“Il principe dei gigli”, romanzo giallo di Hans Tuzzi, Bollati Boringhieri editore

Un convegno tra illustri cattedratici in un paese al centro dell’Umbria. Atmosfera particolarissima di un mondo ‘altro’, lontanissimo dalla realtà quotidiana, racchiuso nella propria specificità: si parla di manoscritti, di bibliografia, di volumi antichi, di stampatori medioevali, di legatorie. Ma non solo: gli illustri studiosi, alla sera, in albergo, a tavola, trovano il modo di parlare di preservativi. Ovviamente da un punto di vista erudito, ‘storico’. Furono pensati, nell’antichità come anticoncezionali? Nientaffatto: erano strumenti di protezione, di difesa. Dalle malattie sessuali, sifilide in primo luogo. Tra gli invitati il Commissario Melis, in arrivo da Milano e, seduto al convegno, Volpe, Comandante della locale stazione dei Carabinieri. E il lavoro si presenta ben presto per entrambi: al piano superiore viene trovato il cadavere di un giovane studente. Come confessa la sua giovane ragazza, da tempo a contatto con il mondo della droga. Nulla di straordinario. Giusto qualche canna e forse, senza eccedere, un pò di ‘sniffo’. Quindi quale può essere la molla che ne ha determinato la morte? La risposta sembra chiara e definitiva quando viene trovato un secondo cadavere, quello di un noto pusher della zona. Insomma, una lotta nell’ambiente per la conquista del mercato, sempre interessante nel mondo degli studenti universitari. Una soluzione fin troppo semplice, sicuramente gradita dagli accademici, abituati all’ambiente ovattato degli studi e alla consultazione degli antichi manoscritti chiusi in polverose biblioteche: un’ambiente che nessuno deve disturbare. Appunto, ovattato ma anche fragile. Lasciamo stare il mondo della cultura. Anche per non far perdere credibilità all’Alma Mater Studiorum, la grande Università. Un libro che scorre talvolta lento e addirittura noioso come lenti, ovattati, noiosi sono questi docenti, questi studiosi la cui vita ruota attorno a convegni, allo studio, alla conoscenza, lontano dalla quotidianità di chi ne vive lontano. Un mondo che vale la pena conoscere o approfondire proprio perché è dalla curiosità che nasce la conoscenza e la conoscenza prelude al futuro da immaginare e da costruire. Ma detto questo, considerata anche una conclusione della lettura con una soluzione che sembra fin troppo naturale visto il contesto generale, credo che difficilmente, per carenza di tempo e troppi romanzi in attesa di lettura, mi capiterà ancora di avvicinarmi alle inchieste del commissario Melis.

Venerdì sera, olio su tela, di Mario Canale

 

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.