cupa man mano che la poesia procede. Il sole, da presenza familiare e rassicurante, diventa testimone impassibile di un mondo segnato da odio, violenza e oppressione. I versi corti e incisivi amplificano il senso di urgenza e disagio, quasi fossero frammenti di un grido soffocato. Le immagini di macerie e muri ammuffiti restituiscono la sensazione di un presente statico, soffocato da una storia che sembra ripetersi senza insegnare nulla.
Il linguaggio scelto dall’autrice è crudo, essenziale, volutamente spoglio di ornamenti: ogni parola pesa, ogni immagine colpisce con forza. Non c’è spazio per la consolazione, ma solo per la constatazione di un mondo che ha smarrito il suo centro, che ha perso contatto con le proprie radici etiche e culturali.
Eppure, nella chiusura della poesia, si intravede un barlume di possibilità: la vita “aspetta ancora una volta un risveglio“. È un’attesa sospesa tra speranza e rassegnazione, tra la consapevolezza del degrado e la possibilità, ancora aperta, di una trasformazione.
Attraverso un linguaggio diretto e immagini di forte impatto, Pina Oliveti ci consegna una riflessione amara ma necessaria sulla società contemporanea, dove il passato non ha ancora smesso di lanciare la sua ombra sul presente. Una poesia che invita a non abbassare lo sguardo, a riconoscere le crepe, ma anche a coltivare la possibilità di un cambiamento, per quanto difficile e lontano possa sembrare.
Fonte: Buonasera24.it
Tema Seamless Keith, sviluppato da Altervista
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