“L’arresto dei Sindaci in Alta Val Trebbia? Giudichiamo con cautela: come affermato anche dal Procuratore siamo tutti innocenti fino a conclusione del procedimento. Quindi: No ai leoni giustizialisti da tastiera!”

Il logo realizzato dai residenti di Cerignale costituiti in Comitato di sostegno e solidarietà per il loro Sindaco

L’applicazione della legge in un sistema complesso come il nostro non è mai cosa semplice, il rischio d’errore è sempre presente e, a pagare in ogni caso, è sempre l’inquisito. Tanto che sia colpevole, parzialmente colpevole, colpevole con attenuanti o anche innocente. In ogni caso, se si tratta di personaggio pubblico, è rovinato. Fine della carriera politica e in parte come persona degna della massima stima sociale (c’è sempre qualche leone da tastiera che non dimentica e comunque colpevolizza a prescindere dalla decisione del giudice). Potrei in proposito ricordare Tangentopoli , Mario Chiesa del Pio Albergo Trivulzio e il Di Pietro che, grazie a quel Mariuolo (come lo definì Bettino Craxi) colto con le mani nelle bustarelle, iniziò la scalata verso la fama nazionale segnando la fine della “Prima Repubblica” e legittimando la sua successiva inizialmente travolgente carriera politica. E in quel caso pare che nella stragrande maggioranza dei casi non vi fossero dubbi anche perché “così facevan tutti“. Ma personalmente, prescindendo dal giudizio etico morale nei confronti di quel certo “metodo politico“, non avevo proprio nulla a che fare sul piano personale diretto con quei personaggi per cui nella maggior parte dei casi delle loro sorti non mi facevo particolare cruccio. Semplicemente già dal 1992 non rinnovai la tessera al mio Partito nel quale stavano confluendo troppi mariuoli nel nome dell’allora segretario nazionale, Bettino Craxi.

Non così invece oggi per quanto innanzitutto a Massimo Castelli, accusato tra l’altro di far parte di una vera e propria associazione a delinquere finalizzata a garantire favori negli appalti pubblici nei confronti di un imprenditore dai metodi che sembrano paramafiosi. Per questo Massimo, Sindaco di Cerignale, è stato incarcerato al pari di alcuni imprenditori e di vari funzionari pubblici. La madre, la signora Teresa, 94enne, ha chiuso l’albergo ristorante del Pino e a chiunque incontra dice attonita se sa cos’è successo, ancora incredula. Tra le tante contestazioni ci sarebbe la tinteggiatura dei muri del ristorante di famiglia effettuata gratuitamente dal predetto imprenditore presumibilmente in cambio di qualche favore a livello di appalti pubblici da parte del Comune. Mah. Quest’estate sono stato ospite nell’albergo per tre giorni e tre notti (a pagamento, con regolare fatturazione, nessuna regalia per aver sostenuto a suo tempo la candidatura di Massimo per le elezioni regionali) e credo che se quell’imprenditore avesse veramente dovuto “compensare” una qualche agevolazione a livello appalti, avrebbe dovuto fare molto di più, quell’albergo avrebbe bisogno di ben più onerosi interventi che non la semplice rinfrescata delle tre stanze adibite a ristorante. Credo dunque che come Sindaco Massimo nell’ottica del risultato concreto a favore della sua collettività (circa 60 anziani residenti nel periodo invernale) possa – se l’ha fatto – aver consentito qualche “scorciatoia” rispetto alla rigidità nelle norme che regolano gli appalti ma per questo non sembra a mio modesto parere giustificato l’arresto immediato. Un avviso di garanzia e il successivo eventuale processo sembravano e mi sembrano la procedura comunque efficace e adeguata.

