“Yokai, le antiche stampe dei mostri giapponesi”, a Monza in Villa Reale fino al 9 ottobre

La principessa strega Takiyasha e lo scheletro del padre

Dal 1467 al 1603, il periodo Sengoku, il Giappone era diviso in tanti piccoli feudi costantemente in lotta tra loro. L’ultima battaglia fu l’Assedio di Osaka, conclusosi nel giugno del 1615 e, come leggiamo sul cartellone introduttivo della mostra, sul sangue di quarantamila teste di nemici mozzate si fondò la lunga Pax Tokugawa. L’assenza di guerre, allontanando i ricordi e gli orrori dei massacri del passato, favorì lo sviluppo di racconti epici che davano vita ad atmosfere cupe e terrificanti.

Il racconto di Shiranuy

Cento Candele e Mille Spaventose Creature

Nel successivo periodo Edo (1603-1868) i samurai, per dar sfoggio del loro coraggio, danno vita al rituale magico delle cento candele che si svolge in tre stanze a notte fonda, di luna nuova. Nella prima stanza prendono posto i partecipanti, nella seconda deve regnare l’assoluta oscurità, nella terza vengono posizionate e accese le 100 candele necessarie per il rito e un tavolo con sopra uno specchio. Da questo momento i partecipanti, a turno, devono raccontare delle storie di paura (dette Kwaidan) nella prima delle tre stanze.

La stanza buia con le cento candele che ti accoglie a Monza, con il samurai che racconta la sua storia e alla conclusione, quando scende il buio….

Al termine del racconto, il narratore deve recarsi nella terza stanza passando per quella in mezzo, ovvero la camera oscura che serve come via di passaggio. Qui spegne una delle candele e, subito dopo, va ad osservarsi nello specchio come a voler “imprimere” la sua immagine e le sue paure in esso. Infine deve nuovamente tornare nella prima camera in modo da poter ascoltare le altre storie del terrore.

Ronin sotto la pioggia

Il procedimento si ripete fin quando tutte le candele non sono spente. In questo modo, la stanza in cui si è deciso di stare per narrare i racconti di paura diventa sempre più buia e, una volta spente tutte le candele, i presenti sono in balia di un essere soprannaturale, chiamato AoAndon, che li attacca.

Ao Andon

Questo essere sarebbe uno yokai e rappresenterebbe la reincarnazione del terrore umano, formato dalle paure costruite dal gruppo di persone presenti. Questo yokai (demone) avrebbe l’aspetto di una donna dai lunghi capelli neri, con due piccole corna sulla testa, ed indosserebbe un lungo kimono bianco oppure blu ed ha la particolarità di essere circondato da una fluorescenza blu. A noi è andata bene, in quella stanza buia di Monza nella quale, spenta la voce del samurai narrante, ad una ad una abbiamo visto spegnersi anche tutte le cento candele e, a scanso di equivoci, velocemente siamo usciti dal buio, tornati alla luce nel corridoio ovviamente badando di non essere seguiti da fantasmi, spettri o mostri vari.

Oiwa e Yurei

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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