“Polichirurgico, si può ampliare e attenti a dire che non è a norma”, intervento di Giovanni Ambroggi pubblicato dal quotidiano Libertà

Giovanni Ambroggi, esponente del Comitato Salviamospedalee

Il Comitato Salviamolospedale torna a difendere l’efficienza dell’attuale presidio sanitario di Piacenza e ad attaccare il progetto che prevede la costruzione di un nuovo ospedale

L’invecchiamento della popolazione, e il tema delle malattie croniche ad esso collegato, portano come conseguenza, come si legge nei documenti ufficiali della Usl, ad un calo dei ricoveri ospedalieri, quindi, intuitivamente in futuro serviranno meno posti letto.

L’ospedale dovrà servire per gli acuti ed il territorio attraverso case e ospedali di comunità, assistenza domiciliare, telemedicina, dovranno liberare l’ospedale dagli accessi impropri che oggi intasano, ad esempio, il pronto soccorso.

La famosa analisi Swot che ha cassato l’ipotesi di rigenerazione dell’attuale nosocomio afferma “l’insediamento dell’intero plesso ospedaliero ha esaurito la possibile espansione delle strutture dei blocchi di fabbrica…”.

Abbiamo dimostrato attraverso gli studi e il rendering predisposto gratuitamente dai nostri progettisti, che è possibile incrementare l’attuale superficie del polichirurgico di 46.850 m² di ulteriori 43.500 m².

E che dire dei costi che sono passati dal 2019 al 2023 da 185 milioni a 309 milioni. Stiamo parlando di studi di fattibilità e non di progetti esecutivi è quindi logico presupporre che questi costi siano destinati a lievitare.

Ricordiamo che si tratta di un ospedale di sostituzione, come ribadito nei vari studi di fattibilità.

Avremo quindi un miglior comfort alberghiero una miglior distribuzione degli spazi di lavoro. Non avremo nessuna nuova specializzazione.

Lo vogliono i medici, è questo l’argomento forte che viene opposto a chi come noi sostiene la possibilità di rigenerare l’attuale nosocomio. Su questo tema si sono recentemente espressi pubblicamente 8 capi di dipartimento.

Il punto di vista, i desiderata di chi opera nella struttura ospedaliera, medici infermieri in primis è senz’altro da tenere in un’alta considerazione, compito di chi amministra una comunità è quello di portare a sintesi diversi interessi in campo, quali ad esempio il consumo di suolo, il destino di quella parte di città che verrà dismessa, l’utilizzo corretto delle risorse pubbliche.

Nel documento richiamato si afferma che le esigenze della medicina moderna non sono più quelle di 20-30 anni fa e quindi l’ospedale di Piacenza, in particolare il polichirurgico, che contiene il 70% dei posti, progettato quarant’anni fa e inaugurato nel 1994, non sarebbe più adeguato né, vista la loro presa di posizione, adeguabile.

I sostenitori della inevitabilità dell’ospedale nuovo non fanno discendere da questa loro affermazione la conseguenza che, se avesse un senso ciò che loro sostengono, l’intera rete ospedaliera italiana sarebbe inadeguata e da sostituire.

Giova ricordare che il Pnrr in fase di attuazione, che pure avrebbe potuto essere un’occasione epocale per risolvere ciò che i nostri medici evidenziano, non stanzia un solo euro per l’edilizia ospedaliera per pazienti acuti.

Spazi, servizi igienici, rischi infettivologici, sicurezza, sterilità delle sale operatorie, criteri di accreditamento. I medici evidenziando le criticità di una struttura di trent’anni fa, sembrano suggerire, poiché il polichirurgico è ugualmente datato, che lo stesso non sia norma.

Chi si occupa professionalmente di gestione ospedaliera sa che il provvedimento di accreditamento di una struttura sanitaria è l’atto conclusivo di un procedimento di verifica di tutti i requisiti obbligatori guardando proprio i rischi, spazi, sterilità, procedure, servizi accessori e, in sintesi, tutto quanto concerne la garanzia della sicurezza per pazienti, operatori oltre che della parametrata misurata qualità dell’assistenza. Sa anche che il possesso dei requisiti è oggetto di verifica periodica da parte della regione mediante codificate procedure di auditing. Affermare che “i criteri di accreditamento e di sicurezza di oggi non collimano con quelli di allora” (i 40 anni fa) è innanzitutto una perdonabile inesattezza per chi non si occupa professionalmente di queste materie.

Quarant’anni fa si iniziava appena a parlare di accreditamento; senonché all’ospedale di Piacenza si applicano i criteri di accreditamento di oggi e non quelli, peraltro inesistenti, di quarant’anni fa. E l’ospedale di Piacenza risulta essere accreditato, checché incautamente scrivono i medici.

Ergo delle due è una: o le “criticità” da loro evidenziate sono un artificio retorico a sostegno di un loro personale auspicio o, se sono frutto di una meditata convinzione professionale, le stesse aprono un problema gravissimo per la salute e la sicurezza di tutti i piacentini e non solo, perché risulterebbe che l’ospedale di Piacenza non sarebbe accreditabile e quindi andrebbe semplicemente chiuso.

Poiché non è credibile che le autorità locali regionali siano tutte complici nel mantenere aperta una struttura non a norma, per la tranquillità di tutto e soprattutto della Sindaca di Piacenza preferiamo propendere per la prima ipotesi.

Infine, sul futuro della struttura esistente, dopo le proposte abbastanza indefinite se non augurate, leggasi abbattimento del polichirurgico, avanzate nei primi studi di fattibilità, abbiamo appreso dal direttore generale Ausl che la Regione creerà un fondo regionale ad hoc per il recupero e la valorizzazione degli immobili e delle aree dismesse di Piacenza, Carpi, Cesena. Se da un lato questa scelta conferma quando da noi sempre sostenuto, e cioè che ad oggi- dopo 8 anni! – non si sa cosa fare di questo patrimonio, stimato in oltre 150 milioni, dall’altro il rischio che venga abbandonato ad un inesorabile degrado è quanto mai probabile.

L’idea del fondo ad hoc, non può lasciare assolutamente tranquilli, specialmente noi piacentini, che abbiamo purtroppo una lunga esperienza di beni in capo al demanio o alla difesa inutilizzati e abbandonati (si veda l’ultimo crollo in via Castello) e non abbiamo assolutamente bisogno di aggiungervi la struttura dell’ospedale di via Taverna, condannando al declino una parte importante della città.

 Giovanni Ambroggi

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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