Nuovo ospedale cittadino? I problemi della sanità provinciale sono tanti ma il cemento non ne risolve uno che sia uno. Anzi.

Dunque, riassumendo per linee generali: la busta paga di medici e infermieri, stando ai rispettivi sindacati di categoria, piange per cui molti a livello nazionale e qualcuno anche a livello locale, prendono valigia e treno e vanno all’estero, attirati da presunte paghe migliori. In realtà non è sempre oro quello che luccica ma il fenomeno effettivamente esiste e i corsi di laurea (visto il numero chiuso e i criteri di selezione non più adeguati a tempi e bisogni) non riescono a licenziare sufficienti giovani per sostituire chi lascia.

Secondo problema: titola La Stampa del 12 settembre, pagina 7, in nove casi su dieci i macchinari dei nostri ospedali sarebbero obsoleti. L’articolo poi aggiunge che l’assistenza domiciliare resta un miraggio per la quasi totalità dei nostri anziani e le liste d’attesa si allungano così rischiando di aumentare le diagnosi tardive di tumore.

Le liste d’attesa, scrive sempre La Stampa, sono la vera piaga della nostra sanità per cui “quattro milioni di italiani che non hanno i soldi sono costretti a rivolgersi al privato o rinunciare alle cure“. Sono costretto a confermare la situazione. Certo, intanto ci si può affidare al pendolarismo sanitario, almeno nella nostra provincia. Così per un controllo otorinolaringoiatrico prenotato ai primi di agosto in ospedale ieri, a due mesi di distanza, ho avuto la visita ma a Bobbio accollandomi i 45 km d’andata e i 45 di ritorno per la felicità del benzinaio. Sempre ieri ho poi cercato di prenotare un controllo proctologico prescritto dal medico curante per sospette emorroidi. Niente di urgente ma, scegliendo di effettuare la visita presso una struttura ospedaliera pubblica, unica possibilità concreta al 17 maggio 2024 (7 mesi e 5 giorni di attesa) oltretutto esclusivamente all’ospedale di Castel San Giovanni, ovvero 20 più 20 km da Piacenza.

Ancora da La Stampa del 12 ottobre: grazie alle Case di Comunità che si aprono sul territorio si pensa a maxi ambulatori aperti e funzionanti 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, così oltreché agire sulle liste d’attesa, decongestionando i pronto soccorso. Peccato manchino i soldi per pagare i professionisti, medici e infermieri, che ci dovrebbero lavorare per cui finiscono con l’essere scatole vuote. E lo stesso vale per gli Ospedali di Comunità (che per ora nella nostra provincia non esistono) a conduzione infermieristica ai quali verrebbe demandato il compito di assistere quei pazienti che non hanno più bisogno di restare in corsia ma ancora non possono essere rimandati a casa.

Una considerazione: nessuno di questi problemi verrà risolto costruendo nella nostra città un nuovo ospedale che anzi determinerà la spesa di almeno 309milioni di euro (stima odierna da rivalutare tra dieci anni) col rischio di restare una scatola sostanzialmente vuota o comunque con caratteristiche e disponibilità (di strumentazioni e di personale) non troppo diverse da quelle della struttura attuale.

Ma non solo. Fanno riflettere le notizie riportate dal quotidiano locale Libertà da ultimo per quanto alla situazione dell’ospedale di Fiorenzuola: stando alle dichiarazioni del Direttore Generale dottoressa Bardasi, l’ipotesi di rendere il pronto soccorso operativo 24 h su 24 non è percorribile, mancano i professionisti. Ma non solo: sempre Bardasi ha detto chiaramente che l’ospedale “sarà solo ed esclusivamente un polo riabilitativo, non sarà un ospedale generalista ma sarà riservato alla lungodegenza e a funzioni riabilitative specialistiche“. Si tratta della conferma che non ci sono le risorse per il mantenimento dell’attuale livello di sanità provinciale ovvero con l’investimento nella costruzione del nuovo ospedale cittadino inevitabilmente verranno “cannibalizzate” le strutture periferiche perché “non possiamo pensare di essere autonomi a Fiorenzuola. Un’affermazione che la dice lunga sul futuro prossimo venturo della struttura della Val d’Arda, futuro che inevitabilmente sarà comune con Castel San Giovanni e Bobbio. Dunque l’ipotizzato nuovo ospedale di Piacenza “sarà il nostro hub di riferimento” (in parole povere, in caso di ricovero, tuttincittà).

Onore al merito all’attuale Direttore Generale Ausl: finalmente parole chiare che, piaccia o non piaccia, definiscono quale sarà il futuro della sanità piacentina. Ma siamo sicuri che questa sia veramente la volontà dei piacentini tutti?

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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