“I macchiaioli, capolavori da collezioni lombarde”, in mostra al GAM di Milano tra ricordi che affiorano

Settignano, Telemaco Signorini

Le feste natalizie e di fine anno? Un’ottima occasione per un salto a Milano, alla GAM di via Manzoni dove è allestita, fino al 25 febbraio, la mostra “I macchiaioli, capolavori da collezioni lombarde“. Spazio ridotto, giusto quaranta i capolavori esposti ma con ‘i cugini degli Impressionisti’ ne val sempre la pena.

Una via di Ravenna, Telemaco Signorini

In effetti i maestri dello stile di quella parte finale dell’800, perlopiù toscani, sanno creare un’atmosfera della quale dall’alto dei miei 63 anni ho avuto in qualche modo l’opportunità di respirare e di vivere. Ricordo nei lontani anni ’50 certe botteghe nelle piazze di paesi sulle colline dell’appenninno tosco-emiliano per tacer del vivere contadino e di campagna in particolare.

Motivo di grano, Silvestro Lega

Non posso dimenticare quando, bambino, seguivo con mio nonno i contadini nei campi su in alta collina e, giunta l’ora del pranzo, ci si sedeva in cerchio all’ombra di una quercia con la micca del pane (rigorosamente fatto dalla nonna nel forno messo appena fuori l’uscio di casa) e il salame che passavano di mano in mano.

Casolari toscani, Nino Costa

Per tacere di quando, in genere con la nonna e i cugini, s’andava al vicino paese, un buon cinque o sei chilometri di strada sterrata superata la costa delle colline, passando tra boschi, grano guascone e piante in fior, per arrivare alla bottega dove stava la grande lattina con il tonno immerso nell’olio e le mosche annegate. Si comprava lo stracchino bel fresco e cremoso che, tornati a casa, s’infilava nell’apposita retina, si scendeva a valle fino al torrente e lo si metteva in acqua (legando la retina ad un ramo sporgente) per tenerlo sempre fresco.

L’analfabeta, Odoardo Borrani

Altri tempi, nei quali – senza rimpianti e inutili nostalgie – eravamo più ignoranti o forse più semplici, sicuramente meno schiavi dei bisogni illusori della società dei consumi. Ma, a parte appunto qualche nostalgia da ragazzi della via Gluck, l’ultimo appunto sulla mostra dedicato ai piacentini in particolare: la sorpresa di ammirare un quadro di Stefano Bruzzi finora ‘nascosto’ in una collezione privata milanese. In bella mostra, durante quelle pause che fanno parte dei miei lontani ricordi fanciulleschi, la brocca sicuramente colma di vino e, ne son certo, quel buon salame che passava di mano in mano. Un motivo in più per trovare una mezza giornata per un salto a Milano alla mostra.

Prime giornate di bel tempo, Stefano Bruzzi

 

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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