“Nucleare civile o militare che sia, non esiste nucleare sicuro”, inattesa intervista a diversi anni dalla stampa di ‘Il soffio del vento, da Chernobyl a Caorso trent’anni dopo’ per ribadire “Nucleare? No, grazie!”

Quando Augusta Grecchi ha telefonato chiedendo la disponibilità per un’intervista sul tema nucleare, mi ha sorpreso. Da tempo non sono più in prima fila sull’argomento che, in ogni caso, considero di fatto un argomento chiuso. Non da parte mia ma per volontà degli italiani: il nostro BelPaese, anzi il popolo della nostra BellItalia ha valutato superata l’esperienza del nucleare civile arrivando alla chiusura e alla dismissione delle centrali realizzate. A partire dalla principale, la più potente, la più grande. Arturo, la centrale nucleare di Caorso. Confesso: altre priorità prevalgono oggi nella mia vita. Innanzitutto la lunga lotta che dal 2020 mi contrappone agli effetti del LongCovid. Senza però negare che la questione nucleare è ormai finita in un angolo secondario della mia mente. Problema chiuso, almeno nel BelPaese.

Indubbiamente sottovalutavo gli effetti di troppi bicchieri di Moijto che qualcuno beve. Tanto da sognare, quel bel tipo, di costruire una nuova centrale in piazza a Milano.

Comunque ovviamente la richiesta di Augusta mi ha lusingato, ho accettato senza esitazione di riceverla nel salotto di casa con i due ragazzi della casa di produzione TerraTremaFilm con la quale collabora per un progetto che prevede la realizzazione di un documentario di confronto tra posizioni antinucleariste e sostenitori di una nuova avventura di produzione energetica in grado di aumentare la percentuale di autonomia e indipendenza da altri paesi, Russia in primo luogo.

Inevitabile la domanda di fondo: come sei arrivata, Augusta, al mio nome? Semplice, la risposta: “ho cercato documentazioni locali e la prima cosa trovata è stata il tuo libro“. Lo ha acquistato, lo ha letto, mi ha contattato. Otto anni dopo la stampa da parte della casa editrice Pontegobbo. Inutile negare la soddisfazione. Innanzitutto per il riconoscimento di un impegno sul tema che risale agli anni ’80.

E uno tsunami di ricordi si è scatenato nella mia mente. Lo striscione con la scritta ‘No al nucleare’ che come giovani socialisti abbiamo portato ed esposto durante una riunione del consiglio comunale con il Sindaco Felice Trabacchi (PCI) che nel nome delle corrette procedure formali ha incaricato i vigili urbani di servizio di allontanarci. La pagina intera pubblicata come corrispondente sull’Avanti!, quotidiano storico del socialismo italiano, evidenziando i punti deboli di un piano d’emergenza carente e superficiale (si pensi che prevedeva in caso di incidente l’evacuazione solo dei residenti dei comuni di prossimità alla centrale di Caorso mentre qualche anno dopo la nube radioattiva fuoriuscita dalla centrale di Chernobyl avrebbe percorso migliaia di chilometri). Ancora: negli anni ’90 la mia poesia sul tema letta alla manifestazione nazionale indetta dal P.D. come mi fece sapere l’ex onorevole Nanda Montanari (PCI e successivamente PD), le grandi manifestazioni, il mio libro ‘Il soffio del vento, da Chernobyl a Caorso trent’anni dopo’, le presentazioni con la testimonianza di Diana Lucia Medri, bielorussa, ex ‘bambina di Chernobyl’ adottata nel nostro paese.

L’esplosione al reattore 4 della centrale nucleare di Chernobyl

Non mi è dato sapere se il progetto di Augusta vedrà la luce, se arriveranno gli attesi finanziamenti pubblici, se il documentario arriverà nelle scuole o se verrà trasmesso dalla Rai. Una cosa è certa: se proseguirà il suo cammino la folle idea di ritorno al nucleare sostenuta dall’attuale governo e in particolare da quel ministro uso al consumo di Moijto nei bar sulle spiagge sotto i caldi raggi del sole che scottano la testa, tornerò ad impegnarmi per ribadire una verità di fondo: nucleare civile o militare che sia, non esiste nucleare sicuro.

Chernobyl e Fukushima ne restano tragiche e drammatiche testimonianze.

2011: manifestazione a Caorso

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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