“L’isola degli idealisti”, romanzo noir (inedito) di Giorgio Scerbanenco, La nave di Teseo editore, 2018

Il 21 settembre 1943 Giorgio Scerbanenco dopo un avventuroso viaggio a piedi tra le montagne si rifugia in Svizzera, richiedendo asilo. Solo pochi anni fa la Confederazione elvetica apre al pubblico gli archivi della Seconda guerra mondiale ed ecco emergere dalle nebbie dell’oblio notizia di questo racconto scritto tra il 1942 e il 1943 a Iseo nell’albergo dove Scerbanenco si era rifugiato fuggendo dai bombardamenti di Milano. Commissionato probabilmente dal Corriere della Sera, il dattiloscritto originale rimase nelle mani della prima moglie e del figlio che lo hanno conservato per anni salvo, recentemente, consentirne la pubblicazione (avvenuta nel 2018) alla figlia, Cecilia, avuta in seconde nozze. La storia si snoda sull’isola della Ginestra, piccolo fazzoletto di terra emerso al centro di un lago, dimora della famiglia Raffi. Antonio è il capofamiglia, autoritario ma ironico, medico ormai in pensione. Vivono con lui i due figli. Carla, la maggiore, è una sognatrice e dedica il proprio tempo alla scrittura, inventando storie e personaggi reali ma anche un po’ (troppo) surreali e, forse per questo, la sua vita sentimentale non segnala nulla di particolare. Celestino è medico, come il padre, e ha una visione della vita che potremmo definire matematica. Non perde mai le staffe, ragiona su ogni cosa, deducendo la verità da pochissimi elementi, magari nascosti. Quando si mette in testa una cosa non si dà pace finché non riesce nel proprio intanto, fosse anche insegnare la matematica al proprio cane, attività che lo vede particolarmente impegnato a dire il vero con scarsi risultati. Insomma una famiglia di idealisti, di persone con valori ben radicati la cui vita prosegue nella tranquillità e diciamo con un pizzico di monotonia. Ma ecco una sera arrivare in barca Guido e Beatrice,  due topi d’albergo inseguiti dalla polizia. La loro richiesta? Una notte d’ospitalità, poiché la loro fuga è impedita dalle acque mosse del lago. Antonio non sembra favorevole, la figlia invece è d’accordo. A questo punto l’ago della bilancia sarà Celestino, che accetta di ospitarli ma avanza una richiesta: educarli fin quando non saranno diventati onesti.
Non importa quanto tempo ci vorrà: una settimana, un mese. All’inizio i due sono riluttanti all’idea, il cambiamento del loro essere non gli interessa per nulla, nessuno ha il diritto di cambiarli e decidono di rimanere solo perché costretti dalle circostanze. Poi, però, qualcosa accade, le difese si abbassano. Soprattutto cambia o sembra cambiare Beatrice, che è sempre stata abituata a manipolare le persone, soprattutto gli uomini, a proprio piacimento.
Nasce così uno strano rapporto tra i due fuggiaschi, Celestino e tutti gli abitanti dell’isolotto, servitù inclusa. E, a questo punto, nel mentre si vede il maresciallo dell’Arma dirigersi in barca verso l’approdo della Ginestra, non resta che leggere per, ancora una volta, ribadire che Giorgio Scerbanenco è immortale, le sue parole travalicheranno i secoli e chiunque approda ai suoi libri non può che apprezzarne l’arte, la maestria, la capacità di provocare continua mAraviglia con una storia ad inizio lento e che diventa ben presto affascinante, coinvolgente, trascinante, fino allo stupore e al sorriso dell’ultima riga.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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