Parla chiaro il testo del documento elaborato da un gruppo di cittadini (referente Lino Anelli) per riaffermare il bisogno di un ospedale che possa definirsi tale in Val Tidone e non un semplice ‘Presidio di prossimità’ come verrebbe definito nel linguaggio formale dell’attuale Direzione dell’Asl piacentina decisamente orientata, in linea con la Regione e la Sindaca del capoluogo, verso la realizzazione di una nuova struttura a Piacenza (sostituendo, abbattendo e riconvertendo ad uso non sanitario l’attuale Polichirurgico di via Taverna).
In pratica un intervento promosso a livello regionale e confermato dalla dirigenza locale con l’avvallo dei Sindaci della provincia che muove nel senso della costante riduzione della spesa sanitaria (i famosi “tagli” utili di fatto a favorire l’inevitabile ricorso alla sanità privata) con tutti i problemi di qualità dell’assistenza che affliggono i nostri giorni. Basti pensare ai tagli del personale che determinano lunghe liste d’attesa per visite ed esami strumentali o anche per gli stessi ricoveri ‘programmabili’.
Così, viene lamentato, negli ultimi due anni a Castello sono ridimensionati diversi reparti (medicina, cardiologia, anestesia e rianimazione), è in atto il trasferimento della riabilitazione ortopedica a Fiorenzuola e il Pronto Soccorso viene ridotto a Punto di primo intervento con un funzionamento limitato alle 12 ore giornaliere per, in un prossimo futuro, venire ulteriormente trasformato in CAU ovvero Centro di emergenza urgenza per codici bianchi e verdi. In pratica, in caso ad esempio di infarto, il residente specie nelle zone periferiche dovrà essere trasportato in ambulanza fino all’unico Pronto Soccorso della provincia ovvero nel capoluogo.
Un destino che accomuna tutte le strutture ospedaliere della provincia ovvero oltre a Castello, tanto Fiorenzuola quanto Bobbio mentre languono i progetti per un’adeguata rete di assistenza territoriale e domiciliare alternativa.
Ma, concludendo, qualcuno non ci sta e chi firma pretende un incontro confronto comune per comune tra Ausl e popolazione della valle perché “siano ascoltati e riconosciuti quei bisogni che le decisioni di Ausl stanno mettendo in discussione“.
Qualcuno, dai palazzi della politica ufficiale, ascolterà?