In proposito, a parte il ricordo della vicenda che mi coinvolse anni fa nel mio ruolo di dirigente Asl (leggi qui), voglio ricordare il tempo della mia assunzione in qualifica ViceDirettore presso l’allora USL n. 1 della provincia piacentina, quella della Val Tidone con sede a Castel San Giovanni. Se non ricordo male era il 1991, mi venne assegnato un ufficio in fondo ad un corridoio: la mia presenza non era particolarmente gradita – anzi: il Presidente era un democristiano rigorosamente antisocialista -. Infatti appena aprii un cassetto della scrivania trovai un paio di scarpe femminili e, in quello sottostante, un paio di vecchie pantofole. In pratica era l’ufficio che fino a pochi giorni prima era occupato da un’impiegata esecutiva al servizio di un funzionario laureato di profilo iniziale che la controllava grazie all’apertura nella parete tra i due uffici confinanti. Lo guardai con un certo sospetto: ora il controllato ero forse io? Ovvero il funzionario di profilo “iniziale” aveva il compito di controllare il dirigente? In realtà in breve, a prescindere dagli intendimenti del vertice gestionale, s’instaurò un buon rapporto. Anche perché lo vedevo particolarmente insicuro, dubbioso su ogni scelta, di fronte ad ogni anche minimo problema interpretativo ed io lo sostenevo ogni qualvolta se ne presentava opportunità. Inoltre, informandomi con la dovuta cautela, venni a sapere che era stato assessore in quota P.C.I. nel vicino Comune di Borgonovo e che era inquisito per presunte violazioni di norme nella concessione credo di licenze di commercio. Una vicenda che si trascinava già da qualche anno che ovviamente lo stava preoccupando non poco. Come ho evidenziato, con la giustizia non sai mai come finisce – l’insieme del sistema normativo italiano è talmente complesso da consentire ogni interpretazione, può sempre esistere un codicillo minore che ti porta all’errore sia pure in buona fede ma che sempre errore rimane – e il prezzo da pagare può essere altissimo. Nel suo caso come minimo l’interdizione dai pubblici uffici e il licenziamento per quanto al lavoro presso l’Usl in quanto ente pubblico. Per tacere del discredito e delle chiacchiere in paese e dell’essere stato “abbandonato” dal Partito (che, come affermato dagli esponenti locali e provinciali, “restava ad attendere le conclusioni dell’azione della magistratura alla quale si esprimeva massima fiducia” – classica frase rituale d’occasione che per quanto all’interessato in concreto non significa nulla se non appunto la possibile sensazione d’abbandono -). Insomma, una vita segnata profondamente da quel fatto che trovava la sua origine – mi raccontò – in una denuncia forse anonima da parte di un avversario politico – che purtroppo sospettavo fosse aderente al mio stesso Partito, fronte craxiano – e con l’obiettivo di indirettamente screditare il Sindaco comunista e la giunta di sinistra più che il diretto interessato semplice capro espiatorio appunto di un contenzioso politico più generale. Beh, quella vicenda stava cambiando la vita del collega e amico. In termini di equilibrio personale, di sicurezza, di convinzioni. Aveva abbandonato il Partito e i compagni che considerava traditori nei confronti dei quali aveva maturato un’acredine che l’avrebbe spinto a scelte opposte ovvero il cercar rifugio innanzitutto tra le braccia della Chiesa e in seguito nell’abbraccio con la moderazione e la conservazione politica più spiccata (eppure diventammo amici, come dicevo: era un bravo ragazzo e soprattutto una persona onesta, comunista, democristiano o leghista che fosse stato o fosse). Nonostante questo appunto diventammo amici tantoché, quando anni dopo finalmente venne assolto o comunque il processo ebbe termine (non ricordo se subentrò la prescrizione dopo anni di udienze e di rinvii) fui uno dei primi a saperlo, festeggiammo insieme la sua libertà, il riconoscimento della ritrovata riconosciuta dignità. Fermo restando che appunto quell’esperienza restò un marchio indelebile nella sua vita cancellando per sempre ogni ipotesi di svolgere da parte sua un ruolo da protagonista, di rappresentanza politica e sociale nella gestione dell’interesse pubblico. Senza peraltro ignorare che anni dopo gli venne diagnosticato un problema di salute che poteva anche essere conseguenza della tensione, delle paure, dello stress causato da quegli anni di indagini e di udienze processuali senza fine. Quello stesso problema di salute che non molti mesi fa lo ha portato alla fine del suo cammino tra noi.

