Difficile dar conto d’una serata che mi ha visto diretto protagonista con le mie poesie e soprattutto quel numero, 70, ovvero ricordo degli anni di quel lontano decennio, gli anni ’70 per l’appunto, quelli delle mie prime poesie, dei primi veri amori, dell’ affacciarmi al mondo del sociale, della partecipazione, “operai e studenti uniti nella lotta”. Ma anche celebrazione dei miei primi 70 anni e per concludere 70 poesie, quelle proposte nel mio nuovo libro: “70 anni di sogni, illusioni, speranze, poesia”. Ah, dimenticavo, 70 poesie delle quali 7 da leggere nel corso della serata. Alla Scuola Azzurra dell’associazione di volontariato e inclusione sociale Fabbrica&Nuvole in via Roma al 163, la sala piena, ho contato 28 presenti tra i quali l’assessore cittadino alla cultura Christian Fiazza e poi amici, conoscenti, sconosciuti. Nessun parente. Una sola sedia vuota, con appoggiata borsetta, sciarpa e giubbotto. Nonostante tutto tanti assenti, rinviati alla prossima occasione.
Con Dalila che legge le poesie, Francesco che accompagna con le ballate eseguite all’organetto diatonico ed io che spiego. Partenza. Con il saluto introduttivo di Bernardo Carli, presidente dell’associazione. Perché questo libro, il mio nono, praticamente un ripercorrere i miei anni di vita e di poesia. Siamo arrivati, io mamma e papà, da Fiorenzuola a Sant’Antonio, alla periferia della città, Piacenza, era l’anno 1956, erano campi a perdita d’occhio fino al ponte che attraversa il Trebbia. Da lì siamo passati verso il centro cittadino ma comunque “oltre il Vallo”, subito fuori dalle mura storiche della città, in via IV Novembre ed anche lì erano campi uno dietro l’altro ma spuntavano gru come funghi, era il progresso, erano gli anni ’60. Giù botte con le bande dei ragazzini delle case popolari di piazzale Libertà, oltre confine, entro le mura, e con quelli d’oltre via Dante, una via ancora da cementificare, palazzo dopo palazzo. Ma lì, stesi nell’erba del campo dove un giorno sarebbe sorta la caserma dei pompieri, l’emozione del primo bacio.
Francesco finisce di suonare, la gente applaude. Racconto che ho scritto le mie prime poesie quando é finito il primo grande amore che in realtà era il secondo ma … più intenso. Finivano le superiori, dimenticati i grandi cortei, gli scioperi vissuti insieme, il cordone davanti all’ingresso per impedire l’ingresso ai crumiri. Restava la poesia. L’amor infranto, l’amor deluso, rimaneva la voglia di partecipazione e di cammino lungo i sentieri del rock. E, ad anni di distanza, quell’amore ritorna, incontro fatale al banco del pesce sul mercato ma delle promesse d’eterno amore raccolte in quel capanno fuori porta non restava altro che solo crusca.
Morto un orso se ne trova un altro, dicono dei versi, finito un viaggio una nuova alba risorgerà: la vita e la morte, le fate e le streghe, le luci e l’ombre giocano a rimpiattino. Ma questa é altra storia, viene il tempo delle grandi lotte, contro il nucleare civile e contro tutte le guerre. Arriva finalmente, dopo la tragedia dell’incontro con Satanasso il Covid che ci accomuna a me, Dalila, Francesco, l’anno che voglio essere felice, quello dei miei 70 inverni (la data è il 14 febbraio), l’anno che è ammesso sognare: nuovo anno, nuovo bivacco, tutti i poveri saran sfamati, tutti i ricchi a mani vuote.
Si finisce spiegando il senso dell’immagine di copertina creata da Edoardo e s’arriva all’ultima poesia. Si sale sul Tram linea 2 che attraversa Milano, dal centro ai Navigli. Chi legge il giornale, chi lo sguardo perso / chi non vede la fine mese, / chi suda nell’afa, chi teme lo sfratto, / incombe il mutuo, é la crisi del Paese. Segue il finale a sorpresa e Francesco inizia l’ultima suonata, si vive un attimo d’esitazione, nessuno se l’aspettava, poi l’assessore inizia a seguire il ritmo battendo le mani, Milena si alza in piedi ed inizia a cantare seguita da tutta la sala.
Una “prima” non solo emozionante, frastornante, una “prima” da leggenda. Grazie di cuore a Dalila, a Francesco, a tutti i presenti, all’associazione di volontariato e inclusione sociale Fabbrica&Nuvole e al suo presidente/bidello/tuttofare/amico Bernardo Carli.