Novità letterarie da InfiniteStorie.it (34/13) e l’iniziativa #Cancellato a Piacenza contro le morti sul lavoro

A Roma, Asti, Brescia, Caltanissetta, Campobasso, Caserta, Catanzaro, Cuneo, Fermo, Formia (Latina), Grosseto, Macerata, Mantova, Piacenza, Reggio Emilia, Siracusa, Torino, Varese e Vibo Valentia, su alcuni tra i più importanti monumenti del nostro patrimonio artistico, Ieri, domenica 13 ottobre sono state promosse le singolari installazioni #CANCELLATO dell’artista Franco Scepi realizzate dall’ANMIL nella Giornata per le Vittime degli Incidenti sul Lavoro. Arzyncampo propone le foto di Giorgio Picchioni realizzate con i #Cancellato di Piacenza

Per tutti

* Come un fiore ribelle * di Jamie Ford (Ed. Garzanti, trad. di Alba Mantovani, pp. 352, euro, 16,40). Seattle. È l’alba e il piccolo William si stropiccia i grandi occhi neri. Ancora avvolto nelle coperte, riesce quasi a sentire quelle canzoni sussurrate alle sue orecchie in una lingua antica. Ma è da cinque anni che non ascolta la voce di sua madre. Da quando è entrato nell’orfanotrofio e la disciplina ha preso il posto delle carezze. E l’odio è diventato la regola. Perché William è diverso da tutti gli altri, William è cinese. Eppure oggi è un giorno speciale. È la data fissata per il compleanno di tutti i bambini dell’istituto e finalmente William trova il coraggio di fare la domanda più difficile. Vuole sapere che cosa è successo a sua madre. Le parole sono vaghe, ma lasciano intuire una risposta che trafigge il suo cuore come una lama: è morta. William non ci crede. Non vuole arrendersi a questa verità. Lui sa che è ancora viva. E c’è solamente una persona con cui confidarsi: Charlotte, una cascata di capelli rossi e la pelle delicata come un fiore. Le sere passate con lei ad ascoltare la radio, a mangiare caramelle alla menta piperita o abbracciati, di nascosto, per paura di un temporale, sono i pochi momenti di felicità per William. Charlotte è l’unica a credergli e insieme decidono di fuggire dall’orfanotrofio per cercare sua madre. Ma ad aspettarli c’è un mondo pericoloso e oscuro. Il mondo violento delle strade di Seattle nei primi anni Trenta. Il mondo proibito dei locali, delle scintillanti insegne dei teatri e dei club. Proprio qui, William incontra uno sguardo che non ha mai dimenticato. Quello di una giovane cantante cinese. Deve scoprire chi è e cosa nasconde. Nessun ostacolo è troppo grande da superare. Ci sono domande che per anni sono rimaste soffocate. E adesso la speranza forse può tornare a crescere. La speranza di essere amati e finalmente al sicuro.

* Bussole in cerca di sorrisi perduti * di Albert Espinosa (Ed. Salani, trad. di Valentina Daniele, pp. 208, euro 13,50). “Siamo circondati dalle menzogne, ed è importantissimo sapere che esiste un arcipelago di persone che ti dirà sempre la verità. La certezza di potersi affidare a un’altra persona, sapere che non ti mentirà mai, che ti dirà sempre la verità quando glielo chiederai, è una cosa che non ha prezzo. Ti fa sentire forte, invincibile. Perché la verità muove universi interi, ti rende felice. Credo che la verità sia l’unica cosa che davvero conta”. È arrivato il momento per Ekaitz di mantenere la promessa fatta a sua madre vent’anni prima: tornare nella casa della sua infanzia per prendersi cura dell’anziano padre, malato. Tornare là da dove era partito gli farà ricordare un passato che credeva dimenticato, ma che ha bisogno di rivivere per affrontare il suo futuro, per poter riabbracciare la vita, il mondo e, di nuovo, l’amore. Gli elementi dell’universo di Espinosa tornano con forza in questo nuovo romanzo: l’amore vero, il perdono, la verità, la colpa, la vendetta, il rapporto tra padre e figlio, la sincerità. Una storia emozionante per capire che cosa c’è di nascosto dentro ognuno di noi.

