“Che cosa sa Minosse – Storia di fantasmi e gente strana”, romanzo di Francesco Guccini e Loriano Macchiavelli, Scrittori Giunti, 2020

Qualche giorno dopo essersi insediati a Pietrapesa, Marta se l’era trovato fra i piedi, sbucato dalle scale di cantina veloce come un fulmine: aveva rischiato di cadere. Un gatto magro eppure sempre in movimento, tutto nero, “come un tizzone d’inferno”, aveva detto subito Maurizio. Aveva una sola piccola macchia, un candido ciuffetto di pelo sotto il mento. La frenesia della città sembra all’improvviso lontanissima, i tornanti si snodano in mezzo a una fitta vegetazione, il segnale telefonico si interrompe: e poi, dietro una curva, ecco una radura dominata da una quercia maestosa e da un’antica casa in pietra. A Maurizio e a Marta sembra che quella casa sia lì ad aspettarli da sempre. A dire il vero Maurizio, da buon scrittore di romanzi, qualche sospetto per le case isolate nel bosco lo nutre, ma l’entusiasmo della moglie vince ogni resistenza. E così i due l’acquistano peraltro ad un buon prezzo, approdano tra gli Appennini, poco desiderosi di stringere amicizia con i ruvidi abitanti del paese vicino e determinati a godersi il loro incantevole buen retiro. Però non sono soli: dalle profondità della cantina – che i locali chiamano “l’inferno” – emerge un grosso gatto che si considera il vero padrone di casa e che, in virtù del suo pelo nerissimo, accetta l’epiteto di Minosse con felina condiscendenza. Ma non è tutto. Una notte dopo l’altra, a far loro compagnia si susseguono strani accadimenti: ombre fruscianti in giardino, luci che si accendono nel buio, Minosse che gonfia il pelo come se qualcosa lo avesse terrorizzato… Guccini, cantautore mito di diverse generazioni, e Macchiavelli, teatrante e scrittore, entrambi emiliani, cantori dell’Appennino dimenticato, giocano con i fantasmi per rendere omaggio allo spirito misterioso e inafferrabile delle loro amate montagne.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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