“Filastrocca del gregario”, di Gianni Rodari, letta da Dalila mercoledì 24 gennaio ai ‘mercoledì coi grilli per la testa in via Roma al 163 in occasione della presentazione del libro “Gioie e fatiche in bicicletta – Frammenti di memorie” di Tiziano Rossi

ciclisti, pittura a olio, Muro Art
Filastrocca del gregario
corridore proletario,
che ai campioni di mestiere
deve far da cameriere,
e sul piatto, senza gloria,
serve loro la vittoria.

Al traguardo, quando arriva,
non ha applausi, non evviva.
Col salario che si piglia
fa campare la famiglia
e da vecchio poi acquista
un negozio da ciclista
o un baretto, anche più spesso,
con la macchina per l’espresso.

“O anno nuovo”, filastrocca di Gianni Rodari

O anno nuovo, che vieni a cambiare
il calendario sulla parete,
ci porti sorprese dolci o amare?
Vecchie pene o novità liete?

Dodici mesi vi ho portati,
nuovi di fabbrica, ancora imballati;
trecento e passa giorni ho qui,
per ogni domenica il suo lunedì;

controllate, per favore:
ogni giorno ha ventiquattr’ore.
Saranno tutte ore serene
se voi saprete usarle bene.

Vi porto la neve: sarà un bel gioco
se ognuno avrà la sua parte di fuoco.
Saranno una festa le quattro stagioni
se ognuno avrà la sua parte di doni.

“Buon anno, buon anno”, lirica di Vivian Lamarque

Ascolta bene,
bambina o bambino:
“Buon Anno!”, dice il prato
al suo fiorellino;
“Buon anno!”, dice il mare
al suo pesciolino
“Buon Anno!”, dice il cielo
al suo uccellino;
e anche il lettino al suo cuscino
e anche la tazza al suo piattino
e anche il panino al suo formaggino
e anche il cucchiaio al suo cucchiaino
e anche la sciarpa al suo berrettino
e anche la scala al suo gradino
e anche la casa al suo balconcino
e anche il sasso al suo sassolino…

e anche questa pagina
a te, bambina o bambino!

“Pioggia”, lirica di Robert Louis Stevenson

30 ottobre 2023, il fiume “la Trebbia” a Rivergaro
La pioggia cade dappertutto
cade con andamento fitto,
cade sugli alberi, sui campi, sulle strade,
portando vita dove cade.
Cade picchiettando sugli ombrelli
e mentre cade scappan gli uccelli;
cade nel mare, sulle navi e i vascelli,
cade gonfiando i ruscelli più belli.

Robert Louis Stevenson è stato un romanziere, saggista, poeta e scrittore di viaggi scozzese. Autore di capolavori della letteratura mondiale come L’isola del tesoro e Lo strano caso del Dottor Jekyll e del signor Hyde, é qui in veste di poeta.

“Carnevale”, filastrocca di Gianni Rodari

Viva i coriandoli di Carnevale,
bombe di carta che non fan male!
Van per le strade in gaia compagnia
i guerrieri dell’allegria:
si sparano in faccia risate
scacciapensieri,
si fanno prigionieri
con le stelle filanti colorate.
Non servono infermieri
perché i feriti guariscono
con una caramella.
Guida l’assalto, a passo di tarantella,
il generale in capo Pulcinella.
Cessata la battaglia, tutti a nanna.
Sul guanciale
spicca come una medaglia
un coriandolo di Carnevale.

“Andare”, lirica di Maria Rosa Oneto

Nuova Zelanda, olio su tela di Gianluca Cremonesi, artista del mare
Andare

dove il mare bagna il cuore.

Dietro al cespuglio di more

che il vento coltiva.

Appresso a quell’aria melodica,

scanzonata, che spazzola le colline

e la nebbia dirada.

Seguire

le impronte di una passione.

Gettarvi dentro le dita
quasi a poterla plasmare

con aliti di carne,

con schizzi di sangue caldo.

Sentire il respiro

in accordo con la vita

travolgere sogni, pensieri.

Aver fretta d’amare

nell’ultima ora rubata al destino.

Gravida di Eterno

fra la pelle, il tempo,

l’Infinito.

Nuda come perla sgusciata

davanti alle porte del Cielo.

