“Café Royal”, romanzo di Marco Balzano, Einaudi editore, 2023

Dal Café Royal prima o poi ci passiamo tutti: genitori e figli, donne indaffarate, coppie di amanti e adolescenti spaesati. Davanti al bancone si srotolano relazioni da aggiustare e nuovi incontri, una galleria degli specchi in cui ciascuno può sorprendersi riflesso. Come spesso accade nelle grandi città, i personaggi di questo imprevedibile romanzo corale s’incrociano ogni giorno, si salutano, a volte si confidano e altre si ignorano. Forse non ne sono consapevoli, ma insieme formano una comunità. Via Marghera è una zona elegante e vivace di Milano, affacciata su un’infilata di negozi e boutique. Le giornate nel quartiere scivolano via in fretta: la gente cammina, corre o si ferma al Café Royal. Federico è un medico di base disilluso, che durante la seconda ondata della pandemia vorrebbe solo del tempo per sé così non visita nessuno, risponde solo al telefono e prescrive medicinali ed altre prestazioni inviando le ricette via mail. Visite a domicilio? Men che meno! E’ fortunato, ha ereditato studio e pazienti dal padre, medico d’altri tempi sempre a disposizione ma, ai giorni della pandemia, così come tanti sono stati eroi, diversi medici sono come Federico, un pessimo esempio. Serena combatte con il trascorrere degli anni e per non pensarci esce con le amiche a mangiare il sushi, mentre sua figlia Noemi diventa ogni giorno più bella, cinica e indipendente. Giuliano è un prete, castigato in una parrocchia dove nessuno segue le funzioni, che sogna di tornare a fare il missionario in Africa. Un filo invisibile li lega l’uno all’altro così come il Café Royal, punto d’incontro che tutti accomuna con i loro problemi, le loro gioie e i loro tanti tradimenti, quelli sospirati e quelli condotti in porto.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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