“Elezioni 2020, incredibile! Un altro match senza gloria”, commento di Antonella Lenti, giornalista

Elezioni 2020, incredibile! Un altro match senza gloria. Match, ogni elezione è un match. Il match. Non c’è da stupirsi. Ogni elezione lo è, un match. (Che ci si sia ispirati a quelli nelle assemblee di condominio? E’ il primo pensiero).

Il match ha sempre uno sfondo che ci viene descritto nella fase di avvicinamento dalle innumerevoli colonne sui giornali e dalle infinite interpretazioni dei mezzibusti televisivi, social o radiofonici. Descrizioni che non lasciano tanto spazio alla fantasia anche perché quelle stesse interpretazioni sono l’una quasi la fotocopia dell’altra. Morale, raccontano tutti le stesse storie.

Tanto superflue (le storie) da popolare un universo parallelo in cui sono tuffati i protagonisti del match. Naturalmente il primo piano spetta ai politici che in una frazione di secondo illustrano il loro sentire quasi sempre teso a far leva sulla “pancia” di chi sta a guardare (pericoloso insistere troppo sulla pancia, se poi la pancia ti si ritorce contro sono dolori. Nel vero senso).

Elezioni 2020 – Match arricchito dell’antologia politica

Così, corposamente nutrito da questa antologia politica somministrata ad ogni ora del giorno: i social ne sono pieni basterebbe non guardare, ma come si fa a non inzuppare la curiosità in quel popò di polemica che è il sale della democrazia?

L’ignaro elettore-lettore si immagina che tutto si svolgerà su un ring. Con le regole del ring. Dove c’è chi deve difendere l’esistente (il primato politico posseduto) e chi vuole invece attaccare fino a sbaraccare l’avversario (conquistare il primato politico agognato spodestando i rivali).

Elezioni 2020- Match e l’immagine va a un ring

Un match le regionali 2020. E come in un match, prima dello scoccare del gong ci immaginiamo uno sfidante che saltella galvanizzato dagli incitamenti che gli arrivano dai sostenitori… virtuali o in carne e ossa non importa. Tutto fa massa, fa followers e più ne hai più parlano di te perché la benzina del successo è essere “seguiti” da qualcuno e più si moltiplicano i qualcuno più cresce la convinzione che il match si metta bene.

In tempo elettorale far parlare di sé è sempre una pubblicità gratuita che si riceve. E così ogni minuto la macchina cattura seguaci spinge su un tema o sull’altro ben sapendo che il lettore-elettore sarà catturato (non so quanto convinto) che la novità in rete è il nuovo filo da seguire per dimostrare di stare sulla notizia ed essere quindi (in politica) super performanti. E la corsa verso il match prosegue fino alla prossima breaking news da lanciare.

Per forza poi le campagne elettorali si riducono agli ultimi pochi giorni. Chi ce la può fare a sostenere tutto lo stress del “voto minuto per minuto” che i contendenti vorrebbero costringere a seguire il lettore-elettore.

Elezioni 2020 – Match: ciò che piaceva ora non piace più

Sarà così? Forse sì o forse no. Dipende dal messaggio che mandi dipende dalle onde che arrivano all’elettore. Può essere che quello che suonava intrigante prima oggi non lo sia più. Può darsi che le distrazioni di massa non piacciano più tanto, può darsi che l’ubriacatura della soluzione facile a portata di mano non sia così. Può darsi che le vele spinte dal vento della pandemia abbiano cambiato orizzonte.

Può essere che quello che era certo ora non lo è più. Può darsi che il vento riprenda a soffiare. Ma siamo in tempo di cambiamento climatico e il vento rischia di portare tempesta che non conosce buoni e cattivi. E’ tempesta e basta.

Elezioni 2020 – Match: non è andata come sperato

A match concluso scopri che non è andata come si era programmato. Ci dicono “E’ finita tre a tre” (…anche il risultato del match deve rispettare il linguaggio del match). Poi si aggiungono le interpretazioni che guardano al dopo. Alle conseguenze di un voto parziale ma che apre interrogativi.

Elezioni 2020- Match fattore uno – Un sospiro di sollievo del Pd

Il Pd può tirare un sospiro di sollievo? Come chi non ha studiato e si presenta all’interrogazione impreparato uscire col 6 è una soddisfazione; si aspettava di dover tornare a sostenere l’esame… Questa volta è andata bene ma le fortune non capitano mai due volte.

