“E’ severamente proibito servirsi della toilette”, recensione di Serenella Gatti Linares

Nel giorno della rap-presentazione alla sede dell’associazione ‘Ilchakradelcuore’ a Castel San Giovanni, arriva come il cacio sui maccheroni la recensione di “E’ severamente proibito servirsi della toilette durante le fermate in stazione” [ Canti di lotta, di esistenza, di resistenza ], il primo libro poetico pargol del cor stampato nel settembre 2005 per i tipi della Vicolo del Pavone cooperativa editrice in Piacenza, prefazioni di Ivano Tagliaferri e Fausto Chiesa. Grazie all’amica Serenella.

E’ severamente proibito servirsi della toilette durante le fermate in stazione“. 

Questa frase mio padre me la ripeteva spesso quando ero piccola, al punto tale che fino ad oggi ad essa obbedisco… Secondo me, i giovani oggi non la conoscono o non la seguono.

Piaceva molto il treno a mio padre. Ed anche a me. E pure a Claudio Arzani, collegandolo alla sua esperienza lavorativa che riversa nelle pagine (qui devo però correggere Serenella per l’equivoco: il treno è stato una grande presenza nella mia vita ma non per esperienza lavorativa, mio padre era ferroviere, capotreno, ed io per motivi di studio prima e di lavoro poi per anni ho viaggiato sui binari). Con l’aggiunta di una “resistenza creativa”, che è il motto del Gruppo ’98 Poesia di Bologna, di cui sono fra le fondatrici.

Io e lui amiamo la Poesia, pur seguendola su “binari” diversi, provenendo da storie personali diverse. Preferisco questo libro, rispetto al precedente, anzi seguente cronologicamente.

Inizio dal disegno ironico della copertina: angeli e demoni, inferno e paradiso sono anche alle mie spalle, alle spalle di tutti, dividendosi lo spazio.

In basso a destra in piccolo è il simbolo degli anni ’60: “love-peace”: “fate l’amore, non fate la guerra”. Non esistono una guerra “giusta” o delle bombe “intelligenti”.

Le parole, fra Prosa e Poesia, sono ironiche, ingenue, “candide” e insieme irriverenti, libere. Ci si muove soprattutto fra Vita/Morte; luce/buio; bianco/nero (o il grigio della nebbia), gioia/dolore, a favore delle Donne e dell’amore.

Ci sono le piccole cose della vita quotidiana e insieme le riflessioni su chi è un “poeta”.

Per quanto riguarda il linguaggio, c’è un forte, singolare contrasto fra termini arcaici e odierni ( esempi: “desio”, “vestigia” e “toilette”, “cellulare”). Io non amo le parole tronche ( es.: “son” al posto di “sono”). Esatti i nomi della botanica ( vedi pag. 48). Spesso originale l’uso delle metafore, di ripetizioni, di  allitterazioni. A volte, le rime sono troppe, secondo me. I titoli sono lunghi, alla Wertmuller…

Si legge volentieri questo libro, si va avanti facilmente perché è leggero (in senso calviniano), comunicativo, buffo, pieno di fantasia e di emozioni. A volte è “blues”: un lamento di sentire forte.

Personalmente non mi piacciono i nomi dei lettori di siti di scrittura e i loro punti di vista; preferisco che ogni lettore/trice si faccia un’idea da solo/a. O almeno è una trovata quanto mai opinabile e discutibile. E trovo fuori luogo i brevi interventi politici prosastici già troppo sentiti. In genere, però, si avverte la lotta ai luoghi comuni e alle frasi fatte.

Importanti i colori, in senso pittorico; precisamente: fucsia- rosa- nero- giallo- azzurro- blu- rosso- bianco- verde (i tre colori della bandiera).  Ma ci sono altre arti: un occhio “cinematografico” e la Musica di sottofondo quale colonna sonora. Molte poesie sono adatte per farne delle canzoni, ma le canzoni non sono poesie. Si avvicinano, ma nella Poesia ogni parola, ogni segmento, ogni scaglia hanno una grande importanza.

  1. Fra i temi: la diversità ( lo zingaro handicappato slavo); la solitudine (degli anziani); l’incomunicabilità; le caratteristiche dell’edilizia popolare; il Tempo e la sua polvere; il silenzio; la Natura; l’umana “sognitudine”; l’”azzurro dell’amore”.

Queste poesie o ballate sono preghiere laiche che si alzano verso il cielo, con un senso di universalità, con un inappagato bisogno di sapere, con un’inesausta voglia di continuare, nonostante tutto, a sperare.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.