“Giornalista”, lirica di Michele Prenna, poeta in Varese

Scrivere per un quotidiano importante 
informare onestamente dei fatti
commentando da libero pensatore
capace di convincenti opinioni.

È forse ancora giovanile aspirazione
che si scontra con stretti sentieri
e con rischi di rospi da ingoiare
iniziando da radio e tv locali.

Oggi vali se sei flessibile
se a un pesce pilota t'appoggi
e lo aiuti nel suo navigare.

Dici "Accadeva questo già ieri."
Ti rispondo "Con qualche eccezione
e con più schiene dritte ai padroni"
La depressione del giornalista

“Acerba”, lirica di Grazio Pellegrino, poeta della penna verde in Ispra

...si raccoglieva così
acerbamente nelle vesti
di sua madre
nascostamente le sue
labbra dipinte di un vecchio
rossetto
i sui primi impulsi
di donna
Già infarcita
di lievito
di ciò
che non sapeva
abbandonava
la sua fanciullezza
acerba
Il suo cammino
incominciava
già a tracciare
pagine di donna
L'inizio
del viaggio
non aver paura
di volare.
Pic nic anni 60, serigrafia, Anna Novak

“Abbiamo gridato al sole nascente”, lirica di Stefano Ghigna, poeta della Val Perino

Abbiamo gridato sulla roccia 
di fronte al sole nascente.
Con chiacchiere e parole
adornammo l'inesistente.

Il mattino spalancò le braccia
ci immerse nella limpida goccia:
credemmo di essere cosa,
vitello felice, sapore di foglia..

A lungo rotolò l'illusione
fino al vuoto maestoso
all'arida soglia...

Piegate le spalle, uncini infilati di buio,
gettiamo richiami
contro frontiere di muro.

“Per vivere”, lirica di Grazio Pellegrino, poeta della penna verde in Ispra

..eterna terra
uomini disarmati
in ginocchio
il grano era maturo
a recidere con le falci
le spighe mature
quante speranze navigavano
in quella raccolta del grano
pochi uccelli volano
ancora sui rami
uomini e donne
tutti uniti in un canto
passano alcune nuvole
spinte dal vento
solo le pietre arse dal sole
aspettano la pioggia
per nascondere la loro storia
alberi di ulivo
si oppongono al vento
che muove i rami
fruscio di foglie
sulla fronte il sudore
dal sapore del sale
il pensiero cade sull'aia
battuto il grano
la messe ammucchiata
compare la vita

per vivere.
Vanga e latte, olio su tela di Teofilo Patini

“Alla fine amare”, lirica gotica di Stefano Drakul Canepa, poeta dark in Pavia

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Alla fine
tutte le cose si somigliano
e il giorno sembra
un film già visto

che non piange più
per il dolore
o per le frasi rubate
all'oscurità che muore.

Alla fine
amare diventa difficile
e il cuore sogna
una sera senza parole

vicino al cielo
in attesa del silenzio
fino a una nuova alba
che porti al perdono

o a una nuova notte.
Amore gotico

“Oblio”, lirica di Francesco Saverio Bascio poeta in Carpaneto (Pc)

Poveri noi …
Niente...
ci siamo così tanto abituati
che non vediamo più quel niente
e di quel logorio coatto
che ci hanno imposto con le tasse sul sudore
ne accettiamo i fatti.
Tutto va bene!
dicono sempre...
è così che si addolcisce la più amara delle schiavitù
nascondendo le brutture
nascondendo le catene.
Ma la schiavitù continua...
e non riconosci più il tiranno
quel tiranno che ti offre quella catena vestita a festa
come zuccherino per le bestie
una sola volta all'anno.
E tu che accetti...
accetti tutto
anche le tredicesime scontate
rubate e manipolate
da sfruttamento camuffato...
e tu dimentico della vita
quella vera... quella tua
lo osanni...
per averti già frustato.

“Mai alla fine”, lirica dark di Stefano Drakul Canepa, poeta gotico in Pavia

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A quarant'anni 
girano col cane
e hanno gettato
l'amore degli anni

in un cassonetto
vicino alla strada
che non arrivava
mai alla fine.