“Il paese dei bugiardi”, filastrocca di Gianni Rodari

C’era una volta, là
dalle parti di Chissà,
il paese dei bugiardi.
In quel paese nessuno
diceva la verità,
non chiamavano col suo nome
nemmeno la cicoria:
la bugia era obbligatoria.

Quando spuntava il sole
c’era subito una pronto
a dire: “Che bel tramonto!”.
Di sera, se la luna
faceva più chiaro
di un faro,
si lagnava la gente:
“Ohibò, che notte bruna,
non ci si vede niente”.

Se ridevi ti compativano:
“Poveraccio, peccato,
che gli sarà mai capitato
di male?”
Se piangevi: “Che tipo originale,
sempre allegro, sempre in festa.
Deve avere i milioni nella testa”.
Chiamavano acqua il vino,
seggiola il tavolino
e tutte le parole
le rovesciavano per benino.
Fare diverso non era permesso,
ma c’erano tanto abituati
che si capivano lo stesso.

Un giorno in quel paese
capitò un povero ometto
che il codice dei bugiardi
non l’aveva mai letto,
e senza tanti riguardi
se ne andava intorno
chiamando giorno il giorno
e pera la pera,
e non diceva una parola
che non fosse vera.
Dall’oggi al domani
lo fecero pigliare
dall’acchiappacani
e chiudere al manicomio.
“È matto da legare:
dice sempre la verità”.
“Ma no, ma via, ma và …”
“Parola d’onore:
è un caso interessante,
verranno da distante
cinquecento e un professore
per studiargli il cervello…”
La strana malattia
fu descritta in trentatre puntate
sulla “Gazzetta della bugia”.


Infine per contentare
la curiosità
popolare
l’Uomo-che-diceva-la-verità
fu esposto a pagamento
nel “giardino zoo-illogico”
(anche quel nome avevano rovesciato…)
in una gabbia di cemento armato.


Figurarsi la ressa.
Ma questo non interessa.
Cosa più sbalorditiva,
la malattia si rivelò infettiva,
e un po’ alla volta in tutta la città
si diffuse il bacillo
della verità.
Dottori, poliziotti, autorità
tentarono il possibile
per frenare l’epidemia.
Macché, niente da fare.
Dal più vecchio al più piccolino
la gente ormai diceva
pane al pane, vino al vino,
bianco al bianco, nero al nero:
liberò il prigioniero,
lo elesse presidente,
e chi non mi crede
non ha capito niente.

“Sulla luna”, poesia di Gianni Rodari

Sulla luna, per piacere,
non mandate un generale:
ne farebbe una caserma
con la tromba e il caporale.
Non mandateci un banchiere
sul satellite d’argento,
o lo mette in cassaforte
per mostrarlo a pagamento.
Non mandateci un ministro
col suo seguito di uscieri:
empirebbe di scartoffie
i lunatici crateri.
Ha da essere un poeta
sulla Luna ad allunare:
con la testa nella luna
lui da un pezzo ci sa stare…
A sognar i più bei sogni
è da un pezzo abituato:
sa sperare l’impossibile
anche quando è disperato.
Or che i sogni e le speranze
si fan veri come fiori,
sulla luna e sulla terra
fate largo ai sognatori!

“Er ministro novo”, lirica di Trilussa

Guardelo quant'è bello! Dar saluto
pare che sia una vittima e che dica:
- Io veramente nun ciambivo mica;
è stato proprio el Re che l'ha voluto! -
 
Che faccia tosta, Dio lo benedica!
Mó dà la corpa ar Re, ma s'è saputo
quanto ha intrigato, quanto ha combattuto...
Je n'è costata poca de fatica!
 
Mó va gonfio, impettito, a panza avanti:
nun pare più, dar modo che cammina,
ch'ha dovuto inchinasse a tanti e tanti...
 
Inchini e inchini: ha fatto sempre un'arte!
Che novità sarà pe' quela schina
de sentisse piegà dall'antra parte!

“Tutti gli animali”, poesia di Gianni Rodari

Artkumachenko,pittura su tela
Mi piacerebbe un giorno
poter parlare
con tutti gli animali.
Che ve ne pare?

Chissà che discorsi geniali
sanno fare i cavalli,
che storie divertenti
conoscono i pappagalli,
i coccodrilli, i serpenti.

Una semplice gallina
che fa l’uovo ogni mattina
chissà cosa ci vuol dire
con il suo coccodè.

