“Il sessantottino Di Battista”, un intervento in fb di Daniela Castelli

Come se mi alzassi e prendessi coscienza, olio su tela di Baratella Paolo, Galleria Gruppo Credito Valtellinese

Ho assistito, in “Piazzapulita”, a qualche minuto di un comizio di Di Battista. È impressionante,sul piano storicoculturale e antropologico -più che sul piano politico- la sua somiglianza con la psicologia di un sessantottino (io sono molto anziana,”ho fatto” il ’68 e li ho conosciuti bene). La stessa violenza verbale priva di realismo e di concretezza, la volontà pseudoeroica di affrontare i giganti (i poteri fort, la casta, le grandi potenze), la stessa nebulosità degli obiettivi, la volontà di stare sulle barricate 24 ore su 24. Mi vengono in mente certe locuzioni di quel periodo, che non significavano nulla:”Nella misura in cui…“,”Portare avanti un discorso”. Quale fu, allora, la fine del sessantottino? Nel.migliore -e più frequente – dei casi venne risucchiato, magari diventando un alto dirigente, dal Sistema borghese capitalistjco plutogiudaico. Nel peggiore dei casi, invece, entrò nelle fila del terrorismo e divenne un assassino.Ma già manifestava tendenze omicide quando gridava nel megafono:”Falce e martello, padroni al macello“. Attento,Di Battista, al tuo futuro, pensa bene a quello che vorrai fare da grande!

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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