Così analogamentge oggi siamo a recitare il requiem sulla possibile carriera politica del Sindaco di Cerignale (peraltro già ex Sindaco, immediatamente sospeso dal Prefetto all’indomani della incarcerazione). Ma se domani venisse assolto o comunque ridimensionato il quadro accusatorio (ipotesi quest’ultima che mi sembra più che ipotizzabile rispetto all’ipotesi costituzione associazione a delinquere)?

Ricordiamolo: nel 1994 – se non ricordo male – il p.m. attivo a Piacenza, Grassi, rinviò a giudizio tutti i 90 componenti dell’assemblea dell’allora Unità Sanitaria Locale n. 2 di Piacenza per presunte irregolarità nella realizzazione dell’allora nuovo ospedale. Un procedimento che immediatamente sembrò esorbitante rispetto a quei “politici di bassissimo profilo” colpevoli forse di aver alzato una mano al momento del voto seguendo le più e meglio approfondite indicazioni delle segreterie dei partiti. Come ricordava in un recente commento il Commissario dell’epoca nominato dalla Regione al vertice dell’Usl, alla fine vennero assolti tutti e questo costò all’ente pubblico 850milioni del vecchio conio in rimborsi spese legali. In pratica pagammo tutti noi. Insomma, la ricerca della Giustizia talvolta può avere costi molto alti tanto personali quanto collettivi.

Così rischiano di pagare in termini di minori servizi, minori finanziamenti, minori realizzazioni, i 60 residenti circa di Cerignale (155 al censimento del 2011 ma appunto in realtà sono molti a vivere in pianura per motivi di lavoro), splendida realtà tra i monti dell’Appennino a 700 metri s.l.m. lontano dall’arteria stradale principale. Se quest’anno si interromperà il flusso turistico richiamato proprio dalle realizzazioni del Sindaco e dell’attuale giunta comunale, come potrà sopravvivere l’unica bottega alimentare aperta proprio grazie all’iniziativa di Massimo?

Quesito che può essere posto, magari in tono minore essendo meno corposo il quadro dei reati ipotizzati, anche per Roberto Pasquali, Sindaco dal 1985 di Bobbio agli arresti domiciliari. Nel suo caso non ne vanto conoscenza personale, so però che se per quanto all’ospedale della Montagna appunto di Bobbio oggi sembrano arrivare finanziamenti di rilancio questo è in buona parte il risultato dell’azione e dell’impegno di Pasquali. Tutto qui.

Certo, se – sia pure, si crede, nell’ottica del risultato e dell’interesse della comunità interessata – questi amministratori hanno adottato metodi che possiamo chiamare “scorciatoie“, inevitabilmente devono essere ricondotti all’interno delle regole del sistema e quindi “pagare” il giusto. Ma era veramente necessaria tanta spettacolarizzazione e drammaticità dell’azione? Non bastava avvisarli dell’indagine ormai in corso addirittura da anni e rinviarli a giudizio con tanto di regolare successivo processo? Veramente dobbiamo ritenere che sia ad essi riconducibile la volontà di costituzione di un’associazione a delinquere (roba da rinchiuderli gettando la chiave della cella nell’acque azzurre della Trebbia) quando – per quanto a conoscenza – non sembrano evidenziarsi rilevanti profitti economici personali? Per questo, ferme restando le responsabilità e l’arresto per quanto agli imprenditori e ai funzionari pubblici direttamente coinvolti, credo sia doveroso esprimere invece solidarietà ai Sindaci per la decisione dell’arresto immediato degli stessi. Era assolutamente inevitabile? Potevano forse reiterare i reati, inquinare le prove già raccolte? Al Procuratore e al Giudice delle Indagini Preliminari l’ardua risposta.