L’impegno sarà studiare di più, cercare di portare le persone a far capire (con più chiarezza) quale sia il progetto politico che guarda avanti e per il quale si chiede il voto. Altrimenti non resta che affidarsi al carisma, alla capacità attrattiva della persona che lo rappresenta nell’agone politico. Ed è un po’ quello che è successo. Non è nuovo il percorso che porta la persona a sopravanzare il partito.

Quasi sempre accade nell’elezione diretta dei sindaci, portatori di programmi più stringenti e vicini agli elettori di quanto possa avere un candidato regionale. Così è accaduto in Campania e anche in Puglia (tra l’altro è curioso che questa regione fino agli exit poll veniva data incerta e poi… invece è andata diversamente). Perse le Marche? Sembra che non importi molto al Pd l’aver perduto una regione governata da sempre. Si è detto che hanno avuto un peso gli errori commessi nella ricostruzione del terremoto del 2016.

Quindi sapevano di aver fallito e non hanno fatto nulla per rimettere in sesto la situazione? Curioso abbandonarsi al “tanto è persa”. Si sarebbe potuto agire con maggiore efficacia visto che la questione del terremoto stava in gran parte nelle mani della Regione.

Elezioni 2020- Match il fattore due – La delusione dei 5 Stelle

Due cifre ma con la virgola in mezzo non si addice a un movimento che solo due anni fa ha conquistato centinaia di parlamentari.

Non vale portare a giustificazione il fatto che nelle elezioni locali il M5s non ha mai brillato. E nelle regionali soprattutto. Tanto inutile l’argomento che nessuno in questa circostanza lo ha portato come lenitivo di ferite profonde e gravi. Al fondo c’è il tema di un movimento d’attacco a cui viene chiesto di governare.

Condizione nella quale viene richiesto di deporre le armi e sedersi a tavoli che per chi ha lavorato per anni intorno alle piazze e alle proteste non sembra essere un terreno amico. Si è detto che il movimento è di fronte a un momento di scelta: governo o protesta.

Ma all’interno di questa scelta c’è un’ulteriore postilla che interroga i pentastellati. Se si sceglie il governo (la condizione sembra piacere e soddisfare) occorre scendere a patti con cui è meno distante dalle proprie idee.

Una questione che ne richiama un’altra. Quella della equidistanza più volte espressa dai due blocchi tradizionali di destra e di sinistra come a voler rappresentare un terzo polo che ere politiche fa veniva collocato in un’area centrista ma che per i M5s potrebbe essere identificato con un movimentismo popolare che potrebbe modificarsi di volta in volta a seconda dell’andamento dello stesso sentire popolare.

Come si potrebbe declinare dunque la posizione del 5 stelle rispetto alle due coalizioni laterali? E domanda delle domande, dopo due esperimenti condotti come partito di governo prima con Lega e ora con Pd quanto di quell’appeal (perso lungo la strada in questi due anni) potrebbe essere recuperato? Tenuto conto del fatto che un conto sono le istanze che “legano” a un progetto per governare altre sono le istanze che “legano” un progetto movimentista. Un bel dilemma.

Elezioni 2020- Match il fattore tre – Lega di speranza

Quel vento in poppa che solo alle europee del 2019 faceva pensare a una maggioranza assoluta ha disertato la penisola. La tappa intermedia delle Regionali di settembre ha dato un altro responso. Alla lunga la politica urlata ha bisogno di rifarsi la voce altrimenti non penetra più le coscienze. Sarà questo il motivo?

Tra i presidenti eletti l’unico che appartiene alla tradizione della Lega è quello del Veneto. Ma non sembra provocatoria la domanda che in tanti hanno posto: il neo riconfermato per la terza volta presidente del Veneto è collegabile alla Lega?

A quella Lega che ha avviato il progetto di partito nazionale probabilmente per tentare di riempire il gap che la faceva un partito territorialmente minore se avesse mantenuto i riferimenti tracciati dal fondatore del Carroccio di fronte agli alleati Fratelli d’Italia e Forza Italia.

