Il nostro giorno verrà
e sarà vera gloria:
non un effimero sciame
di stelle, nella livida notte,
ma un luminoso schioccare,
improvviso nell’ombra,
d’aurora vittoriosa.
E sarà silenziosa
la nostra parata, e non avrà
fanfare. Ce ne andremo per strada,
come sempre discreti, persino
vergognosi, quasi in punta di piedi,
con gli occhi assorti e la fronte cupa,
ma un po’ più alta e fiera,
come un timido fiore, a primavera,
che sia incerto se uscire,
o starsene a dormire
ancora nel germoglio:
un fiore d’agrifoglio,
dai petali socchiusi,
scompigliati e tremanti
per un soffio improvviso
di vento mattutino.