E l’elefante, così grande e grosso,
la deve saper lunga
più della sua proboscide:
ma chi lo capisce
quando barrisce?

Nemmeno il gatto
può dirci niente.
Domandagli come sta
non ti risponde affatto.
O – al massimo – fa “miao”,
che forse vuol dire “ciao”.

Fonte: filastrocche.it

“Io vado, madre”, lirica di Abdulla Goran, poeta curdo

IO STO CON I CURDI: Asia Ramazan Antar è stata uccisa combattendo i militanti dell’Is. Entrata a far parte delle YPG nel 2015, adottando il nome di battaglia Viyan Antar ha preso parte a cinque battaglie prima di essere uccisa intorno a Manbij, vicino al confine turco, il 30 agosto 2016.
"Io vado, madre.
Se non torno,
sarò fiore di questa montagna,
frammento di terra per un mondo
più grande di questo.
Io vado, madre.
Se non torno,
il corpo esploderà là dove si tortura
e lo spirito flagellerà, come
l’uragano, tutte le porte.
Io vado Madre
Se non torno,
la mia anima sarà parola
per tutti i poeti."

Abdulla Goran è stato un poeta curdo. Ha senza dubbio portato una rivoluzione nella poesia curda, ed è chiamato anche il padre della letteratura curda moderna. Membro attivo del Partito Comunista Iracheno, è stato arrestato e torturato diverse volte durante il periodo della monarchia. Nominato docente presso il dipartimento di lingua e letteratura curda presso l’Università di Baghdad nell’autunno del 1960. Come membro del Comitato iracheno di pace e solidarietà e ha spesso viaggiato nell’ex Unione Sovietica. Si ammalò di cancro e morì in Kurdistan il 18 novembre 1962. 

1° maggio 2022, festa dei lavoratori: “Domande di un lettore operaio”, lirica di Bertolt Brecht

Tebe dalle Sette Porte, chi la costruì?
Ci sono i nomi dei re, dentro i libri. 
Son stati i re a strascicarli, quei blocchi di pietra? 
Babilonia, distrutta tante volte, 
chi altrettante la riedificò? In quai case, 
di Lima lucente d'oro abitavano i costruttori? 
Dove andarono, la sera che fu terminata la Grande Muraglia, 
i muratori? Roma la grande  
è piena d'archi di trionfo. Su chi 
trionfarono i Cesari? 
La celebrata Bisanzio  
aveva solo palazzi per i suoi abitanti?  

Anche nella favolosa Atlantide  
la notte che il mare li inghiottì, affogavano urlando  
aiuto ai loro schiavi.  
Il giovane Alessandro conquistò l'India. 
Da solo? 
Cesare sconfisse i galli. 
Non aveva con sé nemmeno un cuoco? 
Filippo di Spagna· pianse, quando la flotta 
gli fu affondata. Nessun altro pianse? 
Federico II vinse la guerra dei Sette Anni. Chi, 
oltre a lui, l'ha vinta? 
Una vittoria ogni pagina. 
Chi cucinò la cena della vittoria? 
Ogni dieci anni un grand'uomo. 
Chi ne pagò le spese? 
Quante vicende, 
tante domande.

Perché nei libri di storia si parla solo dei grandi e mai degli umili?
Perché gli archi di trionfo furono eretti solo ai Cesari e mai ai loro legionari? Sono le masse le vere protagoniste delle
vicende storiche o i singoli uomini, re o condottieri, i cui nomi sono passati alla storia? Queste domande di un lettore operaio hanno nei versi la risposta: le costruzioni imponenti e le imprese militari, vittoriose o disastrose che siano,  non possono essere attribuite ad un uomo solo, ma a quanti di quelle vicende furono protagonisti, anche con compiti umili.  

“Filastrocca per tutti i bambini”, di Gianni Rodari

Per gli italiani e per gli abissini,
per i russi e per gli inglesi,
gli americani ed i francesi;
per quelli neri come il carbone,
per quelli rossi come il mattone;
per quelli gialli che stanno in Cina
dove è sera se qui è mattina.
Per quelli che stanno in mezzo ai ghiacci
e dormono dentro un sacco di stracci;
per quelli che stanno nella foresta
dove le scimmie fan sempre festa.
Per quelli che stanno di qua o di là,
in campagna od in città,
per i bambini di tutto il mondo
che fanno un grande girotondo,
con le mani nelle mani,
sui paralleli e sui meridiani
.

