“Dialogo con Dio” 2^ parte, di Annamaria Dulcinea Pecoraro

Il piccolo Eden, olio su tela di Giosetta Fioroni

(segue – per la 1^ parte clicca qui -)

– Figliolo, inferno è altro, non è questo! Non sono le alte temperature che fanno la bellezza/bruttezza di un posto. Spesso racchiudete la felicità in un concetto, mentre ogni cosa che vi ho dato è mezzo per costruire e comunicare cose migliori.
– Certo certo, tu dai e togli e sicuramente non sei proprio un Dio comunista ….
– Figliolo, la politica non fa per me. Non vi è estremismo nel pensiero, ogni cosa donata è atto proteso d’amore. Ti ho creato come me, con potenzialità che tu stesso puoi trovare nel corso del tempo e dell’esperienza, incontrando gli altri e nelle diversità, trovare il modo di agire.
– Agire??? Parli di azione, tu che di fronte ai dubbi e al male non muovi un dito…
– Non è così, io ci sono in ogni cosa che scegli di fare e hai la capacità del discernimento, la libertà di essere e non essere, di fare e non fare…
– Essere o non essere …. Dio … sembri Shakespeare, ma qui la vita non è un copione! È una gara alla sopravvivenza, a sviluppare le capacità per non farti fregare, a trovare i modi si.. ma per risolvere casini su casini e combattere con tasse, super imprevisti e tanto tanto altro.
– Figlio mio, lamentarsi non serve a nulla, nemmeno vittimizzare quanto altri tuoi simili fanno. Il solo giudizio di cui ti puoi occupare è quello riguardante te stesso. Pensa alla tua specialità, al fatto che ho creato ognuno di voi senza copie! Tu sei il mio capolavoro …
– Già … anche Hitler, Mussolini, Saddam, Lenin, Stalin, Pol Pot, Mao, Ceausescu, Hoxha, Tito, Milosevic …? Anche loro sono i tuoi capolavori venuti male?… poi per non parlare di quei deficienti dell’ISIS e della rovina che stanno facendo a questo Paradiso terrestre. Guarda, meglio Dracula … almeno trasformava tutti in vampiri eterni e amen.
– La vita non è un gioco, figlio mio! Ognuno è responsabile delle proprie azioni, ma essere unici non vuol dire essere prepotenti. L’odio è generato dal potere e dalla brama di seguire altre strade che non sono quelle che vi sono state indicate.
-Dio, basta con il catechismo e con i 10 comandamenti … ma la tua chiesa cosa ha fatto? Per anni ti ricordi dei martiri, delle crociate, dell’inquisizione? Poi ora della pedofilia, o preti che ammazzano il tempo, ammazzando altri?
– Figlio, sono amareggiato quanto te, ma non fare di tutta un’erba un fascio. In te vive la consapevolezza del bene e del male, della ragione e dell’illusione. Io sono con te tutte le volte che esplodi e non ti abbandono, seppure sei tu che mi allontani, alzando il tuo muro. Ma, appena riapri il cuore e la mente, sai bene che non ti ho mai lasciato. Le scelte sono i passi quotidiani a cui ognuno è chiamato. Il tempo è una vostra invenzione, data dalla paura umana di perdere. Io non ho paura di perdervi. Può un padre rinnegare suo figlio? Può una madre massacrare il suo grembo? Io sono te e tu sei un po’ di me. Il tuo nome è scritto sul palmo della mia mano e il tuo cuore è segno vivente del pulsare. Quando ti senti stanco, perso, deluso, fallito, ricorda che è il buio che vuole farti credere questo, perché ha fame di illudere. Ma se permetti anche alla più piccola fessura di far entrare la luce, sentirai la mia vicinanza.
– Ma come fai a sopportarci tutti? Non ti sei stancato?
– Tutte le volte che un figlio piange, è una prova, tutte le volte che un figlio nasce è una gioia … e ancora no, non mi sono stancato di vedervi venire al mondo, e di darvi infinite possibilità.

(continua)

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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