“Movi -mento”, lirica di Enlis, poetessa new age in Piacenza

Dis-corri
a vuoto
Tremando
Di inutili
Parole
e gesti
e omissioni -
Rin-corri
la sci -volante
MASCHERA


dei forse si
dei forse no


Una s-pece
scivolosa
menzognera l'innocenza ribalta -


Al suo passaggio
la realtà si di-mena
Si dimezza
Si frantuma
Si dis-torce


Movi-mento


E menti -
Mentore di
te stesso
Superando il
Valico
del veleno


che nemmeno
serpe seppe
della sua lenta
morte


Cor duplex.

“Promessa”, lirica di Enlis, poetessa new age in Piacenza

Senza ispirazione
vivo i versi
del quotidiano

nel limbo
dell'arcobaleno
senza colori

Assente di prove
io anima fluttuante
luce trasversa
mi proietta a terra

Terra di delicato
sostegno
intreccio di seminature
per carne di-battuta

Carne sospesa
tra terra e cielo
vortice
di sbiadite abitudini

Mi perdo
nello specchio ingannevole
del tu ed io

io che pre-dico
versi
privi di senso

ignara
del vuoto cantato
di sempre

“TRAS-FORM-AZIONE”, lirica di Enlis, poetessa in Piacenza

Nel mio minuscolo mondo
brandisco pezzi di vita
di falsi si
di falsi no
armatura egoica
anfratti di stoltezze
per-seguite
senza incrinatura alcuna
lungo il crinale degli anni
minuscola creatura

minuscoli sogni erranti
iper mondo su misura
di nulla
lacrime e lacrimogeni
bombe quotidiane
si staccano croste

geologiche di anima
abitudini
svolazzano
come spazzatura piroettante
dentro e fuori
si compie
si compie
si compie
la natura dell’essenza
flusso è d’amore
è crosta che impazzisce
è verde
è tonda
si spacca il cuore
navigato di illusioni
in un minuscolo punto di luce
ad espansione
irreprensibile
divino.

( el )

“Sto nella calma del nulla”, lirica di EnLis, poeta in Piacenza

Sto nella calma del nulla 
 come una regina
 seduta su un trono 
 di nuvole assenti 
 di un cielo ancora e ancora oscuro 
 nel silenzio imposto 
 dai sentimenti ribelli 
 dalla chiusura del cerchio 
 che la vita accade 
 e morte ci circonda 
in una esangue lotta 
 e ci si perde in un mutamento senza fine 
 condannati al cammino 
di meta incerta 
 seduta, io sogno di me stessa 
 autarchica e depredata 
 il cuore sterile 
 le mani intrise di diademi 
 il tempo non placa la sete 
 e la conoscenza si fa labile 
nemmeno so se esisto 
 in questo tempo marcio 
 di menzogne 
 mi tocco l'anima 
 e col dito rivolto verso il cielo 
 chiedo quale il senso 
 del fiume di luce e di tanta bellezza 
 non raccolta 
 nella notte che va schiarendo.

“Tras-formazione”, lirica di Enrica Lisoni (EnLis), poeta in Piacenza

Dimensione di luce, olio su tela di Gabriele Frigerio

Nel mio minuscolo mondo 
brandisco pezzi di vita
di falsi si
di falsi no 
armatura egoica 
anfratti di stoltezze
per-seguite 
senza incrinatura alcuna 
lungo il crinale degli anni 
minuscola creatura 
minuscoli sogni erranti 
iper mondo su misura
di nulla 
lacrime e lacrimogeni 
bombe quotidiane 
si staccano croste 
geologiche di anima 
abitudini 
svolazzano 
come spazzatura piroettante 
dentro e fuori 
si compie 
si compie 
si compie
la natura dell’essenza 
flusso è d’amore 
è crosta che impazzisce 
è verde 
è tonda 
si spacca il cuore 
navigato di illusioni 
in un minuscolo punto di luce 
ad espansione 
irreprensibile 
divino.

“Sono uscita”, lirica di Enrica Lisoni (Enlis)

Tacchi a spillo, olio su tela, di Tiziana Bresciani

Una mattina
ho lasciato
il mio vestito
trucco violetto
occhi curiosi
  la stola e l’orecchino
la lussuria degli oggetti
la scarpa sinuosa 
il tacco che ferisce 
la giovane languidezza 
la curva della vita  e sono uscita 
nuda con il cuore tra le mani.

