Prima puntata di una serie di gialli giunta se non sbaglio alla decima proposta stampata, ci porta in Borgo Ticino, a Pavia, in un appartamento dalla cui finestra si può vedere il fiume e dove ha sede l’Agenzia Investigativa Sambuco e Dell’Oro, due “privati” che, in questo caso, sono chiamati ad indagare in un’italietta dove la corruzione la fa da padrona e anche quando il corrotto viene individuato, indagato, alla fine se la cava. Gigi Sambuco il capo si presenta come un tipo tranquillo e riflessivo. Selmo Dell’Oro, suo socio, è un ex teppista, un passato turbolento con amicizie tra la destra estrema e soprattutto, per quanto sposato, una voglia ossessiva di donne. Siamo agli albori di Tangentopoli, della “Milano da bere”, poco prima delle monetine che verranno lanciate a Bettino Craxi, reo di collusione tra politica e affarismo, all’uscita dell’hotel Raphael a Roma. Dunque, a Sambuco chiede aiuto Felicino, un tipo molto eccentrico vecchio compagno di scuola, da tempo impegnato per l’individuazione dei loschi affari e l’occultamento di rifiuti tossici da parte di noti personaggi e che chiede la verità che si cela dietro la morte violenta della sua compagna. Tutto sommato un giallo piuttosto “lineare” e pertanto prevedibile, a finale in buona parte scontato. Insomma un pò banale anche nel denunciare il malaffare che come ben sappiamo risulta un male purtroppo non certo occasionale nel nostro povero paese costantemente in difetto laddove si tratti di etica, morale e affarismo soprattutto nella gestione del bene pubblico che spesso vediamo asservito agli interessi del capitale e della finanza.