* Voltati e sorridi * di Jonathan Tropper (Ed. Garzanti, trad. di Duccio Viani, pp. 294, euro 18,60). Vivere in un residence per uomini divorziati e depressi non è quello che Drew Silver si aspettava dalla vita. Nell’edificio grigio, con stanze dall’arredamento tutto uguale, aleggia una patetica solidarietà maschile. Drew passa le sue giornate tra le anonime – ma ben pagate – donazioni alla banca del seme e le innumerevoli bevute di birra con gli amici. Per un uomo di quarantaquattro anni, ex musicista in una rock band di successo, questo presente ha il sapore amaro del fallimento. Soprattutto perché Drew sa quello che ha perso. Prima di tutto la moglie Denise che sta per risposarsi con un uomo che è il suo opposto: affidabile, realizzato, felice. Poi c’è Casey, la figlia diciottenne che non l’ha mai perdonato per aver rovinato la loro famiglia. Con il passare degli anni, per lei suo padre è diventato un estraneo. Drew ha collezionato tanti errori. Uno dopo l’altro. Eppure, forse, adesso tutto può cambiare. Forse Drew ha un’ultima possibilità per rimediare agli sbagli del passato ed essere felice. Perché Casey si trova in grosse difficoltà e c’è soltanto una persona in grado di aiutarla: suo padre. Perché lui, proprio quell’uomo che l’ha delusa mille volte, ora è l’unico che non la giudica. L’unico che la guarda con occhi pieni di amore, nonostante tutto. Ma Drew non ha molto tempo. Ogni cosa può precipitare di nuovo o forse no… Drew deve scegliere. Deve ritrovare la fiducia e prendere una decisione dettata dal suo cuore.

Franco Scepi Definito da Pierre Restany e dalla critica internazionale “artista totale, erede di Fluxus e del Nuovo Realismo”, Scepi ha sperimentato tutti i media e i linguaggi della contemporaneità, dal teatro al cinema, dalla pubblicità alla pittura e molto ancora. La sua opera pittorica e scultorea ‘Man of Peace’, creata a Cracovia nel 1977 su ispirazione di Wojtila è diventa il manifesto del film l’ ‘Uomo di Marmo’, vincitore a Cannes nel 1978. In seguito l’opera è stata scelta come simbolo anticipatore del crollo del muro di Berlino e sottoscritta da Michael Gorbaciov e da tutti i Nobel per la Pace. Scepi non si è rassegnato alla decadenza messa in atto dai mezzi di comunicazione di massa scegliendo di battersi per un’arte etica al servizio di emergenze umanitarie come “Emergenza acqua” con Jetsum Pemasorella del Dalai Lama e, oggi, con l’installazione “# CANCELLATO”.

Per gli appassionati dei generi “Thriller, Horror, Noir” e “Azione”

* Il seminatore * di Riccardo Perissich (Ed. Longanesi, pp. 484, euro 17,60). Quando entra nella sinagoga più importante di Parigi, il ragazzo ha soltanto diciassette anni. È una vittima, ma anche un carnefice: la bomba sotto le sue vesti esplode, provocando una strage. È soltanto il primo di una serie di attentati di matrice religiosa che costringono Anne Dumont, colonnello dei servizi segreti francesi, a un’indagine serrata, una corsa contro il tempo prima che la falce si abbatta nuovamente, spargendo altro sangue. Anne Dumont però non sa che questi attentati sono parte di un piano ancora più ambizioso e allo stesso tempo devastante. A tramare nell’ombra, una figura che si fa chiamare il Seminatore e che si avvale di armi sofisticate, non soltanto fisiche. Dispone infatti di un sistema di infiltrazione informatica capace di gettare l’intero mondo occidentale nel caos. Qual è il suo scopo? Dove si nasconde? La Dumont scoprirà che il nemico muove le sue trame dal cuore stesso del Vaticano. E quando, a Roma, Giulio Valente, ex colonnello dell’intelligence, riceve l’inaspettata visita della collega dei servizi segreti francesi, sua vecchia amica, capisce di dover tornare in azione. Perché anche la Casa Bianca sta dando la caccia al Seminatore.

Nell’avvicinarsi al tema degli infortuni sul lavoro, Scepi ha voluto mettere a disposizione di questa causa la propria arte affiancando l’ANMIL nella sua intensa attività di sensibilizzazione dando vita a installazioni d’effetto con la targatura di monumenti per dare visibilità ai tanti ‘cancellati’ sociali perché vittime del lavoro. Nella foto di Giorgio Picchioni: il monumento di GianDomenico Romagnosi a Piacenza.

