Martedì 21 giugno Massimo Castelli, ex Sindaco di Cerignale, dopo oltre 130 giorni tra carcere e arresti domiciliari, finalmente in giro per la città. Libero!

Foto di Elisa Malacalza pubblicata in Libertà quotidiano di Piacenza nell’edizione di giovedì 23 giugno

Martedì 21 giugno, ore 18.00 circa. Via Legnano. Esco, insieme a Dalila e Gaetano, dalla libreria Fahrenheit 451, salutando Claudia. Dal marciapiede opposto vedo attraversare la strada un tizio che sul momento non riconosco. Magro, i capelli lunghi raccolti a coda, Tupamaros, nell’aspetto ‘guerrigliero‘, come sempre. Massimo Castelli, già Sindaco di Cerignale. Oltre 130 giorni tra carcere e arresti domiciliari, manette scattate proprio quando era stato scelto come candidato Sindaco a Piacenza per il centrosinistra: un vero e proprio fulmine a ciel sereno. Mi sorride, ci stringiamo in un caloroso e affettuoso abbraccio. Finalmente, da qualche ora, libero di aggirarsi per la città. E di tornare a casa, a Cerignale, dalla mamma, dal fratello, dai suoi paesani che lo aspettano per fargli festa. Capi d’accusa da far rizzare i capelli in testa: associazione per delinquere, concussione, corruzione, abuso d’ufficio, traffico di influenze illecite, turbata libertà degli incanti e della libertà del procedimento di scelta del contraente, frode nelle pubbliche forniture, falso materiale e falso ideologico, truffa e voto di scambio. Tutto questo non a Locri, a Palermo, a Milano dove passano i milioni: a Cerignale, 750 metri s.l.m., piccolo paese dimenticato da Dio e dagli uomini, in montagna, lontano dalle principali via di comunicazione, che Massimo, lottando contro tutto e contro tutti, è riuscito a rendere un luogo dove vale ancora la pena vivere o semplicemente trascorrere un periodo di riposo per i poco più di un centinaio di residenti per lo più anziani. Ho già avuto modo di esprimere il mio pensiero e la mia solidarietà ( per esempio leggi qui e qui ). Undici arresti (tra i quali appunto Massimo), 300 Carabinieri impegnati, oltre 30 indagati investendo i Comuni di Cerignale, Bobbio, Marsaglia, Zerba, dimissioni di Sindaci, poi arresti domiciliari, un’azione degna della massima spettacolarizzazione e di un sistema criminale impensabile per il livello di interessi economici che concretamente possano essere mossi nei piccoli Comuni sostanzialmente marginali della nostra Val Trebbia. Eppure Massimo ( come anche Mauro Guarnieri, ex Sindaco di Corte Brugnatella a sua volta finalmente tornato in libertà ) ha pagato con appunto i giorni in carcere e successivamente quelli agli arresti domiciliari. Per un totale di oltre 130 giorni. Senza, si badi bene, uno straccio di condanna: indagini tuttora in corso, processo da divenire. Amministrare nell’interesse dei cittadini e soprattutto di chi vive ai margini della società del benessere, non è semplice. Se dal vertice, sia Roma che Bologna, devono arrivare fondi, dove pensate vadano a finire? Sicuramente negli agglomerati di rilievo (Piacenza, Modena, Ravenna), poco e nulla a Cerignale e nelle piccole comunità della montagna. Nelle quali peraltro un Sindaco si trova a dover operare senza essere un cattedratico di diritto amministrativo e senza avere a supporto un’adeguata struttura amministrativa, dovendosela cavare ben che vada con un geometra, un’impiegata, un segretario comunale a scavalco. Un errore, una sottovalutazione, un’imprudenza nell’ottica di raggiungere un risultato nell’interesse della comunità quindi è dietro ad ogni atto, ad ogni scelta. Certo, in questo caso chi sbaglia paga ma il tutto, si vorrebbe e parrebbe giusto, in misura proporzionale. E soprattutto dopo che l’errore è comprovato, che la condanna è intervenuta. Bene, limitare per oltre 130 giorni la libertà di una persona prima ancora del rinvio a giudizio e del giusto processo, non rappresenta il modello di giustizia nel quale credo. Per questo martedì ho abbracciato Massimo esprimendogli la mia solidarietà e il rammarico perché tutto questo ha rappresentato la conclusione del percorso politico di un amministratore capace. Per ora, gli ho detto. “Ma, tra un anno, a Cerignale si voterà di nuovo e nulla vieterà una tua nuova candidatura, in assenza di condanna“. Sempre perché fino a prova contraria e fino a condanna definitiva siamo tutti innocenti ed io mi auguro che questa non sia una favola ma principio base del diritto. Cosa che non ha nulla a che vedere con i giudizi degli intellettuali giustizialisti da osteria, quelli pronti alla condanna di chiunque salvo non mancare di evadere qualche tassa oppure a loro volta imboccare scorciatoie del fare nel proprio interesse. Su questo, su un suo riconfermato impegno politico, Massimo ha scrollato la testa e mi ha confessato che ora ha solo un desiderio, pensare a sé stesso, alla sua vita, alla sua famiglia, alla figlia e alla mamma con un programma a brevissimo: andare a Cerignale. Bene, ha detto Gaetano, “dove ci vedremo ad agosto“, nell’albergo e nel ristorante del Pino dove la mamma cucina e lui, anche da Sindaco, serviva ai tavoli. Una promessa, una dichiarazione d’intenti e di sostegno alla quale ci siamo immediatamente associati io e Dalila. “NESSUNA RESA, CERIGNALE!”

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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