Nuovo ospedale a cremona? C’è chi dice NO! E intanto nella nostra Val Tidone…

L’ospedale maggiore di Cremona

Un gruppo di donne e uomini della provincia di Cremona con ruoli idee e funzioni diverse, preoccupati per la decisione di demolire l’Ospedale Maggiore della loro città capoluogo, riferimento sanitario per tutta la provincia, non ritenendo indispensabile la costruzione di un nuovo ospedale in quanto non determinante per il miglioramento della sanità pubblica del territorio, hanno deciso di fare qualcosa.

Con queste parole inizia l’appello sottoscritto da 24 cittadini della provincia di Cremona riuniti nel ‘movimento per la riqualificazione dell’Ospedale di Cremona’ che, mediante una petizione via web per mezzo della piattaforma charge.org chiedono al Direttore della Asst dottor Giuseppe Rossi di fermare la costruzione del nuovo ospedale previsto nella città con tanto di abbattimento dell’attuale struttura, ‘colpevole’ di manifesta anzianità.

Molte le similitudini con l’analogo progetto piacentino

Una notizia che desta attenzione anche nel nostro territorio essendo diverse le similitudini con il progetto di abbattere l’attuale polichirurgico di via Taverna per realizzare un nuovo ospedale fuori dal centro storico.

Il polichirurgico piacentino

Il polichirurgico piacentino e l’ospedale di Cremona sarebbero “vecchi”?

Intanto la (presunta) vetustà delle due strutture attuali: il polichirurgico della nostra via Taverna inaugurato nel 1994 e già definito ‘vecchio’ e per quanto alla struttura cremonese il fatto che sia stata inaugurata addirittura nei primi anni ’70. Una situazione che, come però viene rilevato, non sembra così determinante per giustificare un’operazione che, a partire proprio dall’abbattimento, avrebbe un costo significativo tanto più se si allarga l’orizzonte osservando la situazione di tanti altri ospedali ben più antichi e vetusti che nessuno pensa di abbandonare o abbattere: dal Niguarda, il più grande ospedale d’Italia costruito nel 1939 al San Raffaele di Milano del 1950, all’ospedale Poma di Mantova che addirittura risale al 1928, solo per richiamare alcuni esempi limitati all’area lombarda.

La nuova struttura sarebbe di semplice “sostituzione” dell’attuale

Il tutto, viene osservato dall’iniziativa cremonese, per avere, a fronte della necessità di impegnare enormi fondi economici, un semplice ospedale di sostituzione dell’attuale, una nuova struttura che garantirebbe semplicemente la possibilità di degenza in camere singole. Mentre, considerando che le risorse destinabili alla sanità pubblica sono sempre più ridotti a livello nazionale, verrebbe trascurato l’aspetto di prevenzione e cura di situazioni mediche curabili in stato precoce che possa evitare l’acutizzarsi o il cronicizzarsi della patologia e la necessità di interventi a posteriori molto complessi e costosi.

Dunque quali soluzioni alternative propongono a Cremona?

Dunque, quale la proposta del movimento cremonese? Anziché un nuovo ospedale, scrivono, venga riorganizzata l’attuale struttura e il denaro risparmiato venga usato per la costruzione dei centri sanitari chiamati ‘casa per la salute’ ovvero strutture sul territorio di pronto intervento per patologie non gravi, per attuare consulenze sanitarie e di igiene alimentare, al fine di limitare gli accessi al pronto soccorso ospedaliero solo a gravi urgenze, oltre naturalmente alla finalità di prevenzione e di educazione alla salute fisica e mentale.

Obiettivo alternativo: integrazione fra assistenza ospedaliera e territoriale

In altre parole integrazione fra assistenza ospedaliera e quella territoriale tenendo conto che con la costruzione di un nuovo ospedale si ingigantisce la funzione ospedalocentrica, si investono tutte o quasi tutte le risorse a disposizione e ben poco resterebbe per le ‘case della salute’ che già ora, anche dove aperte, sono carenti di adeguate attrezzature e di personale medico e infermieristico.

“Migliori risultati medici non conseguono al cemento”

Ma la riflessione degli esponenti del movimento cremonese si fa ancora più profonda affermando ad esempio che non è attraverso il cemento e nuove avveniristiche soluzioni architettoniche che passa la speranza di un futuro di crescita delle potenzialità sanitarie: per arrivare a migliori risultati medici occorrono avanzate apparecchiature tecnologiche e naturalmente presenza adeguata di personale qualificato e motivato. Non capire questo, affermano i promotori, ci porterebbe a dilapidare importanti risorse economiche per inseguire la “comodità” del paziente alloggiato in un monolocale alberghiero a cui non necessariamente seguirà una performance di interventi medici di eccellenza. Un obiettivo da tempo perseguito nella cura del paziente in ospedale è quello di una permanenza sempre più breve, pensando al suo rapido recupero, al suo reinserimento in ambito famigliare e al suo costante controllo e supporto domiciliare attraverso sistemi telematici di cui la medicina moderna fa ampio uso. Pensare ad attrezzare con questi sistemi informatici l’attuale ospedale è pienamente possibile anche per un edificio che non ha le caratteristiche di una “stazione spaziale”. 

Per arrivare a migliori risultati medici occorrono avanzate apparecchiature tecnologiche e naturalmente presenza adeguata di personale qualificato e motivato

Osservazioni tutte applicabili anche al nostro territorio dove peraltro si teme che un nuovo ospedale possa portare ad un ridimensionamento delle altre strutture della provincia

Sono parole e osservazioni perfettamente applicabili anche al nostro territorio, dove peraltro si sta evidenziando il timore che la costruzione del nuovo ospedale nel capoluogo porti ad un drastico ridimensionamento delle strutture anche ospedaliere della provincia, da Castel San Giovanni a Fiorenzuola, a Bobbio. In questo senso ad esempio ha espresso preoccupazione l’ex Sindaco di Castel San Giovanni, Carlo Capelli, oggi esponente della lista civica di minoranza nel consiglio comunale. 

Infatti, in Alta Val Tidone …

Ma non solo: si apprende che in Alta ValTidone è in corso una raccolta di firme spontanea da parte di cittadini preoccupati per le sorti dell’ospedale castellano (che già riduce le ore di apertura del pronto soccorso e che nei prossimi giorni perderà il reparto di Riabilitazione trasferito a Fiorenzuola) per chiedere ai Sindaco dei diversi comuni l’organizzazione di incontri pubblici nei quali sia possibile evidenziare quali sono i bisogni degli abitanti “che le decisioni di Ausl stanno mettendo in discussione” (così conclude l’appello già sottoscritto da 570 cittadini con la raccolta che, come viene annunciato, proseguirà ora coinvolgendo i residenti di Pianello e Castello). 

L’ospedale di Castel San Giovanni dove già il pronto soccorso funziona ad orario ridotto e tra pochi giorni il reparto di riabilitazione ortopedica verrà trasferito a Fiorenzuola

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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