Per gli appassionati del genere “Storico”

* La concubina del Sultano * di Jane Johnson (Ed. Longanesi, trad. di Paola Merla, pp. 412, euro 12,90). Marocco, 1677. Dietro le magnifiche mura e gli archi imponenti del palazzo di Meknes, vive il sultano Moulay Ismail con il suo harem, in cui innumerevoli schiavi custodiscono le sue mille concubine. A sovrintendere a quell’universo femminile è la moglie Zidana, una donna astuta e crudele, ossessionata dal timore che i figli di altre concubine possano scavalcare i suoi rampolli nella successione al trono. Ed è proprio in questo spazio fuori dal mondo e dal tempo, eppure così saturo di odio e di intrighi, che Alys Swann, una giovane gentildonna inglese catturata dai corsari e destinata all’harem del sultano, incontra lo schiavo nero Nus-Nus, figlio di un piccolo re di una tribù africana. Tra i due prigionieri, che non possono nutrire alcuna speranza di libertà, nasce un sentimento fortissimo: lui la desidera in silenzio con una forza di cui non si credeva capace. Sarà l’odio implacabile che Zidana nutre per Alys, divenuta ben presto la favorita del sultano e soprannominata Cigno bianco, a mettere alla prova il loro legame: minacciata dall’imperatrice, Alys affiderà a Nus-Nus quanto ha di più prezioso al mondo.

Per diffondere in maniera adeguata il concept di questa installazione il Maestro Scepi ha coinvolto alcuni nomi importanti del mondo dell’arte come il curatore e critico d’arte contemporanea Enrico Mascelloni, lo storico dell’arte Maurizio Scudiero, la gallerista e Presidente della Galleria 88 Laura Maggi e il regista dell’ADARCO Enzo Coluccio che effettuerà il documentario interamente dedicato all’iniziativa affinché possa rimanerne traccia nel tempo e diventare un’azione virarle. Nella foto di Giorgio Picchioni: un putto in piazza Cavalli, #Cancellato.

Per gli appassionati dei generi “Storico” e “Costume”

* Un secolo azzurro * di Alfio Caruso (Ed. Longanesi, pp. 590, euro 18,80). Edoardo Agnelli che nel 1925 spiega a Mussolini come l’apertura nel campionato di calcio ai figli degli espatriati in America possa costituire il primo passo della futura espansione politica: comincia l’epopea degli oriundi. Il duce che interviene per garantire alla nazionale i favori di un arbitro svedese, fascista, designato per dirigere (caso unico nella storia) la semifinale e la finale del mondiale 1934. L’assoluta sicurezza di Pozzo nel guidare gli azzurri allo stesso modo in cui aveva guidato gli alpini nelle trincee della Prima guerra mondiale. La seconda vittoria nel mondiale 1938 che apre la strada alle infami leggi razziali. Il secco 3-0 dell’Ungheria sull’Italia nel 1953 utilizzato dal Pci di Togliatti per magnificare, in vista delle elezioni, la superiorità della società comunista su quella occidentale. Gli intrighi della P2 per assicurare alle tv di Berlusconi la trasmissione del Mundialito in Uruguay. L’ascesa politica del Cavaliere favorita dai trionfi del Milan. Sono soltanto alcuni episodi e retroscena che hanno accompagnato cent’anni di storia patria (dal 1910 al 2010) raccontati dall’osservatorio della squadra azzurra di calcio. Alfio Caruso descrive l’inestricabile intreccio che ha legato il pallone alla realtà politica, sociale, culturale del nostro Paese. Un’epopea che ha avuto il merito di tenere unita la Nazione persino nei suoi periodi più bui. Fra trionfi, sconfitte, sospetti, delusioni, la favola del calcio continua.

“Abbiamo voluto scuotere le coscienze di cittadini, istituzioni e media con questa provocatoria azione dell’artista Franco Scepi – ha dichiarato il Presidente dell’ANMIL Franco Bettoni – affinché venga data maggiore attenzione al fenomeno degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali”.. Nella foto di Giorgio Picchioni: il monumento equestre di Alessandro Farnese in piazza Cavalli a Piacenza. #Cancellato.