Concludendo, l’ultima riflessione. Il Giudice per le indagini preliminari, Luca Milani, ha sostenuto che le popolazioni dell’Alta Val Trebbia erano consapevoli della situazione di malaffare imperante tantoché l’azione investigativa era suffragata da molte segnalazioni (anonime?) oltreché da Comitati costituiti in base a specifiche singole scelte di gestione amministrativa. Ma restiamo sul caso delle eventuali segnalazioni anonime. Anche questo mi fa riflettere. La competizione politica spesso basa sul dileggio dell’avversario e appunto sulla segnalazione (spesso anonima) da parte di qualche contendente interessato. Segnalazione che talvolta addirittura trova la propria genesi nel “fuoco amico“, ovvero colleghi di Partito espressione però di “cordate” alternative (ogni Partito si differenzia in correnti o gruppi spesso in conflitto). Così, ritornando a quell’aprile 2012 e al mio avviso di garanzia, pochi mesi dopo (a luglio) due amministratori legati al PD nominati quali amministratori (Presidente e VicePresidente) in un ente pubblico locale, a seguito di fatti risalenti al 2010 e a successivi interrogatori da parte del Nucleo Investigativo dei Carabinieri agente di concerto con l’Ispettorato del Lavoro, ricevettero a loro volta un avviso di garanzia con l’accusa di peculato e truffa ai danni di quell’ente causato dall’uso indebito nel 2010 della carta ricevuta per spese di rappresentanza (si parlava di spese tra i 35 e i 55mila euro). Non so da quale fonte arrivò alla Procura la notizia del fatto, ma per entrambi fu il capolinea dell’avventura politica, peraltro con il sospetto appunto che alla base ci fosse un caso di “fuoco amico“. Alla fine tutto bene: nel 2017 quanto al Presidente dell’ente arrivò l’assoluzione piena ma nel frattempo si era dimesso dalla responsabilità della segreteria provinciale del Partito. Quanto al VicePresidente, inizialmente condannato (escludendo tuttavia l’accusa della truffa) fu poi assolto in sede di ricorso. Quindi, per entrambi, se fosse vero che l’indagine era iniziata da segnalazioni anonime, il castello accusatorio si sciolse come neve al sole fermo restando che per entrambi l’avventura politica giunse a traguardo, lasciando di fatto spazio ad altri pretendenti interessati. Ecco perché anche nel caso odierno sarei molto cauto: sui social ora sono tanti a parlare di malaffare in Alta Val Trebbia e “di situazione nota ai più” (tutti inquisitori ma nessuno che abbia mai denunciato apertamente salve le numerose segnalazioni anonime). Beh, io andrei con i piedi di piombo in merito. Il ruolo sindacale mantiene sempre un certo fascino. In termini di potere, di immagine pubblica, di ruolo, di possibili benefici – leciti – anche personali. E lo sport preferito da bar spesso è proprio il dileggio, la denigrazione gratuita da parte degli avversari, da chi ha visto un interesse personale posposto ad un interesse collettivo e dagli aspiranti a quella determinata posizione oppure infine per semplice contrasto di opinione politica o per fatto privato personale con l’amministratore del caso. Bene, quindi restiamo in attesa degli sviluppi ma per quanto mi riguarda, mentre Carabinieri e magistrati svolgono il loro lavoro, ritengo doveroso aderire al Comitato a sostegno del Sindaco Massimo Castelli costituito dai residenti di Cerignale perché, come turista affezionato a quel piccolo borgo, “non dimentico il bene fatto” nell’interesse della comunità e quindi nell’interesse pubblico in uno Stato appunto al servizio delle comunità e delle piccole marginali comunità in particolare. Perché se i Sindaci, fagocitati da imprenditori troppo disinvolti, hanno sbagliato è giusto paghino nella giusta misura (e già l’essere a processo è un modo che punisce le persone coinvolte) ma il “modello Montagna” e cioè che l’unico modo per sopravvivere dei piccoli comuni è l’affermazione che devono essere le regole operative soprattutto nella complicata materia degli appalti ad essere definite ad hoc perché Cerignale o Zerba non sono Milano e nemmeno Bologna o Roma (dove le regole e le leggi vengono scritte in base alle realtà metropolitane).

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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