Alcuni giorni passati a Lecco non possono prescindere da una visita a Villa Manzoni, oggi museo letterario, che come si può ben intuire fu la residenza di Alessandro Manzoni durante l’infanzia, l’adolescenza e la prima giovinezza.
Dichiarata monumento nazionale nel 1940 da Re Vittorio Emanuele III, costruita nel 1621 dal trisavolo dello scrittore, Giacomo Maria Manzoni, resta della famiglia fino al 1818 quando proprio Alessandro la cede agli Scola con una clausola limitativa: l’obbligo di mantenere nella cantina a nevaio alcune botti del vino ricavato dalle vigne che fanno parte del podere, vino che poi lo scrittore provvedeva a ritirare annualmente in occasione dei pagamenti dovuti. Indubbiamente un amante del buon calice, l’Alessandro.
Attualmente al secondo piano della villa è possibile visitare la pinacoteca con opere di Scuola Lombarda del ‘600 e ‘700, nature morte, ritratti dell’Ottocento. Invece al piano terra seguiamo un percorso espositivo realizzato fra il 1983 e il 1997 che si articola in otto sale dove ammiriamo la mobilia originale dell’epoca, stampe, autografi oltre alle prime edizioni del romanzo letterario.
Particolarmente interessante l’importante raccolta fotografica, arricchitasi nel tempo con acquisizioni e donazioni. È composta da circa 4000 fotografie e cartoline riguardanti il territorio di Lecco, i luoghi manzoniani, naturalmente con scene dai film e le illustrazioni che vedono i protagonisti del romanzo in evidenza. Infine immagini della prima e della seconda guerra mondiale.
Naturalmente in evidenza le vicende legate al romanzo che continua a rappresentare forse il più grande successo letterario nel mondo vantando centinaia di traduzioni. Penso che la storia a grandi linee sia comunque nota ai più ma vediamone la trama.
I fatti si svolgono sullo sfondo della campagna lombarda e della città di Milano, tra il 1628 e il 1630. Don Abbondio è il curato incaricato di celebrare le nozze di due giovani filatori, Renzo e Lucia. Gli scagnozzi di Don Rodrigo, il signorotto del paese, gli intimano di non celebrare il matrimonio. Il prete non sa opporsi alle minacce e inventa delle scuse per rimandare il matrimonio arrivando poi a confessare che chi si oppone è Don Rodrigo.
Renzo e Lucia, insieme alla madre di questa, Agnese, e a padre Cristoforo, loro guida spirituale, tentano di porre rimedio al sopruso. Renzo si reca dall’avvocato Azzeccagarbugli, mentre padre Cristoforo va al castello di Don Rodrigo per tentare di convincerlo a cambiare idea. Entrambi saranno scacciati in malo modo.
Ai giovani non resta che tentare un matrimonio a sorpresa. Arriva la cosiddetta ‘notte degli imbrogli’: falliscono le nozze dei due giovani filatori, ma anche il tentativo di rapimento di Lucia architettato da Don Rodrigo. Intanto, padre Cristoforo ha organizzato la fuga dei due giovani che porterà Renzo a Milano e Lucia insieme ad Agnese in convento a Monza, sotto la protezione di Gertrude.
Renzo capita in città in un periodo scosso da rivolte popolari; in questa occasione il giovane urla un’invettiva contro i potenti che lo porterà a essere ricercato dagli sbirri come capo dei rivoltosi. Don Rodrigo tenta ancora il rapimento di Lucia affidandosi a un oscuro signore del tempo, l’Innominato, che ne incarica il primo dei suoi bravi, il Nibbio, con la connivenza della monaca di Monza e di Egidio, il suo amante.
Lucia viene rapita e portata al castello dell’Innominato: lì fa voto di castità impietosendo così il suo rapitore. Pentito, l’Innominato lascia andare Lucia e questa si ritrova coinvolta nelle “sciagure milanesi”: la discesa dei lanzichenecchi e l’epidemia di peste.
Saranno contagiati dalla peste anche Lucia, padre Cristoforo e Don Rodrigo e condotti al lazzaretto dove, al termine di varie peripezie, arriverà finalmente anche Renzo. Quest’ultimo perdona il morente Don Rodrigo, mentre padre Cristoforo scioglie il voto di castità fatto da Lucia. Finita la peste, i due giovani possono finalmente ritrovarsi e cominciare un futuro prospero insieme.
Così si son fatte le 14, la Villa chiude, salutiamo il personale d’accoglienza con un rammarico: l’assenza di un adeguato bookshop. La Villa ci si dice sia uno dei luoghi letterari più visitati nel BelPaese per cui anche economicamente i conti potrebbero sicuramente tornare data la grande possibilità di potenziale materiale (stampe, libri, cartoline, dvd, ecc.) da offrire comprese importanti edizioni del romanzo. Si obietta che nelle librerie lecchesi sia possibile trovare quanto desiderato e invece così non è. Perlomeno da ‘Il Libraccio’, libreria di grandi dimensioni ma con una sezione dedicata all’Alessandro e alla stessa Lecco a dir poco microscopica. Non resta che rivolgersi al business americano di Amazon. Insomma, la patria della cultura in ginocchio di fronte alla filosofia del mercato editoriale moderno, economicamente più redditizio. Peccato.
Resta un’ultima domanda conclusiva: ma cosa ha in testa, la nostra Lucia? I neri e giovanili capelli, spartiti sopra la fronte, con una bianca e sottile dirizzatura, si ravvolgono, dietro il capo, in cerchi molteplici di trecce, trapassate da lunghi spilli d’argento, che si dividono all’intorno, quasi a guisa de’ raggi d’un’aureola, come ancora usano le contadine nel Milanese. Con questo, un ultimo saluto all’Alessandro nazionale ed è l’ora d’un pranzo frugale in un luogo naif intravisto lungo il tragitto d’arrivo.
Fonte: per il riassunto della trama del romanzo treccani.it