“E Piacenza diventerebbe zona rossa, vietato entrare ed uscire”, cronaca di una giornata ai tempi dell’epidemia

L’esame dell’ipotesi di allargamento della Zona Rossa all’intera Lombardia e a 11 Province

Sono giorni che, ad ogni ora, passano ambulanze a sirene spiegate. Quelle che vanno verso San Polo, San Giorgio, Carpaneto. Ma a poca distanza da casa mia si trova anche via Colombo e da lì sento le sirene di quelle che arrivano dalla Val d’Arda. Inquietante, impossibile non provare un senso d’ansia, di timore. Del resto, bene: la paura spinge a rispettare cautele e in questo momento questa è tutta salute. Infatti ‘ascolto’ costantemente la situazione portando la mano alla fronte, talvolta ai lobi delle orecchie. Valuto con sospetto i colpi di tosse, gli starnuti. Per ora comunque tutto bene. Guardo con sospetto i ragazzi ‘neri’, quelli che sputacchiano abitualmente per terra. Una curiosità: portano mascherine soprattutto persone d’origine straniera. Più ‘aperti’ gli italiani. Alcuni però usano periodicamente Amuchina. Vorrei sapere se già esiste un florido mercato nero. Mi stupisco di fronte alle serrande abbassate da giorni dei bar gestiti da cinesi. A tutte hanno appeso un foglio di spiegazioni ma non mi sono mai avvicinato, quelle chiusure credo per paura delle reazioni di noi italiani mi fanno tristezza. Ieri mattina con Dalila siamo andati in Val Trebbia, a portare legna nel nostro piccolo eremo in affitto. Transitando a Travo ho visto diversi bar chiusi. Del resto ho sentito che anche il Municipio è chiuso. Come a Borgonovo e Pianello. Sempre per contagio innanzitutto del Sindaco. Come anche per il Sindaco di Piacenza, Patrizia Barbieri, e i servizi comunali a ritmo ridotto. Un fatto positivo della ‘trasferta’ temporanea? Niente ambulanze, niente sirene, una stupenda panoramica sui monti dell’appennino, sulle acque azzurre del tortuoso percorso della Trebbia. Con tanto di splendidi riflessi di un sole caldo, quasi primaverile. Oltre ad un buon traffico sulla statale 45: le macchine circolano, la gente esce di casa, il terrore e il panico sono forse passati o comunque limitati. Il quotidiano della provincia, Libertà, guidato dal direttore Pietro Visconti, pochi giorni fa ha titolato “il giorno dei 6 morti”, suscitando qualche polemica. Del resto l’attenzione resta e deve restare alta ed è meglio una verità un pò brutale piuttosto che un silenzio omertoso. Tornati in città sosta all’IperCoop. Parcheggio con occupazione parziale ma comunque buona. Presenza di avventori inferiore alla normalità ma comunque buona. Limitata al supermercato: per decreto governativo tutte le vetrine degli altri negozi sono spente. Il gioielliere, abiti e vestiti, prodotti elettronici, la libreria, la parrucchiera, l’erboristeria, l’edicola: che tristezza. I bar aperti ma servizio limitato ai tavoli. Nessuna ressa al bancone. Abbiamo acquistato per complessive tre borse della spesa, anche approfittando delle offerte: sui prodotti Coop sconti dal 25 al 50%. Uscendo ho incontrato Roberto, collega in pensione da più di un anno che non vedevo da allora. Naturale il gesto di allungargli la mano gioiosamente. Mi ha redarguito: “dovresti essere tu ad insegnarmi che questo non si fa“. Tempo di contagio. Ci siamo avviati verso l’uscita fianco a fianco, chiacchierando amabilmente. Nessun metro di distanza. Incoscienti? Sottovalutazione della situazione? Non siamo ancora assuefatti ad abitudini nuove, di prudenza. Tornando verso casa, inevitabile sosta all’edicola. Dalila voleva sapere se nella vicina chiesa si celebra Messa. Niente da fare, probabilmente quest’anno Gesù non muore più a Pasqua, se ne riparlerà a Ferragosto. Scaricate le tre borse sotto casa, una signora di passaggio ha chiesto se era l’accapparramento di viveri e vivande. Comunque all’IperCoop nessuno scaffale vuoto. Idem al Lidl davanti a casa però parcheggio con molti spazi disponibili. Mentre Dalila saliva in casa con le tre borse ne ho approfittato per tornare in macchina e andare a parcheggiare. In quel momento è passata un’ambulanza diretta verso la periferia da dove probabilmente era arrivata l’ennesima chiamata. Mentre, lasciata l’auto, attraversavo la strada eccone un’altra in direzione opposta, diretta verso l’ospedale. Sirene a gogò, ritorno alla realtà. Nel pomeriggio notizie di aggiornamento: 426 contagiati a Piacenza, 876 in Regione, 24 i decessi (ma entro la serata dovrebbero essere diventati oltre 30), dei quali 19 piacentini e 5 lodigiani, tutti con patologie pregresse ed età avanzata. Poco prima di cena passano Edoardo e Daniela come di consueto. Tutto normale. Al TG la notizia che Nicola Zingaretti, segretario del PD e governatore del Lazio, è positivo al coronavirus. Entrerà in quarantena, per un buon tempo non sentiremo più i suoi commenti. ‘Tamponati’ e in attesa d’esito anche due ministri. Solo dopo le 21 si diffonde la notizia di una bozza di decreto che trasforma in zona rossa l’intera Lombardia e le province di Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Asti, Alessandria, Verbano Cusio Ossola, Novara, Vercelli. Poco prima di mezzanotte mi scrive via WhatsApp il collega Giovanni: è in Svizzera con la famiglia, come potrà tornare a Piacenza non potendo attraversare la Lombardia?

In realtà, come ha precisato dopo le 2 di notte il Presidente del Consiglio si parla di una STRETTA, “non c’è più una zona rossa, non è un divieto assoluto“, spiega, “non si ferma tutto“, non si bloccano treni e aerei: sarà possibile muoversi per comprovate esigenze lavorative o per emergenze e motivi di salute. Ma la polizia potrà fermare i cittadini e chiedere loro perché si stiano spostando in territori dove la crescita dei casi di contagio porta il governo a disporre misure mai così restrittive.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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