“Cuore”, lirica di Enrica Lisoni, poeta presente nell’Antologia ‘Piacenza Poesia’, Scritture edizioni

Cuore infranto, olio su faesite di Eugenio Brega

Cuore

Conta le ore

e poi i giorni

somma e

sottrai

operazioni algebriche

di cuore malato

striscia e srotola

il fiume delle esistenze

precarie ostinate

nell’errore

e   di  più

e  di  più

inciampi e vorticoso

di petto

trucido cuore

fai crescere aria pura

m u o r i   e  r i n a s c i

                     a l l ‘ i s t a n t e

ma un istante

è un ciclo di

vite

è fatica, è ricadere

e   luce arriva

l u c e   e   b u i o

                 b u i o   e   l u c e

perché dio è

lì, nell’ora

che muta

nel ciclo

che chiude

e riapre

il pertugio vuoto

delle eterne

rinascite

per un                      istante

che      s c i v o l a       v i a        

“Racconto notturno”, di Enrica Lisoni (Enlis)

Notte stellata, olio su tela di Martin Cambriglia

Dopo l’oppressione. Quanta vita si libera. Improvvisamente. Niente sonno. Salgo in cucina. Voglia di caffè. E di pane e di miele. Caffè fumante. Gli U2. Flash di Irlanda. Vacanze con il mio amore. Danzo. Ho fatto una bella vita. La mia vita piena. In questo momento come allora. Esplode. Scompaiono i dolori alle articolazioni. Maledette articolazioni. Dove c’è libertà, perché c’è libertà. Nel non detto, nel non fatto. Lascia arrivare lo zero, attraversa il freddo della notte insonne, qualcosa di ignoto ti aspetta. I treni viaggiano più veloci e sciolti. Su rotaie invisibili, su scambi impossibili. E stazioni inaudite. Perché il viaggio è infinitamente possibile. Al di là dei muri, al di là dei dinieghi. Delle presenze. Delle assenze. Sto nell’onda. Fino a che il sonno controtempo mi prenderà di nuovo. E contro il giorno nascente andrà la mia anima dormiente. Con gli orologi invertiti, a dispetto delle convenzioni, dell’ovvio. Invertire, sovvertire. Smontare. Ripartire. Per vincere la noia. Per inventarsi di vivere e anche di morire. Della propria morte, dolce e ineffabile. Per la sorpresa di rinascere, come un’alba d’estate. Con i germogli nell’anima, soffocati da certa glacialità conforme ad un mondo che schiaccia, appiattisce. Io, talpa. Scavo, scavo cunicoli di fuga. Sotto la terra, dove nessuno mi vede. Cerco il fuoco dentro, in fondo alla terra fredda. Avvicinandomi. Al solstizio, aspettando nuova luce. Perché luce c’è. Dentro. Fuori. Corre nelle vene. In un movimento senza fine. Madama Notte. Ma la notte non la prendo. Si fa prendere. E scorre a mia insaputa. Che tra poco schiarirà il cielo. E un altro momento tirerà la riga. Abbasserò le palpebre e complice, dirò si. Mi acquieterò. Forse dormirò. O forse no. Guardo scorrere i fotogrammi della mente, fumati come una sigaretta. Troppo breve. Inafferrabile fumo. Scrivere o vivere. In mezzo, il pensiero. Fascino e inutilità. Pensiero ingombrante mi fa vomitare parole. Scrivo e trattengo. Nella vita che si muove e mi trascina e mi abbatte, mi estingue. Lascio.

Incontro di anime [suggerito da Enlis]

La più nobile specie di bellezza è quella che non trascina a un tratto, che non scatena assalti tempestosi e inebrianti – una tale bellezza suscita facilmente nausea – ma che si insinua lentamente che quasi inavvertitamente si porta via con sé e che un giorno ci si ritrova davanti in sogno, ma che alla fine, dopo aver a lungo con modestia giaciuto nel nostro cuore, si impossessa completamente di noi e ci riempie gli occhi di lacrime e il cuore di nostalgia.

“Promessa”, lirica di Enlis, poeta in Piacenza, regina dell’Utopia corner

Pensieri di donna, olio su tela di Domenico Giarratano

Senza ispirazione
vivo i versi
del quotidiano
nel limbo
dell’arcobaleno
senza colori

Assente di prove
io anima fluttuante
luce trasversa
mi proietta a terra

Terra di delicato
sostegno
intreccio di seminature
per carne di-battuta

Carne sospesa
tra terra e cielo
vortice
di sbiadite abitudini

Mi perdo
nello specchio ingannevole
del tu ed io

io che pre-dico
versi
privi di senso

ignara
del vuoto cantato
di sempre