Sanità pubblica in affanno a Piacenza ed ora anche l’idea di un ospedale nuovo rischia d’essere come l’Isola che non c’è dei nostri politici Peter Pan

Ovvero di quell’ospedale nuovo che ci raccontano i rappresentanti della politica istituzionale

Dunque, aggiornando la situazione della sanità piacentina, la dottoressa Paola Bardasi, Direttore Generale della nostra Asl, annuncia un bilancio che chiuderà con circa 70 milioni di debito e infatti, parlando con gli operatori, apprendo di materiali ordinati che arrivano sì, ma sempre in ritardo e spesso di qualità e in quantità diciamo non ottimale. Si risparmia. Sulle assunzioni e anche sulle pulizie ma soprattutto sull’apertura dei P.S. periferici – Fiorenzuola, Castello e Bobbio – addirittura inventando per il prossimo futuro (“altrimenti il P.S. piacentino esplode”) per i casi definibili codici bianchi o verdi una pregestione telefonica e l’apertura di piccoli centri nei paesi della provincia con poco più della presenza di un medico e di un infermiere con dotazione strumentale limitata. Ma non basta: si riducono le postazioni di guardia medica (sia pur privilegiando la montagna) mentre poco si dice per quanto alle liste d’attesa per visite ed esami specialistici che hanno tempi se non proprio biblici comunque troppo lunghi (personalmente proprio pochi giorni fa ho prenotato un esame – fortunatamente non urgente, almeno spero – ad oltre 7 mesi). Comunque, nessun problema: tra dieci anni avremo in città una nuova struttura ospedaliera. In Consiglio Comunale in piazza Mercanti il mantra viene ripetuto e sbandierato con un’unanimità tra tutte le forze politiche da far ritenere maggiormente pluralista con capacità di un dialogo critico e differenziato anche Cina, Corea del Nord, Russia, USA e Ucraina messe insieme.

Certo, soliti a rifiutare l’imposizione del pensiero unico, potremmo obiettare che si tratterà di una semplice struttura di sostituzione dell’attuale impianto di via Taverna e che quindi dal punto di vista sanitario non si capisce quale sarà la crescita qualitativa per i cittadini, forse parcheggi a parte (davvero il parcheggio è un problema di salute?). Ma di questo è meglio non far cenno, salvo essere tacciati di filo-putinismo sociosanitario.

Non ci sarà personale medico e sanitario in generale? Le strumentazioni saranno in parte obsolete come già oggi per mancanza di fondi? La medicina del territorio resterà allo sbando come pure l’assistenza domiciliare? “Eccolo li, il solito uccello nero del malaugurio, il nemico del progresso e della Santa Colata di cemento“, par già di sentire inveire il Sindaco Tarasconi unitamente a Barbieri e Cugini, rappresentanti di un’opposizione di facciata (almeno sul tema specifico).

L’ospedale nuovo: niente altro che un’illusione?

In effetti a livello nazionale sarebbero destinati circa 2 miliardi del PNRR per realizzare 1350 Case di Comunità, ovvero la soluzione di tutti i problemi della salute territoriale mentre per quanto al nostro sognato nuovo ospedale governo e regione hanno già stanziato i fondi necessari, quindi, ci si dice, il problema dov’è?

La destinazione dei 2 miliardi per la realizzazione delle almeno 1350 Case di Comunità (utili tra l’altro per evitare l’intasamento dei Pronto Soccorso) é già approvata e concretamente il progetto dovrebbe trovare attuazione entro il 2026. Contratti e appalti a loro volta già approvati o perlomeno procedure già avanzate.

Ma attenzione: il Ministro Fitto il 27 luglio ha detto “stop, fermi tutti”: i costi sono aumentati dal 25 al 60% per cui i 2 miliardi non bastano più! Beh, si potrebbero diminuire le strutture da 1350 a 936 cioè 414 in meno. Nessun problema, ribatte Fitto. Le 414 strutture mancanti – i cui contratti e appalti sono pure procedure già approvate – saranno realizzate utilizzando i Fondi per l’edilizia sanitaria ovvero i fondi finora destinati a costruire nuovi ospedali o all’ammodernamento degli attuali reparti.

Dunque che fine fanno i fondi dati per certi dai nostri rappresentanti politici per un nuovo ospedale che sembra destinato ad essere l’Isola che non c’è per la gioia dei Peter Pan locali?

Allora, ci si domanda, non sarebbe meglio abbandonare le mire faraoniche, le certezze assolute, il pensiero unico dei rappresentanti della politica economico istituzionale e iniziare ad elaborare progetti alternativi ridimensionati ma credibili, magari partendo dalla possibilità di avere a breve disponibile l’area dell’attuale Arsenale di viale Malta in fase di dismissione da parte dell’esercito? La disponibilità dell’area consentirebbe di mantenere l’ospedale storico di via Taverna realizzando nel contempo nuovi servizi nell’area viciniora permettendo di pensare – comprendendo nel progetto l’attuale ospedale militare da destinare a sede universitaria – una vera e propria cittadella sanitaria così risparmiando buona parte dei 309 milioni di € previsti per la costruzione ex novo di una struttura peraltro semplicemente sostitutiva dell’attuale. Un risparmio di diversi milioni da destinare alla medicina del territorio cioè alla realizzazione di quelle Case di Comunità vicine a dove vivono i cittadini e spesso utili proprio per evitare il ricovero ospedaliero.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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