Una bellissima esperienza, di formazione storica e culturale, un salto nel passato per conoscere la realtà dei territori istriani e dalmati, macchiati da una guerra che trova le sue radici ai tempi dell’impero austriaco, vive il terrore dell’invasore fascista e conclude, dopo il terrore delle foibe, con il drammatico esodo del 1947 degli italiani residenti. Lo confesso. Mi ci sono avvicinato con fare critico: la solita storia, pensavo, usata e distorta a piacere secondo interessi di parte, quelli della destra italiana che vorrebbe rivalutare il ventennio fascista. Le foibe, dunque, ovvero le colpe ‘unilaterali’ dei partigiani comunisti titini. Sicuramente presenti ma tacendo dei crimini commessi dall’esercito italiano durante l’invasione voluta dal mascellone, il Mussolino. Invece. Niente di tutto questo. All’Archivio di Stato, nella sede al secondo piano di Palazzo Farnese in un mattino di mia libertà dal lavoro, un’esperienza di grande arricchimento che, presto o tardi, dovrò approfondire con qualche lettura. Il tema, innanzitutto, le donne, la loro storia, il loro essere parte della vita sociale, a partire dal profondo legame col mare.
Lottando controvento, un’altra nave si destreggia tra le onde giganti. La procella infuria ma il veliero avanza coraggioso al comando di Marietta Cosulich, moglie di Paolo Tarabochia. La situazione meteorologica peggiora e il capitano teme il naufragio. L’equipaggio, sempre più inquieto, si appella al comandante affinché convinca la consorte a deviare la rotta in cerca di acque più fide. Ma questo significa allungare il percorso, perdere tempo e quindi denaro. Tuttavia, egli tenta l’impresa, sale sul ponte di comando e, a nome della comunità, implora: “Marietta! Poggemo!” “No!” E’ la secca, ferma risposta che le discendenti volentieri ripetono, ricordando l’ava con ammirazione. (di Elsa Bragato in ‘Sempre Lussin‘)
Dentice lesso e gradevole arrosto. Un povero dentice, lesso, senza lisca nè pelle, in un piatto grande, piangeva, punto da neri pappagalli in camicia bianca. “Lasciatemi in pace, per voi non sono che stoppa, disgraziati. Mi avete ucciso inutilmente; dal fresco mare, dalle tappezzate colorite secche e promontori mi avete rubato per portarmi in questa camera puzzolente e brutta, per i vostro stomachi gonfi e stanchi“. Nello stesso tempo due pescatori a San Giovanni arrostivano lucide grancevole: il profumo dell’arrosto si mescolava con l’aria dei pini, il colore dei loro gusci era lo stesso del sole, sul mare quieto. Prima di notte cenavano, per prendere forza, col cibo fresco. Prima d’una calma notte di remi e fiocina, al canto dell’usignolo innamorato.
La donna di Pirano (di J.Stadner, in ‘Signor, il marinaio l’aspetta‘)
La piranese cammina in maniera
graziosa come una veneziana, si veste
accuratamente come una francese e
pettina i suoi figli tutti i giorni come una
tedesca.
Ma non è così gaia come la veneziana,
non così frivola come la francese e non
altrettanto sentimentale come la tedesca.