Dis-corri a vuoto Tremando Di inutili Parole e gesti e omissioni - Rin-corri la sci -volante MASCHERA dei forse si dei forse no Una s-pece scivolosa menzognera l'innocenza ribalta - Al suo passaggio la realtà si di-mena Si dimezza Si frantuma Si dis-torce Movi-mento E menti - Mentore di te stesso Superando il Valico del veleno che nemmeno serpe seppe della sua lenta morte Cor duplex.
Nel mio minuscolo mondo brandisco pezzi di vita di falsi si di falsi no armatura egoica anfratti di stoltezze per-seguite senza incrinatura alcuna lungo il crinale degli anni minuscola creatura minuscoli sogni erranti iper mondo su misura di nulla lacrime e lacrimogeni bombe quotidiane si staccano croste geologiche di anima abitudini svolazzano come spazzatura piroettante dentro e fuori si compie si compie si compie la natura dell’essenza flusso è d’amore è crosta che impazzisce è verde è tonda si spacca il cuore navigato di illusioni in un minuscolo punto di luce ad espansione irreprensibile divino. ( el )
Sto nella calma del nulla come una regina seduta su un trono di nuvole assenti di un cielo ancora e ancora oscuro nel silenzio imposto dai sentimenti ribelli dalla chiusura del cerchio che la vita accade e morte ci circonda in una esangue lotta e ci si perde in un mutamento senza fine condannati al cammino di meta incerta seduta, io sogno di me stessa autarchica e depredata il cuore sterile le mani intrise di diademi il tempo non placa la sete e la conoscenza si fa labile nemmeno so se esisto in questo tempo marcio di menzogne mi tocco l'anima e col dito rivolto verso il cielo chiedo quale il senso del fiume di luce e di tanta bellezza non raccolta nella notte che va schiarendo.
Potere occulto, acrilico su tavola di Andrea Vaccaro
Sono stanca / anche di me / tento la comprensione / il fine è labile / contamina le genti / il confine / sottrae pelle / a devastate mani / la gola profonda del potere / laido potere stolto potere / steso sulle nostre anime / sputa orride bestemmie
Dopo l’oppressione. Quanta vita si libera. Improvvisamente. Niente sonno. Salgo in cucina. Voglia di caffè. E di pane e di miele. Caffè fumante. Gli U2. Flash di Irlanda. Vacanze con il mio amore. Danzo. Ho fatto una bella vita. La mia vita piena. In questo momento come allora. Esplode. Scompaiono i dolori alle articolazioni. Maledette articolazioni. Dove c’è libertà, perché c’è libertà. Nel non detto, nel non fatto. Lascia arrivare lo zero, attraversa il freddo della notte insonne, qualcosa di ignoto ti aspetta. I treni viaggiano più veloci e sciolti. Su rotaie invisibili, su scambi impossibili. E stazioni inaudite. Perché il viaggio è infinitamente possibile. Al di là dei muri, al di là dei dinieghi. Delle presenze. Delle assenze. Sto nell’onda. Fino a che il sonno controtempo mi prenderà di nuovo. E contro il giorno nascente andrà la mia anima dormiente. Con gli orologi invertiti, a dispetto delle convenzioni, dell’ovvio. Invertire, sovvertire. Smontare. Ripartire. Per vincere la noia. Per inventarsi di vivere e anche di morire. Della propria morte, dolce e ineffabile. Per la sorpresa di rinascere, come un’alba d’estate. Con i germogli nell’anima, soffocati da certa glacialità conforme ad un mondo che schiaccia, appiattisce. Io, talpa. Scavo, scavo cunicoli di fuga. Sotto la terra, dove nessuno mi vede. Cerco il fuoco dentro, in fondo alla terra fredda. Avvicinandomi. Al solstizio, aspettando nuova luce. Perché luce c’è. Dentro. Fuori. Corre nelle vene. In un movimento senza fine. Madama Notte. Ma la notte non la prendo. Si fa prendere. E scorre a mia insaputa. Che tra poco schiarirà il cielo. E un altro momento tirerà la riga. Abbasserò le palpebre e complice, dirò si. Mi acquieterò. Forse dormirò. O forse no. Guardo scorrere i fotogrammi della mente, fumati come una sigaretta. Troppo breve. Inafferrabile fumo. Scrivere o vivere. In mezzo, il pensiero. Fascino e inutilità. Pensiero ingombrante mi fa vomitare parole. Scrivo e trattengo. Nella vita che si muove e mi trascina e mi abbatte, mi estingue. Lascio.
Tramonto alla Pietra Parcellara (foto di Stefano Savi)
Sono stanca di tutto/Anche di me/tento la comprensione / il fine è labile/il confine contamina le genti/ sottrae pelle a devastate mani/la gola profonda del potere/laido potere stolto potere/steso sulle nostre anime/ sputa orride bestemmie.
La più nobile specie di bellezza è quella che non trascina a un tratto, che non scatena assalti tempestosi e inebrianti – una tale bellezza suscita facilmente nausea – ma che si insinua lentamente che quasi inavvertitamente si porta via con sé e che un giorno ci si ritrova davanti in sogno, ma che alla fine, dopo aver a lungo con modestia giaciuto nel nostro cuore, si impossessa completamente di noi e ci riempie gli occhi di lacrime e il cuore di nostalgia.