Per gli appassionati del genere “Sentimenti”

* L’amore ai tempi della neve * di Simon Montefiore (Ed. Corbaccio, trad. di Silvia Bogliolo, pp. 448, euro 16,60). Mosca 1945: mentre Stalin si appresta a festeggiare la vittoria sui nazisti insieme ai suoi più stretti collaboratori, poco distante risuonano due spari. Un ragazzo e una ragazza vengono trovati morti su un ponte. Ma i due ragazzi non sono persone qualsiasi, bensì appartengono a due delle famiglie più influenti e più vicine a Stalin e frequentano entrambi il collegio più esclusivo dove studia tutta la nuova élite politica e intellettuale dell’Unione Sovietica. Si tratta di un omicidio? Di un doppio suicidio? Di una cospirazione contro lo Stato? Le indagini si svolgono sotto il diretto controllo di Stalin, che fa interrogare i ragazzi costringendoli a testimoniare contro i loro amici, i loro fratelli e i loro stessi genitori, in una terribile caccia alle streghe che porta alla luce amori illeciti e segreti famigliari e in cui il più piccolo sbaglio può significare una condanna a morte. Emozionante, avvincente, storicamente dettagliato, “L’amore ai tempi della neve” trasporta il lettore in un mondo e in un’epoca di grandi passioni, amori e tradimenti.

Nella foto di Giorgio Picchioni: il monumento ai pontieri in piazzale Milano a Piacenza. #Cancelalto per ricordare che il fenomeno degli infortuni sul lavoro e ancor più quello delle malattie professionali restano purtroppo relegati in poche righe nelle pagine delle cronache locali.

Per gli appassionati del genere “Storie vere”

* Io sono Malala * di Malala Yousafzai e Christina Lamb (Ed. Garzanti, trad. di Stefania Cherchi, pp. 284, euro 12,90). Swat, Pakistan, 9 ottobre 2012, ore dodici. La scuola è finita, e Malala insieme alle sue compagne è sul vecchio bus che la riporta a casa. All’improvviso un uomo sale a bordo e spara tre proiettili, colpendola in pieno volto e lasciandola in fin di vita. Malala ha appena quindici anni, ma per i talebani è colpevole di aver gridato al mondo sin da piccola il suo desiderio di leggere e studiare. Per questo deve morire. Ma Malala non muore: la sua guarigione miracolosa sarà l’inizio di un viaggio straordinario dalla remota valle in cui è nata fino all’assemblea generale delle Nazioni Unite. Oggi Malala è il simbolo universale delle donne che combattono per il diritto alla cultura e al sapere, ed è stata la più giovane candidata di sempre al Premio Nobel per la Pace. Questo libro è la storia vera e avvincente come un romanzo della sua vita coraggiosa, un inno alla tolleranza e al diritto all’educazione di tutti i bambini, il racconto appassionato di una voce capace di cambiare il mondo.

* Con la scusa dell’amore * di Giulia Bongiorno e Michelle Hunziker (Ed. Longanesi, pp. 222, euro 14,90). “È una battaglia che si vuole combattere davvero?” rispondono Giulia Bongiorno e Michelle Hunziker a chi chiede cosa si può fare per sconfiggere la violenza sulle donne. Loro questa battaglia la combattono da sei anni, da quando hanno fondato Doppia Difesa. Sei anni di impegno intensissimo e di riflettori accesi su una drammatica realtà per troppo tempo ignorata. Sulla base di esperienze innanzitutto personali, alcune raccontate qui per la prima volta, Bongiorno e Hunziker spiegano come la violenza si possa estirpare soltanto agendo sulla discriminazione che ne è l’anticamera. Le loro storie, e quelle delle vittime incontrate, ascoltate, difese, evidenziano infatti punti deboli e contraddizioni di una società in cui le donne faticano a credere in se stesse e a essere solidali, in cui spesso sono costrette a scegliere tra lavoro e famiglia (anche per la scarsa collaborazione di mariti e compagni), in cui ancora si pensa che esistano lavori “da uomini”, in cui parole come “stalking” e “femminicidio” sono tristemente all’ordine del giorno. Ecco perché è necessaria una ri-educazione civile, intellettuale e sentimentale – in famiglia, a scuola, sul lavoro – imperniata su uguaglianza e rispetto, degli altri e di sé. Solo se riusciamo a cambiare i nostri comportamenti possiamo contribuire a un cambiamento più grande. Un cambiamento che la legge può e deve accompagnare.

