Il socialismo libertario di Rosa Luxemburg, gli Agnelli che sono lupi, gli operai licenziati, le poesie dalla fabbrica e le musiche d’accompagno: domani alle 18.30 in via Roma al 163
Alla Scuola Azzurra di via Roma su iniziativa di Fabbrica&Nuvole, associazione di volontariato sociale, Claudio Arzani in dialogo con Antonio Mosti presentano “Nelle fauci degl’Agnelli” (Pontegobbo editore) con l’accompagno di Dalila Ciavattini che legge ‘poesie dalla fabbrica‘ e delle musiche di Francesco Bonomini eseguite con l’organetto diatonico. Nell’occasione riportiamo l’articolo pubblicato in infoVercelli24 a firma del giornalista e scrittore Remo Bassini
La classe operaia può ancora andare in paradiso? Se lo chiede Claudio Arzani nel (suo) libro che si intitola “Nelle fauci degl’Agnelli”. [articolo da infoVercelli24]
“Questo libro – racconta l’autore – è una riflessione che prende parte dalla conclusione del mio percorso lavorativo. Termina infatti quando, nel febbraio del 2020, esco dalla sede del patronato Inca della Cgil dopo aver definito la pratica del mio pensionamento, disposto d’autorità dall’Azienda Usl in occasione della maturazione di 43 anni e 3 mesi di contribuzione, ultimo giorno di dipendenza il 1° maggio 2020, festa del lavoro, a 66 anni, 2 mesi e 17 giorni d’età. Decisamente emozionato faccio un bilancio sul passato vissuto e allo stesso tempo penso al futuro. Ho sempre vissuto restando dalla parte di chi lavora, per un mondo migliore, equo, solidale, libertario che, come conclude il libro, son certo che verrà“.
Ma veniamo a “Nelle fauci degl’Agnelli”. Agli argomenti trattati e sviscerati.
C’era stato il ’68, la crescita civile degli anni ’70, il Movimento del ’77, i sogni degli indiani metropolitani, la fantasia al potere. Invece, il 18 marzo del 1978 “Furia cavallo del West” (simbolo del Movimento, viene azzoppato dal sistema con il rapimento e il successivo assassinio di Aldo Moro. Cambiò tutto. I signori della grande industria, con la Fiat degli Agnelli in prima fila che avviò una politica di licenziamenti e di delocalizzazione di alcune linee di produzione all’estero, nei Paesi dove il costo del lavoro rasentava livelli di sfruttamento dei lavoratori da ‘800. Una politica alla quale sindacato e lavoratori risposero con un lungo sciopero durato 37 giorni. Sembrava che la sconfitta di quel padronato industriale fosse nei fatti, nella logica della politica ma non fu così: gli Agnelli erano lupi e gli operai… licenziati a migliaia.
“Un paio d’anni dopo – racconta Arzani – appena laureato ho vinto una borsa di studio che doveva portarmi nella direzione del personale della grande azienda ho pensato che fosse un’apertura ad una logica che ammetteva forme di collaborazione tra capitale e forza lavoro, magari con ipotesi di forme di cogestione dell’impresa. Ho creduto nel percorso ma, le mie, si rivelarono in breve illusioni. La logica Fiat era solo ed unicamente quella dell’utile, mentre la componente del lavoro, dopo la sconfitta sindacale del 1980, perdeva la sua capacità di elaborazione di un progetto di sviluppo sociale.”
Il libro – arrivando ai giorni nostri – riflette sul futuro in divenire: è ancora possibile credere nel sorgere del Sole dell’Avvenire? Claudio Arzani, con la sua testimonianza, non ha dubbi: “E’ la direzione, la prospettiva verso un futuro che garantisca la distribuzione della ricchezza per un equo soddisfacimento dei bisogni prima di pensare al successivo soddisfacimento del merito, riducendo innanzitutto la forbice tra ricchezza e povertà”.
Articolo intervista a cura di Remo Bassini, giornalista e scrittore