“Sabbia nera”, romanzo giallo di Cristina Cassar Scalia, Einaudi editore, 2018

I romanzi gialli, per essere avvincenti, iniziarli e rapidamente concluderli, bisogna saperli scrivere. Cristina Cassar Scalia, per l’appunto letta in un amen, di professione fa il medico ma per passione contemporaneamente scrive romanzi e soprattutto racconta delle indagini del vicequestore Giovanna Vanina Guarrasi che forse vedremo presto in sceneggiati televisivi (i relativi diritti sono già stati opzionati) a far idealmente coppia con le storie sempre siciliane del commissario Montalbano (anche se, per fortuna, la Scalia non si abbandona al vezzo di imporci la tipica parlata delle terre di Trinacria – spesso incomprensibile per il lettore nordico – come da urticante metodo di Camilleri). “Sabbia nera”, quindi. Ovvero una pioggia di ceneri dell’Etna che avvolge Catania e un cadavere mummificato che, per caso, viene ritrovato nell’ala abbandonata di una villa signorile abbandonata dal 1959 e solo saltuariamente occupata da Alfio Burrano, erede del patrimonio di famiglia. Difficile risalire all’identità del cadavere, occorre volontà, intuito, capacità di andare oltre all’evidente e in questo Vanina viene aiutata dal commissario in pensione Biagio Patanè che cinquantanni prima fu costretto a chiudere il caso su indicazione dei suoi superiori di allora. L’indagine si sviluppa e contemporaneamente seguiamo le vicissitudini personali del vicequestore che deve fare i conti con un’altra vittima, il padre, freddato da due terroristi quando lei era ragazza e stava entrando a scuola. Oltre alle vicende di quel lungo amore finito male che l’ha costretta ad abbandonare la Mobile a Palermo, alla ricerca di sè stessa. In altre parole due storie parallele, entrambe avvincenti che intrecciano passato e presente, quel passato dove ha avuto inizio la vicenda della donna ritrovata mummificata nel montacarichi, (vittima di risentimenti e di calcoli meschini che appunto trovano le loro radici nel passato ormai lontano) e della quale scopriremo il legame con un rinomato bordello degli anni Cinquanta conosciuto come “il Valentino“. Infine i tormenti di un amore profondo che si vuole negare che caratterizzerà il presente di Vanina, vicenda nella vicenda che ci accompagnerà esaprà coinvolgerci dividendo i lettori tra chi vorrebbe veder trionfare l’andar dove porta il cuore e chi invece ribadisce che ciò che è finito deve restare ombra del passato. Dunque, come finale della vicenda, non resta che portarsi alla più vicina libreria per acquistare altri nuovi romanzi della Scalia da letteralmente divorare senza pausa alcuna.




Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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