L’operazione è parsa a tanti una scelta geniale. Dalla Calabria, alla Sicilia, alla Basilicata, alla Sardegna i cittadini si sono scoperti leghisti. Lo erano nel profondo e non lo sapevano? Probabile. Hanno sposato appieno le poche, incisive, semplici, facili da ricordare parole d’ordine lanciate dal leader capaci di dare un messaggio rassicurante e con la garanzia che è possibile cancellare la complessità di questo momento.

Ma non è come usare la gomma su un quaderno. La complessità torna e chiede conto. Ora se nell’area del governo ci sono incognite sulle leadership anche nell’area del centrodestra queste elezioni (o match) di settembre hanno messo in rilievo un analogo tema.

Se col vento in poppa alla Lega si lasciava di buon grado il ruolo preminente ora, di fronte alla battuta d’arresto incontrata, alla condizione difficile di Forza Italia e alla silenziosa ma sostanziosa affermazione di Fratelli d’Italia siamo certi che tutto potrà restare come prima?

Elezioni 2020 – Match, il continuo match italiano

C’è poi un’altra considerazione da fare (l’ultima, prometto) da parte di chi ha scelto di evaporare dal reale e osservare da lontano senza aver voce in capitolo.

La considerazione riguarda le tanti parti in commedia (sempre uguali a se stesse) che interpretano via via i tanti match italiani. Dovrebbe essere arrivato il momento per il mondo politico di spogliarsi (finalmente) da tanta polverosa inconsistenza.

Un mondo politico sempre uguale a se stesso che pensa solo all’apparenza e che crede che solo parlando di argomenti importanti come ambiente (chi si ricorda dei giovani di Friday for future?), digitale, uguaglianza fra i sessi … si passi direttamente alla loro realizzazione. Sarebbe il momento (mai come una fase così difficile dovrebbe mettere di fronte alla franchezza delle azioni) di rimediare alle tante assenze. Non è semplice. Ma la vita non è semplice.

Anche la nostra vita di elettori, garantito, non è affatto semplice. Da qualche decennio ormai.

P.S.

Elezioni 2020 Match, il dilemma iniziale

Scrivo. No. E’ meglio non scrivere se non si hanno cose nuove da dire.

Poi mi domando: cosa penso di preciso delle elezioni di settembre e soprattutto che idea mi sono fatta dei risultati usciti? Sarebbero le solite cose. E rafforzo la mia idea: E’ così indispensabile pensarne qualcosa? Chi lo ha detto che si debba per forza scrivere. E poi, chi sei per scrivere… Nessuno. Dunque non scrivo. Mmmmh…

Infine scrivo…

Eccomi a scrivere. Sarà forse l’abitudine a farlo. O che non sia la presunzione di avere qualcosa da dire?… (anche solo a se stessi fa piacere). Il compiacimento di dimostrarsi che in fondo il cervello resta collegato a un reale che si tenta di giorno in giorno di non guardare da vicino perché troppo aggressivo, troppo superficiale, troppo ostentato, troppo stereotipato, troppo scontato… può diventare un ricostituente per la mente.

Guardare, sentire e pensare permette di restare lucidi.

Non perché si è scelto il gesto snobistico di trascendere da una realtà inospitale che non offre luoghi di espressione, si tende a evaporare dal tempo in cui si vive. Non con gesto snobistico o con spocchia, ma con la lucidità di stare a distanza per meglio vedere i confini in cui le cose concrete si confondono con il magma dell’indistinto.

Il magna dell’indistinto… Ecco quello che avvolge la politica da alcuni anni. Domanda fondamentale: quanto dell’indistinto politico si trasferisce nella società nel vivere quotidiano di tutti noi? Siamo noi stressi un magma indistinto, indecifrabile e senza contorni? Mi piacerebbe scoprirlo. E allora scandagliamo, scriviamo, interroghiamoci, sconformiamoci.

Scrivo del match elettorale su cui è calato il sipario ma da cui ci arrivano ancora i lamenti, le accuse, le recriminazioni, i veleni che potrebbero (perché no) influire sull’immediato futuro. Per tenersi in allenamento spesso a un match ne succede un altro. La connessione tra i due punti non è sempre coerente ma nel magma indistinto di match spesso capita. Si sa.

[email protected]

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.