“Angeli della notte”, romanzo di Archibald J. Cronin, Bompiani editore, 2011

Storia di sanità, storia di infermiere. Un lavoro qualunque oppure una scelta di vita al servizio dei malati? Se la scelta ricade sulla seconda risposta, ferma restando l’importanza dalla sfera privata, riconosciamo Anna, protagonista del romanzo, che è per l’appunto un’infermiera che svolge il suo lavoro con scrupolo e dedizione. Diversa l’interpretazione del ruolo invece da parte della sorella, Lucia, più giovane, che ha fatto la stessa scelta professionale, ma con tutt’altra motivazione. Così la sua trascuratezza, disattenzione e superficialità è causa di un grave incidente che causa la morte di un bambino e di cui Anna si assume la colpa pur di salvarla (Lucia, essendo ancora un’allieva infermiera, non solo verrebbe licenziata ma non otterrebbe nemmeno l’attestato necessario per potersi fregiare del titolo professionale). Anna ovviamente perde il posto di lavoro ma, per le ottime qualità dimostrate fino al momento dell’incidente, non viene bandita dall’ordine. Cambia città e trova subito una nuova collocazione nell’organico del locale ospedale pubblico dove lavora un chirurgo particolarmente bravo, Robert Prescott, che ha modo di apprezzarne le qualità di assistente in camera operatoria. Ma i crucci e le pene di Anna sono ben lungi dall’essere concluse. Presto viene a conoscenza che la sorella, ottenuto l’attestato, ha abbandonato la struttura pubblica a favore di una clinica privata dalla dubbia reputazione ma dagli stipendi particolarmente “interessanti”: un indicatore che dovrebbe far riflettere: perché, per quale motivo la direzione della clinica è disposta a retribuire a prezzo salato il lavoro infermieristico. Una domanda senza risposta, per Lucia, la quale non sembra interessata alla qualità del lavoro ma piuttosto appunto alla quantità del compenso. A prescindere e comunque, senza discutere le dubbie indicazioni nel trattamento dei pazienti da parte della direzione della clinica. Ma tanto cinismo, in una professione sicuramente particolare come quella dell’infermiera, non paga. Così mentre per Anna si apriranno le porte per un ruolo di crescita professionale (che contemporaneamente le garantirà l’incontro con l’amore), Lucia dovrà scegliere tra una vita fatta d’avventure sbagliate e ritrovare il senso assistenziale della sua professione. La domanda che si pone il lettore, in questo caso, è appunto se una cattiva infermiera può cambiare e scoprire un senso diverso del suo ruolo? L’esperienza personale dopo una vita in sanità sinceramente ad una domanda del genere mi farebbe rispondere con notevole difficoltà fermo restando che, per fortuna, le cattive infermiere incontrate e conosciute come tali sono state pochissime, da contare sulle dita di una mano.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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