Sicilia, bel suol d’amore [2]: era il 1968, tempo delle mele e dei laccetti degli slip di Daniela, quante pene per mamma Maria

Mamma Maria, guardiana della sacralità e dell’immutabilità della famiglia per la serenità di nuora e nipoti suoi, redarguisce ed ammonisce il figliuolo 53enne passeggiando tra i vicoli dell’Isola dell’Ortigia, nucleo antico di Siracusa, fino ad arrivare alla piazza della Cattedrale dove, guarda caso, tra le foto dei curiosi, si consuma il rito eterno dell’unione in Sacro matrimonio.

.

A sentir le incessanti martellanti reprimende a cotesto figliol suo impenitente sorge spontanea la domanda: “ma chi me l’ha fatto fare“, saputo del sogno del mio babbo ormai ottantenne, il sogno d’una vita mai esaudito di visitare la terra del sole, la Sicilia, chi me l’ha fatto fare di prendere per mano lui e mamma Maria e portarli fino all’isola senza tempo, all’isola che c’è?

Masochismo di figlio che dalla mamma e per la mamma accetta e farebbe di tutto. Memoria ricorda quando ero bambino e a fatica mi arrovellavo dietro ai numeri misteriosi di quella cosa inutile ed incomprensibile che, per quanto mi riguarda, risponde al nome di matematica.

.

Finito il compito mamma Maria arrivò a controllare: toccava spesso a lei, d’origine contadine, l’ingrato fardello della mia preparazione negli anni della scuola elementare. Il babbo, più istruito, quasi diplomato, era sempre via, di giorno, di notte, personale viaggiante o, in una parola, ferroviere.

Mi arrivò un sonoro scappellotto, “ma non studi proprio mai, sei proprio uno zuccone, non so cosa ti mandiamo a scuola a fare se i risultati son questi”.

.

Era la mia mamma d’origini contadine, giovane signorinella bella doveva lavorare nei campi, non era andata oltre la quinta elementare e non aveva mai imparato nemmeno ad andar in bicicletta (l’unica volta che ci si era cimentata inesorabilmente era caduta in un canale di fianco alla strada).

Strappato il foglio del quaderno ho rifatto l’esercizio come diceva mamma Maria.

.

Potevo forse dirle che sbagliava, che quello scappellotto era ingiusto? Era “La” mia Mamma con la m maiuscola e la Mamma non può sbagliare mai anche quando ha torto marcio. Ho rifatto l’esercizio sbagliato, poi alla mattina, prima d’andare a scuola, lungo la strada, seduto su una panchina ho di nuovo strappato il foglio, rifatto l’esercizio come andava fatto.

In settembre anche la mia mamma ha tagliato il nastro degli 80anni, dei quali 55 passati di fianco a papà Fabio, tra gli alti e bassi che fan parte delle vicende di tutti noi esseri umani, in specie se uniti con la benedizione del Cielo che, come ben si sa, nessuno in Terra anche se vuole può separare mai, l’ha detto Lui.

.

Per tacere dei 53 anni passati a vigilar sul figlio e sulla sua pericolosa, incorreggibile (da lei) presunta propensione verso le giovani fanciulle. Anzi, verso le donzelle tutte (nota: nell’immagine a seguire tenere lo sguardo a destra, per l’appunto).

Avevo 13anni quell’estate al mare, riviera adriatica, nel piccolo paese di Viserba e lì ci siamo conosciuti con Daniela, i miei primi baci sapor di sale. Aveva le idee chiare, Daniela. Ricordo i suoi slip, tenuti insieme da due lacci annodati sui fianchi.

.

Tu pensa se te li slacciassi”.

Cosa potrei mai dirti,  sei il mio ragazzo”.

Daniela, idee chiare, era di San Lazzaro di Savena, vicino a Bologna, mamma casalinga e il babbo che conduceva una piccola ma avviata officina meccanica. Un anno dopo, stessa spiaggia stesso mare, luglio col bene che ti voglio l’amore ritornò.

.

Retroscena che, ancora una volta, mamma Maria mi ha rivelato solo anni ed anni dopo: i genitori di Daniela proposero che ci si unisse nel Sacro vincolo. Correva l’anno magico 1968, era il tempo delle mele, avevamo 14 anni. Erano Pazzi Quei Genitori!

Ma non servì che qualcuno chiedesse il mio parere, insorse prima mamma Maria, “ma sono troppo giovani, eppoi mio figlio deve studiare”. In quei giorni non mi spiegai come mai di curiosare negli slip di Daniela non ci fu più verso, giù le mani dai saldi laccetti.

.

L’anno dopo stessa spiaggia stesso mare con un amico, Filiberto, e madre sua, assente mamma Maria, ho scritto il suo nome sulla sabbia ma il mare a poco a poco se l’è portato via con sé: di lei, di Daniela e dei suoi laccetti, nessuna traccia.

Ritornando a Piacenza in treno mi sono fermato a San Lazzaro, gettando nel panico mamma e papà che, complice la madre di Filiberto e d’una comunicazione telefonica tra vigilanti genitori,  mi aspettavano in stazione. Fuga da casa? Dove mai sarà finito quel figlio nostro?

.

Ricevuto con distacco, la madre di Daniela non ha mollato un attimo la vigilanza e, di bacetti,  manco a parlarne. Figuriamoci poi per quanto ai laccetti! Daniela, senza fiori d’arancio, m’aveva voltato le spalle. Mamma Maria ancora una volta aveva protetto il futuro del figlio suo.

Ricordi con sorrisi di anni e anni dopo mentre ritiravo la laurea firmata dal Magnifico Rettore. Il figlio di mamma Maria signorinella campagnola bella d’origine contadina e di babbo Fabio partito dal paesello lungo la via Emilia per viaggiar sui treni, il lor figliolo l’avevano portato a farsi dottore. Ed ora quel figliolo loro li porta nella terra del sole a realizzare un sogno di vita.

.

Ricordi del 4 ottobre anno del Signore 2007, dall’isola che c’è, terra del sole in sul far del pomeriggio tardo, Isola Ortigia, Siracusa. Mamma Maria e babbo Fabio camminano verso il sole.  Col cellulare, benedetta invenzione, in gran segreto chiamo un’amica cara lontana.

 

Tutte le foto sono scattate nella splendida Siracusa,

 isolandando all’Ortigia addì 4 ottobre anno del Signore 2007

 

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

4 Risposte a “Sicilia, bel suol d’amore [2]: era il 1968, tempo delle mele e dei laccetti degli slip di Daniela, quante pene per mamma Maria”

  1. Avvincente questo viaggio tra memoria e presente. Il risalto alla figura dei tuoi genitori è tenerissimo.

    Le foto poi, sono stupende, alcune mi hanno ricordato scorci della mia Napoli. In sicilia ci sono stata in vacanza, ma a Trapani e dintorni. Siracusa l’ho vista solo di passaggio.

    Con il tuo racconto, è come se la stessi visitando insime a te.

    cri

  2. Mi hai emozionato, e non solo, mi hai anche fatto venir voglia di rivedere la Sicilia che è una regione stupenda.

    Tanti Auguri di un Buon Natale a te e tutta la tua famiglia Lucia

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.