“Non piangere sulla mia tomba”, canto degli indiani Navajo (duramente colpiti dall’epidemia da Covid-19)

Non piangere sulla mia tomba: non sono qui.
Non sto dormendo. Io sono mille venti che soffiano.
Sono lo scintillìo del diamante sulla neve.
Sono il sole che brilla sul grano maturo.
Sono la pioggia lieve d’autunno.
Sono il rapido fruscìo degli uccelli che volano in cerchio.
Sono la tenera stella che brilla nella notte.
Non piangere sulla mia tomba: io non sono lì.

Il Covid-19 ha colpito duramente la Nazione Navajo

Negli Stati Uniti, il COVID-19 minaccia di decimare la generazione depositaria della cultura e delle tradizioni Navajo. Proprio all’interno della Nazione Navajo, un insieme di territori a cavallo tra Arizona, Nuovo Messico e Utah abitati da oltre 173.600 nativi americani, si registra infatti il più alto tasso di infezione da coronavirus pro capite degli USA: ci sono almeno 4.253 casi confermati, ovvero 2.450 infezioni ogni 100.000 persone, e almeno 153 morti. L’incidenza dell’infezione è, qui, maggiore che a New York (dove il 18 maggio, il tasso di infezione era di 1.827 persone ogni 100.000 abitanti).

CONDIZIONI PRECARIE. La pandemia sarebbe entrata nei territori Navajo dal sud dell’Arizona, e si è poi diffusa molto rapidamente a causa di gravi problemi infrastrutturali che i rappresentanti di questo popolo denunciano da anni. Decenni di appelli ignorati dal governo federale hanno lasciato molte famiglie senza servizi di base come l’acqua corrente, che manca al 30-40% dei residenti, ma anche senza Internet, senza una rete fognaria adeguata né sistemi di riscaldamento domestico.

In queste condizioni non è possibile lavarsi regolarmente le mani, né tantomeno praticare il distanziamento sociale. Molte case accolgono più generazioni della stessa famiglia, e basta che uno soltanto si ammali di COVID-19 perché tutti gli altri siano contagiati. Mancano strutture esterne per la quarantena, e se a contrarre l’infezione è chi va a lavorare, non ci si può certo permettere di aspettare la guarigione.

LE RAGIONI DEL CONTAGIO. Come se non bastasse, la Nazione Navajo è un “deserto di cibo” servito da 13 supermercati soltanto, con pochissimi altri servizi tra piccoli empori e distributori di benzina. Per fare la spesa è spesso necessario guidare per più di un’ora o varcare confini, per raggiungere negozi sovraffollati moltiplicatori di contagio. Ad accelerare le infezioni potrebbe aver contribuito anche un evento di superdiffusione – una cerimonia religiosa molto partecipata, come avvenuto anche altrove in Asia e in Europa.

L’ASSENZA DI WASHINGTON. Al personale sanitario mancano mascherine, guanti e tute protettive, e la popolazione è già in partenza in peggiori condizioni di salute rispetto alla media: i nativi americani e dell’Alaska hanno un’aspettativa di vita inferiore agli altri cittadini USA e una più alta incidenza di malattie croniche come diabete e obesità, fattori di rischio per forme gravi di COVID-19. E proprio queste popolazioni che avrebbero maggiore necessità di aiuto hanno atteso per sei settimane l’arrivo dei fondi stanziati dal CARES act, il provvedimento varato dal governo americano per le famiglie, i lavoratori e le imprese in difficoltà; nel frattempo, la rete di sostegno per coloro che tra i Navajo sono stati colpiti da COVID è arrivata grazie all’imponente mobilitazione dei giovani, che hanno organizzato raccolte fondi online, visite a domicilio, staffette per il trasporto e sistemi di distribuzione di viveri e medicinali di casa in casa.

Le conseguenze economiche di quanto sta accadendo saranno drammatiche: i territori Navajo stanno affrontando uno dei più rigidi lockdown di tutti gli Stati Uniti, con un coprifuoco fissato ogni settimana dal venerdì sera al lunedì mattina – un divieto ad uscire che ha già colpito duramente le famiglie che vivono nelle riserve.

Fonte: focus.it