Nel 2012 si sono ancora contati quasi 900 morti sul lavoro e sono stati denunciati 750.000 infortuni che hanno dato luogo a 40.000 invalidità permanenti. Nella foto di Giorgio Picchioni. L’angelo che campeggia dalla guglia del Duomo i tetti della città. #Cancelalto. 

Per gli appassionati del genere “Fantasy e Fantascienza”

* Ender’s Game * di Orson Scott Card (Ed. Nord, trad. di Gianluigi Zuddas, pp. 392, euro 14,90). In occasione dell’uscita dell’omonimo film (sarà nelle sale italiane a fine ottobre) torna in una nuova edizione un classico della fantascienza, “Ender’s Game”. L’autore, Orson Scott Card, trasporta il lettore in un futuro lontano, eppure vicinissimo a noi; un futuro in cui ognuno è soltanto l’ingranaggio di una macchina votata alla guerra e in cui il confine tra bene e male è sempre più sottile… L’ultimo attacco alla Terra da parte degli alieni risale a ottant’anni fa, tuttavia la guerra non è finita. Per scongiurare la possibilità che, un giorno, la razza umana venga cancellata da una nuova e ancor più devastante invasione, sono state costruite armi sempre più potenti e ideati vari sistemi di difesa. Inoltre, per sfruttare le straordinarie capacità di alcuni bambini, è stata creata una Scuola di Guerra, destinata a formare un’élite di geni militari. Ed è in questo luogo altamente competitivo, in cui si simulano al computer azioni belliche di ogni tipo e si elaborano tattiche e strategie di grande complessità, che viene portato Andrew “Ender” Wiggin: ha soltanto sei anni e lo aspetta un addestramento feroce in un ambiente spietato, ma lui è un genio tra i geni, nato con le doti di un superbo comandante. Ed è l’unico in grado di vincere tutte le “partite” combattute nella Sala di Battaglia. Ma qual è il prezzo da pagare per essere davvero il migliore? E dove finisce il gioco e comincia la realtà?

Sul fronte delle malattie professionali ancor più drammatico e sconosciuto, sono deceduti 396 lavoratori per malattie denunciate nel solo 2012, ai quali ne vanno aggiunti altri 1.187 per malattie professionali denunciate in anni precedenti, e il riconoscimento di oltre 17.000 casi di malattie professionali, anche se va detto che negli anni l’INAIL ha registrato un trend moderatamente decrescente che, però, va tarato con la grave crisi occupazionale che stiamo vivendo. Nella foto di Giorgio Picchioni: un gruppetto di piacentini in piazza Cavalli. #Cancellato.

Per gli appassionati del genere “Attualità”

* La scuola in rete * di Salman Khan (Ed. Corbaccio, trad. di Francesco Zago, pp. 256, euro 17,90). Oggi sono in molti a parlare di istruzione e a sollevare non poche obiezioni riguardo ai metodi adottati nella scuola: i politici che spesso ne fanno una battaglia di parte, i genitori che si lamentano riguardo al rendimento dei figli e alla mole di compiti assegnati, i docenti che rivendicano strutture più adeguate e maggiori fondi a cui attingere. In realtà, spiega Salman Khan, siamo giunti a una svolta epocale riguardo alla scuola e alle modalità d’insegnamento: la tecnologia informatica ha fatto grandi passi in avanti e anche nell’ambito della pedagogia consente di tener conto delle esigenze individuali e di ampliare al tempo stesso la platea a cui l’istruzione deve rivolgersi: non più e non soltanto ragazzi in età scolare ma anche adulti che desiderano rivedere le loro conoscenze e il pubblico, giovane e meno giovane, che vive nei paesi in difficoltà. Le lezioni online proposte dalla Khan Academy, fondata da Salman Khan, non hanno certo lo scopo di sostituire i professori in classe, ma di fornire un servizio di tutorial a cui attingere quando se ne ha bisogno, e tutte le volte che si vuole perché sono sempre disponibili in rete a costo zero.

Nella foto di Giorgio Picchioni: un magico angolo della campagna piacentina, ideale per romantiche passeggiate da concludere sdraiati al fresco dell’ombra. #Cancellato.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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