Sperano nel giorno
ma è di notte
che sognano stelle
e lune di marmo

da appendere
nel loro salotto
che non ha polvere
né dolori nascosti

da tenere nel cuore.

Helveg, Olio su Tela di lino by Didier Merceret

“Litigi”, lirica di Grazio Pellegrino, poeta della penna verde in Ispra

..quante occasioni
si perdono dove
la mente ed il cuore
non dicono la stessa
cosa.
Perché mentirci
le persone buone
sopportano mille
volte
non sempre tutto
va come vorremmo
prima o poi le cose
cambieranno
bisogna attraversare
il buio per vedere la luce.
A volte mi chiedo se sono
la persona giusta per scrivere
io vado dove mi porta la vita
Figli dei vigliacci
i litigi che nascondono
solo false verità.
la falsità
l'invidia
l'arroganza
dove i fatti contano poco.
Andare avanti
diceva mia nonna
anche questo passerà.
Segreto profondo
di chi ha vissuto
se non vuoi perdere
qualcuno
non aspettare mai
l'arrivo di un litigio
bisogna andare
fino in fondo
per conoscere le verità.
Grazio Pellegrino

“Fiore grigio”, lirica di Francesco De Girolamo, poeta in Roma

Dovremmo separarci ora,
prima di diventare l'uno per l'altra
un'abitudine,
prima che tutto torni nella norma
e ridiventi grigio e piccolo
e questo nostro miracoloso
appartenerci
divenga a poco a poco
un rifugio senza luce.


Dovremmo separarci ora
che i tuoi occhi sono ancora così pieni
di questa fiera tristezza
ed i miei volano verso te come falchi
e catturano così avidamente la tua immagine
che sembra non debba più sfuggirne
- per quanto il tempo dicono cancelli
ogni traccia d'incanto -


Dovremmo separarci ora
che quasi non conosciamo la noia
e l'orrore del mondo è fuori dalla porta
e ringhia minaccioso per entrare
- chissà per quanto ancora riusciremo
a tenerlo fuori da qui, da noi,
chissà per quanto ancora -


Sì, separarci ora e per sempre
per non separarci mai più.

“Canto sublime”, lirica di Pasquale Matrone, poeta presente nel gruppo Aicab Tea Poetry

Vecchio
il Dolore
sulla solita panchina
sogna bianche colombe
ed aquiloni in volo
nel cielo di cristallo.

Occhi quasi spenti
mani tremanti
verso mete lontane
disperato tentativo
di donare carezze
alle nuvole in fuga.

Gente, indifferenza
parole biascicate
in dormiveglia
pazzo monologo, dolce
poesia della solitudine
maestosa preghiera
canto sublime
di fragile creatura
qualche attimo prima
del Tramonto.

Panchina, olio su tela di Renato Natali

“Si scrive di quel che si perde”, lirica di Mariella Tafuto, poetessa in Pozzuoli (NA)

Mare di notte
Si scrive di quel che si perde
di quel che non si è mai avuto
– due braccia forti e un tango –
di ciò che non si è pescato


di maglie da cucire sotto il sole
e della rete di una vita intera, bianca
tinta di ruggine. Si scrive delle squame
del sale che si asciuga sui calzoni
degli stivali in gomma nella melma
e delle notti cupe sopra il mare


quando si aspetta l’alba. Quando si va
per porti e per mercati, dentro la nebbia.
Nebbia

“LUCI SEGRETE”, il nuovo libro di Francesco De Girolamo poeta in Roma recensito da Vincenza Salvatore

Quando si va nell’interiorità si scopre sempre un velo di malinconia, perché è solo all’interno di sé che inizia il processo emozionale. La parola dunque opera come strumento della realtà o come realtà? Per Wittgenstein nella parola vi è il microcosmo il fatto, l’atomo della vita, quindi la parola è fatto, è realtà. I versi di Francesco De Girolamo sono il suo mondo. L’inquieto mondo viene scosso dalla silenziosa memoria di attimi immersi nel sentiero della vita. Il titolo è giusto: “Luci segrete” per significare, negli impercettibili moti dell’animo, quei momenti che ciascuno sente, ma non sa dire. In armonia con la struttura haiku, Francesco De Girolamo costruisce con immagini opposte la melodia della sua poesia essenziale, ma intensa:

Dietro il cristallo
della neve ferita
soffia l'azzurro

Vento di maggio,
obliquo balenare
rosa di orme

Fiumi di melma
scorrono verso il gorgo
di solchi verdi

Dietro l'assenza
una muta promessa
quieta attesa

Ad occhi chiusi
nel cerchio dell'abisso
la luna sale

Sembra che prevalga in lui quello che non c’è: l’assenza e il silenzio, ma essi si perdono in quei frammenti segreti della vita che la luce gli offre.  Sono però questi stati d’animo a muovere le parole. Le sue parole e il suo sentire si identificano in un processo reale.  E’ un mistero che si cela in quei momenti dove non appare nulla, ma si provoca un silenzio fortemente parlante. In questo paradosso una luce emerge e non può essere nascosta, perché solo l’occhio attento dell’essere capta lo splendore. Il segreto sta nel cuore di chi lo scopre. All’interno dell’apparire oscuro delle cose emerge il positivo. La poesia di De Girolamo svela e racchiude piccoli frammenti d’estasi nei quali il proprio silenzio sa parlare. Interno e esterno sono per l’autore un unico cosmo nel quale la luce è elemento visibile dell’universo, ma è anche segreto, perché offre un’immagine tutta da scoprire. Il cuore nasconde alla mente i suoi attimi fuggenti ed entra nell’interiorità come un lampo e interrompe il nascosto mistero di sé.

Francesco De Girolamo, poeta in Roma

“Ultimo avviso”, lirica di Francesco De Girolamo, poeta in Roma

Non fidarti di me, non lasciarti ingannare
dall'apparente candore che dal mio sguardo mansueto
vagamente traspare.
Potrebbero esserci minacce imprevedibili
nascoste in quella quiete sfuggente
ed imperscrutabili mire di un soggiogamento perpetuo,
silenzioso, incruento, che porterebbero pian piano il tuo orgoglio
ad una resa incondizionata e quasi inconsapevole.
Dietro quei modi teneri, infantili, un io nascosto ha un dominio
segreto, un io feroce, bieco, senza freni: una belva affamata
di continue concessioni, di conferme, di dedizioni,
spesso persino di sottomissioni.

Non fidarti di me, il fuoco arde sotto la cenere,
e la lunaticità è quasi come la licantropia
ed a volte trasforma d’un tratto la noia
in un gioco crudele. Ed è allora
che potresti dover soffrire, solo per dimostrarmi
che sono importante;
e se non soffrissi abbastanza, se il sale delle mie accuse
non bruciasse nelle tue ferite, vorrebbe dire
che non mi meriti; ed amen.

Non fidarti di me: troppo sconfinato è il mio orgoglio,
troppo tenace la mia vanità e l’improvvisa perfidia
che ti coglierà di sorpresa, nel sonno,
quando meno te lo aspetti, mentre sorridi,
svestita ogni corazza, con le armi ai piedi del letto,
porgendo il tuo piccolo cuore nudo
ai mille artigli del mio affetto vile.

“Compagni”, lirica di Giuseppe Diodati, poeta in Pescara

Seduti al tavolo di una festa
Tra bandiere rosse, mazurka e polenta
Discutendo della rivoluzione
Mentre qualcuno versa cabernet
E la gente ride ed è felice
Perché il mondo è un prato di papaveri
E se mai qualcuno toccherà un compagno
La nostra forza sarà un diluvio
E quelle sere di mezza estate
Tra amori che si rincorrono
Altri che sbiadiscono alla luna
La grande forza del futuro
Sarà il canto dell'internazionale
Perché nessuno resterà indietro
In un mondo dove tutti siamo fratelli
Perché noi siamo compagni