“Solo una parola – Una storia al tempo delle leggi razziali”, romanzo di Matteo Corradini, Rizzoli editore, 2019

Una lettura ‘leggera’, gradevolissima, capace di non scivolare mai nella retorica. Storia di Roberto, un ragazzino di nove anni che vive sereno nella bella Venezia. Con i suoi amici, Alvise e Lucia in particolare e naturalmente mamma e papà. Disciplinato, ordinato, attento, Roberto frequenta la scuola con buoni risultati e soddisfazione della sua maestra. Ha un particolare: porta gli occhiali, due grosse lenti che fanno grandi i suoi occhi. Del resto portano gli occhiali anche mamma e papà (che addirittura ha un negozio che vende lenti, a disposizione di miopi e presbiti). Senza dimenticare le orecchie di Alvise e di suo padre, per tacer delle orecchie della maestra di Alvise e della mamma di Lucia. Tutte orecchie che sembrano fatte apposta ‘per portare gli occhiali’. Viene alla mente una vecchia canzone, “cin, cin dai portiamo gli occhiali, noi siamo speciali, dai vieni con noi …“. Ma nella Venezia della dimensione parallela di Roberto non ci sono canzoni per i ‘quattrocchi‘: basta un mascellone che indossa una divisa nemmeno sua e che alla radio avverte di guardarsi dagli occhialuti, gente pericolosa, arida, infetta: “degli occhialuti non possiamo fidarci, dobbiamo difenderci“, ha infatti sentenziato il mascellone padano assiso al potere senza voto popolare ma per volontà di un sovrano debole, imbelle e pauroso. In verità sul momento nessuno ha fatto caso più di tanto a quell’annuncio ma, a forza di reiterare avvisi, avvertimenti, annunci e riflessioni sulla pericolosità sociale dei portatori di lenti lentamente la paura s’insinua nel popolo e la ripulsa, con la complicità di qualche pseudo intellettuale pennivendolo, diventa ingiustificata ma concreta verità. I negozianti portatori d’occhiali? Evitati, fino ad arrivare agli assalti e alle devastazioni notturne del negozio. I bambini nelle scuole, gli insegnanti, i dipendenti comunali, i poliziotti, i bidelli, gli spazzini, i ferrovieri, la soldataglia occhialuta? Tutti pericolosi nemici della nazione e come tale per decreto esclusi, emarginati, denunciati dalle vicine e dalle beghine fedeli al mascellone padano. Perché non ci vuole molto per creare terra bruciata attorno ad un ‘diverso‘. Basta appunto un qualche mascellone padano che sappia padroneggiare la comunicazione, insinuare timore e paura, additare al pubblico ludibrio chiunque: gli occhialuti ieri, quelli con la carnagione olivastra oggi, gli stranieri ieri e domani, chiunque non sia allineato con il regime del mascellone padano. Una lezione che parte dalla storia e che sembra perfettamente in linea con le possibili deviazioni dell’oggi: un libro da acquistare, da leggere, da conservare in qualche scaffale in casa, in evidenza soprattutto oggi, nella ‘giornata della memoria‘ per ricordare e non ripetere mai più gli orrori di quegli infami anni trenta.

Occhialuti? Tutti al confino, su un treno destinazione ignora.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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