Salta di qua, salta di là, un anno viene, un anno và e “que serà, serà”

Consuntivi e preventivi, chi ha vissuto ricordi racconta ma da domani altre storie vivrà

Finisce un anno, il 2019, esattamente il mio 66° di vita (che in realtà andrà a conclusione a febbraio, per l’esattezza pignola, quando appunto sulla torta spegnerò 66 candeline). Tempo di bilancio consuntivo, quindi per cui … vediamo un pò.

Dal punto di vista letterario buio quasi totale. Un pò stancamente Arzyncampo, il blog attivo dal 2006, ha proseguito giorno dopo giorno alternando poesie (soprattutto di amici e amiche), cronache, un pizzico di politica, fotografie, recensioni di libri, segnalazioni di concorsi letterari, interventi culturali, ricordi di storia, arte, vicende personali, muovendo in un range passato da minimi 50 accessi singoli quotidiani ad oltre 120. Per la cronaca, la statistica e l’archivio, gli articoli pubblicati da quel 30 settembre 2006 sono stati 4.564 e non finisce qui!

Sono otto le liriche composte nell’anno e pubblicate. Non molte ma sempre meglio dell’anno prima, quando erano cinque. ‘Sapore’ d’autunno e, del resto, probabilmente la fase di vita nella quale mi ritrovo, che ne abbia consapevolezza o meno, è quella e lo spirito rappresenta la quotidianità che si vive. Comunque in evidenza “Ricordo lontano, avvolto di sole” pubblicata il 24 settembre e ispirata ad una breve amicizia e di condivisione di vicissitudini professionali vissute oltre ventanni fa a Bobbio. Con la precisazione che le liriche personali pubblicate nei tredici anni di vita del blog sono 229 (come indicato nel tag ‘Caudio poeta‘). Manca però l’idea di assemblare un nuovo volume poetico di racconti in versi e in prosa, anche perché … altre sono le idee letterarie che covano sotto la polvere dell’inerzia. Chissà, editore permettendo ed energie da trovare, ne parleremo nel 2020: chi vivrà (forse) leggerà.

Un annotazione invece per quanto al vissuto professionale: anno particolare, con riconoscimenti di sicura gratificazione. La Direzione Aziendale, a prescindere dal consueto ruolo dirigenziale in ambito di organizzazione ospedaliera, già ad inizio anno mi ha proposto e quindi nominato Presidente del Comitato Unico di Garanzia per le pari opportunità, un organismo a tutela del benessere dei lavoratori. Non solo. A metà anno mi ha proposto e quindi nominato R.P.C.T., acronimo che sta per Responsabile Prevenzione Corruzione e Trasparenza. Impegni indubbiamente onerosi ma che soprattutto hanno costituito un riconoscimento di ruolo (e di ‘storia’ personale) decisamente gratificante. Visti i risultati (per i quali devo ringraziare in particolare Lidia, Francesca, Sonia) sia dell’uno che dell’altro incarico, un ‘fine carriera‘ appagante. Certo l’impegno non è stato senza ‘costi’: l’età pesa sulle spalle e il diminuito impegno nel campo letterario o nella vita sociale extralavoro non sono casuali. Del resto il mio impegno professionale non è in discussione, è appagante e non sarò io a ‘tirare i remi in barca‘ negli ultimi periodi di attività lavorativa. Forse per questo ho ‘meritato’ il commento d’accompagno ad un presente natalizio da parte di Carla, secondo la quale, come ha scritto, ho “seminato bene e rispetto” meritando la sua stima. E, a questo proposito, con mille scuse per tutti e tutte gli altri colleghi e le altre colleghe (più di sessanta quelli e quelle attualmente in servizio) che mi hanno garantito supporto e sostegno e che non cito nominativamente in questa occasione per mancanza di spazio adeguato.

Ci sono poi appunti legati alla salute. Devo tenere a bada il cuore, la circolazione del sangue, la pressione ma tutto sommato ‘io speriamo che me la cavo‘. Dovrei solo avere tempo per fare più moto ma la dolce pigrizia è un’amante straordinaria, difficile rinunciare ai suoi abbracci. Per tacer della ‘buona tavola‘ proposta da Dalila, cuoca d’eccellenza. L’anno comunque è passato badando agli occhi: in vista alcuni problemi ma, scoperti per tempo, tutto bene grazie anche all’assistenza di un medico straordinario, Paola, e ad una terapia innovativa: iniezioni negli occhi. A dirla fa paura, si tratta pur sempre di interventi delicati ma visto il risultato per l’appunto, tutto bene.

Dovrei ancora parlare di alti e bassi, di storie, di fatti, di eventi di vicende di famiglia, delle storie di vita di figli, nuore, nipotine ma, qui, subentra il diritto alla privacy per cui comunque sia tutto procede, tutto va. Qualche problema giusto con Akira, cagnotto giunto alla fine dell’11° anno di vita. Ormai completamente cieco, io e Dalila siamo la sua assistenza, il suo punto d’appoggio. Ovviamente gli siamo molto vicini, limitando il più possibile i suoi momenti di solitudine e di ‘abbandono’: così, ad esempio, praticamente abbiamo eliminato i tour brevi (qualche giorno) per visite a città e mostre d’arte limitandoci a brevi ‘escursioni’ di qualche ora nelle città vicine (come Mamiano di Traversetolo, appuntamento ormai fisso con la Villa dei Capolavori).

Ed ora?

L’anno che s’affaccia sarà comunque ‘epocale‘. Verrà il 1° maggio, sarà il mio ultimo giorno di lavoro. Dopo 43 anni e 2 mesi di contributi versati (infami JenaFornero e DrakulMonti) e 66 anni che allora saranno compiuti e quindi interamente vissuti. Una data carica di simbolismo, dopo una vita dedicata al rispetto di chi lavora, dalla parte dei lavoratori, cambiare vita nel giorno della festa dei lavoratori. Un pò, dal mio punto di vista, come entrare nella leggenda, ricordando magari quel 1° maggio 1978, in piazza Cavalli, quando gli esponenti del P.C.I. e i giovani del M.L.S. stavano per arrivare allo scontro fisico. Ci inserimmo, allora noi giovani socialisti, Nucleo Rosa Luxembourg, quelli sinistra unita per l’alternativa, ci inserimmo tra i due schieramenti per impedire lo scontro tra lavoratori. L’onorevole Cravedi tentò di colpire il fronte dei gruppettari con un’ombrellata che, invece, fu tutta mia (la difesa della pace non sempre prescinde da ‘costi‘). Ma, questo, smorzò i bollenti spiriti dei contendenti. Va beh, bando ai ricordi. Mancano 122 giorni, poi “que serà, serà, nessun saper potrà che mai succederà, que serà, serà. Benvenuto, 2020.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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