“Il disertore”, lirica di Boris Vian, scrittore francese

Il disertore, stampa artistica opera di Frank Holl
Io spero leggerà
egregio Presidente
la lettera presente
se tempo mai ne avrà.
La posta mi darà
prima di domattina
la vostra cartolina
che in guerra m’invierà.
Ma io non sarò mai
Egregio Presidente
il boia o l’assassino
di gente come me.
Mi creda ma non è
per darle del fastidio
in cuore ho già deciso
che io diserterò.

Mio padre non c’è più
i miei fratelli andati
e i figli disperati
a piangere con me.
Mia madre come lui
è dentro la sua tomba
e i vermi od una bomba
che cosa cambierà.
Quand’ero in prigionia
qui tutto mi han rubato
la moglie, il mio passato
la mia migliore età.
Domani mi alzerò
e sbatterò la porta
in faccia alla memoria
e in strada me ne andrò.

Di carità vivrò
sulle strade del mondo
e a tutti fino in fondo
io questo griderò
“Non obbedite più
gettate le armi in terra
e basta con la guerra
restatevene qui!”
Se sangue servirà
Egregio Presidente
c’è il suo, se mi consente
lo dia a chi ne vorrà.
La legge violerò
lo dica ai suoi gendarmi
io armi non ne ho…

“La mia canzone non è per nulla antimilitarista ma, lo riconosco, violentemente filo-civile”. Se c’è una canzone che più di tutte è stata uno dei simboli del pacifismo e della disobbedienza civile, questa è senza dubbio Le Déserteur, scritta nel 1954 dal francese Boris Vian. Eravamo all’inizio del 1954. La guerra in Indocina stava volgendo al termine, mentre un’altra – sempre con protagonista la Francia – stava per cominciare: la guerra d’Algeria. Il 15 febbraio di quell’anno, Boris Vian e Harold Berg mettono la firma in calce al manoscritto di una canzone dal titolo Le Déserteur. Il testo è la lettera di un obiettore di coscienza indirizzata direttamente al Presidente francese, che dichiara la propria volontà di disertare. Il testo non lascia spazio a mezze misure, né a fraintendimenti.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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