Un viaggio nel mondo cavalleresco letteralmente alla scoperta della vera storia di Rolando (Orlando). L’autore stesso, perso in una biblioteca-labirinto, si aggira alla ricerca di un raro codice medioevale e, alla luce di una candela, si imbatte in un curioso personaggio, seduto su un cavallo a dondolo. È Turpino o, meglio, il suo ectoplasma, autore della “Historia Karoli Magni et Rotholandi”. Turpino, come sostiene e rivela, era presente quando avvennero i fatti, fu proprio lui il maestro di Rolando, colui che gli insegnò a essere un cavaliere astuto e proprio lui combatté al fianco di Carlo Magno nelle sue mille battaglie. Prende così avvio un dialogo ovviamente surreale nel tentativo di ricostruire la “verità” sulla figura di Rolando (Orlando), tra storia, mito e letteratura. Naturalmente Simoni dubita assai della credibilità dei racconti del presunto Turpino che tuttavia, seduto sul suo cavallo a donodolo, spiega attraverso i diversi tarocchi appesi al suo scudo le verità di quell’epoca lontana dalla quale sostiene di arrivare. Ecco dunque l’avvicendarsi – via tarocchi – dei racconti con protagonisti ora un grande cavaliere, poi un incredibile nemico, una città da espugnare, immancabilmente il re, un gigante – Ferraù -, la bellissima Angelica, e non può certo mancare il mago. Si conquista Pamplona, si sconfigge Agolante, e mentre il racconto prosegue fino alla sconfitta di Rocinsvalle altri protagonisti s’affacciano: l’ombra di Italo Calvino, lo storico carolingio Eginardo, Turoldo (l’autore della “Chanson de Roland”), e ognuna dirà la propria tra scherzi ed erudizione. Undici capitoli di divertissement con tuttavia qualche pretesa di rilettura storica conseguente alla notevole conoscenza storica di Simoni.